Maria Enea presenta “Trecce di Donna”



Buona domenica, cari amici. Quest'oggi è con me l'autrice Maria Enea (che abbiamo già conosciuto tempo fa con il suo romanzo Porcellana) per parlare della sua ultima produzione, una silloge poetica intitolata “Trecce di Donna”.

Sinossi

La raccolta poetica “Trecce di donna” è divisa in due sezioni. Nella prima, “Alfabeti dell’anima”, l’autrice si confronta con varie tematiche, spaziando da temi sociali ad argomenti spirituali, sperimentando vari stili, dalla poesia racconto alle composizioni d’impronta classica, come madrigali e “metrica barbara.”
Nella seconda, “Parolibere”, presenta delle brevi composizioni in cui fa uso del flusso di coscienza.


Sempre affacciata alla finestra della vita, gli occhi azzurrati da quel mare da sempre contemplato, sul limine della propria anima, Maria Enea ci regala, dopo “Sale e Cioccolato”, raccolta che ha segnato il suo esordio letterario, una seconda silloge: “Trecce di Donna”, un mosaico di sensi, percezioni, stimoli interiori trasformati in versi, parole, preghiere e, a volte, paesaggi di dentro animati dalla straordinaria capacità di fotografare l’istante, l’infinito colto anche solo in un battito di ali.

Qualcosa di magico aleggia in tutta l’opera, a partire dal titolo che rimanda a una leggenda popolare siciliana secondo cui le “Donne di fuora”, fate o streghe, di notte si introducevano nelle abitazioni, lasciando come traccia del loro passaggio, temuto o anelato, intricate trecce sul capo dei bimbi, che nessuno osava tagliare per paura di una maledizione. Il volume, diviso in due parti, “Alfabeti dell’anima” e “Parolibere”, è caratterizzato da una sorta di dualismo, tradotto in parallelismo o in contrasto, prodotto da quel turbine di pensieri che rapisce l’autrice e la porta in un mondo altro, quello vero, profondo, contrapposto alla realtà corrotta e caduca del genere umano. Così, tentando di rimanere in equilibrio, Maria scandaglia i temi più vari.

Magico è il rapporto, ancestrale e filiale, che Maria ha con la Natura, che personifica, innalza a forza e di cui richiama tutti gli elementi, come quando nella poesia “Mistral” invoca il vento a spazzar via il male, a pulire i pensieri, o ancora quando invita ad abbracciare l’albero, toccare il fiore per assorbirne le energie positive, sottolineando la bellezza del Creato da un lato e la brutalità dell’uomo dall’altro. E poi il mare con il suo azzurro intenso, liquido primordiale in cui immergere i pensieri, purificandoli e rigenerandoli. E poi le nuvole, la volta celeste, le stelle. E una domanda: se l’uomo più non fosse?
Caro all’autrice è il tema della donna, di cui ripercorre il cammino nei secoli, ricostruendone la condizione a partire dalle donne perseguitate dall’Inquisizione, passando per le monache di clausura che hanno esorcizzato il dolore della monacazione imposta creando dolci divenuti ormai storici, fino ad arrivare alla denuncia delle violenze che ancora oggi, ancora come allora, le donne sono costrette a subire per mano di uomini. Quindi, il tema del narcisismo, del retaggio di credenze purtroppo ancora vive, dei tentati riscatti, dello stupro attraverso la condivisione di immagini private.

Maria Enea


Estratto

Palermo

Stregata, rapita,
ammaliata, percorro
vicoli flagellati da scirocco, 
miasmi di miseria e desolazione,
odori di fritture, verdure,
vaniglia e cannella.
Passi svelti sul basolato,
inseguiti e inseguitori,
colpevoli e incolpevoli
che si perdono in lontananza, 
voci di venditori
che decantano la propria merce.
Palazzi barocchi
dalle architetture complesse,
mura possenti, torri merlate,
stanze blu misteriose e fatate,
 cattedrale dalle sommità alate.
Alberi immensi dalle braccia
pronte a occultare segreti dolori.
Mare azzurro
che impregna l’aria
con il suo sentore salmastro.
Uomini buoni e perfidi,
uomini che travisano
il senso della parola onore,
donne succubi, donne combattive,
donne malandrine.
Città di santi, di mafia,
di giudici.
Città di resistenza.
La speranza cammina con me.
Risorgi, Palermo!
Tira fuori i valori 
accuratamente occultati 
nelle pieghe dell’anima,
rivestiti della tua luce,
spegni  il fuoco
che divora le tue viscere,
il male atavico
della disonestà, dell’omertà,
del puro egoismo.
Guarda avanti, modella il tuo futuro,
getta via le valigie,
trattieni nel tuo grembo 
i figli che hai generato.

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