Maria Enea presenta “Porcellana”


Come vedete, ormai le presentazioni sono diventate un appuntamento fisso (spero gradevole) della domenica. Oggi mia ospite è l'autrice Maria Enea che ci parlerà del suo romanzo giallo “Porcellana”. 


Sinossi

All’inizio del Settecento, la porcellana cinese è ambita da nobili e famiglie regnanti; ma la sua formula è protetta dal segreto di stato da parte della Cina e vani sono tutti i tentativi per riprodurla. Un alchimista tedesco, Bottger, viene arrestato a Dresda e condotto al palazzo reale dal re di Sassonia, convinto che egli possa scoprirne la formula.  Nel suo lavoro viene supportato dall’amico fisico Von Tschirnhaus. Tuttavia la ricerca rimane infruttuosa finchè per caso i due non s’imbattono  nella vicenda di una misteriosa donna alchimista, Osmolinda, originaria delle Fiandre , morta  più di un  secolo prima . Osmolinda, bella, colta, intelligente, amante del sapere, innamorata dell’Arte Regia, a suo agio nell’Officina alchemica, sarà la protagonista di una intensa e dolorosa storia d’amore…


Mi chiamo Maria Enea, vivo a Palermo, sono laureata in lettere classiche, da molti anni insegno italiano e latino in un grande liceo palermitano. Sono autrice di una silloge, “Sale e cioccolato”, edita da Antipodes, e del romanzo  “Porcellana”, edito da Zerounoundici, di cui vi parlo oggi.

“Porcellana” è un thriller storico, nonché una vicenda d’amore e d’alchimia. E’ finalista al concorso 1 Giallo x 1000. L’argomento di base del libro è la scoperta della formula della porcellana da parte degli europei. La storia del pregiato manufatto è affascinante. Scoperta in Cina verso il sesto secolo, arrivò in Europa con Marco Polo e divenne uno status-symbol. Nobili e principi se la contendevano, pagandola a prezzi esorbitanti, perché la Cina proteggeva la formula con il segreto di stato e i migliori alchimisti europei non riuscivano a riprodurla.

Il libro, la cui vicenda si snoda lungo due diverse linee temporali, comincia a Dresda nel 1707. Il re di Sassonia, Augusto il Forte, cattura l’alchimista Bottger, con un patto estremamente chiaro: se non riuscirà a trovare la formula, sarà giustiziato. A supportarlo giunge anche un nobile e ricco amico, Ehrenfried Von Tschirnhaus, fisico di fama. ma tutto è vano, finchè, del tutto casualmente, i due non s’imbattono nelle vicende di Osmolinda, vera anima del libro, protagonista della seconda linea temporale, che inizia a Gand, oltre un secolo prima.

Osmolinda è figlia di un alchimista ed è abituata al lavoro nell’Officina. Seria, colta, determinata, è la migliore apprendista che un Maestro possa desiderare. Ma l’amore non è forse alchimia? Osmolinda s’innamora e sposa Andreas, un alchimista tedesco. Con lui celebrerà il rito delle Nozze Alchemiche, che prevedono, per gli sposi, delle prove iniziatiche. Osmolinda, nel corso della narrazione, sarà protagonista di momenti esaltanti  e di grandi dolori. E’ una donna forte e moderna, una scienziata , in grande anticipo rispetto al tempo in cui vive. Ciò nonostante, sarà travolta dal destino. 
Devo precisare che per quanto concerne le vicende di Bottger e Von Tschirnhaus, mi sono attenuta a fatti documentati. Osmolinda, invece, è frutto della mia fantasia. E anche di un preciso sospetto. L’ultima scienziata del mondo antico fu Ipazia d’Alessandria; poi, dopo di lei, bisogna attendere Marie Curie. Un po’ troppo, direi. Credo che molte donna siano state provate della possibilità di far conoscere il frutto del loro lavoro, nella scienza quanto nell’arte.

Ho riscontrato difficoltà nel reperire il materiale relativo al mondo dell’alchimia. Infatti essa è una scienza ermetica e iniziatica, e il poco materiale non criptato è di ardua comprensione.

Maria Enea

Incipit

Dresda, 1707

Segrete del castello di Grossedlitz

Il prigioniero di dimenava spasmodicamente nelle catene e non smetteva di urlare.
«Sono Bottger! Sono un famoso alchimista! Non sono un criminale ! Perché mi avete portato qui? Chi mi ha fatto arrestare? E’ un errore! Liberatemi! Voglio parlare con il principe! Portatemi da lui!»
Le guardie continuarono la loro partita a dadi, senza curarsi delle sue urla. Ogni tanto trangugiavano un boccone e tracannavano birra. Nessuno rispose al prigioniero.

Parco del castello di Grossedlitz

L’unica regola era centrare il bersaglio. Tutto il resto per lui non contava. Il principe avvertiva la tensione dei muscoli del suo polso destro,  che formava un tutt’uno con la corda dell’arco. Assoluta calma e padronanza di sé. Autocontrollo, posizione perfetta, mira precisa.


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