Riscrivere un romanzo: la mia esperienza (+ qualche consiglio)


Oltre un anno fa ho cominciato a lavorare sul mio primo romanzo, decidendo di riscriverlo di sana pianta. Mi ero data come deadline un anno, convinta persino di tenermi larga. E invece il tempo mi è servito tutto, anzi anche qualcosa in più, infatti ho terminato da qualche giorno. E oggi vorrei condividere con voi questo percorso.

Perché guardare indietro?

Tutto ha avuto inizio quando, nel ritrovarmi tra le mani il romanzo in questione, ho provato un senso di vergogna. Pur avendo la possibilità di ripubblicarlo per conto mio, in quanto ormai libero dal vincolo con l'editore, ho deciso di non farlo. Anzi, mi sentivo molto a disagio all'idea che qualcuno avesse letto quella versione.

Da quanto ho potuto capire, quest'emozione negativa di imbarazzo verso i primi scritti è molto comune. Confrontandomi con altri autori, ho constatato che un po' tutti tendono a rinnegare le prime opere. Il più delle volte, poi, quando ho chiesto loro perché non provano a riscriverli daccapo, la reazione è stata più o meno la stessa: troppa fatica, meglio impegnarsi su qualcosa di nuovo. Il bisogno di guardare avanti è più che comprensibile. Tuttavia, per me è stato importante fare esattamente il contrario, ovvero rituffarmi nel passato e impegnarmi a rivedere in modo radicale il testo e la trama.

Ritrovare questo romanzo perduto è stata un'esperienza molto intensa, a caldo mi sento di dire che ne sia valsa la pena. Quanto poi ciò sia valido in termini di qualità e miglioramento rispetto alla prima versione, solo i lettori me lo potranno dire.
Quello che so per certo è che questo lavoro mi ha regalato preziosi insegnamenti.

Vale la pena di riscrivere un intero romanzo?

Personalmente sentivo di avere un conto in sospeso con questa storia e vi credevo ancora molto, quindi mi è sembrato importante dargli una nuova chance, anche al prezzo di dedicarvi tanto tempo e lavoro. Però credo sia importante, prima di imbarcarsi in questa avventura, chiedersi se ne valga la pena, ovvero se la storia meriti un lavoro così approfondito e se gioverebbe di modifiche sostanziali. Per usare un paragone, bisogna domandarsi se un edificio messo su tanto tempo fa  meriti una ristrutturazione o sia meglio buttarlo giù e ricostruirlo ex novo. Insomma, meglio revisionare o riscrivere di sana pianta?

Bisogna essere coscienti che il lavoro che ci aspetta è lungo e persino più impegnativo rispetto a una prima stesura, in quanto implica una presa di coscienza più ampia rispetto alla storia, al suo senso complessivo. Con quale intento l'avevamo scritta? Cosa intendevamo dimostrare?

Prima di imbarcarsi nell'impresa di riscrivere un romanzo, mi sembra importante chiedersi se esiste ancora un legame con il romanzo, se è possibile recuperare l'ispirazione originale.

Da dove partire?

La prima cosa che ho fatto è stato rileggere l'intero romanzo con occhi critici, come se fosse la prima volta e come se non fosse un libro mio. Non è stato difficile mettersi in questo stato d'animo visto che erano passati circa dieci anni dalla prima stesura.

Lì per lì la mia reazione è stata di mettermi le mani nei capelli. Però questa rilettura è stata utile per mettere a fuoco le debolezze che mi venivano in mente man mano che procedevo. Ho preso una serie di appunti su tutto ciò che a caldo non funzionava e poteva essere modificato. Alla luce delle esperienze e delle conoscenze acquisite in questi dieci anni, mi sono resa conto che c'era ampio spazio a delle migliorie, a partire dalle fondamenta.

Il mio suggerimento è di fare un'analisi preliminare del testo, leggendolo in modo distaccato e prendendo appunti a caldo su possibili miglioramenti.

Quali sono i pilastri della storia?

Il secondo passo è stato individuare gli elementi chiave. Ho fatto un elenco di situazioni e temi presenti nel romanzo, per capire cosa mi sembrava degno di essere esaltato e approfondito. Il mio elenco conteneva sia aspetti principali che secondari. (Per esempio la mia lista conteneva parole come: reincarnazione, agorafobia, visioni, psicoterapia, uomo misterioso, morte sospetta di A., ecc.)

Ragionare su questa lista mi è servito a far luce sulle cose a cui dare più risalto, su cosa concentrarmi nella riscrittura.

Consiglio: mettere a fuoco gli elementi presenti nella storia e capire quali in particolare meritano di essere approfonditi o eliminati.

Quali aspetti cambiare?

Da queste riflessioni preliminari mi è stato anche chiaro che non sarebbe bastata una rinfrescata al testo, ma dovevo sfasciare l'intreccio pezzo per pezzo per poi ricomporlo. Non è detto che questo lavoro serva sempre, ma secondo me è utile rimettere tutto in discussione. Se si è troppo affezionati a questo o quell'aspetto di un romanzo, un lavoro di riscrittura non è possibile, non a fondo perlomeno.

Innanzi tutto ho cambiato il punto di vista da terza persona a prima. Di sicuro raccontare in prima persona è più coinvolgente e in questo caso ancora di più. Inoltre, ho cambiato il tempo della narrazione e introdotto dei flashback impostandoli al tempo passato per uno stacco più netto.
Ho rivisto le scene una per una, eliminando quelle inutili e aggiungendone di nuove per rinforzare la trama  e in modo particolare il climax. Tutti questi cambiamenti hanno reso necessario ripensare a molti aspetti della trama e allungato il lavoro, ma fare diversamente avrebbe dato vita a un'accozzaglia con parti riviste e parti vecchie.

All'atto pratico ci si può chiedere:
  • Il punto di vista è il migliore possibile?
  • Il potenziale del romanzo è stato espresso a pieno?
  • Gli eventi maturano fino al climax?
  • Il climax è adeguato?
  • La trama è solida? O presenta forzature e buchi narrativi?
  • Ci sono scene sacrificabili perché inutili?
  • Il finale funziona?

Tenere conto del parere dei lettori

Il libro nella sua prima versione aveva ricevuto diverse recensioni e molte letture di amici e conoscenti. Avevo dunque parecchio materiale su cui riflettere ed eventualmente accogliere. Ma non è stato semplice, perché molti pareri erano discordarti e c'era perfino chi mi aveva suggerito di riscrivere tutto in una chiave diversa, chi storica chi romance. Il mondo dei lettori è sfaccettato, si sa.

Quindi ho dovuto capire prima di tutto che tipo di storia volessi scrivere. E qui mi sono sorpresa io stessa, perché man mano che procedevo ho capito che volevo dare più spazio al lato psicologico e – udite, udite! – a quello romantico-rosa.

Ho comunque tenuto conto di molti suggerimenti, in particolare di chi aveva indicato come debolezze le descrizioni assenti.

Il parere dei lettori è sempre prezioso per questa riscrittura, pur mediato dai nostri desideri. Consiglio quindi di fare mente locale su recensioni e commenti per poi decidere in libertà cosa accogliere.

Restyling del testo

Lavoro non meno importante è stato quello di revisionare in maniera radicale anche lo stile, per far sì che le varie parti non risultassero disomogenee. Di certo lo stile cambia parecchio con il passare degli anni.

Su un testo si possono fare molti miglioramenti. Fondamentale nel caso di riscrittura a distanza di molto tempo è aggiornare e uniformare lo stile.

Effetti imprevisti

Tutto questo lavoro ha avuto anche un risultato inaspettato. Ebbene, mentre riscrivevo gli ultimi capitoli mi è venuta una mezza idea di scrivere un seguito. Ancora non so se tradurrò in realtà questo intento, ma ci sto pensando seriamente.

In conclusione, è stato un lavoro faticoso, ma che mi ha dato molte soddisfazioni.
Per questa nuova versione ho scelto anche un altro titolo, sia perché il vecchio l'aveva ideato l'editore, sia perché i nuovi connotati necessitavano di un titolo più appropriato.

Visto che il libro è ormai terminato, mi è sembrato giusto anche aggiornare la pagina now - a cosa sto lavorando con le ultime novità!

Commenti

  1. Come al solito siamo allineate. Anche io sto provando passo passo le tue emozioni, i dubbi e anche le piccole soddisfazioni che riprendere in mano un vecchio lavoro riesce a trasferire. Leggere che si arriva alla fine mi dà speranza, perché davvero a volte mi pare di essere finita in un gorgo in alto mare.
    E non vedo l'ora di scoprire di più del tuo nuovo romanzo, nuovo a tutti gli effetti visto che l'hai stravolto. Bravissima, un anno di costante lavoro è sinonimo di grande impegno e professionalità, se pensi che poi hai anche diviso le energie con la promozione del blog tour, super brava.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Nadia, è stata una faticaccia, ma anche piacevole ritrovare alcune emozioni legate a questa storia. Probabilmente avrei impiegato meno tempo senza le mille attività in ballo, ma d'altra sappiamo che non si può scrivere e basta, purtroppo :)
      La sensazione di non riuscire a venirne fuori io ce l'ho con tutti i romanzi, più o meno verso la fine. Mi dico ogni volta che non ce la farò mai... Per fortuna poi non è così. Sono certa che anche tu troverai un modo per superare le fasi critiche.

      Elimina
  2. Quando mi imbatto in questi pensieri non posso fare a meno di pensare che rileggere un proprio romanzo scritto anni fa è come riguardare una propria foto: per quanto ci si sia sentiti perfetti e belli al momento dello scatto, anni dopo non potremo fare a meno di criticare la nostra pettinatura, il nostro modo di vestire, la nostra espressione.
    Non metto in dubbio che a volte sia utile e doveroso riscrivere un proprio romanzo, ma occorre tenere ben presente che si cresce in stile, bravura, tecnica, fantasia, composizione delle storie. Insomma, oggi non scriviamo come dieci anni fa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi sembra di capire che sei della scuola di pensiero "guardiamo sempre avanti"?
      Vero quello che dici, si cambia, si cresce, anche la prospettiva con cui si considera la vita si modifica. Infatti sono convinta che non tutto valga la pena di essere riscritto. Ho dei testi vecchi che mai e poi mai avrei voglia di riprendere in mano (compreso il primo vero romanzo scritto a 18 anni), proprio perché mi rendo conto che è cambiato troppo rispetto ad allora. Forse è anche una questione d'ispirazione legata a una determinata storia. O la si ritrova o è meglio lasciare tutto congelato nel tempo.

      Elimina
  3. Rinnovare le proprie opere si, ma credo abbia senso solo nel self publishing e solo la primissima opera, per la quale molti non sono convinti (soprattutto con l'intervento di editor e case editrici). Perché rinnovare non dev'essere un rinnegare sé stessi, credo sia anche giusto per un lettore sentire il percorso dell'autore. Hai fatto quindi bene a cambiargli titolo: chi ha letto la prima versione, potrà distinguere questa seconda.
    Per il resto, grazie dei consigli. Non credevo, ma sembra che io ci sia in mezzo. Sto riportando tutti gli appunti di IPDP dal cartaceo al pc, per poi finalmente terminarlo. Ma sono assolutamente sorpresa di aver scritto tanto, tutto in maniera confusa (infatti ci sono alcuni inghippi di trama da correggere di cui non m'ero accorta) e c'è al questione che sì, dal 2012-2014 ho decisamente cambiato (migliorato?) la scrittura. E' un lavoraccio... forse per quello finora non ci sono riuscita. Dovevo davvero farmi i muscoli, prima. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo con te che rinnovare non deve essere rinnegare se stessi. Infatti l'impianto generale del romanzo è rimasto lo stesso, ma se l'avessi modificato in modo radicale (come mi aveva suggerito una persona in particolare), lo avrei snaturato. E a quel punto avrei rinnegato anche l'ispirazione che mi aveva spinto a scriverlo dieci anni fa.
      Per quanto riguarda il tuo romanzo, immagino che la parte peggiore sia proprio raccapezzarsi in mezzo agli appunti e al testo già scritto. Ti dico che ho provato anche io questa confusione, perché prima di iniziare questo lavoro avevo già cominciato a prendere appunti. Però hai dalla tua parte l'esperienza, i "muscoli", come dicevi. Quindi ce la puoi fare! :)

      Elimina
  4. Credo bene che il lavorofatto ti abbia dato soddisfazione! Hai seguito un metodo ottimo, che dimostra la tua esperienza. Io esito a rimettere le mani nei vecchi testi - anche se non è detto che non lo faccia in futuro - non per paura dell'impegno in sé, quanto piuttosto perché mi conosco e so che faccio molta fatica a liberarmi della vecchia versione. Anche se è passato molto tempo, mi basta rileggere una volta la storia per entrare in modalità "modifico", molto diversa da quella "riscrivo". Per quanto riguarda i cambiamenti di persona, tempo verbale e genere, mi hai fatta sorridere, perché la mia nuova storia ha esattamente le stesse caratteristiche strutturali... e la stessa spinta verso il romance! In pratica sono partita per scrivere una storia e ne sto scrivendo un'altra, o quasi. Chissà, magari tra qualche anno gli autori che non scrivono romance saranno una rarità! ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahah no dai, romance mi pare eccessivo! Anzi, di sicuro non lo è, visto il finale :) Ma qui non mi posso sbilanciare troppo :P
      Però seriamente è vero che a un certo punto è la storia stessa che ti spinge in una direzione, al di là di tutte le riflessioni preliminari che si possono fare. Per me poi la prima persona al presente è stata una scoperta, ti dirò che fino a pochi anni fa lo trovavo un POV poco piacevole. Forse dipende dalla storia o forse... boh, sarà una questione di gusti generali che cambiano. Magari davvero ci influenziamo uno con l'altro!

      Elimina
  5. Questa materia, che in questo momento conosco così bene, vista affrontata da te mi appare sotto una luce diversa. Tu sei stata certamente più metodica, hai seguito un piano d'azione preciso, perché hai una conoscenza salda delle metodologie di scrittura. Il mio "ritorno indietro" è stato dapprima solo emotivo, come te ho letto la storia come se non fosse mia e mi sono lasciata coinvolgere dai suoi punti di forza. Poi come te ho capito che quello stile non era più mio, troppo tempo era passato. Meritava comunque una "reprise" perché il romanzo ha un suo valore, così come hai pensato tu riguardo a questo tuo primo romanzo. Mi piace la scansione che hai seguito e il coraggio di passare alla narrazione in prima persona.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà anche per me il legame emotivo con la storia è stato fondamentale. Penso che senza quello non avrei affrontato tanti mesi di lavori. Quindi sono convinta che al di là dei metodi usati, abbiamo vissuto un'esperienza simile. Tra l'altro, a un certo punto i personaggi mi hanno tirato dentro e tutto è andato avanti in modo più spedito.
      La scelta di passare alla narrazione in prima persona non è stata facile, avevo molte resistente. Però per identificarsi in vicende così al di fuori del comune era davvero indispensabile. Peccato non averci pensato dieci anni fa...

      Elimina
  6. Ho avuto il privilegio di leggere I custodi del destino e l'avevo apprezzato come sai. Sono sicura che la tua riscrittura lo avrà potenziato e reso un romanzo molto più di impatto, sono curiosa di leggerlo. Credo che se sentivi di doverlo riscrivere hai fatto bene a farlo, il filo conduttore del romanzo è molto interessante e, probabilmente, il punto di vista in prima persona lo ha reso più intenso e introspettivo. Ti capisco perché in un certo senso ho riscritto anch'io il mio romanzo Fine dell'estate, anzi allora non aveva neanche un titolo, era un romanzo scritto a sedici anni molto breve, ma sono partita da lì.
    Non so se a te è successo lo stesso però, nel mio caso, ho ripercorso la mia adolescenza e guardarmi indietro, ritrovare la mia parte adolescente mi ha portato anche una buona dose di sofferenza accompagnata da una maggiore comprensione di qualcosa che a sedici anni non potevo capire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero, anche a me in un certo senso è successa la stessa cosa. Ritrovare la storia è stato anche come ritrovare una parte di me e guardare certe situazioni con occhi diversi. In quel romanzo poi c'erano davvero dei pezzi di me stessa, molto più che nei successivi, quindi capisco benissimo quello che dici.
      Comunque ho accolto tutti i suggerimenti che mi avevi dato, quindi se rileggerai questa versione ne sarò davvero felice :)

      Elimina
  7. Buone notizie per noi lettori affezionati, dunque! Tenuto conto che anch'io sto vivendo questa situazione con un vecchio lavoro recuperato, posso confermare che la riscrittura sia molto più faticosa della prima stesura. Nello stesso tempo capire pagina dopo pagina che la strada intrapresa è migliore rispetto all'altra, ripaga alla grande ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie di cuore Rosalia!
      Eh sì, la soddisfazione non è un aspetto da sottovalutare. Tutto questo è faticoso, ma anche piacevole, in fondo ^_^

      Elimina
  8. Sono proprio alle prese con una riscrittura e mi ritrovo in tutte le tue motivazioni. E, caspita, è quasi più difficile che scrivere qualcosa di nuovo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho letto qualche tempo fa il tuo post, poi per qualche motivo non ho commentato (a volte capita di non aver tempo in quel momento e poi me ne scordo...). In effetti anche io mi sono ritrovata nell'esigenza di dare voce a una storia, a prescindere poi dal suo destino. O dalla fatica!

      Elimina
  9. Un articolo molto prezioso per chiunque si voglia cimentare con questa non facile impresa. In un certo senso sei stata l'editor di te stessa, e hai fatto tesoro dell'esperienza accumulata nella scrittura dei precedenti romanzi.
    Io non credo che saprei rimetter mano a un mio precedente lavoro, non tanto per un metodo da seguire quanto perché sono consapevole di quanta fatica ci sia dietro. E attualmente non sono nella condizioni di poter tentare: è già bello che riesca ad andare avanti nella revisione de "Le regine di Gerusalemme".
    Però mai dire mai... un giorno, ad esempio, potrei provare a riprendere in mano e a sviluppare bene "Una storia fiorentina", ci sono ottimi presupposti per farne qualcosa di completamente nuovo, che restituisca al periodo di Lorenzo de' Medici la sua piena dignità. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh già, in un certo senso sono stata editor di me stessa. Tu considera che quando ho iniziato mi sono posta il problema di quale versione modificare, se quella originale o quella pubblicata (e quindi già oggetto di un editing, seppure leggero). Alla fine ho deciso di usare quella originale. Forse lo troverai assurdo, ma volevo partire da una base che mi "appartenesse".
      E' vero comunque che non tutto si presta a essere riscritto/modificato. Io non avrei mai la voglia di farlo con altre storie scritte da me, pubblicate o meno.
      Per il resto, il tuo "Una storia fiorentina" a me è piaciuto molto, penso che si presterebbe a diventare una storia più ampia. Secondo me ha un grande fascino quel racconto!

      Elimina
  10. La fase di revisione (o, in casi estremi, di riscrittura) è sicuramente la più faticosa e complessa, perché devi riuscire a essere contemporaneamente creativa e razionale, avere idee ma anche valutarle con severità (non è più il momento di provare e poi si vede come va), ma, per me, è anche il momento di maggior soddisfazione, quello in cui vedi emergere dalla bozza grezza la storia che volevi tu.
    Riprendere una storia vecchia, che all'epoca si è considerata finita, è sempre un po' muoversi su un terreno minato; complimenti per aver avuto questo coraggio e aver portato il progetto fino in fondo!
    Ma è l'ebook che è uscito oggi? Vado a dare un'occhiata :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Roberta, benvenuta!
      Verissimo quello che dici, riscrivere è come muoversi in un campo minato. Penso che il rischio maggiore sia quello di snaturare la storia nel tentativo di migliorarla, tradendo così l'ispirazione originale. Effettivamente per me ha richiesto all'inizio un atto di coraggio, ma poi tutto è andato abbastanza liscio. Non so se lo rifarei con altri romanzi, onestamente.
      Sì, l'ebook è appena uscito! Se vuoi puoi scaricare l'anteprima gratuitamente e farti un'idea ;)
      Grazie per la visita!

      Elimina
    2. Eh, io vengo periodicamente "molestata" dal fantasma del mio romanzo più vecchio, un fantasy pasticcio adolescenziale che ti puoi immaginare...non riesco proprio a metterlo via, rispunta sempre. Perché ci sono cose che mi piacciono ancora, qualche idea originale, ma il dramma è che il romanzo non era per nulla finito, ne manca mezzo! E, così come mi ero piantata allora senza nessuna idea di come arrivare al finale che avevo pensato, così mi pianto adesso! Quindi sarebbe inutile lavorare su quello che c'è.

      Se mi venisse un'idea di come proseguire, magari...

      NB: Sbirciavo questo blog tempo fa, è un po' che non passo e vedo che hai rinnovato tutto!

      Elimina
    3. Vabbè, sono sempre io, mi confondo coi profili...

      Elimina
    4. L'essere molestati, diciamo pure perseguitati, dai personaggi e dalle storie è un fenomeno che conosco bene! Se continua ad affiorare secondo me vale la pena di portarlo a termine, magari senza fretta. Di solito quando ci si dedica ad altro, le idee arrivano :D

      Elimina

Posta un commento

Ogni contributo è prezioso, non dimenticarti di lasciare la tua opinione dopo la lettura.
Se vuoi ricevere una notifica per e-mail con le risposte, metti la spunta su "inviami notifiche".
Se hai problemi con i commenti, ti invito a cambiare browser. Purtroppo alcuni programmi bloccano in automatico i cookie di terze parti impedendo i commenti.
Ti prego di non inserire link o indirizzi e-mail nel testo del commento, altrimenti sarò costretta a rimuovere il commento. Grazie!

Info sulla Privacy

Policy Privacy di Google per chi commenta con un account Blogger