Le 4 odiose facce dello spam letterario


Il mercato dei libri è saturo da scoppiare. Non dico una novità, penso che tutti più o meno ne siamo consapevoli. Chi pubblica oggi, a meno che non sia già un nome affermato, deve lottare per restare a galla, vendere copie e farsi conoscere. Siamo tantissimi, basta dare un'occhiata ai social, dove gli scrittori si buttano alla conquista di quei pochi lettori come formiche su un granello di zucchero.
La verità è che i libri che vengono sfornati ogni giorno sono troppi rispetto a chi legge, io stessa ho una coda infinita di ebook acquistati o regalati che si accumulano, tanto da scatenarmi l'ansia da lettura.

In tutta questa situazione, gli autori fanno quello che possono per promuovere se stessi e le loro creazioni, con risultati variabili. In modo particolare oggi la battaglia si consuma su internet, una battaglia all'ultimo sangue per accaparrarsi lettori, combattuta a colpa di marketing/spam. Ebbene, uso di proposito questa doppia definizione, perché secondo me il confine tra i due concetti non è poi così definito come si pensa comunemente.

Quando si parla di spam letterario tutti sono concordi sul dire che si tratta di una cosa odiosa, da evitare. Infatti il termine stesso – come insegna Google – significa messaggio pubblicitario non richiesto. La maggior parte delle persone ne è infastidita, in particolare quando è oggetto di invadenze da parte di autori esordienti, emergenti o indipendenti. Anche io sono piuttosto insofferenze a questi assalti.

Tuttavia, credo che il confine tra spammare e proporre sia molto sottile, così sottile che non è facile da individuare. Bisognerebbe chiedersi con più attenzione fino a che punto il presentare un libro sia socialmente accettabile e quando invece questa promozione comincia a diventare molesta. Ma non è facile, soprattutto considerando ciò che ho detto all'inizio. Ovvero, rischi facilmente di essere invisibile se non fai nulla per farti conoscere. Tanto che la promozione/spam diventa necessaria o perfino lecita in alcuni casi. Penso per esempio alle giornate consacrate allo spam nei gruppi su Facebook, ai #spamday e così via.

In ogni caso, oggi vorrei soprattutto proporre una riflessione, più che dare soluzioni o fare polemica. Una riflessione che nasce dal mio bisogno di capire come un autore dovrebbe muoversi senza risultare invadente o noioso.

E dunque provo a definire quali sono le caratteristiche che rendono lo spam tale, ovvero molesto.
Autrice che si prepara alla promozione

1) Invadenza

Se dovessi fare una classifica di fastidio riguardo alle proposte di libri, al primo posto metterei di sicuro i messaggi privati che arrivano da sconosciuti o persone appena entrate nella mia cerchia. Per esempio i messaggi su Facebook, ma non solo. In cima dell'invadenza per me ci sono quelli che mi contattano su account privati, come Linkedin o Ebookservice all'unico e solo scopo di farmi conoscere il loro libro. In questo caso è proprio l'invasione della privacy a risultare inopportuna.

Allo stesso modo secondo me sono da bocciare senza appello le mail di persone che hanno pescato il tuo indirizzo chissà dove e lo stanno usando per proporti l'ultimo libro pubblicato. Mi vengono in mente diversi esempi che mi sono capitati e che mi hanno portata a chiedermi: ma questo da dove lo ha preso il mio indirizzo? E non sto parlando della mail di animadicarta, che si può considerare pubblica e che uso anche per le newsletter.

Se abbiamo avuto uno scambio via mail o con altro mezzo web con qualcuno, non dovremmo sentirci autorizzati a inviargli messaggi promozionali. Tanto meno dovremo passare l'indirizzo o il contatto agli amici, alle case editrici o agli uffici stampa.

Quindi io dico un no secco a proporre, presentare o annunciare qualsiasi cosa a chi non conosciamo, no in modo radicale ai contatti nuovi su qualsiasi social.

Consideriamo però ora l'altra faccia della medaglia. A chi possiamo segnalare che è appena uscito il nostro libro? Okay, a parte la newsletter, intendo. Per esempio, è giusto mandare mail ai conoscenti o agli amici potenzialmente interessati? O è ammorbante anche quello? Può essere utile avvertirli di una promozione o suonerebbe invadente? Non credo che la risposta a queste domande sia così scontata.

2) Ripetitività

Ogni giorno un autore si sveglia e sa che dovrà ricordare ai suoi contatti che ha pubblicato un libro. Scherzi a parte, ho amici su Facebook che non saltano un solo giorno senza postare una notizia, una foto, un annuncio relativo al loro prodotto o dimenticano di mettere un link sui gruppi appositi. Da una parte non posso mancare di ammirare tanta costanza e dedizione (che peraltro portano i loro frutti, va detto), dall'altra vedere sempre gli stessi libri in bacheca mi scatena una certa orticaria.

Tuttavia, questa ossessività, questo martellamento risultato fastidiosi, logorano i nervi. Ci sarebbe da chiedersi: fino a che punto posso ricordare ai miei contatti che ho scritto un libro? Quando diventa spam? Beh, personalmente non lo so. Forse tutti i giorni però è un po' troppo, voi che dite?

E dico anche che per me qualche volta (non sempre, preciso) pure le inserzioni di Facebook rientrano nella categoria spam, proprio per la loro ripetitività, per il fatto di ritrovare sempre le stesse pubblicità tutti i santi giorni, tutte le sante volte che si apre la pagina. In fondo non si fa altro che delegare qualcuno a pagamento il compito di spammare al posto nostro.

Qualche tempo fa un post di un'autrice su Facebook ha attirato la mia attenzione e mi ha portato a riflettere. Lei diceva che vedere alcuni autori/autrici sempre su Facebook le faceva passare la voglia di leggere un determinato libro, anche se in realtà aveva intenzione di farlo. La sovraesposizione di un autore in effetti può generare antipatie, soprattutto nei confronti di altri autori. Quanto incide l'invidia, per esempio, sulla voglia di comprare o non comprare un libro?

Guardiamo però ora la faccenda da un'altra angolazione. Prima ho detto che costanza e dedizione portano dei  frutti. Sì, il principio della ripetitività in verità ha il suo perché. E lo testimonia il fatto che molti autori che adottano il metodo del martellamento ottengono risultati in termine di vendite.
Leggete a tal proposito questo interessante articolo: The Name on Everyone’s Lips: Effective Frequency. Ovvero come si fa a rendere familiare il nostro nome come autori? Ebbene secondo gli studi di marketing, occorrono sette contatti prima che questo accada, in altre parole un potenziale lettore deve vedere sette volte il libro prima di decidersi a comprarlo. Una frequenza che fa riflettere, no? Insomma, non basta dare l'annuncio che è uscito il nostro ultimo capolavoro libro, ma dobbiamo continuare a proporlo e proporlo ancora, perché qualcuno cominci anche solo a pensare di volerlo acquistare.

3) Coercizione

Un altro aspetto da prendere in considerazione è quello della coercizione. Mi riferisco in modo particolare allo strumento dei tag usato in modo inappropriato e talvolta selvaggio. Taggare qualcuno significa attirare la sua attenzione. Ma quando lo facciamo, ci stiamo chiedendo se per caso non si tratta di una forzatura? Ebbene sì, stiamo obbligando chi è stato nominato a reagire, stiamo imponendoci a lui e a tutti i suoi contatti. Quindi, no ai tag, a meno che non abbiamo un buon motivo.

E non finisce qui. Anche essere inseriti in gruppi relativi a un libro, un editore, un autore è spam. Se prima di iscriverti nessuno ti consulta, ti chiede se hai interesse verso quel gruppo, sta facendo spam. Purtroppo non c'è modo di difendersi da questo aspetto su Facebook, perché puoi essere iscritto da chiunque, puoi ritrovarti a fare da fan a qualsiasi autore, senza volerlo. E questa è coercizione e come tale odiosa e ingiustificabile.

4) Impersonalità

Un altro aspetto da considerare, secondo me, è quello dell'impersonalità di molta promozione, tale che ce la rende antipatica e quindi spam. Torniamo all'esempio di chi ti contatta su Facebook e ti dice:
Ciao, ti segnalo che è uscito il mio libro.
Un esempio come tanti. Impersonale, nello stile tipico di un comunicato stampa. Denota mancanza di empatia, mancanza di interesse per chi lo sta ricevendo. Ovvero non mi interessa chi sei, tanto meno se scrivi anche tu. Mi interessi solo perché sei un potenziale mio lettore o puoi supportarmi con un mi piace sulla pagina. Non personalizzi la tua richiesta, non tieni in considerazione minimamente la persona a cui la mandi, non ti curi neppure di sapere chi è.
Spam è anche quando non fai altro che copia-incollare un messaggio da una parte all'altra.
Un tipo di promozione che viola quello che dovrebbe essere il primo comandamento per chi vuole promuoversi: suscitare un'emozione. E su questo ci sarebbe tanto da dire, ma non è il momento.

* * *

Okay, ho provato a definire ciò che è spam, ma resta il dubbio su come promuoversi senza risultare molesti. Perché in verità è difficilissimo dirlo, in quanto alla fine non tutti reagiamo nello stesso modo. La maniera in cui viene percepita una proposta di acquisto, un consiglio, è molto soggettiva. A me può dare fastidio una cosa, a voi un'altra. Se alcuni casi di cui ho parlato sono smaccatamente spam, non si può dire che altri lo siano. Addirittura ci sono situazioni in cui la faccenda resta sfumata, per esempio sui gruppi Facebook, dove è non solo prassi fare spam (come dicevo su), ma dove diventa obbligatorio se non vuoi essere l'ultimo autore su Amazon.

E dunque rimando a voi il quesito.

Conosci i confini dello spam? Sai distinguere lo spam dalla lecita promozione del tuo libro? Sai fermarti prima che il tuo messaggio diventi spazzatura da cestinare?

Commenti

  1. Ciao Maria Teresa;
    Argomento molto interessante a cui devo ammettere, in questi giorno, sto pensando anch'io.
    Rimane il dubbio che a volersi far pubblicità a tutti i costi, alla fine si ottenga invece l'effetto contrario.
    Lo spam riguarda un messaggio indesiderato, ma credo ci sia anche modo e modo di proporlo.
    Non tampinando le persone via e-mail o per messaggio privato su Facebook e nemmeno condividendo in continuazione post sul proprio lavoro.
    Trovo anch'io la cosa fastidiosa, senza contare che molte trame proposte sono così scontate da risultare illeggibili.
    La linea é sottile come hai spiegato tu e quindi bisogna fare molta attenzione 😊😊

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    1. Esatto, la linea è sottile. E' vero che certi comportamenti sono palesemente molesti, mentre altri restano fastidiosi per alcuni e per altri no. Penso che sia giusto interrogarsi su questo aspetto perché può riguardare tutti noi. Di certo troppa pubblicità, come hai sottolineato, può causare l'effetto opposto.

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  2. Io lo spam lo seguo dal 2002, quando Massimo Cavazzini (alias MaxKava) fece il primo ricorso contro uno spammer, grazie al neonato Codice della Privacy, portandosi a casa bei soldini. Qualcuno lo feci anch'io ;)
    Da allora, è arrivata la figura del Garante e il Codice è diventato l'attuale Testo Unico della Privacy, sebbene ancora con qualche lacuna e parecchi evasori (le stra-multate telcom per prime).
    Il problema attuale è far capire ai privati che anche loro sono soggetti ai ricorsi di fronte al Garante. Sissignore. Quando dici "Tanto meno dovremo passare l'indirizzo o il contatto agli amici, alle case editrici o agli uffici stampa." Se non c'è il consenso preventivo e informato dell'interessato, è un reato (art. 12, comma 1, lett. c), legge 675/1996, anche in relazione all'art. 10 del d.lg. n. 171/1998 e all'art. 10 del d.lg. n. 185/1999). Se quel contatto è abbastanza furbo, potrebbe fare ricorso e potreste trovarvi a pagare in misura forfettaria 250 euro. Anche se passate il numero di cellulare privato di un amico senza averlo avvisato. Ne vale la pena? Il discorso cambia se il dato personale è effettivamente pubblico (come gli indirizzi email in chiaro sul blog del proprietario o il numero di cellulare di lavoro pubblico su Linkedin).
    "Si, ma figurati se succede mai..." Invece dovreste preoccuparvene. Perché molti integrano lo stipendio con questi ricorsi e il Garante li accoglie anche per sensibilizzare i cittadini nei confronti della privacy. Ignorantia legis non excusat.

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    1. Molto interessante tutto questo. A me sembra che ci sia troppa superficialità in certi comportamenti, soprattutto in merito all'utilizzo delle e-mail, senza alcuna considerazione per le violazioni della legge. Diciamo che finché l'indirizzo è pubblico, come questo qui su anima di carta, me ne faccio una ragione di essere tartassata dallo spam, però sull'altro privato la cosa mi dà molto più fastidio. Purtroppo è difficile poi capire come le persone se lo siano procurato. Io sospetto che gli uffici stampa se li passino uno con l'altro...

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    2. La legge della privacy li obbliga a rispondere sul come si sono procurati quell'indirizzo email privato! E' proprio quello il ricorso: tu gli chiedi, per l'art. tal dei tali, dove hanno reperito il tuo indirizzo e dov'è la tua autorizzazione in firma autografa a inviarti delle mail di marketing. Puoi mettere il garante in cc. Se non rispondono o rispondono evasivamente ("reperito su elenchi pubblici in rete" non vale, devono dire specificatamente dove), rischiano 250 euro di multa. Considera se lo facessero tutti quelli a cui inviano il comunicato stampa in indirizzo email privato. 250 euro a indirizzo email. Ne vale la pena? :D

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    3. Caspita, ora mi segno tutto, la prossima volta allora chiederò spiegazioni. Grazie, Barbara! E' molto utile a sapersi. Certo, se tutti facessimo valere i nostri diritti, queste brutte abitudini si perderebbero presto!

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  3. Diversamente la questione su Facebook: i messaggi privati sono spam, ma non infrangono alcuna legge, sono solo simbolo di maleducazione. Mentre le sponsorizzate di Facebook sono il costo all'utilizzo della piattaforma. Mark Zuckemberg ci paga la corrente. Non possiamo lamentarcene. :)

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    1. Eh sì, lo capisco. Per i messaggi privati il buon senso o l'educazione dovrebbero fare da freno, ma la percentuale di chi rispetta gli altri a questo mondo è bassissima.
      Sulle sponsorizzate, possibile che Fb mi deve proporre sempre le stesse cose?! Sarà che mi ha individuata come lettrice e quindi non ho scampo!

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  4. La riflessione è interessante e dovrebbero farla tutti. Ricevo anche io messaggi del genere e altre azioni di "creatività" di marketing.
    Il problema è che lo scrittore scrive, non sa fare marketing, perché semplicemente non è il suo campo. A meno che non lavori da anni nel marketing e abbia poi scritto un libro.

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    1. Purtroppo è così. Questo in teoria non è un campo che riguarda lo scrittore, ne farei volentieri a meno anche io. Ma al giorno d'oggi quale autore può permettersi di non sapere nulla di marketing? O di non promuoversi neanche un minimo? Il problema è capire cosa è lecito e funziona, e cosa invece è fastidioso e improduttivo.

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  5. Noto con dispiacere che questo meccanismo si diffonde sempre più a macchia d'olio. Odio lo spam e spero di non farne. Ho da poco applicato la mia regola personale che se una pubblicità mi infastidisce perché ricalca i punti che hai elencato io cancello il contatto o smetto di seguirlo. La cosa più fastidiosa è quando la richiesta di un mi piace o di un acquisto arriva senza proprio nemmeno la più basilare forma di educazione. Tipo: Buongiorno, sono lieto di fare la tua conoscenza, non vedo l'ora di scoprire di cosa ti occupi e se abbiamo passioni in comune, perché sai io...
    Poi mi sveglio e mi rendo conto di sognare. Non si usa quasi nemmeno nella società reale, figuriamoci in quella web dove qualche guru ha sentenziato che tutto deve essere veloce e immediato. Quindi niente ciao, ma dimmi che ti piace qualunque cosa ci cui io mi occupi e compra, poi scrivi ti è piaciuto in stampatello, grassetto e sventola bandiera con il mio nome in modo che tutti lo sappiano.
    Sì, decisamente sono un po' stufa anche io. Se qualcuno si permette di invadere la mia privacy divento furiosa, non do il mio numero a nessun estraneo e meno che meno uso con invadenza la rubrica.
    La domanda che poni alla fine secondo me non ha risposta facile. Mi verrebbe da dirti: se si ha il dubbio che sia spam lo è. Ma è così soggettivo questo pensiero... Io ho una soglia molto bassa.

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    1. Ti capisco molto bene. Mi sembra che si siano prese brutte abitudini un po' dappertutto. Peggio, vengono dati come comportamenti da seguire, perché in caso contrario non si ottiene nulla. Infatti gli spammer esasperati non si rendono conto del fastidio che provocano, per loro è tutto giusto. Questo forse è l'aspetto più preoccupante. A me è capitato in passato di provare a parlarne con i diretti interessanti (quando ancora credevo fosse possibile dialogarci) e di ricevere risposte tipo "mi hanno detto che è così che ci si promuove".
      A parte i casi limiti, però è difficile discernere. Dipende anche dalla "soglia"di cui parli.

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  6. Ritengo che nel marketing la regola principale sia quella di fornire un contenuto utile.
    Se davvero si pensa alla persona a cui si propone tale contenuto (e se l'obiettivo è quello di fornire un valore), allora il rischio di spammare involontariamente è davvero basso. Anche perché in tal caso si farà attenzione a non utilizzare metodi e atteggiamenti che si ritienge fastidioso subire.
    Ma l'essere fastidioso passa anche dai modi, non solo dalla azione in sé.
    Del resto se è vero che chiedere non è peccato, è altrettanto vero che il segreto è farlo con educazione e senza insistenza. E soprattutto alle persone giuste.
    Spammare a destra e a sinistra senza criterio vuol dire non avere la più pallida idea di chi sia il nostro target di riferimento e, oltre che fastidioso, è gran tempo sprecato.
    Mentre la stessa informazione data al pubblico interessato diventa utile.
    Ecco perché lo spam non ha niente a che vedere col marketing (almeno quello ben fatto): perché non è utile per nessuno, anzi è controproducente. ;)

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    1. Senza dubbio sarebbe importante tenere a mente il target. Per esempio sparare nel mucchio non porta alcun frutto e risulta molesto.
      Sul criterio dell'utilità però ho qualche dubbio. Come fa a essere utile una pubblicità? Perché alla fine è di questo che parliamo. Far sapere che è uscito un libro magari può rientrare nell'informazione utile, ma di certo non è sufficiente ai fini della promozione. O forse intendevi utile all'autore?

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    2. Intendo utile nel senso più ampio del termine. A mio parere nella comunicazione è utile tutto ciò che trasmette un valore.
      Se io uso una frase che mi fa riflettere, un'immagine che mi offre qualcosa di nuovo e se mi rivolgo al pubblico giusto, cioè quello che può essere interessato al mio messaggio, allora insieme a uno spot pubblicitario trasmetto un valore.
      Ps. mi hai fatto venire voglia di scrivere un post sull'argomento. Mi sa che lo farò. :)

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    3. Ah ho capito. Indubbiamente non è facile, però sarebbe l'ideale riuscire a comunicare qualcosa e al tempo stesso fare promozione.
      Spero allora che scriverai un post sull'argomento!

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    4. Esatto. Secondo me la promozione non deve essere fine a sé stessa ma deve tenere conto di chi si ha davanti e chi la progetta deve chiedersi di cosa può avere bisogno il destinatario finale.
      Non per niente quando si fa una campagna pubblicitaria spesso si parte dall'analisi di ciò che cerca la gente, poi lo si inquadra in un determinato target.
      Anche per questo lo spam, oltre che fastidioso, è totalmente inutile. È come sparare nel mucchio senza mirare a nessuno.
      E, come dice giustamente Tenar, diventa controproducente.

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  7. In un modo o nell'altro, purtroppo lo spam arriva sempre. Cerco di vedere il lato positivo: essere vittima di tecniche di marketing così raffazzonate, per lo meno mi fa capire cosa NON fare il giorno in cui deciderò di farmi conoscere in qualche modo. :-D

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    1. Ahah sì, questo è vero. Io su Fb ho amici che spammano in modo imbarazzante, anche cinque-sei volte al giorno la stessa cosa. E penso che io morirei di vergogna a fare una cosa simile. Però mi chiedo, al di là di ciò che non farò mai, cosa invece dovrei fare?

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  8. Credo che questi autori si danneggino da soli. Se per sette volte mi arriva una pubblicità non richiesta non mi viene voglia di leggere quel libro, ma di bruciarlo...

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    1. Ahah anche questo è vero! Quando si esagera si ottiene proprio l'effetto contrario. Anche io ho preso in antipatia alcuni libri per i quali avevo inizialmente curiosità, a causa del comportamento esasperato dell'autore o dell'editore.

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  9. Lo spam rompe. Punto. Per me è un atteggiamento antisociale. Anche quando si deve presentare il proprio libro.
    Non mi sembra il tuo caso però :) e nemmeno il mio visto che avevo scritto delle pubblicazioni, ho messo la pubblicità sul mio blog ma poi... poi non ho più fatto nulla. Che venditrice da poco!!!! ahahahha
    Tornando in tema, credo che quando si spamma così a spron battuto, si rischi di diventare antipatici e di perderci anzichè guadagnarci.
    Giusto parlare delle proprie pubblicazioni. Come ad esempio fai tu con un post ogni tanto di presentazione del tuo nuovo libro. Non tempestando il mondo intero di "ho scritto un libro, (sottinteso lo compri?).
    Tu pensa che non ho mai voluto leggere Dan Brown e Il codice da Vinci proprio a causa della guerra pro e contro che è nata alla pubblicazione! Ok, io son malfatta però la faccenda mi diede molto fastidio. Se continuassi a ricevere informazioni su un titolo appena pubblicato soprattutto sulla mail privata, immagina tu... il cestino ingrasserebbe a vista d'occhio!

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    1. Eh sì, anche la promozione eccessiva degli editori può fare da deterrente. Ci sono romanzi che io mi sono rifiutata di leggere perché se ne parla troppo, pensa un po'. Si vede che scatta qualcosa dentro di noi che ci rende il prodotto antipatico. Pare però che per molti altri non sia così, visto che si fanno condizionare proprio dalla popolarità di un prodotto. Com'è tutto soggettivo!

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  10. Ciao Maria Teresa,
    tutto si riduce nell'usare il buonsenso.
    Credo che a nessuno faccia piacere vedersi intasare la mail-box di spam e di prodotti di cui non gli interessano. Ed hai ragione quando dici c'è il rischio di avere l'effetto contrario, farsi odiare anziché suscitare intesse.
    Non vorrei sbagliarmi, ma qualche tempo fa sul tuo blog è stato pubblicato un posto su come pubblicizzare il 'capolavoro' scritto. Probabilmente questi 'seccatori' hanno preso da quel posto solo una parte tralasciando il senso della misura.
    Grazie
    Rosario

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    1. Sai che non ricordo un post simile? Di certo non posso averlo scritto io! :P
      Senz'altro un po' di buon senso aiuterebbe, direi però che a questo mondo manca parecchio il buon senso :(
      Purtroppo non è per nulla facile capire quando qualcosa risulta seccante e quando è solo sana promozione. Credo che sia un campo molto più delicato di quanto sembri a prima vista.

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  11. È vero, a volte ci si trova di fronte a situazioni che nascondono bene lo spam senza invadenza, ma ci sono casi in cui si ricevono messaggi privati di persone che neanche si presentano ma che presentano il loro libro. È molto fastidioso. Ho risposto a un messaggio simile e mi è stato scritto: "Ho appena pubblicato un libro e non ho altro mezzo di promozione". In casi simili però si ottiene esattamente l'opposto di ciò che si vorrebbe perché a bloccare gli amici su un social ci vuole davvero molto poco!

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    1. Anche me è capitato di confrontarmi con alcune persone in proposito e di ottenere risposte come quella che hanno dato a te. Tutto sembra lecito al giorno d'oggi, ma sta diventando davvero troppo da sopportare. L'esagerazione è sempre in agguato, ma resta il fatto che non è facile trovare la misura giusta per promuoversi.

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  12. Secondo me lo spam non è che uno dei milioni di aspetti di un social media. Ciò che nelle intenzioni di qualcuno magari è pure un bel gesto, può risultare molesto per chi lo riceve. Sono strumenti, e possono essere fastidiosi. Io se dovessi promuovere qualcosa di mio starei attenta. Mi capita con il teatro. Non insisto, magari invito e contatto chi si mostra interessato per ricordarglielo, ma nulla di più. Sono aspetti delicati e si può cadere facilmente nel passare per ingenuotti che si mettono in mostra.

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    1. E' proprio così, sono aspetti delicati. In fondo se ci pensiamo è anche un campo nuovo, dove abbiamo molto da imparare e da capire. L'invadenza sembra in qualche modo connaturata con i social, voglio sperare nel tempo si troverà un equilibrio. O forse sono troppo fiduciosa :P

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  13. Per quanto mi riguarda, seguo la regola "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te". Vale per gli atteggiamenti più plateali, come appunto spammare a raffica verso sconosciuti, ma anche amici (perché devo affliggere delle persone a me care?) e non invadere le bacheche altrui condividendo pubblicità non richiesta. Vale anche per atteggiamenti un po' più sottili che riguardano la mancanza di buon gusto.
    Il metodo dell'utilità citato da Silvia è usato per le mie presentazioni in generale: se, oltre al mio libro, stimolo una riflessione e un dibattito su un argomento, e non mi limito da fare vetrina, mi reputo più che soddisfatta anche se non venderò nemmeno una copia.

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    1. Dovrebbe essere un buon criterio quello del non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi. Anzi, dovremmo proprio applicarlo tutti!
      Di fatto però sull'utilità ho qualche dubbio, come dicevo anche a Silvia. Non dico che non sia giusto in sé come principio, però nel caso della promozione di libri non so come possa essere applicato...

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  14. Non so individuare il confine tra promozione e spam, ammesso che esista. Certi comportamenti che citi sono proprio scorretti, ma gli altri sono connaturati alla necessità di fare sapere al mondo cosa si è pubblicato. La moderazione è sempre una buona regola, ma io stessa, che posto su FB soltanto gli avvisi di nuovi post e le mie pubblicazioni, non mi sento a posto, perché informo persone con cui non intrattengo altri rapporti, perciò lo ritengo spam. E' un problema, davvero.

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    1. Ah tu dici che non esiste proprio un confine? Ecco, a questo non avevo pensato. Però sì, è possibile che in fondo tutta la promozione, di qualsiasi cosa, sia una forma di spam, in quanto non desiderata. Anche io ci penso su Fb, quando posto per esempio link che possono interessare solo chi scrive. In un certo senso per gli altri è spam.

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  15. Io sono stata inserita in un numero imprecisato di gruppi, alcuni li ho usati per fare promozione e anche spam, nei giorni ammessi. Certi gruppi sono strutturati bene e hanno regole chiare, altri invece non riesci mai a capire cosa è ammesso e cosa no, nei primi gruppi ho cercato periodicamente di promuovere i miei libri, solo che negli ultimi tempi ho smesso, un po' per mancanza di tempo, un po' per mancanza di voglia e senso. Ogni tanto però faccio ancora promozione a pagamento su facebook e, se posso, cerco di curare la mia pagina facebook e postare qualcosa lì. Ultimamente sono diventata più insofferente alle richieste di amicizia seguite da messaggi privati e richieste di mi piace...


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    1. Quello dei gruppi è un capitolo che andrebbe sviscerato a fondo, ce ne sarebbero di cose da dire. Il più delle volte è un dialogo tra sordi, soprattutto quando si tratta di libri. Alla fine di gruppi in cui questo non accade ce ne sono pochissimi, ma forse solo perché gli amministratori sono molto rigidi.
      Ti capisco molto bene, tutto questo alla fine è molto deprimente, non si sa più dove sbattere la testa.

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  16. Spero di non diventare mai fastidiosa e invadente. Non amo lo spam e non lo farò quando pubblicherò. Il mio canale preferito per comunicare rimane il blog dove ciascuno può decidere se leggere o no. Ho scoperto anche i social, Instagram tra tutti, ma anche lì non mi permetto di invadere le pagine altrui o di lasciare il mio link in qua e là. Fai bene a parlarne Maria Teresa, il problema dello spam è importante: affrontarlo e chiarirlo come hai fatto aiuta a evitare future figuracce ^_^

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    1. Sì, lo spam è un problema non solo per chi lo subisce ma anche per chi vuole promuovere un libro o un prodotto qualsiasi. Capire come farsi conoscere senza risultare inopportuni è fondamentale per noi autori di oggi. E' un campo minato!

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  17. Il confine tra promozione e spam è indubbiamente labile.
    Certe pratiche, inoltre, possono infastidire più di altre, ma ritengo che il giudizio vada speso tenendo conto della frequenza complessiva con cui un individuo mette in promozione il proprio prodotto, prima ancora del modo in cui lo fa, quindi dei mezzi che usa a tale scopo.
    Intendo dire che esistono persone che, ancor prima di arrivare a pubblicare e poi pubblicizzare un proprio libro, mostrano un atteggiamento invadente/aggressivo, soprattutto sui social.
    Con questo, non voglio minimizzare il tema, che resta delicato, ma credo che le abitudini pregresse dei singoli soggetti vadano tenute in considerazione e che le variabili in gioco siano molteplici.
    Sappiamo tutti quanto sia difficile comunicare l’uscita di un romanzo, soprattutto se non si è supportati da una casa editrice autorevole, nota e dotata di un’ottima rete di distribuzione. È un’impresa titanica.
    A tutto quello già messo perfettamente in luce da te, aggiungerei anche un aspetto da non trascurare e cioè la diffidenza che le persone nutrono verso gli sconosciuti, o semplicemente verso gli emergenti (anche quando si tratta di conoscenti o addirittura amici). Sto parlando del pregiudizio.
    Ahimè, il pregiudizio è l’ostacolo principale e, volendolo guardare bene, assomiglia a un cane che si morde la coda. Il leit motiv sembra essere sempre lo stesso: “Se non ho mai sentito parlare di te, vorrà dire che non vali abbastanza. Se tu valessi (abbastanza) avrei già sentito parlare di te”.
    È un pensiero distorto e aberrante. Tra l’altro, è lo stesso pensiero che sorregge la tesi secondo cui basta che i media parlino di un libro (o un film, o qualunque spettacolo) per garantirne la buona qualità… e infatti siamo circondati da libri spazzatura, magari scritti da personaggi dello spettacolo e per questo decantati come capolavori.
    Insomma, come dicevo, autopromuoversi è un lavoraccio faticoso, difficile, ingrato e frustrante.
    Ma va fatto.
    Ovviamente non possiedo ricette segrete, ma la strada migliore credo sia quella che pratichi anche tu: annunci ricorsivi, ma non quotidiani, creativi affinché catturino l’attenzione e inducano suggestioni, ma anche e soprattutto garbati e intelligenti.
    Dopodiché, e concludo, nelle tante variabili che concorrono a determinare il buon risultato dell’operazione, non possiamo dimenticare l’ingrediente fondamentale: il fattore “c”… ^_^

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    1. Mi inserisco per concordare, e per sottolineare quanto siano vere le tue parole sul pregiudizio. E' proprio così: se tu valessi, sentirei parlare di te; se non sento parlare di te, significa che sei una mezza calzetta. E' un po' come quando lo stesso amico che si era dimostrato estasiato nello scoprire che scrivi, incontrandoti dopo un certo tempo e sentendo che nessun grosso autore sta per pubblicarti, annuisce con l'aria vacua di chi sta pensando: "Ah, io pensavo che fossi bravo...". Quindi è ben comprensibile che gli autori fai-da-te si sentano in imbarazzo e non sappiamo bene come muoversi: non c'è accoglienza, parlando in generale. Per questo ho deciso che voglio leggere i libri pubblicati da tutte le persone che conosco in rete in modo non superficiale. E' poco, è niente, ma lo farò. :)

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    2. Dimenticavo di dire che io per prima sono, o sono stata, soggetta a pregiudizi e a scarsa accoglienza. Fino a poco tempo fa non compravo libri di esordienti e autopubblicati. Questo nonostante facessi parte della famiglia.

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    3. Concordo con voi, questo pregiudizio esiste, si respira nell'aria, fa parte del modo comune di pensare. E' il primo ostacolo per noi autori sconosciuti (non solo autopubblicati, ma anche prodotti da piccoli o medi editori). Se ci pensiamo, è anche il motivo per cui un certo tipo di spam aggressivo funziona. A furia di martellare, un nome, un titolo, ti entrano in testa, non sono più sconosciuti. E cominci a incuriosirti. Con questo ovviamente non sto difendendo questa pratica, ma è un aspetto che fa riflettere.
      Per quanto mi riguarda, per molto tempo non ho letto nulla di esordienti e autopubblicati, sia per pregiudizio, sia perché ero incappata in testi illeggibili che mi hanno demotivata. Pian piano mi sono ricreduta e ho scoperto delle vere perle di autori. Credo che in questo campo vada usato il buon senso e molta attenzione. Ma d'altra parte non è che un autore famoso è automaticamente perfetto, no?
      Concordo anche con quello che dice Clementina, certi atteggiamenti sono parte della persona, si vedono anche al di là della promozione.

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  18. Esempio 1) Una persona mi chiede l'amicizia su Fb, decido di concedergliela. Dopo neanche un minuto mi arrivano una sua richiesta di mettere il mi piace ad un suo libro e l'invito ad entrare nella sua community.

    Esempio 2) Una persona mi chiede l'amicizia su Fb, decido di concedergliela. Dopo neanche un minuto mi arrivano una sua richiesta di comprare o di recensire un suo libro e l'iscrizione coatta nella sua community.

    Per quanto mi riguarda sono entrambi spam che mi fanno perdere la voglia ad interessarmi di quell'autore.

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    1. Ciao Nick, sì sono entrambi spam, neppure dei peggiori, perché c'è gente molto più aggressiva con la pubblicità, ma comunque fastidiosi. Da questo punto di vista ho imparato a ignorare. Negli esempi che hai fatto per me il caso più odioso è l'iscrizione coatta da qualche parte, davvero insopportabile!

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  19. Non so se il commento è passato. Non mi è giunta alcuna comunicazione di commenti moderati.

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  20. Rimetto il commento precedente perché sembra non sia passato. Dicevo che fai bene a lamentarti di essere molestata da autori invadenti. E dicevo pure che quando pubblichi (anche se lo fai con una casa editrice importante) le uniche copie del tuo romanzo che venderai saranno quelle che hai venduto personalmente, cioè, si potrebbe dire con più onestà, quelle che avrai rifilato al prossimo malcapitato. Non c'è alcun modo di pubblicizzare un libro senza molestare qualcuno. La sola scelta a mio avviso è se farlo troppo o troppo poco. E speriamo che questo commento passi :-)

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    1. Ciao Eskimo, benvenuto! Forse il primo commento non era passato, qui non c'è moderazione ma a volte blogger fa i capricci e fa saltare i commenti.
      Capisco molto bene quello che dici, infatti la penso come te. Di fatto qualsiasi promozione (anche la più soft e intelligente) è pur sempre un'invasione, un imposizione all'attenzione. Si tratta di capire quali sono i confini del buon gusto per non esagerare. Cosa per nulla facile!

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