7 lezioni che ho imparato dal self publishing

 

Fonte foto Pixabay


Sono passati sei anni dal mio primo romanzo pubblicato da autrice indipendente. Era il mese di ottobre del 2015, ero uscita faticosamente da un'esperienza fallimentare con un editore ed ero piena di dubbi e paure. 
Non posso dire che sia stata una strada facile, ma in questi anni ho avuto più volte occasione di esprimere la mia soddisfazione per aver fatto questa scelta e oggi non posso che ribadire che non opterei più per un editore se non in casi davvero eccezionali.
Quest'esperienza non è stata positiva solo a livello di pubblicazione (attualmente ho cinque libri pubblicati come autrice indipendente), ma mi ha insegnato tanto anche a livello personale. Ed è di questo che vorrei parlarvi oggi.

1) Senso di responsabilità

Nel momento in cui ti fai carico della produzione di un tuo libro, impari che è nelle tue mani l'intero percorso di realizzazione, e di conseguenza ti assumi la responsabilità di ogni singola decisione. Non avere alla spalle l'appoggio concreto di una casa editrice, ti fa capire l'importanza di contare su te stesso per ogni fase della produzione di un libro, così come dopo per farlo conoscere. 

2) Iniziativa

Se non fai nulla, non ottieni nulla. Può sembrare una banalità, ma troppo spesso gli autori non si rendono conto che pubblicare un libro non equivale a farlo conoscere al mondo intero in automatico. Se vuoi far sì che la tua creatura abbia una chance e riesca a emergere di fronte a una concorrenza spietata, hai bisogno di prendere delle iniziative, agire concretamente. Cullarsi sugli allori non fa parte del percorso di un self publisher. 

2) Disciplina

Nessun editore si sognerebbe di produrre un libro ogni morte di Papa. Un autore che si autoproduce capisce a un certo punto che se vuole restare a galla deve darsi un ritmo, continuare a scrivere. Un autore indipendente deve produrre storie se vuole avere una minima possibilità di essere notato. In pratica, devi ricordare alle persone che esisti come autore.

3) Non svendersi

Non credo che questa lezione l'abbiano recepita tutti gli autori self (e tanto meno molti autori pubblicati da editori), ma credo che sia importante invece comprendere che il nostro lavoro di autori non deve essere mai svenduto per troppo poco. Quindi, è bene non regalare troppi libri  (leggi anche Come, quando e perché regalare il tuo libro), e non offrirlo troppo spesso a prezzi irrisori.

4) Il nostro lavoro ha un valore economico

Corollario del punto precedente. Molti scrittori dicono di scrivere per il piacere di farlo. Questo è giusto ed essenziale per tutti noi, ma non significa che il lavoro e l'impegno di scrivere e pubblicare non debba essere remunerato. Pubblicare in proprio ti insegna che puoi guadagnare qualcosina con i tuoi libri. Anzi, devi! Non accontentarti di una fetta misera (o solo di essere letto) ma pretendi di essere pagato per il tuo lavoro di scrittore perché è giusto così.

5) Non dipendere dal giudizio degli altri

I lettori hanno opinioni molto varie sui medesimi libri. Commenti e recensioni dipendono dal gusto personale, dall'umore del momento, dalle precedenti letture e così via. Per chi scrive (non solo per gli autori indipendenti) è fondamentale non farsi influenzare da questi giustizi, cercare un equilibrio interiore. Questo non significa che non si debba tener conto del parere dei lettori (anzi), né che non si debba gioire per una recensione positiva ed essere tristi per una negativa. Ma vuol dire che non ci si deve far condizionare troppo, né al punto da montarci la testa davanti a cinque stelle, né dal crollare in depressione per una stellina.

6) Invidie e pregiudizi non devono toccarci

Il self publishing ti espone molto non solo al giudizio della gente, ma purtroppo anche al pregiudizio comune. Molti faticano ancora a capire perché essere autori indipendenti sia una buona scelta, criticano la tua decisione o cercano addirittura di convincerti a pubblicare con i loro editori! Spesso mi capita di dovermi mordere la lingua per non dire quello che penso davvero di alcuni editori (non tutti, sia chiaro), ma cerco di essere diplomatica. Altrettanto spesso si è oggetto di invidie e cattiverie di ogni genere (ve lo potranno confermare in tanti, purtroppo). Di fronte a tutto ciò è necessario farsi una corazza e andare avanti, perché non c'è molto altro da fare.

7) Non avere paura di acquisire nuove competenze

Ultimo ma non meno importante è questo punto: se vuoi essere un autore indipendente hai bisogno di farti carico di molti aspetti della pubblicazione che non ti riguarderebbero come scrittore. Vero che puoi e devi avvalerti della collaborazione di esperti e di ogni consiglio esterno, ma ciò non toglie che sarà necessario strada facendo studiare per acquistare capacità che prima non avevi. Altrimenti, tanto vale che ti avvali direttamente di un editore. Come minimo avrai bisogno di saperti orientare in vari campi per evitare errori e saper discernere anche tra suggerimenti validi e consigli sbagliati.

Penso che ci sia ancora molto da imparare, anche perché non si tratta certo di una strada facile. Ma nel mio piccolo sono contenta di averla scelta e grata per quest'opportunità. 

Avete fatto esperienze simili come autori indipendenti? E invece come autori pubblicati da editori?

Commenti

  1. Cara hai scritto cose utili e vere anche per autrici, come me, che hanno pubblicato finora con realtà editoriali abbastanza piccole, o medie.
    Il libro non va avanti da solo, se non lo spingi, se le Feltrinelli non lo mettono per conto loro in pile vicino alle casse.
    E poi mi è piaciuto il discorso sul necessario distacco dai giudizi. Con "Maddalena bipolare" ho avuto 5 stelle per un po', poi una persona - e credo anche di sapere chi è - mi ha messo una stella facendo scendere il giudizio complessivo a 4 stelle e mezzo... mi girano ancora le scatole!!!!!

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    1. Ciao Ornella, capisco bene! Le stelline singole e i giudizi negativi fanno male, tanto più poi quando arrivano da persone che vogliono solo affossarti. E' una brutta realtà con cui ci tocca fare i conti.
      Mi fa piacere sapere che il mio discorso possa riguardare anche chi ha pubblicato con un editore tradizionale. Purtroppo sento parecchi autori in giro che si lamentano. Senz'altro è fondamentale saper promuovere il libro da soli, poi il resto se viene meglio!
      Grazie per essere passata da qui ^_^

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  2. Sono riflessioni mature e largamente condivisibili. Si percepisce che dietro questi anni di pubblicazioni c'è un duro lavoro, come autrice ma anche di riflessione e crescita personale, che è ciò che fa di te una scrittrice di successo. Il nostro lavoro di scrittura è un lavoro e va valorizzato al meglio, a partire da noi stesse. Personalmente sono stata bruciata da un'esperienza con una piccola casa editrice e non demordo dal trovarne una di dimensioni diverse e, mi auguro, con una diversa serietà, ma il mio self non è il tuo. Io continuo ad avvalermi di qualche intermediario, come Youcanprint , StreetLib e più di recente Pubme, che è un mix tra editoria indipendente e tradizionale. Tu sei una profonda conoscitrice di Amazon. Al di là della forma, la sostanza è la stessa: senza il self non avrei mai potuto far leggere le mie storie. Quanto a scrivere di continuo, è una verità che mi fa male perché il mio tempo è ridotto. Cerco di tenere le relazioni con il mio pubblico di lettori attraverso il blog, ma non è la stessa cosa, lo ammetto. Brava Maria Teresa per tutto ciò che hai realizzato. Giustamente ne vai fiera

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    1. Grazie per le belle cose che hai detto, Elena.
      A volte pubblicare con piccole case editrici ti "brucia" come dici tu, ma non bisogna arrendersi, fai bene a guardarti intorno. Di editori tradizionali validi ne esistono senza dubbio. Alla fine, come ci siamo dette tante volte, bisogna scegliere la strada che si sente propria.
      Riguardo alla scrivere in modo costante, non è mai facile. L'importante è non arrugginirsi nella scrittura ma direi che non è proprio il tuo caso ;)

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  3. Concordo con tutto quello che affermi cara Maria Teresa, condivido moltissimo la disciplina e il fatto di non svendersi ma soprattutto quello di non lasciarsi influenzare dai giudizi (alcuni sono davvero dati solo per invidia e cattiveria e ho imparato a non curarmene troppo). Riguardo alle esperienze con le case editrici io ne ho una soltanto, era una piccola casa editrice e all'inizio ha curato il lancio dell'ebook presso molti blogger, tuttavia non hanno mai prodotto il cartaceo, se poi consideriamo le royalties sono molto più basse rispetto a quelle che si ottengono in self (oltre al fatto di avere il controllo delle vendite che considero molto importante). In definitiva credo anch'io che il self sia da preferire, a meno che non si arrivi a una casa editrice big (che avrebbe un altro tipo di impatto...)

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    1. Mi fa molto piacere, Giulia, che siamo giunte alle stesse conclusioni. In definitiva poi non è che gli editori tradizionali siano da evitare in toto, dipende dalle esperienze e dal tipo di collaborazione che si instaura. Condivido in pieno quello che dici, il self è un'ottima strada, a meno che non arrivi un editore big, ma deve essere proprio big :D

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  4. Sono lezioni che valgono anche per la tenuta di un blog, direi. Occorre disciplina, responsabilità, non svendersi con collaborazioni inappropriate, iniziativa e entusiasmo, un certo distacco da giudizi e commenti negativi.
    Sei anni dal tuo primo romanzo, e poi, se non sbaglio, un nuovo romanzo all'anno. Un ottimo ritmo! Continua così! :)

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    1. Hai ragione, Barbara. Anche gestire un blog richiede un impegno costante e un approccio da indipendenti. In fondo, si tratta proprio di essere blogger indipendenti!
      Per ora sto mantenendo più o meno il ritmo di un romanzo all'anno, spero di continuare così, ma gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo :)

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  5. Chi meglio di chi ha esperienza di lungo corso può sapere cosa significhi fare questa scelta? E tu hai sempre gestito molto bene tutto.

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    1. Grazie di cuore Luana per questa manifestazione di stima, ne sono molto felice. Devo dire che non sono stati anni sempre facili, anzi, pieni di incertezze e momenti bui. Ma a oggi non tornerei di sicuro indietro. In fondo tutte le strade hanno le loro difficoltà.

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  6. Sottoscrivo tutto! Questa è anche la mia esperienza, e non mi piace in questo periodo vederla in modo così fosco. Spero che arrivino tempi migliori... e lavoro perché arrivino. ;)

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    1. Ciao Grazia, mi dispiace che tu stia vivendo un periodo fosco, sono sicura che tempi migliori arriveranno presto, l'importante è non lasciarsi atterrare. Purtroppo in questa strada è inevitabile a volte sentirsi scoraggiati, per un motivo o per un altro, anche a me capita spesso, soprattutto per la tendenza che ho a guardare con più attenzione le cose negative che quelle positive. Ma non arrendiamoci! ;)

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