Giovanna Barbieri presenta “Cave Bestiam”


Per la consueta rubrica della domenica dedicata ai libri, quest'oggi vi propongo il romanzo “Cave Bestiam”, recente pubblicazione di Giovanna Barbieri. Come sempre, conoscerete questo giallo storico attraverso le parole dell'autrice.


Sinossi

Carnevale 1484 d. C. Tra feste, scherzi carnevaleschi e misteriose strigarie gallesi, Goffredo è inviato a Venezia in una delicata missione di spionaggio, mentre Edmundo accetta di dare la caccia alla Bestia infernale che si nasconde nella bruma e sta trucidando i fanciulli lagunari. 


Cave Bestiam è un romanzo autoconclusivo, un giallo storico. Ve lo presento attraverso i suoi personaggi: 
  • Goffredo Fortespada, ex soldato di ventura milanese, assoldato dapprima dai nobili d’Urbino, poi dai senesi (dal nobile Piccolomini, dal Consiglio dei Nove e dal Capitano di Giustizia Gallerani) come sbirro e spion contro Venezia.) 
  • Edmundo de la Turre, vecchio speziale di Costantinopoli, esule nei diversi ducati e marchesati italiani dopo che la città è stata conquistata dagli ottomani. Ha sofferto molto: la moglie muore di parto e gli altri parenti a Costantinopoli, durante l’assedio. È dedito alle cortigiane da candela, al vino e alle scommesse a Trentuno per dimenticare i suoi dolori. Tuttavia lui è la mente dietro la risoluzione dei diversi delitti.
  • Fiamma, una fanciulla d’Urbino, che fugge con il fratellino dal padre violento e si rifugia in città. Diventa l’amante/moglie di Goffredo. 
  • Hazel (chiamata anche Veritas) è una strigaria ed herbaria d’origine gallese, dotata del dono della preveggenza, che si trasferisce a vent’anni a Venezia con la madre e il fratello minore Bran. La madre, Carys, a Cadair Idris e a Cardiff, ha educato i figli alla religione celtica. Bran è ucciso quasi subito per sodomia e per aver origliato qualche segreto politico veneziano. Carys, invece, è bruciata sul rogo per stregoneria (in realtà, è una preveggente buona, una herbaria, ma il popolo veneziano la crede una strega).
Giovanna Barbieri




Estratto

….Edmundo ricacciò indietro i ricordi e oscillò, prossimo allo svenimento, tuffando una mano nel borsello. Non aveva più il fisico per certe cose. 
Saldò il debito e sgusciò fuori dalla taverna, stringendosi il capo tra le mani. Sentì le onde leggere che s’infrangevano contro le sponde delle calli e i piccoli sandoli e mascarete, che i veneziani usavano per spostarsi nei canali, sbattevano contro gli argini. 
Tutto odorava di pesce marcio, d’acqua stagnante, d’alghe salmastre e di sale. Un odore spiacevole che restava in gola a lungo e si sforzò di non vomitare l’anima. 
S’appoggiò al muro di una casa, respirando a fondo, e all’improvviso ricordò il suono agghiacciante che aveva udito, prima di ritirarsi con la cortigiana. 
Il grido d’agonia e spavento che era riecheggiato a lungo. Anche la cortigiana era impallidita, terrorizzata, e l’aveva trascinato quasi di corsa dentro la topaia. Era sgattaiolata all’esterno solo all’alba.

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