Ho sempre invidiato gli scrittori capaci di confezionare un romanzo in qualche mese, almeno per quanto riguarda la prima stesura. Leggo i loro “dietro le quinte” e mi domando se davvero scrivere mi appartenga, visto che tra me e i miei romanzi i rapporti sono stati sempre molto più lunghi.
Per portare a compimento “Càscara” ho impiegato la bellezza di quattro anni e mezzo, senza contare la prima stesura, quella che chiamo “il vomitino”, scritta di getto in prima persona, poi abbandonata per una terza persona - narratore onniscente.
Già, appartengo a quella schiera di scrittrici che cambiano punto di vista della narrazione più volte durante il lavoro di stesura. La ragione è semplice: le voci dei personaggi evolvono, mutano, maturano e reclamano spazi che a volte spingono chi scrive ad abbandonare la propria zona di comfort e sbilanciarsi in avanti con qualcosa che non hanno mai tentato prima.
Nel mio caso, una prima persona al presente, intervallata da una prima persona al passato. Insomma, dopo molto peregrinare sono tornata al punto di partenza!
Tuttavia ciò è vero solo in apparenza.
La storia che vi racconto è narrata da Michele, che nel prologo che avete appena letto è un uomo adulto, irrisolto, costretto a fare i conti con il suo passato che sempre ha tentato di dimenticare. Perché? è la domanda che mi sono posta per proseguire la storia.
Tornare con la memoria a Càscara sarebbe già di per sé doloroso, ma a questo si aggiunge l’occasione della morte del suo mentore, Justicio, un argentino fuggito in Italia con indosso un bagaglio di sensi di colpa da mettere a terra, da qualche parte. Sceglie Càscara, il piccolo borgo di pescatori nel sud Italia dove vivono Michelino e la sua famiglia e Alice, la maestra di cui si invaghirà e che lotta per difendere l’unica scuola del paese dal rischio chiusura.
Insieme a loro Justicio incontrerà una costellazione di personaggi, maschili e soprattutto femminili, a ricordarci che la vita è una complessa rete di relazioni, talune sottili, altre più pesanti e proprio per questo più difficili da rescindere.
Justicio vive su una barca a vela, Matilda, come riparo offerto dal facoltoso Fillesi, sulla quale l’argentino, noto in paese come “lo straniero”, accoglie con uno stratagemma Michelino, che fugge da una condizione familiare misera e violenta, per “diventare un uomo”.
Anche Justicio deve fare i conti con se stesso. Quando l’amore busserà alla sua porta, si scoprirà inadeguato ad accoglierlo.
Quando ho terminato la terza stesura e ho capito che “Càscara” poteva diventare davvero un romanzo, mi sono fermata un istante. Mi sono chiesta che cosa avrebbe spinto chiunque di voi a leggerlo, recensirlo, amarlo e ad emozionarsi facendosi cullare dalle sue parole come onde.
Ho trovato una sola risposta: “Càscara” parla del destino di ciascuno di noi. Della nostra tentazione di fuggire dal passato e da noi stessi e della certezza di dover, prima o poi, tornare sui nostri passi per sciogliere quei nodi ed andare avanti.
Càscara, come immaginate, non esiste, eppure dovrebbe. E’ un luogo che ciascuno di noi conserva nel suo cuore e a cui, di tanto in tanto, giova ritornare.
La lettura di questo romanzo vi accompagni là dove conservate i vostri ricordi più veri.
Non puoi sapere se hai lasciato alle spalle il tuo passato fino a quando non torna a bussare alla tua porta
Lo sto leggendo e sono già a buon punto, Michelino mi fa molta tenerezza ed è una fortuna per lui aver incontrato un uomo come Justicio, una figura più paterna del suo vero padre...
RispondiEliminaIl nome dell’immaginario paese Càscara, da che cosa ti é stato suggerito? Sono molto curiosa 😀
Ciao Giulia, grazie per aver letto e commentato il post. La tua domanda mi fa molto piacere perché mi permette di svelare qualcosa di Càscara, qualcosa che stai scoprendo anche tu pagina dopo pagina. Il significato letterale di Càscara è guscio, involucro. Il piccolo borgo di pescatori cui dà il nome rappresenta un guscio per i suoi abitanti nonché protagonisti del romanzo. A volte protegge, a volte soffoca. Resta un luogo del cuore, in ogni caso, come scoprirà ad esempio Michelino. Il fatto che abbia scelto un nome spagnolo è un omaggio all'Argentina ormai mai terra di elezione. Spero di aver soddisfatto la tua curiosità. Un abbraccio e buona continuazione di lettura
EliminaHo apprezzato molto Càscara, e sono sicura che lo apprezzerò di nuovo alla seconda lettura, che avverrà molto presto. La mia impressione è di una storia che convince, narrata da una mano che convince altrettanto. Quando conosco l'autore, spesso mi capita di sentirmi un po' impacciata nel leggere, come se volessi forzare la mia opinione in una direzione o nell'altra. Con Càscara non è successo: ho iniziato a leggere e mi sono persa nella storia. Mi è sembrata una cosa non da poco. Brava Elena. :)
RispondiEliminaChe piacere questo commento, Grazia! Perdersi in una storia, cosa possiamo desiderare di meglio, come autrici e come lettrici? Grazie. Sei stata un aiuto prezioso come beta reader e attendo il tuo ultimo giudizio sul mio lavoro, che grazie anche alle tue osservazioni credo sia migliorato. Un abbraccio e grazie per aver lasciato questo commento
Elimina@Giulia e Grazia Grazie per i vostri commenti, direi che con i vostri pareri positivi fate proprio venir voglia di leggere questa storia ^_^
RispondiEliminaEh sì Maria Teresa, datti da fare! Attendo anche la tua di opinione! :D
EliminaInnanzitutto mi sento molto partecipe per quello che ha detto Elena sui propri tempi di scrittura. Non credo che tutti i romanzi richiedano tempi rapidi nella stesura e nella revisione, anche se ci sono eccezioni illustri - ma secondo me sono appunto eccezioni.
RispondiEliminaMi ha colpito molto la cura che trapela dalle righe di Elena, non soltanto nei confronti della storia che ha sorvegliato senza forzature, ma anche dell'Italia in cui è ambientata la vicenda. L'incipit promette benissimo! :)
Cara Cristina, questo romanzo mi ha dato un bel po' da fare, ma sono felice che le prime impressioni dei miei lettori siano molto buone, significa che tutta la cura che ci si mette alla fine non è stata vana (e mai potrebbe, al di là degli esiti). L'incipit è un innesco. Il primo capitolo, se avrai modo di leggerlo, ti butterà dentro il mondo di Michelino... Grazie per il tuo commento e a presto
EliminaAncora complimenti, Elena! Non ho letto il romanzo, ma intanto ci tenevo a essere partecipe della tua grande soddisfazione. È bellissimo avere un progetto e portarlo a termine. Altre cento di queste emozioni! 🌹
RispondiEliminaE io ti ringrazio Marina per questa condivisione positiva di un risultato per me molto importante! E' bello poterlo condividere con chi ha seguito parte delle evoluzioni cui la stesura mi ha costretta! Non so se ne farò cento, ma di recente, avendo ripreso i ritmi normali di lettura, mi è venuta subito voglia di tornare a scrivere.... E' una malattia!
EliminaQuelle voci che nel corso delle varie stesure diventano diverse, è un segno che hai cercato a fondo queste anime. Le conoscerò.
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