Antonio Chirico presenta “Ramondo lo scudiero”

   


Questo è l'ultimo appuntamento prima della pausa estiva per la rubrica domenicale dedicata ai libri. Con me è oggi Antonio Chirico per presentare il suo romanzo dal titolo “Ramondo lo scudiero”.


Sinossi

Siamo nel Regno di Napoli, a cavallo tra il 1300 e il 1400.
Ramondello è il figlio cadetto del conte Orsini. Suo padre ha previsto per lui la carriera ecclesiastica, ma il ragazzo è innamorato perso di una fanciulla destinata a diventare contessa e non si arrende a un destino che non vuole. Trova una sponda amica in Ramondo del Balzo, fratello di sua nonna. Il pro-zio, che non ha avuto figli, gli risolve tutti i problemi designandolo suo successore. Unica condizione per ereditare le sue fortune è che Ramondello aggiunga al proprio cognome anche quello del suo benefattore. Ma le cose non vanno secondo i piani e il ragazzo si ritrova costretto a partire come scudiero per le crociate del Nord, senza nemmeno un ultimo saluto alla sua amata. Liberamente ispirata alla vita di Raimondello Orsini del Balzo, è una storia di amori, amicizie, tradimenti, conflitti familiari e battaglie avventurose. C’è spazio anche per delle incursioni nel mondo della cavalleria teutonica e nei misteri del Santo Graal. Il tutto, sullo sfondo storico della disputa tra due re pretendenti al trono di Napoli e dello scisma d’Occidente, con una Chiesa cattolica retta contemporaneamente da due papi in conflitto tra loro. Una storia antica ma con molte curiose analogie con la contemporaneità. 


Da sempre mi hanno appassionato i libri o film di avventura e storici. E questo è il mio romanzo di esordio. Volevo evitare l’autobiografia e perciò mi sono ispirato alla vita di un altro, un personaggio realmente esistito in epoca medievale, uno scudiero le cui qualità lo hanno portato a diventare poi principe. Stavo meditando di scrivere della sua vita già da qualche tempo quando mi sono trasferito ad abitare nei pressi di una torre medievale eretta proprio dal figlio del protagonista scelto. L’ho inteso come un segno del destino: era la storia giusta. Ma non so se ce l’ho fatta per davvero a non raccontare di me, perché credo che nell’eroismo e nel coraggio del protagonista ci sia esattamente ciò che io vorrei essere ma non sono. Forse in parte il fratello del protagonista potrei essere davvero io, con tutte le sue debolezze e limiti umani. 

È inutile dire che, prima di cimentarmi a riversare il tutto su carta, ho dovuto studiare un sacco di saggi, libri e documenti, anche antichi, ai quali devo un peggioramento della presbiopia di quasi due diottrie. Ma ne è valsa la pena, e mi riterrò soddisfatto se il divertimento che ho sperimentato io nel creare i miei personaggi e narrare le loro vicende arriverà al cuore dei lettori. Nel dedicare le notti alla scrittura, mi son sentito tornare un po’ bambino, come quando giocavo, accovacciato per terra, schierando i miei soldatini di plastica.

Antonio Chirico

Incipit

1372, Regno di Napoli, Nola
Tra le mura del castello, la pace del pomeriggio estivo era turbata da un tintinnio incostante di spade. Nell’assolato cortile, Ramondello e Roberto venivano instradati nelle arti belliche da Gaspare Vinciguerra. 
Sebbene le cicale nascoste tra le fronde del grande olmo interno alla cinta muraria si fossero zittite, intimorite dalla presenza umana, un frinire assordante e quasi ipnotico – eppur perfettamente integrato nel silenzio pomeridiano – giungeva dagli uliveti delle campagne circostanti. 
Tutt’intorno ogni cosa pareva immobile, come legata e tenuta ben ferma dai raggi del sole, implacabile sulle loro teste.
«Non startene lì impalato, muoviti. E tieni alta quella spada» gridò l’istruttore mentre metteva alle strette Roberto sferrandogli un fendente dietro l’altro.
Incalzato da tutti quei colpi di fila, il giovane non ebbe il tempo per seguire il suo consiglio. Barcollò, poi cadde per terra e, senza rendersene conto, si ritrovò la spada del maestro puntata alla gola.
«Hai ancora parecchio lavoro da fare, mio signore» gli disse Vinciguerra mentre, rinfoderata l’arma, gli tendeva il braccio per tirarlo su e, con l’altra mano, gli dava un buffetto in testa scompigliandogli i capelli.
«Ora tocca a te, Ramondello. Fammi vedere che cosa sai fare tu.»

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Commenti

  1. Interessante!! Soprattutto la trama :)

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    1. Grazie! Sono ben 484 ma chi lo ha già letto mi ha detto che scorrono velocemente. Mi piacerebbe conoscere anche il tuo giudizio, magari venendomi a trovare sulla pagina facebook "Ramondo lo scudiero"

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