Marialuisa Moro presenta “L'isola del male”



Buona domenica, cari amici. 
C'è un thriller ambientato nelle terre nordiche quest'oggi a tenerci compagnia. Per la rubrica dedicata alle presentazioni di libri, infatti, è con me l'autrice Marialuisa Moro con la sua ultima produzione, “L'isola del male”.
L'autrice è stata mia ospite anche qualche tempo fa con quest'intervista: “Delitti artici” - Intervista a Marialuisa Moro

Sinossi

Un periodo molto duro per l’ispettore Mina Halvorsen. Tutto il suo mondo sembra sgretolarsi da ogni punto di vista.
Un incarico la porta di nuovo lontano da Stig e si trova ad affrontare un caso complesso, che sembra collegato a un altro, avvenuto a Oslo cinque anni prima. In un’altalena di eventi che sembrano aprire uno spiraglio di luce e finiscono nel buio, sospetti che non trovano appigli concreti, menzogne e astrusi personaggi, Mina si trova tremendamente sola e delusa. Tutto sembra arenarsi.
Quando la soluzione si presenta a portata di mano… Cosa ha deciso il destino per lei?

Miei cari lettori, vi presento il sesto thriller della serie norvegese: L’ISOLA DEL MALE.

Che barba! Dirà qualcuno. Tranquilli. Ė anche l’ultimo. Non in assoluto, spero, se non muoio prima, ma l’ultimo di questa serie, che mi ha preso la mano in modo imprevedibile.

Partita con PUZZLE, che in origine doveva essere un breve romanzo a sé, ispirato dal mio viaggio a Capo Nord, ho ripreso il personaggio del commissario Stig Olsen, mettendogli accanto l’agente Mina Halvorsen in DELITTI ARTICI, per poi continuare con “la coppia che scoppia” tra delitti e misteri, in UN PASSATO SCOMODO, OCCHIO PER OCCHIO, L’ELMO DI ODINO e L’ISOLA DEL MALE.

Quest’ultimo è diverso dai precedenti per le tematiche trattate (la maternità nei suoi vari aspetti: desiderata, accidentale e negata) e per l’epilogo. Leggete e lo scoprirete.

Buona lettura!

Marialuisa Moro

Incipit

1. Gunnar
 
Cinque anni prima

La donna cullava il bambino con gesti meccanici. Lo sguardo era fisso alla finestra. Dietro le tendine bianche di pizzo sintetico, i fiocchi di neve grossi e larghi danzavano lenti nell’aria, ma lei non li vedeva.
Gli occhi arrossati e segnati da profonde occhiaie erano persi nel vuoto. I capelli lunghi e spettinati le cadevano a ciocche sul viso ricoprendone gran parte come una tenda scomposta e lei non si curava di cacciarli indietro.
I singhiozzi del piccolo si erano fatti sempre più radi e sommessi, trasformandosi in radi singulti, e le palpebre accennavano a chiudersi.
   “Forse è la volta buona” borbottò con una smorfia l’uomo in pigiama felpato. Seduto al tavolo della cucina, sorseggiava una tazza di caffè reggendosi la testa con una mano, il viso disfatto e i capelli scomposti.
La donna gli lanciò un’occhiataccia che intimava silenzio ed egli si allontanò a piedi nudi, scuotendo il capo con un gesto di stizza.
Prima di vestirsi, guardò fuori: il minuscolo giardino di fronte alla casa era tutto bianco e il cielo greve non prometteva niente di buono. La giornata si prospettava pesante da ogni punto di vista.
Andò nella camera adiacente e afferrò gli indumenti del giorno prima, appoggiati su una sedia. Non era dell’umore adatto per cercare qualcosa di diverso nell’armadio; a che pro? Per passare la giornata seduto al computer, non era necessario essere eleganti. Infilò in silenzio il maglione verde scuro e i jeans pesanti, facendo attenzione a non far scricchiolare le assi del pavimento.
Da un paio di settimane, le notti erano un inferno. Non che prima andassero molto meglio, ma ora il piccolo stava mettendo i primi denti ed era normale che fosse agitato, diceva la pediatra. Normale, sì, ma passare la notte svegli e poi lavorare tutta la giornata era un vero tormento, dato che non si trattava di un caso isolato, ma ormai di un lungo periodo. Sentiva la testa scoppiare di stanchezza ed era incapace di concentrarsi. Gli pareva di impazzire. 

Ebook e cartaceo in vendita su: 

Commenti