I temi trattati sono diversi. La trama di per sé non è certamente rivoluzionaria: uno sconosciuto perseguita al telefono la sua vittima. Nulla di nuovo sotto il sole! Ci sono miliardi di esempi letterari e cinematografici. Ciò che rende “Chiamata dall’Inferno” particolare, oltre ovviamente il nuovo stile narrativo breathless, è il gioco messo in atto da Alpheus ai danni di Jessica, gioco cinico e sadico strutturato sull’Inferno del Sommo Poeta. La trama di per sé è lineare e facile, alla portata di chiunque, ciò che invece richiede forse una maggiore attenzione sono i temi implicati: il viaggio nella propria coscienza, il tema della paura e il tema del ricordo, ecc.
Il tema della telefonata anonima
Trovo che questo tema sia sempre ansiogeno. Trattandosi di un thriller, l’ansia è un ingrediente indispensabile.
Il tema del ricordo
La memoria, si sa, funziona in modo selettivo. Tendiamo a ricordare solo ciò che ci interessa e rimuoviamo ciò che ci fa stare male. La memoria è alla base della nostra identità. Si dice difatti che noi siamo i nostri ricordi. La nostra identità quindi è carica di ricordi scelti dalla nostra memoria. Ad un certo punto, però, nelle nostre vite è possibile che entriamo in conflitto con il nostro passato, per un trauma subito o per un avvenimento difficile da accettare o per un nostro cambiamento di rotta, per cui non siamo più ciò che eravamo e magari ci sentiamo colpevoli di azioni contrarie alle nuove convinzioni acquisite dal nostro io più maturo e adulto. Il fenomeno, conosciuto come "dissonanza cognitiva", è relazionato anche al processo di rimozione, che entra in causa per alleviare la sensazione negativa procurata dal conflitto tra passato e presente. Tuttavia, non si può dimenticare tutto quello che ferisce, anche se sarebbe bello riuscire a dimenticare e riconciliarsi con la vita e con noi stessi.
Il tema della paura
Paura di non essere creduti, paura di deludere, paura di non riuscire a ottenere un risultato, paura della perdita di memoria, paura di dimenticare ed essere dimenticati, paura di un passato che "ritorna", paura dell'ignoto, paura della morte, paura della vita, paura della paura, fobie vere e proprie... Quante paure nell'arco della nostra vita ci hanno sfiorato almeno una volta! Ma che cos'è la paura? La paura richiede il nostro coraggio e di certo non va a braccetto con la vigliaccheria. Nel romanzo, Jessica dovrà vedersela anche con tutte le sue paure.
Il tema della vendetta
Nel romanzo prende forma nella legge del contrappasso, come mezzo per punire Jessica nel caso non superi le prove. È un tema sempre affascinante sia dal punto di vista cognitivo che emotivo. Esiste molta letteratura, molto cinema e teatro sull’argomento. Gli esempi in letteratura, oltre ai classici di sempre, sono davvero tanti (“I nomi epiceni” di Amélie Nothomb; “Il ballo” di Irène Némirovsky, La vendetta” di Agota Kristof, “Misery” di Stephen King per citarne qualcuno). A livello cinematografico credo che il maestro Kim-Ki-Duk abbia raggiunto l’eccellenza nel film “Pietà”. Scegliere un tema molto trattato e per di più in modo supremo non è stato semplice. Ho cercato quindi una via alternativa per parlare di vendetta e l’ho fatto per mezzo di un romanzo sperimentale che fosse però facile, che non scomodasse i grandi pensatori del passato (eccetto Dante) e che fosse accessibile a tutti, ma davvero a tutti, indipendentemente dal background culturale del lettore.
Quanto al messaggio, se lo esplicitassi pienamente rischierei di cadere in uno spoilerone “rovina festa”. Mi limiterò a dire che mi auguro che sia colto quanto in ognuno di noi abiti il bene e il male, benché in proporzioni diverse o molto diverse, e che quindi nessuno sia totalmente buono o totalmente cattivo. Anche nella mente più spietata e crudele può esserci una scintilla di luce, qualcosa che lo renda in qualche modo perdonabile. Il tema della vendetta è simmetrico a quello del perdono. Il desiderio di vendetta ci abbassa nella miseria umana e interferisce negativamente con la nostra evoluzione spirituale; al contrario la capacità di perdono eleva il nostro spirito. Tuttavia, dobbiamo accettare di essere solo umani con tutte le nostre debolezze e lavorare tanto su noi stessi per arrivare forse a capire, come dice Goethe, che “La vendetta più crudele è il disprezzo di ogni vendetta possibile”.
Grazie infinite per lo spazio che mi avete concesso. È stato un piacere conoscervi e far conoscere ai lettori questo romanzo sperimentale.
RispondiEliminaE' stato un piacere, Elisa! In bocca al lupo per il tuo romanzo
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