I personaggi non si costruiscono, si conoscono

Foto di  Tara Winstead (Pexels)

Alcune settimane fa ho terminato di scrivere/revisionare il mio nuovo romanzo e come mi succede ogni volta, ho provato un gran senso di vuoto e la conseguente voglia di immergermi subito in una nuova storia. Siccome avevo già in mente una bozza, appena ne ho avuto l'occasione ho buttato giù alcune pagine, per poi bloccarmi e chiedermi: e ora, come proseguo? Mi sono resa conto che mi ero gettata troppo in fretta nella scrittura, senza sapere abbastanza, non tanto della trama (che ho abbastanza chiara in testa) quanto dei personaggi. In pratica, non li conoscevo abbastanza per poter scrivere di loro. Va da sé che mi sono fermata e ho cominciato a chiedermi chi sono i protagonisti e i co-protagonisti di questo nuovo romanzo e da qui è scaturita anche una riflessione.

Tempo fa ho letto un saggio della famosa scrittrice Elisabeth George L'arte di costruire un romanzo. Una lettura che in parte ho trovato interessante, in parte noiosa. In questo testo, l'autrice parla in modo molto dettagliato del suo metodo per costruire un romanzo, inserendo esempi e stralci dai suoi libri. Senza dubbio è un testo molto accurato e approfondito, ma che in parte ho trovato noioso come dicevo, probabilmente perché non ho potuto apprezzare a pieno gli esempi che fa non avendo mai letto nulla di suo (benché il mystery sia il genere che prediligo). In ogni caso, ho trovato alcuni consigli molto interessanti. 

Ovviamente quando si parla di narrativa, ogni scrittore ha il suo metodo, il suo specifico modo di procedere. Tuttavia, c'è sempre modo di migliorare questo personale approccio creativo attraverso l'esperienza di altri, facendone tesoro.

Tra i vari suggerimenti che ho apprezzato di questo saggio di Elisabeth George, c'è quanto dice a proposito dei personaggi. L'autrice parla di una scrittura (anzi, pre-scrittura) in modalità flusso di coscienza con la quale conduce l'analisi di ogni personaggio.

... al momento di scrivere realmente il romanzo, per me i personaggi hanno la precedenza e sono quelli che contano di più. E significa anche che sono i miei personaggi a dare forma alla trama del romanzo e non viceversa. In questo modo evito di ritrovarmi con personaggi monodimensionali, e anche di   sentire che «i personaggi non si stanno comportando come vorrei». Il motivo per cui non mi trovo in una situazione in cui i miei personaggi «non ubbidiscono» è che prima di dedicarmi alla loro creazione non ho alcuna idea preconcetta su come debbano comportarsi, su quali siano i loro obiettivi o su cosa li faccia arrabbiare. È l’analisi dei personaggi a rivelarmelo.

Questa analisi di cui parla è destinata a far emergere il personaggio..

... che poi mi racconta chi è, come agirà e come reagirà, che tipo di mentalità ha, come sono i suoi rapporti con le altre persone, eccetera.

Ecco, questo modo di procedere mi ha colpita molto, forse perché nel corso degli anni è diventato anche il mio metodo. Non mi è mai piaciuto creare personaggi a tavolino, definendo a priori il carattere, la storia pregressa, gli obiettivi e così via. Di solito parto da qualcosa che so di loro perché mi è arrivato come una sorta di intuizione e poi cerco di scoprire il resto.

La parola scoprire è proprio quella chiave in questo mio processo. Un po' come quando di una persona che incontri non sai nulla e man mano che ci parli, la conosci un pochino, te ne formi un'idea.

La modalità flusso di coscienza, ovvero scrivere tutto quello che ci viene in mente, può aiutare molto in questo lavoro. Quello che faccio è soprattutto prendere appunti sui miei personaggi, prima di cominciare a scrivere il testo vero e proprio. Ogni volta che scopro un'informazione su di loro, me la annoto. Non tutto poi mi è davvero utile per il romanzo, naturalmente. Molti dettagli restano confinati agli appunti perché non trovano posto della storia, oppure mi succede di fare modifiche man mano che conosco meglio i personaggi stessi e le loro relazioni. Infatti, questo processo di scoperta e conoscenza viene portato avanti anche durante la stesura.

Oltre agli appunti, per me è importante anche pormi tutta una serie di domande. Che lavoro fanno i vari personaggi, che rapporto hanno con la famiglia, che cosa amano o odiano, e così via. Anche piccole domande aiutano a definire un personaggio, ma sempre lasciando che questo processo avvenga in maniera spontanea, naturale.

Non è facile secondo me vincere la tentazione di appiccicare addosso a un personaggio determinate caratteristiche in modo forzato. A volte però accade e la conseguenza è di creare figure poco vive, marionette senz'anima. Altre volte, al contrario, accade che i nostri personaggi prendano addirittura il controllo e ci sorprendano.

Tempo fa mi è capitato di definire a monte l'aspetto fisico di un personaggio: magro, segaligno e senza barba. Eppure, durante la scrittura continuavo a pensare a lui come a un tipo sovrappeso, con un folto barbone, un po' pacioso. E alla fine ha vinto quest'ultima definizione, nata spontaneamente.

Voi come create i vostri personaggi? Raccontatemi come nascono e crescono nella vostra testa e sulla carta.

Commenti

  1. Su carta (o meglio su file) metto a punto le caratteristiche fisiche: occhi, capelli, eccetera eccetera. Ma è con il dialogo che si svela completamente.

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    1. Hai ragione! Il dialogo tra i personaggi è davvero importante perché si manifestino i vari caratteri. Io al contrario di te non metto su carta nulla delle caratteristiche fisiche, ho quasi paura di renderli meno vivi. E' una mia fissa, diciamo, non che abbi qualcosa di logico.

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  2. Concordo pienamente, però spesso mi capita che i personaggi "vengano su" da soli. In realtà, quando poi ci ragiono, scopro che le loro caratteristiche erano state da me interiorizzate, e che scrivendo venivano fuori. È un processo molto soggettivo, comunque.

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    1. Sì, è un processo soggettivo. Forse varia anche da storia a storia. Senza dubbio hai ragione quando dici che le caratteristiche si interiorizzano e poi emergono scrivendo. Sono i misteriosi processi della scrittura!

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  3. Quando iniziò a scrivere una storia spesso ho già in mente tutto dei personaggi principali, in particolare per la serie del commissario Sorace prima di pensare la trama avevo già ben chiari il carattere e il passato dei due personaggi, é nato tutto prima nella mia testa, uno stato di grazia che non sempre si ripete così facilmente.

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    1. Wow, sì un colpo di grazia davvero. A me non è mai successo, anzi passo molto tempo a mettere a fuoco i personaggi, forse persino più della trama. Spero che prima o poi arrivi un Sorace anche per me ;)

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  4. Ciao, mi trovo molto in linea su ciò che dici.
    Anche io non ho mai creato i personaggi a tavolino, preferisco come sai la spontaneità e la naturalezza che sgorga da una scrittura meno rigida. Molto spesso sono i personaggi a mostrarsi con una scrittura "inconsapevole" e allora mi sorprendono.

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    1. Bella la definizione di scrittura inconsapevole. E sì, è bello quando i personaggi ti sorprendono, quando decidono un po' di testa loro e si svelano in modi che non avevi in mente.

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  5. Spendo parecchio tempo a conoscere i personaggi, partendo da un paio di caratteritiche che ho in mente. Da lì trovo una loro fotografia in rete, su cui poi mi baso per crearli. Trovo che vedere il loro viso, il fisico, la mimica mi aiuti molto a non "inventarli". Non credo però che potrei lasciare a loro il compito di creare la trama. Variazioni sulla mia scaletta sì, autonomia totale no.

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    1. E' interessante questa cosa che dici, cioè creare personaggi partendo da una foto. Quindi cerchi in rete caratteristiche tipo "donna bionda" e poi ti fai ispirare da quello che trovi?

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    2. In pratica sì, magari cerco "giovane donna bionda", poi scorro fino a vdere un viso che corrisponde in qualche modo alla giovane donna bionda che ho in mente. A volte la trovo, mentre a volte ne trovo un'altra che mi convince di più. Della candidata guardo anche altre foto, per vedere se le varie espressioni del viso corripondono a quelle che cerco. Faccio questo per tutti i personaggi principali, poi scelgo i loro nomi. A questo punto mi è più facile sentire di conoscerli, perché i visi ispirano azioni e sentimenti.

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    3. Davvero interessante! Devo provarci anche io :)

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