Massimiliano D’Alisa presenta “Se vuoi ti accompagno”


Buona domenica a tutti. “Se vuoi ti accompagno” è il titolo del libro che vi propongo quest'oggi per la rubrica dedicata agli autori. Come sempre, scoprirete di più dalla presentazione dello stesso autore, Massimiliano D’Alisa.


Sinossi

Max, un giovane-non-più-giovane, è alle prese con le riflessioni esistenziali tipiche di chi si avvicina alla fatidica soglia dei Quarant’anni.
In una tiepida domenica d’inverno, si accorge di avere un po’ di nodi da sciogliere nel suo vissuto e un bel po’ di connessioni da riallacciare col suo passato. Al tempo stesso, realizza di non avere più tutto il Tempo a sua disposizione: è quindi, arrivato il tempo giusto per mettere un punto importante nella sua vita.
Occorre, però, dare la giusta cornice a questo rito di passaggio; e così, in un guizzo di ispirazione e incoscienza, decide di prendere in prestito l’auto paterna e di tornare in uno dei suoi “luoghi del cuore”: Santiago di Compostela, meta di un famoso pellegrinaggio.
Al momento della partenza, si vedrà scortato, oltre che sostenuto, da due compagni di viaggio decisamente originali, insieme ai quali scorrazzerà flemmaticamente
per le strade di mezza Europa, percorrendo rotte già tracciate e visitando posti già vissuti.
In ogni tappa, troverà il tassello di un puzzle misterioso, spezzettato lungo il tempo e lo spazio della sua vita, che man mano si (ri)compone. Fin quando, arrivato in Spagna, il suo temperamento un po’ troppo schematico farà i conti con l’Imprevedibile…


“Se vuoi ti accompagno” è un libricino di appena 96 pagine, un racconto autobiografico (che ho osato definire “catartico”, dal momento che, per me, il comporlo è stato un percorso terapeutico, di guarigione interiore) venuto alla luce nei giorni del “secondo lockdown”, ossia agli inizi del 2021, quando si poteva uscire di casa solo per andare a lavoro e fare attività di una certa importanza vitale.
Certo, il desiderio di scrivere un libro affonda le sue radici in tempi assai più remoti, dal momento che, riflessivo e introverso quale sono e sono stato, ho sempre preferito la parola scritta a quella parlata, lanciandomi (sempre e solo per gioco, però) in diverse performance da scrivano, riscuotendo timidi ma diffusi apprezzamenti, forse dovuti anche alla mia preparazione umanistica. 

Eppure, il tempo della pandemia ha tracciato una linea nella mia storia personale: dopo anni di vagabondaggio fisico e di naufragi interiori, in cui ho cambiato più volte “vita”, mi sono ritrovato ai Castelli Romani, in quello stesso fazzoletto di terra dal quale un altro Naufrago, ben più importante e imponente di me, diede vita all’Urbe più importante della storia.

Sono finalmente felice, sereno e stabile; eppure, i segni della sofferenza patita mi impediscono di goderne appieno, così come di vivere appieno. Capisco, così (complici anche il tempo che passa e la soglia degli –anta che si avvicinano minacciosi), che non posso più perdere tempo: devo avventurarmi in un viaggio che mi permetta di ricollegare i vari brandelli di vita, i tanti frammenti di me, del mio io, gettati qua e là per l’Italia, forse anche per l’Europa; e di portarli, finalmente, a compimento, unendoli tra loro con un invisibile filo d’oro.

Ed è così che questo percorso interiore prende le sembianze di un Viaggio vero e proprio, dove ogni cosa non è lasciata al caso: il protagonista, i due bizzarri accompagnatori (l’uno, un fan sfegatato del trio Aldo Giovanni e Giacomo; l’altro, un tenebroso adepto della musica rock), la macchina utilizzata, le persone incontrate, i posti visitati, per arrivare alle citazioni cinematografiche che accompagnano i dialoghi, fino ai frammenti delle canzoni rock, che scandiscono la tabella di marcia. 
Sarà la bellissima Santiago de Compostela, con la sua maestosa appendice di Finisterre, a fare da scenario per l’epilogo e il nuovo inizio di una storia, la mia, semplice ma immortale. Come, del resto, è immortale l’anima di ciascuno di noi.

Massimiliano D’Alisa

Incipit

Massimiliano sistemò i bagagli con flemmatica ed euforica precisione: si incastravano così bene nella bauliera della sua auto, da far sembrare che l’auto fosse stata scelta su misura per loro.
Fissò con soddisfazione il suo inseparabile zainetto blu, in tinta con la carrozzeria del veicolo e, con la scusa di fare un rapido check sulle cose da portare, domandò a sé stesso, per l’ennesima volta, se fosse veramente cosciente di quel che stava per fare.
Alzò le braccia e poggiò le mani sul portellone ancora aperto della Fiat Brava, un po’ per dargli la spinta e richiuderlo, un po’ per darsi la spinta e partire. Pensò, quindi, che non era il caso di pensarci più e finalmente lo abbassò. Il tonfo sordo della chiusura pose fine, almeno momentaneamente, alle sue preoccupazioni.

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