Alessio di Lupo presenta “Mistero vivente”

 


Buona domenica! Anche questa settimana è con noi un autore esordiente che ci propone il suo primo romanzo. Si tratta di Alessio di Lupo, che presenta il romanzo intitolato Mistero vivente”.


Sinossi

Siamo nel 1890 e Frank Dixon è l’illusionista più sensazionale di Londra. O, almeno, e questo è certo, il mago più incline ai facili costumi e al gin da due soldi. Sarà durante una serata d’alto rango – sostenuta senza il consueto, preventivo sfogo della passione carnale – che le cose prenderanno una brutta piega. Quando un conte facoltoso non meno che perfido mette letteralmente lo zampino nel numero finale dello spettacolo, in cui l’assistente Benjamin Lown viene momentaneamente decapitato, tutta l’illusione salta e Frank si trova a dover pagare il pegno a una combriccola di nobili sadici.


Sono Alessio di Lupo e abito in un paesino in campagna della provincia di Pisa. Fin da piccolo ho sempre letto fumetti e narrativa straniera e italiana. Tra i miei autori preferiti:Italo Calvino, Emilio Salgari, Jules Verne, Stefano Benni, H. G Wells, Oscar Wilde, Arthur Conan Doyle. 
Parliamo adesso del romanzo. La vicenda e’ ambientata nella Londra Vittoriana dell’ultimo decennio dell’ottocento e si ispira ai misteri gotici, orrori, stranezze e superstizioni imperanti all’epoca: mostri, fantasmi, efferati omicidi, uomini invisibili, o ritratti che invecchiano al posto del ragazzo che viene ritratto come nell’omonimo romanzo di Oscar Wilde.

Il romanzo parla di una scommessa assurda, fatta ai danni di un illusionista e del suo assistente, da una combriccola di nobili sadici. Uno di essi, il conte facoltoso proprietario della villa in cui si svolge lo spettacolo dell’illusionista, scopre il trucco dello stesso e lo costringe a trovare un vero uomo vivente senza testa. Se l’illusionista riuscirà nell’impresa, vincerà due milioni di sterline, in caso di insuccesso dovrà pagare dodici pegni a dodici nobili influenti presenti allo spettacolo. Il romanzo parla di uno scontro tra il razionale e l’irrazionale, della ricerca ossessiva di un amore. Adesso parliamo dell’inizio.
La briosa complicità tra maestro e assistente con cui si apre il romanzo sfuma gradualmente in un qualcosa di più grave e profondo, che tocca il limite tra la vita e la morte, solo convenzionalmente definitivo e in realtà molto più labile e ambiguo. Tra sciamani e ciarlatani, zingare coi tarocchi e ispettrici dai riccioli rossi e dalle velleità letterarie, il lettore si trova a confrontarsi indirettamente con le dinamiche oscure del desiderio, della paura e del rimorso, abilmente dosate dall’autore nello svolgersi di una storia piena di colpi di scena, come si addice alle avventure di un illusionista.

Nonostante la serietà dei temi il tono del mio romanzo resta sempre leggero e avvincente, con modulazioni divertenti ad alleviare i passaggi più tragici. Il tratteggio dei personaggi ben si accompagna al susseguirsi serrato degli episodi e contribuisce a un insieme armonico ed efficace. Questa complessiva levità non implica tuttavia superficialità, e dietro le singole azioni si può scorgere una riflessione sulle dinamiche sociali e psicologiche che caratterizzano l’essere umano. 
È consigliato a chi vuole passare una sera, o perché no, anche più di una, in compagnia di una storia affascinante, a chi si ferma a interrogarsi sulla linea che separa la vita dalla morte o semplicemente a chi cerca di combinare le due cose, magari con un bicchiere di gin, ma di quello buono, a portata di mano.

Alessio di Lupo

Incipit

Londra, 1890. Una casa a schiera dai mattoncini rossastri era immersa in un folgorante gelo. Solo i tetti aguzzi riuscivano a vedere qualche flebile luce che li pizzicava. A pochi passi dalla facciata, una ringhiera rugginosa si affacciava a delimitare l’ingresso. Ululati di creature a quattro zampe si perdevano nell’ orizzonte. Quella casa era solcata da una strada in terra battuta, marciapiedi assenti, senza alberi, senza speranza. Dall’altro lato, una drogheria chiusa per lutto appariva solitaria come una brutta indigestione.  All’interno di un appartamento al secondo piano, due uomini, noncuranti del clima all’esterno, intrattenevano una conversazione che li riguardava da vicino. Tacchi risuonavano dal pavimento spoglio nel bel mezzo di Febbraio.
— Potreste smetterla di fare avanti e indietro, per cortesia?
Frank Dixon si fermò, stizzito dal rimprovero del suo assistente Benjamin Lown. Si voltò di scatto verso l’uomo, stravaccato in una logora poltrona rosso porpora con un libro tra le braccia che questi carezzava in modo maniacale, nemmeno stesse sollevando furtivo le sottane di una fanciulla.

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