Voglio essere una scrittrice felice


In questo post ho deciso di buttare giù delle riflessioni il più spontanee possibili, aderendo all’iniziativa di Chiara Solerio #imieiprimipensieri. Forse troverete refusi, frasi contorte, ripetizioni e altri orrori, perché è frutto di una scrittura di getto. Alla fine non ho corretto nulla, solo aggiunto qualche grassetto qua e là per agevolare la lettura.

Riflettevo in questi giorni su quanta importanza si dia al momento della pubblicazione di un libro, probabilmente sbagliando. Al di là delle circostanze in cui lo si fa, lo si vede quasi sempre come un punto d’arrivo, un traguardo tagliato. Ho visto molti esordienti vivere questa esperienza così, eppure sono sempre più convinta che sia una prospettiva sbagliata. È un po’ come scalare una montagna... okay, non sono una scalatrice di montagne, ma passatemi il paragone. Si fatica tanto per arrivare in cima, si dà un’occhiata al panorama, ci si gode la vista, l’aria pura, la sensazione di libertà, l’altezza e tutto il resto, e poi si torna giù. Avresti provato le stesse emozioni arrivando in cima con un elicottero? Non credo. Ciò che contava era proprio il percorso, il raggiungere con le tue forze la vetta. Ma anche no. Avresti magari potuto fermarti a metà strada ed essere comunque contento della scarpinata.

Insomma, tutto questo per dire che comincio a vedere la scrittura come una gioia nel momento stesso in cui la vivo. E non parlo solo di stare davanti al computer, ma di tutti quei momenti che accompagnano la stesura di una storia, il pensare ai personaggi, l’immergersi nei loro sentimenti, il vestire i loro panni. E anche tutti quei momenti di frustrazione perché non sappiamo come andare avanti o perché ci sembra che la Musa ci abbia abbandonato.

Sono sempre più convinta che la scrittura sia una sorta di amante pretenziosa e possessiva. Esige grande dedizione e impegno da parte nostra. È capricciosa, volubile, a volte ti lascia solo per lungo tempo. A volte ti fa soffrire, comporta fatica, frustrazione. Ma se ci concediamo pienamente a lei, sa regalarci emozioni fortissime e un’esperienza intensa, totalizzante.

Per questo, credo che scrivere un romanzo, un racconto o qualsiasi altra cosa, si già di per sé un dono di felicità che dovremo vivere fino in fondo, qui e ora. Senza farci avvelenare da pensieri su pubblicazione, vendite, promozione, e così via.

In questi anni ho avuto occasione di incontrare tante persone che scrivono. Al di là dei diversi approcci a questa passione, credo di poter dire con una certa sicurezza che c'è un aspetto che accomuna tutti, ed è l'intenso investimento emotivo che ognuno fa sulla scrittura. Non è solo una questione di impegno, di tempo speso o di energie, ma proprio di carica emotiva che si mette in questa attività. Un investimento che non sempre viene compreso da chi ci sta intorno, anche nelle migliori intenzioni, anche nell'apparente comprensione. Perché è difficile da capire, per chi non vive da dentro questo amore. Agli occhi esterni questa nostra dedizione sarà sempre spropositata, incomprensibile.

Qualcuno poi si lamenta che a fronte di tanto sforzo, torni indietro molto poco o persino nulla. Tanto che a fronte di questa disparità quasi tutti arrivano a domandarsi a un certo punto se ne vale la pena. Prima o poi ci si interroga se ciò che sacrifichiamo sull'altare della scrittura abbia un valore o se in fondo non stiamo facendo altro che adorare un dio indifferente. Perché anche quando le soddisfazioni arrivano, è inevitabile mettere sul piatto della bilancia quanto quelle soddisfazioni ci siano costate, in termini di investimento emotivo. E dirti che no, non ne valeva la pena.

Dirò di più, vedo gente che si affanna molto più di quanto non faccia io, per esempio a cercare un editore, a struggersi se non lo trova, a stare dietro ai concorsi, o a fare promozione come se ne andasse della sua vita.

Qualche tempo fa ho letto un post (che ora non trovo più in rete) sulla scrittura come uno sport competitivo. Si gioca per vincere, per arrivare prima degli altri, per ottenere più vendite, più visibilità, più recensioni, più riconoscimenti. Gli autori si dannano per pubblicare di più, più in fretta, per emergere in un mercato saturo. Sono pronti a vendere l’anima per un lettore in più. E si dimenticano di vivere il processo creativo per quello che può dare.

Ma no, io non voglio vivere così il mio amore per la scrittura. Voglio godermi ogni momento che passo a creare una storia, infischiandomene se un giorno sarà letta, acquistata, apprezzata da qualcuno. Perché è già bellissimo l’atto di creare qualcosa. E non permetterò a nessuno di togliermi questa gioia.

La scrittura ti rende felice? In che modo?

Commenti

  1. Sì. La scrittura mi rende felice perché mi aiuta a esprimere la parte più pura di me. Sono indietro con i miei progetti, ne sono consapevole, ma sono anche certa che tutto arriverà quando sarà il momento giusto. Nessun attimo e perso. Anche in assenza di pubblicazione, mi alleno e imparo. Vado avanti per la mia strada, seguendo la necessità di riportare lo scrivere alla sua purezza originaria. La tecnica dev'essere al servizio delle emozioni, non il contrario. E il blog mi deve servire per esprimere me stessa autenticamente e al di fuori da qualunque strategia. Ho avuto un calendario editoriale per anni, poi ho sentito la necessità di staccare, perché non volevo che quest'attività diventasse un cartellino da timbrare. Finché è anarchica e folle, la mia scrittura è viva.

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    1. Non ho dubbi che tu abbia trovato il modo giusto per vivere la tua passione. "La tecnica dev'essere al servizio delle emozioni, non il contrario." E' così, senza dubbio. Arrivare a questa consapevolezza però non è da tutti, c'è chi rimane impantanato nella tecnica e chi la snobba del tutto. Un equilibrio è necessario, non solo per scrivere bene, ma proprio per acquistare maturità.

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  2. Una bella riflessione, che è anche un insegnamento.
    La scrittura è un percorso complesso. Ci investe nella vita senza alcuna possibilità di scampo. Fa parte dei nostri umori, delle nostre gioie e delle nostre insoddisfazioni. Ma è anche vero il processo contrario, ed è la scrittura, i momenti in cui la viviamo, che determinano e influenzano il nostro quotidiano.
    Per questo spesso mi ritrovo a biasimare chi vorrebbe negare questa possibilità. La possibilità di poter creare e autodeterminarsi.
    Però la scrittura, superata una certa soglia, diventa anche dovere. Quando hai i lettori che aspettano con impazienza il seguito di un libro, quando dai una scadenza, ecco che la scrittura rischia di trasformarsi nel mostro della fretta, della costrizione.
    Non c'è un'unica via, un unico sentimento, ma forse un equilibrio perfetto al quale protendere. Essere te stesso; amare con i tutti gli atomi del corpo lo scrivere; voler realizzare nei tempi certi quel che hai promesso, perché una promessa è una promessa, per gli altri e per te stesso.
    Io vivo la scrittura su questi due fronti e riesco a conciliarli senza alcun dramma. Perché quando scrivere è l'estensione del proprio respiro, l'acqua può sommergerti in apnea, ma l'istinto primordiale, ti riporta sempre in superficie a respirare, a sorridere, ad amare ancor di più ciò che già ami.

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    1. Grazie, Marco. Hai detto una cosa a cui non avevo pensato, ovvero che la scrittura condiziona anche il nostro quotidiano. Vero è che serve un certo equilibrio per non farsi travolgere dai tanti demoni sempre in agguato e conservare una certa serenità. Non è affatto facile trovare questo equilibrio, io me lo sono posto soprattutto come obiettivo, perché so bene quanto nella realtà sia condizionata dai tanti input che mi circondano e dai doveri di cui parli. Mi fa piacere che tu riesca a conciliare i vari aspetti, è un bellissimo risultato, soprattutto a livello personale.

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  3. Io penso che il massimo della soddisfazione arrivi quando si riesce a scrivere al solo scopo di scrivere. Tutto il resto può essere un contorno, ma se diventa una sorta di riscatto dalle frustrazioni dalla vita o un terreno di battaglia non può che generare altre frustrazioni.
    Poi, certo, il più delle volte quando si scala una montagna si ha il desiderio di raggiungere la vetta, ma se è l'unico obiettivo, se nemmeno si guarda il paesaggio mentre si cammina, diventa un trascinare i piedi senza senso. Almeno per me è così. :)

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    1. Giusto, si dovrebbe riuscire a puntare alla meta con lucidità e al tempo stesso godersi in panorama e la camminata. Mi viene anche da riflettere che ci sono varie fasi quando si scrive ed è giusto distinguerle e viverle ognuna nel modo più sereno.

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  4. Felice di sentirti felice. L'editoria è spesso un campo di calcio in cui si tenta di rubare la palla l'uno all'altro. Succede perché il libro è vissuto come un prodotto, un fine, un oggetto da cui trarre il massimo vantaggio. Si presta poca attenzione a ciò che accade fuori e dentro di noi durante il processo che arriva a produrre un testo, un racconto, un romanzo, quel che è. Ma è proprio lì il senso di ciò che facciamo. Mi hanno molto colpito le parole di Wystan H. Auden […] Si è poeti solo nel momento in cui si danno gli ultimi tocchi a una poesia nuova. Un attimo prima si era ancora e soltanto un poeta in partenza; un attimo dopo si è uno che ha smesso di fare poesia, forse per sempre”.
    Ecco, siamo tutto in quell’attimo in cui creiamo e poi, chissà.

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    1. Parole bellissime, che rispecchiano pienamente quella che vorrei diventasse la mia prospettiva. Una gioia che d'altra parte dura pochissimo e che per certi versi può anche essere un tormento. Anche il paragone che hai fatto sul campo di calcio rende bene la situazione attuale, ma forse è sempre stato così perché la competitività è nella natura umana. Basterebbe però mantenersi sportivi... :)

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  5. Quanto ti capisco. Anche io come te scrivo e non c'è scelta più sbagliata nel pensare in maniera affannosa e competitiva alla pubblicazione e a emergere. Scrivere è un mestiere faticoso che come dici tu può dare tante gioie e tanti dolori. La pubblicazione e la promozione sono gli ultimi step che ci si augura di raggiungere. E se si scrive con la fretta e frenesia di arrivare al punto di arrivo, non si assapora la scrittura per quella che è. Ormai vedo scrittori che pubblicano tanti libri l'anno come se stessero facendo una maratona. Io preferisco pubblicarne meno ( ho uno in fase di editing e l'altro in stesura) e dare il massimo in questi. Studiare, migliorarmi, confrontarmi con altri scrittori. E leggere soprattutto tanto. E'un percorso lungo e arduo quella della scrittura e se riesci a trasmettere al lettore quello che davvero volevi dire. Se riesci a toccare il loro cuore, allora sei già arrivata al capolinea.
    Quindi la scrittura è per me emozione a 360°. Scrivo sempre ciò che piace a me, senza pensare a quello che è più tendenza ( come fanno molti). Scrivere mi fa sentire viva. E' libertà. Mi dà quel bagliore di speranza in questo mondo così ostile e pieno di pregiudizi.

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    1. Ciao Ilaria, ho visto che hai scritto un libro proprio sulla felicità, quindi siamo decisamente in sintonia. Sono pienamente d'accordo con quanto dici, tutti dovremmo puntare proprio a questa emozione a 360°. Un cammino non privo di aspetti anche dolorosi o difficili, ma che comunque sarebbe bello vivere in totale libertà. La possibilità di condivisione poi è un dono della nostra epoca, quindi sarebbe un peccato non usarla al meglio.

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  6. Mi rende felice nel senso che riesce a portarmi altrove, è un viaggio ,mentale più intenso del semplice pensare. Non c'è alcuno scopo competitivo per quanto mi riguarda, mentre sto scrivendo assecondo solo le mie emozioni personali.

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    1. E' un viaggio, dici bene. Il coinvolgimento emozionale e mentale che sa dare la scrittura di un racconto o di un romanzo è imbattibile.

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  7. La scrittura per me è liberazione pura di pensieri e felicità. Loro si materializzano trovando una strada in cui trasformarsi in personaggi, luoghi, azioni e io mi sento creatrice di mondi immaginari. Solo il gesto di scrivere mi restituisce piena consapevolezza del mio ruolo per poi attendere il responso dei lettori. In realtà la pubblicazione può anche essere solo sul blog, non per forza tramite l'editore.
    Questi tuoi primi pensieri sono l'evoluzione di una scrittrice vera che si soddisfa del suo ottimo lavoro e lo valuta per quello che è: l'esternazione di un'emozione che non poteva più trattenere, e visto che ne sono al momento avvolta nella lettura, non posso che confermare, hai fatto benissimo!

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    1. Grazie di cuore per le tue belle parole, Nadia. Ci sono stati molti momenti nell'ultimo anno in cui ho pensato di gettare la spugna, di arrendermi alla frustrazione di non riuscire a esternare al meglio quello che avevo in mente. Non è stato affatto una passeggiata, ma ora guardandomi indietro mi accorgo di quanto siano stati preziosi anche quei momenti di incapacità e demoralizzazione.
      Per quanto riguarda te, il tuo modo di vedere la scrittura mi sembra molto sereno e in armonia con la tua interiorità. Sei di certo sulla strada giusta :)

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  8. La scrittura mi ha resa felice per molto tempo; ora è in un limbo da cui spero che riuscirò a riscattarla (o che si riscatti da sola!). La causa è proprio quella di cui parli: avere legato troppo precocemente la scrittura ai suoi risultati pratici, che sono sempre soltanto possibili ed eventuali; in pratica, un di più. E' un errore di cui mi sono accorta parecchio tempo fa, ma un certo danno era già fatto. Ora sto attenta a non mettere il carro davanti ai buoi, almeno nelle altre attività che pratico, ma con la scrittura si è creata una sorta di ferita, che quando la sfioro torna a fare male. Suona un po' melodrammatico, ma l'impressione è questa. E' sempre più difficile correggere qualcosa a metà percorso di quanto non lo sia all'inizio.

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    1. Non suona affatto melodrammatico, capisco benissimo quello che intendi. Abbiamo tutti sbagliato prospettiva, secondo me. Ma come potrebbe essere diversamente? Quando si comincia a scrivere si è più puri, per così dire, non contaminati dai risultati pratici. Certo ci si fanno delle aspettative, ma con un altro stato d'animo. E' dopo che vengono i guai...
      Sono certa che tornerai a provare quella felicità e uscirai dal limbo molto presto.

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  9. Avendo praticato per anni sport a livello competitivo ritrovo sia alcune dinamiche che alcuni rituali di quel tempo nella scrittura. O forse è la mia forma mentis che, plasmata con lo sport, ora lavora nello stesso modo con la scrittura. Detto questo, mi ritrovo comunque in quello che scrivi, la scrittura, ma anche il gesto atletico, danno una felicità intrinseca che è assai migliore di quella ottenuta con qualsiasi risultato.

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    1. Esatto, penso che anche chi pratica sport si renda conto dell'importanza delle emozioni del momento. La competitività sportiva non è certo da demonizzare, solo che applicarla alla scrittura mi sembra fuori luogo.

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  10. Proprio ieri leggevo un post su Fb (mi è piaciuto talmente tanto che l’ho condiviso) in cui lo scrittore Giorgio Fontana spiega bene il perché si scrive, ma soprattutto il perché si smette di scrivere. In pratica, lo scrittore può smettere di scrivere, ma non di inventare storie; è come un’esigenza che nasce spontanea e che non puoi scrollarti di dosso. Per uno scrittore, scrivere non è semplicemente un’attività, è una condizione.

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    1. Non l'ho visto, poi vado a cercarlo! Vero, è una condizione interiore. Io penso in continuazione di smettere di scrivere, per poi rendermi conto che farei un dispetto solo a me stessa.

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  11. La scrittura mi rende felice a tratti, a volte mi ha aiutato a superare dei momenti difficili, per esempio quando è morto mio padre avevo pubblicato da poco La libertà ha un prezzo altissimo: in quella storia avevo inserito, come ricordi della protagonista, alcuni episodi romanzati legati alla vita dei miei genitori; quando il libro ha cominciato ad avere un minimo di visibilità mi sono sentita felice e, in qualche modo, mi sembrava che loro vivessero ancora un po' tra quelle pagine. Oggi invece i miei personaggi mi fanno star bene, sono un catalizzatore di emozioni, scrivere di loro mi aiuta molto a sentirmi viva e a portarmi su strade diverse da quelle consuete della mia quotidianità. Quando riesco a scrivere una pagina che si avvicini a quello che avevo in mente mi sento pienamente soddisfatta donandomi una sensazione di felicità quasi perfetta.

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    1. E' vero ci sono anche altri aspetti molto emozionanti quando si scrive, come quelli che hai descritto. C'è il ricordo legato a momenti particolari che abbiamo vissuto e in qualche modo trasmesso nelle pagine. Può essere velato di tristezza ma è comunque una componente positiva della scrittura. E poi c'è la soddisfazione di riuscire a esprimere delle idee in un modo che ci piace...
      Grazie per il tuo contributo, Giulia!

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  12. Questo tuo post trasuda tutto l'entusiasmo che scaturisce dalla nuova pubblicazione, ed è bello leggerti. La scrittura rende felici chi si riconosce in questa pratica, chi la sente come parte di sé. Ecco, io non posso dire semplicemente di non poter vivere senza scrittura, vado oltre e dico che non potrei vivere senza comunicare. Lo faccio dalla cattedra, nei laboratori teatrali, dal palcoscenico, nel mondo-blog. Tutto questo non è semplicemente quello che faccio, è altresì quello che sono, ed è una bella sensazione.

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    1. Una verità sacrosanta, che hai espresso molto bene. Ci sono attività che diventano parte di noi, di
      cui non si potrebbe fare a meno. E da qui nasce la spensieratezza di viverle al meglio. I tuoi modi di comunicare poi mi sembra anche che si completano a vicenda.

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  13. Le sensazioni che hai espresso con i tuoi primi pensieri sono le stesse che ci accomunano. Ho ripreso in mano un romanzo abbandonato e lo sto riscrivendo. Ogni giorno cerco di ritagliare un pezzetto di tempo da dedicargli ed è il pezzetto più gustoso della giornata 😄

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    1. Sono davvero contenta che tu abbia ritrovato questo romanzo abbandonato. Spero solo che non si tratta di quello che ho letto io, perché era già perfetto così ^_^

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    2. No, non è quello. Un altro che avevo lasciato a se stesso perché non mi piaceva più. Riscrivendolo, invece, trovo che abbia qualcosa di buono. Grazie per i complimenti, sei troppo buona ;)

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  14. "In questi anni ho avuto occasione di incontrare tante persone che scrivono. Al di là dei diversi approcci a questa passione, credo di poter dire con una certa sicurezza che c'è un aspetto che accomuna tutti, ed è l'intenso investimento emotivo che ognuno fa sulla scrittura. Non è solo una questione di impegno, di tempo speso o di energie, ma proprio di carica emotiva che si mette in questa attività. Un investimento che non sempre viene compreso da chi ci sta intorno, anche nelle migliori intenzioni, anche nell'apparente comprensione. Perché è difficile da capire, per chi non vive da dentro questo amore. Agli occhi esterni questa nostra dedizione sarà sempre spropositata, incomprensibile." Infatti, spesso sono proprio quelli con cui hai più contatti stretti che non ci capiscono nulla, a volte arrivano anche a offendere perché dicono che loro sono "chiarinelli", devono dire ciò che pensano. Magari parlando fuori contesto, completamente fuori contesto, senza manco aver letto già che hai scritto, manco per errore. Sono quelli che ti fanno venir voglia di strappare tutto, ma poi continui a scrivere al di là di ciò che la gente tutta tutta dice della scrittura, degli scrittori che perdono tempo e di tutto il mondo che a volte non ha nulla di meglio da fare che perdere tempo a denigrare il prossimo, perdendosi in un bicchiere d'acqua. Ero un po' avvilito sul quarto libro della mia serie. Ieri credo, o forse l'altro ieri, scrivevo su Facebook che non sapevo se avrei concluso il libro su cui sto lavorando, il IV volume de "Le parole confondono", ecco ora lo so. Sto risistemando le cose. Si cambia di continuo idea in una evoluzione che non si ferma mai.

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    1. E' vero purtroppo che sono in tanti a non capire. Ma se ci pensi sono loro che si stanno perdendo qualcosa di bello. Non lasciarti avvilire. Lo dico ma so quanto sia difficile, perché io mi dico un giorno sì e l'altro no che voglio smettere di scrivere. Alla fine però se rinunciamo, stiamo facendo del male a noi stessi, di certo non un dispetto a chi non ci comprende. E' vero comunque che siamo in continua evoluzione, è una cosa molto positiva.
      Grazie per aver commentato, sono contenta che alla fine tu ci sia riuscito :)

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  15. La scrittura mi rende felice? Si, perché mi sorprende. Quando ho scritto l'ultimo racconto per Halloween è stato strano rileggere quello dell'anno prima e trovarlo bello, divertente, emozionante. Quei due sono parte di me, in teoria, eppure no. E' stato stupendo scrivere di nuovo, emozionarmi di nuovo, quasi avere la febbre.
    A quelli che non capiscono perché spendo tanto tempo nella scrittura mi basta ricordare che loro hanno solo soddisfazioni lavorative (se e quando ci sono), io ho anche quelle creative (in genere alternate a quelle lavorative :P ).
    A quelli che stanno nella scrittura per sport competitivo all'ultimo sangue e ogni tanto cercano di tirarmi le sassate vorrei spiegare che io faccio sport per mantenermi in salute, non per competere, il che significa che mentre loro si giocano i menischi nei primi 5 anni, i miei si manterranno ben saldi per i prossimi 20. E può essere che con un allenamento continuo e calibrato qualche maratona possa vincerla anch'io. Ma il bello è correre. ;)

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    1. E' vero, è davvero una gioia quando a distanza di tempo qualcosa che hai scritto continua a restituirti delle emozioni. Forse è la migliore prova che possiamo fare anche per capire se c'è qualcosa di buono in un testo.
      Giusto quello che hai detto sull'allenamento continuo e calibrato. In questo campo (ma anche in altri) è assurdo pensare di resistere a lungo con un solo exploit, occorre pazienza e perseveranza. Me lo devo ricordare pure io...

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  16. Ciao Maria Teresa;

    Mi trovo perfettamente d'accordo con te, molte volte si da per scontato il semplice amore per la scrittura che viene surclassato da motivazioni più superficiali, ma purtroppo, come hai detto tu, è inevitabile chiedersi se i sacrifici valgano il fine.
    Allo stesso modo credo che il pensiero possa anche attraversare la mente, ma che debba essere accantonato nel medesimo instante, se si scrive per passione, nessuno sforzo è vano ed appunto è la libertà di poter creare che sta alla base della scrittura.
    Ciao, a presto.
    Sharon.

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    1. Ciao Sharon! Vero, bisogna imparare ad accantonare subito i pensieri negativi, come quello di domandarsi se ne valga la pena. Ci sarà probabilmente sempre una parte di noi che se lo chiederà, ma è un vero peccato darle ascolto, perché vorrebbe dire perdersi un grande dono. Grazie per il tuo contributo.

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    2. Si, credo anch'io che ci sarà sempre una parte che non potrà che domandarselo, però hai detto bene, non bisogna sprecare un dono.
      Figurati, grazie a te della condivisione!
      A presto.

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  17. Torno qui dopo un lungo tempo, gli alti e bassi di chi scrive e poi si ferma e poi ha mezze proposte, poi nemmeno una vera, e si fa mille domande. E questo tuo pezzo è proprio bello. Difficile mantenere quella purezza, una scrittura senza lettori è una bocca afona. Eppure hai ragione, e mentre sono febbricitante su un sofà mi viene in mente questo, che scrissi proprio sul tema... http://www.pensierirotondi.com/un-passo-dentro-due-fuori/ Grazie, a presto!

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    1. Ciao Maddalena, è un piacere rileggerti qui, grazie per la visita e le tue parole.
      Sì, è una sfida mantenere viva la gioia per la scrittura quando si esce dalla bolla della scrittura stessa e si torna alla realtà. Troppe cose si mettono in mezzo e ti fanno vacillare. Ma credo sia davvero importante cercare di non farsi contaminare e proseguire per la propria strada. Vado a leggere le tue riflessioni :)

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