Col mio romanzo, “Rivoglio i Matia, con Antonella Ruggiero”, sono partito dall’idea di una separazione, tra due amanti, però, cammin facendo, mi sono reso conto che questa non doveva essere l’argomento principale dell’opera, e così ho deviato. È una lettera che Agilulfo, il protagonista quarantottenne, manda ad Arianna, la donna che lo ha abbandonato, questo diventa l’occasione per andare a ritroso nel tempo (che diventa il tema principe), ripercorrendo in particolare il sentiero della sua gioventù, negli anni ’80. Ho scritto l’opera in due/tre anni, poi fino al 2020 ho fatto un lavoro di taglia e cuci, fino a quando Edizioni Montag mi ha proposto di pubblicarla; avevo infatti partecipato a un concorso organizzato da loro, e pur non vincendolo l’hanno giudicata meritevole; da allora ho atteso un anno prima della stampa, e di tanto in tanto le davo un’ affettuosa occhiata, qualche volta anche di più, dopo avrebbe finito di essere nella mia completa disponibilità, raggiungendo il pubblico, almeno così spero; a proposito del pubblico, io credo nella sua capacità di interpretare un’opera letteraria senza che l’autore debba togliere ogni velo, non mi sento di trattarlo come un moccioso, chi legge il mio libro deve poterci fare quello che vuole, anche trovare un senso a me sfuggito, il lettore deve completare il romanzo, avere la sua libertà, è un diritto compreso nel prezzo; questo si rivolge a tutti, specialmente a chi ha vissuto gli Ottanta, ma anche a chi ne ha solo sentito parlare, per conoscere quegli anni; se raccontassi a un ragazzo di oggi cosa fu quel periodo mi prenderebbe per pazzo, perché fu l’esatto opposto di questo, “… il grande Gatsby nel suo fulgore, un carnevale dopo un lungo funerale…”, un’età di possibilità, in cui si poteva guardare a un orizzonte sgombro da nubi. Ho voluto parlarne tra pubblico e privato, ricordando da un lato politica, cultura e spettacolo e dall’altro frugando fra le vite dei miei personaggi, furono anni di libertà, con la nascita delle grandi TV commerciali, anni d’individualismo, dopo l’impegno a tutti i costi, alcune volte sfociato nella tragica deriva terroristica, del decennio che si misero alle spalle, come se non fosse mai esistito, “anni stupidi ma incantevoli” gli Ottanta, “incantevoli” perché quelli della mia gioventù; anch’io, talvolta, penso di averli solo sognati e se proprio dovessi definire quest’opera direi che è il sogno di un adolescente, perché, se quegli anni furono per davvero, io per davvero sono rimasto il ragazzo di ieri, o almeno così spero.
Dario Zizzo
Buongiorno, è un dovere, ma principalmente un piacere ringraziare Maria Teresa Steri che nel suo blog ospita il mio romanzo, offre della luce a un'opera per certi versi umbratile.
RispondiEliminaE' stato un piacere, Dario. In bocca al lupo per il tuo romanzo!
EliminaMaria Teresa, come si dice in questi casi, viva il lupo!
EliminaLetta, un'opera che non lascia indifferente il lettore: si ride e ci si commuove, come nella vita.
RispondiEliminaMa sei sicuro che fosse il mio libro? No, scherzo; spero e voglio credere che tu stia parlando del mio romanzo e ti ringrazio.
EliminaÈ il tuo, fidati.
EliminaÈ il tuo, fidati.
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