Ha ancora senso promuoversi su Facebook?


Durante il mio periodo di lontananza dalla rete, ho avuto modo di riflettere a lungo sulla promozione dei miei libri e in particolare su un aspetto che finora non avevo granché considerato, ovvero: chi sono i miei potenziali lettori? O meglio, detto in modo più crudo, chi sono le persone a cui posso vendere i miei libri come autrice self?

In linea di massima, ho pensato che i potenziali acquirenti possano suddividersi in quattro categorie:
  1. gente vicina, amici o conoscenti stretti. Comprano il libro sulla fiducia, perché ti conoscono come persona, o hanno letto un tuo libro e gli è piaciuto. A volte sono realmente interessati a ciò che scrivi, più spesso vogliono semplicemente fare una cosa carina per te (quindi comprano ma non leggono). 
  2. gente mediamente vicina, amici degli amici, contatti su Facebook, blogger. A volte comprano i tuoi libri per curiosità o interesse, ma spesso hanno mille letture arretrate e il tuo libro finisce in fondo alla lista soppiantato da uscite più fresche.
  3. gente lontana dalle tue cerchie, ma ancora raggiungibile: lettori del blog, contatti non diretti a cui puoi arrivare tramite segnalazioni su gruppi Facebook. O passaparola. O utenti Facebook che vedono la pubblicità a pagamento sui social. Se comprano uno dei tuoi libri, è perché hanno interesse a leggerlo.
  4. lettori interessati al genere che scrivi o attratti dalla sinossi (o da altri aspetti), che trova i tuoi libri tramite la vetrina Amazon o le segnalazioni degli store di vendita (newsletter, consigli, ecc.).
Cosa voglio dimostrare con questa suddivisione? Che in realtà i nostri veri lettori non sono le persone a noi più vicine, ma quelle che ci trovano “per caso” e che hanno interesse per ciò che scriviamo. È a loro che dovremmo davvero puntare, le categorie 3 e 4. Ma non è affatto facile.

Facebook, un mezzo abusato

Mi sembra abbastanza scontato: tutti gli autori vorrebbero allargare la cerchia dei lettori, e il modo che sembra più a portata di mano è quello di fare promozione su Facebook o in generale sui social.
Qui non voglio negare l'importanza di essere presente in rete e in particolare su Facebook, perché credo resti uno strumento ancora valido per farsi conoscere. Ma mi interrogo sulla reale utilità di una promozione continuata, giorno dopo giorno, ai fini delle vendite.

La verità è che c'è una certa assuefazione rispetto alla promozione letteraria. Mi basta pensare a come reagisco io stessa di fronte alla massa di post che ogni giorno vedo scorrere su FB. Noia se non irritazione. Vedere sempre gli stessi libri mi toglie curiosità, piuttosto che provocarmela.

Già da un po' di tempo leggo articoli in rete che si concentrano su come non promuoversi Per esempio questo di Bookblister. Io stessa tempo fa ho parlato di come farsi pubblicità in modo martellante possa trasformarsi facilmente in spam letterario.

Gli autori sono tanti, self e non. Nascono nuovi romanzi ogni giorno. E a volte si assiste a una sorta di smania promozionale, come se un demone si fosse impossessato dell'autore e lo portasse a fare promozione in modo compulsivo. Autori che parlano solo del loro libro, altri che sembrano investiti da una sacra missione, altri che appaiono quasi terrorizzati dall'idea di non vendere neppure una copia. Altri ancora che mostrano un approccio scientifico, disciplinato, e approfittano con rigore di ogni singola opportunità.

La mia esperienza

Intendiamoci, neppure io sono stata esente da queste smanie promozionali. Anzi, ho speso tantissimo tempo per far conoscere i miei libri, per poi scontrarmi con una constatazione pratica: le vendite non dipendono da questo furioso affaccendarsi.

In questi ultimi mesi ho infatti smesso quasi del tutto di promuovere su Facebook i miei libri. Al momento dell'uscita del mio ultimo romanzo, a gennaio, ho fatto tutto quello che potevo per farlo conoscere, usando i mezzi a disposizione su Facebook. Condividevo segnalazioni, recensioni, interviste, ho approfittato di tutte le opportunità che offrono i gruppi: giornate autore, interviste online, giochini vari, giveaway, condivisione di estratti, cover e così via. A un certo punto ho smesso, perché sono stata presa da altri impegni. Risultato? Non è cambiato nulla. Anzi, cosa curiosa, uno dei miei romanzi ha avuto un picco di vendite che lo ha portato a sostare per parecchie settimane in alto nella classifica Amazon. Libro che non promuovevo da un anno.

Tutto questo ha portato a chiedermi: ma allora serve promuoversi su Facebook?
Io penso di no, perché ormai fare promozione è una goccia nel mare. E, anche quando non si arriva allo spam vero e proprio, può essere controproducente essere troppo presenti.

La pubblicità a pagamento

Un discorso a parte meriterebbe forse la pubblicità a pagamento. Mi piacerebbe parlarne, ma non ne ho abbastanza esperienza. Finora ho fatto solo tre campagne e benché siano andate benino, mi è rimasto il forte dubbio sui risultati pratici. Ovvero le copie che ho venduto in quei giorni sono derivate davvero dalla pubblicità di Facebook? Purtroppo non c'è modo di saperlo. Quindi mi ripropongo in futuro altri esperimenti in questo senso.

Entrare nelle grazie di Amazon

Tornando alla mia esperienza, ciò che mi è ormai chiaro è che se un libro viene preso sotto l'ala protettrice di Amazon (presumo anche di altri store), è allora che si verifica il salto, ovvero il libro comincia a essere conosciuto e venduto. Là dove Facebook ormai non arriva più, perché siamo in troppi, Amazon può ancora fare la differenza. Per esempio con un libro in Prime Reading come è capitato a me, o con un numero di copie scaricate che attirano l'attenzione dello store. Mi ripropongo di tornare in futuro più approfonditamente sulla questione.

La scelta del silenzio sui social

C'è un altro aspetto su cui oggi vorrei riflettere, ovvero la moda di condividere sui social tutto ciò che stiamo facendo come scrittori. A me non è mai venuto granché spontaneo, forse perché sono riservata di natura, ma vedo che molti amano parlare a mo' di telecronaca dei loro progressi nell'abito della scrittura. Un po' come chi posta foto del pranzo. Indubbiamente anche qui lo scopo è di incuriosire, far venire l'acquolina in bocca sui romanzi che in futuro andremo a pubblicare. Ma resto del parere che si sia abusato anche di questo strumento, al punto che forse sarebbe meglio tornare a un po' di mistero su questi argomenti. Perlomeno su Facebook, luogo che assomiglia troppo a una pubblica piazza per parlare di qualcosa di delicato e intimo come la scrittura di una storia.

In conclusione

Ma allora Facebook non serve a nulla? Non lo penso affatto. Io dico:
  • Sì a informare sulle nuove uscite, novità che riguardano i nostri libri, promozioni, ecc.
  • Sì a usare (con parsimonia) le opportunità offerte dai gruppi
  • Sì a ringraziare chi ha speso del tempo per recensirci o intervistarci o ci ha dato uno spazio su un blog
  • No a tormentare tutti i santi giorni gli amici con estratti, immagini, link agli store
  • No a sbandierare classifiche Amazon (una volta ogni tanto ci sta, ma troppo spesso diventate boriosi)
  • No alle lamentele perpetue su recensioni negative, haters, lettori che non capiscono niente, scarse vendite
  • No a continui riferimenti ai nostri libri anche se parliamo del tempo atmosferico
  • No a continui aggiornamenti su quante parole abbiamo scritto per il nuovo romanzo

Domanda per voi: ha ancora senso promuoversi su Facebook?

A questo punto ciò che mi preme davvero è sapere da voi se credete sia utile promuoversi su Facebook ai fini delle vendite. Ovvero da un punto di vista pratico, avete notato una relazione tra promozione su Facebook e copie vendute?

Commenti

  1. Ciao Maria Teresa!
    Certo che ha senso, però con la pubblicità a pagamento. Bisogna farla bene e saper usare lo strumento però, che non è una cosa scontata. Non solo puoi avere ottimi risultati, ma riesci anche a capire nel dettaglio cosa funziona e cosa no.
    La pubblicità comunque non esclude anche tutte le altre strade, anzi: l'ideale e una strategia che integri tutto.

    CervelloBacato

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    1. Ciao Davide, grazie per aver lasciato il tuo contributo! Allora varrà la pena per me di ritentare con la strada della pubblicità a pagamento. Hai ragione, non è scontato saper usare questo strumento, anzi dall'idea che mi sono fatta, occorre studiarlo bene e fare esperimenti sul campo.

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  2. La mai risposta? Mah! Ormai siamo in troppi, ecco la verità ;)
    Su Facebook io qualcosa faccio, ma so bene che al di là di quelli che mi conoscono (grazie al blog), è difficile "convincere" gli altri a scommettere su di me, o su altri. E il punto è che noi stessi, come gli altri, siamo sommersi da persone che hanno la stssa necessità: farsi conoscere.
    Alla lunga credo che si debba lavorare con i contenuti del blog, e basta. Il resto è questione di fortuna, ed è talmente ballerina e bizzarra che non ci conto più. So che esiste, ma non ci conto più.

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    1. Siamo in troppi, sono pienamente d'accordo. I libri pubblicati continuano a "piovere" e anche i lettori più famelici hanno difficoltà a raccapezzarsi. Condivido con te l'opinione che il blog sia un terreno più stabile e concreto per farsi conoscere.

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  3. Io faccio una considerazione più ampia.
    Ci ritroviamo nell'epoca del grande paradosso.

    Questo è il periodo storico più complicato per chi scrive libri. L'editoria è in profonda crisi. Tranne rare eccezioni non è in grado di rischiare. Pubblica bulimicamente nel tentativo di spalmare il rischio su grosse quantità di autori, anche da bruciare con libri meteora. E nonostante l'over pubblicazione una grande quantità di scrittori meritevoli non riesce ad accedere. Nel contempo i self publisher e gli scrittori indipendenti affollano il mercato con libri di qualsiasi tipo e qualità.
    E qui sta il paradosso. Se da questo lato la depressione scrittoria vola ai massimi livelli, dall'altro lato esiste il paradiso.

    Infatti questa è la più grande epoca storica per emergere. Mai gli scrittori da Omero a oggi hanno posseduto più opportunità di noi.

    E questa opportunità si chiama "social".

    Ovvero la possibilità per lo scrittore di potersi interfacciare direttamente con chi i libri li ama e li legge. E per godere di questa opportunità non hai bisogno di pagare, non hai bisogno di raccomandazioni.
    E' sostanzialmente gratis, open, libera a tutti gli autori.
    E può essere gratis anche pagando, perché se ci sai fare puoi spendere tre mila euro di pubblicità, ma poi incassarne anche sei mila.

    E non solo questa opportunità è istantanea, ma è quasi illimitata. Io dopo il rodaggio che affronterò in Italia nei prossimi mesi, mi rivolgerò al mercato inglese. Quel mercato richiede molta più preparazione di quello italiano, ma è infinitamente più grande ed anche quello è open, free, gratis a portata di click "ovunque ti trovi". Non importa se vivi su di un'isola, al sud, in condizioni represse, perché tu in quanto connesso alla rete hai le medesime opportunità di chi vive a Londra o a New York.

    Le opportunità che in questo momento può godere uno scrittore indipendente assomigliano ai poteri dei supereroi. E anche se l'affermazione può far ridere, io sorridendo lo dico sul serio.

    Mentre l'editoria tradizionale è ingessata da contratti, cessioni di diritti esteri, spostamento fisico di libri, un ebook in inglese su Amazon può essere scaricato con un semplice click negli Stati Uniti, così come in India, Sudafrica o Australia.
    Non esistono migliaia di chilometri di distanza, non servono strade, aeroporti ed oceani da solcare. Tutto è liquido nel web, istantaneo. Puoi farti leggere ovunque vuoi con un click.

    E anche il cartaceo stesso è uno schiocco di dita per l'autore indipendente. Se un lettore neozelandese acquista la nostra copia di cartacea, sarà compito di Amazon stampare e recapitare il libro nel più breve tempo possibile.

    Queste sono le opportunità che il mondo globale offre allo scrittore indipendente. E' così, e non è un'opinione.

    Quindi qual è la discriminante del grande paradosso contemporaneo, la più acuta crisi di pubblicazione contrapposta alla massima opportunità di sempre?
    Semplice: Il think different.

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    1. Ciao Marco, sono pienamente d'accordo sul fatto che l'epoca in cui viviamo offra grandissime opportunità per chi scrive. Io stessa mi sento soddisfatta dal punto di vista self, una scelta di cui non mi sono mai pentita e che mi ha aperto porte che sarebbero state impensabili nell'editoria tradizionale. Anche i social sono fondamentali per questa rivoluzione, è vero. Io quello che però sto notando è che stiamo raggiungendo una soglia critica, proprio a causa dei tanti che approfittano di queste opportunità. Ma hai ragione, dobbiamo cominciare a pensare in modo diverso e proporre cose non viste per distinguerci da questa massa che ci sta soffocando. Io per ora sto puntando più su altri aspetti, proprio perché vedo che FB è saturo. Ma più avanti riconsidererò la possibilità di tornare a utilizzarlo come mezzo di promozione, magari studiando qualcosa di inedito per attirare l'attenzione. Grazie per il tuo intervento come sempre istruttivo!

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  4. Secondo me il discorso è sempre uno: facebook può funzionare in proporzione alla capacità di utilizzarlo.
    Voglio dire, per quanto tutti noi proviamo a usarlo per fare promozione, fare promozione seriamente è un mestiere. E come tale richiede non solo studio, ma anche pratica, tanta pratica.
    Oltre tutto fare marketing è un lavoro difficile anche per chi lo fa di mestiere e che non sempre dà garanzie.
    Io credo che noi possiamo provare a usarlo in modo, per così dire, sperimentale, ma senza aspettarci grandi risultati. A meno di trasformarlo in un impegno serio, che però richiede un grosso investimento quanto meno di tempo, se non di denaro.

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    1. Ciao Silvia, senza dubbio un utilizzo professionale di FB ha ben poco a che vedere con i modi rozzi con cui l'utente medio lo sfrutta. Si improvvisa un marketing che a volte funziona, a volte no, e di che sicuro in tempi di saturazione stenta a dare frutti. Bisognerebbe mettersi a studiare anche questo aspetto, ma per quanto mi riguarda il tempo è già risicato...

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  5. Per fare un ragionamento "ai fini delle vendite", come chiedi tu, bisognerebbe chiedersi quanto tempo e quanto denaro occorra investire per avere un ritorno soddisfacente, non solo "se" ha senso o meno promuoversi.
    Personalmente non saprei rispondere con precisione perché non l'ho mai fatto seriamente. Però ho un indizio che potrebbe esserti utile: lavoro a stretto contatto con una società che si occupa di e-commerce e, spesso, i clienti chiedono anche il servizio di promozione on-line (quindi campagne promozionali su Facebook, Google AdWords ecc...).
    Ecco l'indizio: su Facebook, per meno di 5 euro al giorno (per almeno 6 mesi), non ha senso promuoversi. Lo puoi fare ma il ritorno potrebbe essere talmente inefficace e/o casuale che equivarrebbe a buttare i soldi dalla finestra.
    Su Google AdWords (che è strutturato diversamente e gode di meccanismi di ottimizzazione più evoluti), per meno di 1500 euro al mese (per 6 mesi) non ha senso promuoversi.

    Per inciso, la società di e-commerce di cui ti ho accennato, per budget inferiori a quelli che ti ho menzionato non prende nemmeno in carico il lavoro. Non perché "ci guadagna poco", ma proprio perché non ne vale la pena in termini di ritorno "ai fini delle vendite".

    Per quanto riguarda il tempo da investire, va da sè che dipende molto da quanto si è preparati. Può essere che non si abbia tempo di fare un lavoro del genere e che si decida di affidarsi a qualche professionista specializzato. Ecco: in questo secondo caso, guarderei con sospetto chi garantisce risultati da prima pagina con budget inferiori a quelli che ho indicato.

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    1. Ciao Darius, i dati che hai riportato mi fanno capire molte cose. Forse la necessità di investire grosse somme è anche la spiegazione del perché ultimamente sulla mia home di FB vedo soltanto grosse aziende e nessun piccolo inserzionista. In pratica da alcuni mesi sono spariti tutti gli annunci di autori che si promuovevano. Vedo solo marchi più o meno importanti, che immagino investano parecchi soldini. Ciò mi lascia poche speranze se voglio fare esperimenti con piccole somme, ma d'altra parte è bene essere informati, quindi grazie per aver chiarito la questione.

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  6. Sono d'accordo con Silvia. Ci possiamo provare, ma non dobbiamo credere che il risultato sia immediato. Studio, pratica, tentativi, aggiustamenti, osservazioni, e non ultimo fattore C.
    Nemmeno i grandi social media manager garantiscono il ritorno dell'investimento.
    C'è poi un'altra considerazione, fatta stamattina proprio sul blog di Giulia Mancini che si faceva la stessa domanda sulle sponsorizzate in Facebook. I social sono "vivi", subiscono espansioni e contrazioni, e qualcuno chiude anche (vedi Google+). In questo momento Facebook ha un calo, sia di utenti (comprensibile, visto il volume già raggiunto) sia di interazioni, dopo il caso Cambridge Analytica anche gli utenti semplici si sono stancati. In contemporanea sta esplodendo Instagram, aziende e vip stanno investendo lì per la loro presenza social. Lo stesso FB, che è proprietario di IG, ci sta investendo denaro. Perciò inizierei a studiare le sponsorizzate su IG, contenuti accattivanti (è importante che la foto sia bella, meglio usare qualche filtro) e gli hashtag più seguiti, #bookstagram per cominciare. ;)

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    1. Hai ragione Barbara, Facebook ha un calo a favore di Instagram. Sarebbe forse proprio il caso di spostarsi lì per fare promozione, considererò la cosa e studierò il modo migliore per approcciarlo, magari dopo l'estate.
      Non avevo riflettuto sul fatto che i social in qualche modo siano "vivi", dunque si deve tenere conto della situazione, delle tendenze e del naturale processo di crescita o decrescita. Non è facile, ma in fondo essere autori indipendenti è anche questo!

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  7. Condivido appieno quando dici che i veri lettori sono quelli che ci trovano per caso. Personalmente, quando riesco a vendere il mio libro a persone che non conosco, sono molto più contenta! Gli amici, certo, mi fa piacere che lo leggano e che mi facciano pubblicità (così l'amico dell'amico lo vuole leggere anche lui!), ma se una persona che non ha mai sentito il titolo del mio libro e mi trova per caso ad un mercatino o ad una delle presentazioni che faccio, mi fa davvero piacere e mi dona una grande soddisfazione! Facebook lo uso ancora per promuoverlo, ma non so quanto in realtà possa servirmi. Vedo che la costanza di fare presentazioni, mercatini o passaparola sono molto più apprezzati e mi danno più possibilità!
    ANTONELLA AEGLOS ASTORI

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    1. Ciao Antonella! Penso che i tuoi mercatini e le tue attività dal vivo siano meravigliose, sotto molti aspetti. E hai proprio ragione, quando arrivi a incuriosire gli sconosciuti, i lettori "per caso", è una immensa soddisfazione. Il difficile è proprio allargare la propria sfera d'azione, la propria cerchia. I social finora sono stati una "piazza" molto comoda, ma ultimamente danno pochi frutti a mio avviso.

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  8. Non ho mai usato Facebook per autopromuovermi sul serio, a parte il "rilancio" di qualche articolo sul blog inerente l'ultimo romanzo, per cui non saprei dirti. Il problema è che si scrive e si pubblica a ritmo serrato, ed è difficile star dietro a tutti, anche con la miglior buona volontà. Io appartengo senz'altro al gruppo 1. e 2. come acquirente. Non è un problema di costi, perché con la formula dell'ebook i romanzi costano davvero poco e spesso sono in promozione, ma è proprio di tempo necessario per leggere che manca e che ti induce a selezionare. Secondo me non ha senso avere trecento libri di vario tipo sull'ereader (io peraltro ne ho trecento in cartaceo!): nessuno riuscirebbe a sostenere certi ritmi di lettura, anche se è un lettore rapido. Lo stesso discorso vale per i blog: sono diventata più selettiva e leggo e commento l'articolo se proprio mi interessa.

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    1. Ciao Cristina, capisco in pieno quello che dici. Star dietro a tutto diventa un'impresa impossibile. Io ho dovuto fare una selezione radicale negli ultimi mesi e continuerò a farla, proprio perché non riesco a sostenere i ritmi di prima. Non parliamo poi delle letture, il mio e-reader è pieno da far paura... Ma immagino che sia così per tutti!

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  9. Che combinazione, nel mio ultimo post c'è stato uno scambio di idee nei commenti proprio sulle sponsorizzazioni di facebook. Io penso che abbia ragione Marco Freccero quando afferma che siamo in troppi ed è sempre più difficile farsi scoprire dai lettori (anch'io prediligo quelli che non mi conoscono, pensa che nella mia famiglia nessuno sa che scrivo)
    Comunque le sponsorizzazioni su facebook aiutano le vendite ma bisogna saperle fare e sicuramente è importante investire delle cifre consistenti. La mia esperienza è questa: con il primo romanzo uscito nel 2014 per i primi mesi non ho venduto nulla, poi con alcune sponsorizzazioni facebook ho venduto oltre cento copie nel giro di un mese; con il primo giallo invece (grazie a una buona impostazione del pubblico seguendo i consigli di Marco Amato) con piccole cifre ho venduto con una certa costanza per tutto l'anno dell'uscita del romanzo, la cosa ha rallentato con il secondo, con il terzo della serie di è proprio arenato. Eppure l'impostazione del pubblico a cui rivolgo la sponsorizzazione è sempre lo stesso (per i gialli) ma non funziona granché. Probabilmente è come afferma Barbara, tutto si sta spostando su Instagram...

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    1. Uno dei principi fondamentali dell'economia dice: le risorse sono sempre scarse. E saranno sempre scarse sia per il piccolo commerciante di paese, sia per la Apple. Questo per dire che si è sempre in troppi, il problema attuale degli autori è la diversificazione della voce.
      La riflessione di Maria Teresa è calzante. Vede dappertutto sempre le stesse cose.
      Secondo me un autore, che sia pubblicato da editore o indipendente, dovrebbe porsi alcune domande. La prima fondamentale è: quanto io mi differenzio dagli altri? E soprattutto ancora: quanto la mia personalità, il mio timbro di voce, la forza delle mie storie si differenzia e spicca rispetto agli altri?
      Anzi per paradosso, l'essere in troppi è un grande vantaggio. Perché se tutti dicono le stesse cose, generano un rumore di fondo indistinguibile. Ma se fra i tanti arriva qualcuno che comunica in maniera differente, lui ha la possibilità d'essere notato più facilmente.
      Come diceva Seth Godin bisogna diventare Mucche Viola, il segreto è sempre tutto lì.

      Ma non volevo intervenire su questo e invece al mio solito mi sono scappate le dita sulla tastiera.
      Volevo dirti sulla pubblicità Facebook. Contattami pure quando vuoi su Messenger. Sono un po' incasinato in questo periodo, a dire il vero lo sarò per i prossimi quindici mesi, ma il tempo per gli amici preziosi lo trovo sempre, e in abbondanza.
      Scrivimi e valutiamo assieme perché non sono andate le campagne. Il problema non è tanto lo spostamento di attenzione da Facebook a Instagram, che c'è, ma il fatto che la pubblicità su Facebook ha concorrenti con budget grossi e dato che sui libri abbiamo poco margine, non riusciamo a competere nelle aste. Inoltre Facebook ha ridotto la portata delle rich, la copertura. Se prima con due euro si raggiungevano mille persone, adesso con due euro se ne raggiungono duecento. Infine Facebook ha introdotto da poco un nuovo tipo di algoritmo, una sorta di nuovo paradigma che secondo me è un grande punto interrogativo. Comunque se trovo il tempo magari scrivo un pezzo per spiegare agli amici in cosa consiste.
      In ultimo ascolta il consiglio di Barbara.
      Mentre Facebook ormai ha senso solo se si sponsorizza, perché la portata organica delle pagine è stata ridotta a quasi zero, su Instagram esistono vaste praterie di traffico gratuito utilizzando gli hashtag giusti.
      Ormai sto studiando Instagram da qualche mese e per me diventerà un punto fondamentale.
      Addirittura esiste un possibile trucchetto su Instagram, scoperto da me con grande goduria, che potrebbe permettere di far visualizzare il proprio post ad agenti letterari, editor ed editori.
      Ti immagini spiaccicare in faccia agli addetti ai lavori un post di uno scrittore indipendente? Meraviglioso.

      In pratica questa possibilità sarebbe la manna dal cielo per chi desidererebbe farsi pubblicare da un editore. Ma io, giusto io, non me ne faccio niente di quella gente lì. Almeno per ora. :P
      Per chiudere, che già al mio solito sono andato lungo, su Instagram se è vero che esistono spazi di visibilità gratuita, si è limitati dall'impossibilità di non poter inserire link nei post, mentre sulle stories si possono inserire link tramite lo swipe, ma solo per i profili che posseggono diecimila follower. E quindi buona notte! Però questo significa che l'unico modo per riuscire a emergere su Instagram è fare brand. Brand autore e brand personaggio del libro nel caso di gialli seriali.
      Tutto qui e mi taccio, forse per sempre. Ormai sono agli sgoccioli con i commenti sui blog, presto mi sarà vietato. ;)

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    2. caro Marco, sei sempre espertissimo, mi sa che ti contatterò via messenger per qualche consiglio, soprattutto perchè con instagram sono proprio digiuna...grazie per la tua sempre grande disponibilità :-)

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    3. Ciao Giulia, ho letto le tue considerazioni sulle inserzioni Fb, in effetti come dicevo più su, ultimamente vedo pochissimi annunci (anzi nessuno) di autori, solo grandi nomi. Sarà quindi in parte un problema reale e come dicono Barbara e altri, occorrerà cambiare campo d'azione.
      D'altra parte, in generale, fare promozione su FB non a pagamento comincia secondo me a essere una perdita di tempo. C'è troppa troppa roba simile. Anche i gruppi hanno stancato, a mio avviso, con i loro tag tutti uguali. Quindi penso che distinguersi come suggerisce Marco Amato cominci a essere vitale.
      Un'ultima considerazione invece legata a quello che dici nello specifico, ovvero alla serie dei tuoi libri. E' possibile che la promozione dell'ultimo sia andata male proprio perché è l'ultimo di una serie? Voglio dire, magari le storie sono leggibili tranquillamente in modo indipendente, ma è normale che i lettori si propongano di iniziare dal principio. Magari potresti sfruttare le promozioni gratuite di Amazon per diffondere di più il primo, così da portare più lettori anche agli altri.
      @Marco Lo sai che i tuoi commenti sono sempre più che graditi da queste parti, quindi dilungati senza problemi ^_^

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  10. Sponsorizzazioni a pagamento non ne ho mai fatte e anche con i post organici mi sono promosso davveto poco, anzi, quasi per niente. Idem su Twitter. Comunque le mie vendite sono rimaste stabili. Scarse ma stabili. Magari chi ha acquistato il romanzo è stato attratto dalla cover, o dal titolo, oppure dalla sinossi... boh?

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    1. Ciao Calogero, senza dubbio si può vendere anche senza social. Promuoversi su FB portava in parte ad allargare la cerchia dei lettori, in parte a farsi conoscere come autori. Ma questo mezzo, da quello che vedo, comincia a perdere il potere che aveva prima...

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  11. L'hanno scorso ho messo un'inserzione a pagamento su FB per Cercando Goran, e mi sembra che abbia mosso qualcosa, anche se alla fine ho speso in promozione poco meno di quanto avevo guadagnato con le vendite. Che il merito sia stato dell'inserzione è abbastanza sicuro, perché prima il romanzo era fermo. Ho ritentato con Veronica c'è, ma non ho avuto risultati, forse perché ancora mancavano recensioni. Vai a capire! Certo non userò le inserzioni a tappeto per periodi lunghi, ma le alternative non sono poi molte. Quel demone lo conosco bene! È il demone della frustrazione... ma non porta niente di buono, sennò che demone sarebbe? ;)

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    1. (Scusa per i titoli, non era per farmi pubblicità, ma per spiegare. :))

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    2. Eheh il demone non porta nulla di buono, hai ragione!
      La differenza di risultati potrebbe in effetti essere causata dal numero di recensioni. Io pure ho visto (nella mia scarsissima esperienza) differenze in questo senso. Forse quindi vale la pena prima far crescere un po' il numero dei commenti e poi sponsorizzare. Ma è solo un'idea, perché non ne so molto :)

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  12. Mah? Sono dubbiosa. Io faccio parte di quei casi in cui ho venduto più dal vero che dal web. Sarà che non sono costante e non ho da investire grandi cifre con le sponsorizzate e non sono molto brava a studiare il bacino di utenze e tutti gli algoritmi necessari per ottimizzare le strategie, ma sigh, per me è più no che si.

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    1. Ciao Nadia, ti capisco bene. Probabilmente per ottenere grossi risultati occorre mettersi a studiare e investire cifre significative. E il resto quando lo si fa?! Quando si trova pure il tempo per scrivere? Insomma è un problema.
      La promozione gratuita su FB invece secondo me sta tramontando, a meno di non rinnovarsi e distinguersi in maniera radicale, come suggeriva Marco Amato.

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