Cerchi un editor? #1 - Intervista a Emanuela Navone


Capita spesso che qualcuno mi scriva per chiedere se conosco un editor a cui poter affidare il proprio testo. Da ciò è nata l'idea di qualche tempo fa di creare una pagina su questo blog dedicata agli editor freelance. In particolare, avevo pensato di fare un elenco di nomi e siti abbinati a un breve profilo. Mentre la preparavo, però, mi sono resa conto che un semplice elenco non basta. Sono convinta, infatti, che per scegliere un editor sia importante tenere conto anche del fattore umano, perché il rapporto autore/editor può essere in certi casi molto delicato o perfino complicato. Insomma, a mio avviso, deve esserci un certo feeling per funzionare.

Dunque ho pensato di invitare qui alcuni editor per poterli conoscere più da vicino, realizzando una serie di interviste, con domande il più possibile personalizzate.

La prima editor a entrare nel mio salotto virtuale è Emanuela Navone, che ringrazio molto per aver essersi prestata a questo mio piccolo progetto. Ecco l'intervista!

Ciao Emanuela, prima di tutto benvenuta. Per cominciare, che ne dici di raccontarci qualcosa sul tuo percorso? In particolare, come e perché sei diventata una editor?

Ciao, innanzitutto grazie per aver deciso di ospitarmi sul tuo blog, ne sono onorata! Venendo a noi (e mi scuso da subito perché sarò logorroica)... be’, io ho iniziato nel 2014 come assistente editor in una piccola casa editrice genovese specializzata in libri per l’infanzia. Non avevo alle spalle una formazione universitaria adeguata perché sono laureata in Scienze Politiche, ma ho avuto la fortuna di trovare un editore che mi ha spiegato tutto da zero e mi ha insegnato un sacco di cose; e ovviamente la mia passione per l’editoria e la scrittura ha radici profonde in me, poiché sono più di dieci anni che scrivo, anche se non in modo continuativo, e ho iniziato solo adesso a pubblicare i miei scritti. Dopo l’esperienza in casa editrice, durata due anni, ho deciso di mettermi in proprio e sperimentare in un campo più vasto quello che ho imparato. Sono sempre stata una ragazza che ama la propria indipendenza e fatica a stare sotto padrone, quindi la decisione di diventare freelance era quasi doverosa. A dir la verità, non c’è IL motivo per cui ho deciso di seguire questa strada: un giorno ho semplicemente pensato che fosse la giusta continuazione di un percorso intrapreso anni prima.

Una cosa che mi ha colpito fin da subito del tuo blog, ma anche in generale di te, è il connubio tra essere un’autrice e allo stesso tempo una editor. Nel tuo sito tu ti definisci “artista delle parole”. Insomma, come si conciliano questi due aspetti? Ogni volta indossi una sorta di cappello diverso a seconda delle due attività oppure ti senti un po’ entrambe ogni volta?

Diciamo che, se posso, cerco di mantenere separati questi due aspetti, anche se è difficile perché sono intimamente collegati. Tuttavia quando correggo gli scritti degli autori che seguo cerco sempre di annullarmi ed entrare nella loro testa, e mai di imporre la mia vena di creatrice di storie (non amo definirmi scrittrice, ormai è un termine troppo abusato), anche perché ognuno ha il suo modo di scrivere, il suo stile, e sarebbe sbagliato imporne un altro.

In particolare, quali sono i servizi editoriali che offri? Ovvero, in che modo puoi aiutare un autore e il suo romanzo? 

Allora, diciamo che offro diversi servizi, a pagamento e no. Quelli a pagamento riguardano l’editing, la correzione di bozze, la valutazione degli inediti e l’impaginazione di e-book e cartacei. Quindi in questo caso aiuto uno scrittore a migliorare il suo libro nei contenuti e nell’aspetto grafico. Ho cercato, però, di strutturare il mio sito in modo da renderlo una sorta di contenitore di guide che possano aiutare lo scrittore, questa volta gratis, a risolvere alcuni piccoli e grandi problemi, come la promozione, la scelta della piattaforma di autopubblicazione, la scrittura, la grammatica... e così via. Uno scrittore che capita sul mio sito, quindi, può trovare un po’ di tutto, suddiviso per aree tematiche, e spero che le mie guide siano utili.

Sono curiosa, come imposti il tuo lavoro di editing? Hai una modalità precisa o l’approccio varia a seconda del livello di scritto che hai davanti?

Diciamo che la struttura di come imposto il lavoro è la stessa per ogni scritto: lavoro a blocchi di capitoli a settimana (venti o trenta pagine, non di più perché preferisco focalizzarmi sul poco ma farlo bene, che sul molto ma farlo di fretta), che invio di volta in volta all’autore, così che possa avere in tempo reale i capitoli corretti e valutarli. Poi, sì: il lavoro sul contenuto è diverso a seconda del tipo di correzioni che uno scritto necessita. Ci sono scritti che partono già da una buona base e, ad esempio, mi limito a migliorare la punteggiatura; e scritti che, ahimè, devo in certi casi riscrivere da capo. Per fortuna capita raramente, perché sebbene provi un vago senso di malsana soddisfazione a cancellare e riscrivere (eh sì, l’ho detto!), non mi piace mai mettere troppo mano nei libri degli altri, a meno che non me lo chiedano espressamente.

Molto allettante è la prova di editing che offri sul suo sito (https://www.emanuelanavone.it/prova-gratuita-editing/). Per tua esperienza, quali sono i problemi principali di chi scrive? Ovvero gli errori più grossolani in un romanzo?

Grazie. Diciamo che, sebbene spesso sia una perdita di tempo (su cinquanta che ti mandano le cartelle per la prova, solo due o tre poi accettano di lavorare con te, e non sai quanto tempo spreco!), trovo che sia il punto di partenza da cui partire prima di scegliere un editor. Voglio dire, chi acquista a scatola chiusa al giorno d’oggi? Meglio prima sincerarsi della serietà di chi sta dall’altra parte, visto che di cialtroni ce ne sono tanti, e non solo nell’editoria. Per quanto riguarda i problemi... be’, devo dire che ultimamente mi arrivano degli scritti in prova davvero scritti (perdona la ripetizione) bene, il che mi fa sempre piacere, perché vuol dire che chi sta dall’altra parte prende la scrittura come una cosa seria e non un gioco. A parte questo, direi che gli errori principali che trovo riguardano due aspetti: grammatica e punteggiatura. Spesso, purtroppo, mancano proprio le basi e alcuni errori sono davvero grossolani (come si al posto di , che trovo praticamente ovunque). Ho notato anche una difficoltà nella punteggiatura dei dialoghi, che spesso viene messa un po’ a casaccio. Aspetto che consiglio sempre di controllare con attenzione perché una punteggiatura non uniforme è segno di disattenzione e poca cura.

Cosa chiedi a un autore per collaborare con te (al di là ovviamente del discorso economico)?

Quello che chiedo è sempre una voglia di mettersi in gioco e un po’ di umiltà. Spesso ho a che fare con persone che non vedrò mai perché dislocate in punti dell’Italia (o del mondo) lontani da dove abito io, e quindi i rapporti si riducono alle mail, alle chat o al telefono. È difficile quindi trovare una certa empatia, ma spesso ci si riesce. Gli autori con cui lavoro meglio sono quelli che hanno voglia di migliorarsi e accettano e comprendono le correzioni, ma che se qualcosa non li convince me lo dicono a cuore aperto. Ritengo che il rapporto editor-scrittore sia uno scambio e non un’imposizione di idee: l’editor non è un gradino sopra l’autore, bensì è qualcuno che lo aiuta laddove egli ha difficoltà. Quindi quello che chiedo all’autore è proprio questo: uno scambio. Tu dai qualcosa a me e io do qualcosa a te, e insieme riusciremo a migliorare il libro.

Secondo te è possibile essere editor di se stessi o serve sempre un aiuto esterno? Tu come ti regoli per i tuoi scritti?

Mah, io sono sempre dell’idea che una lettura esterna ci voglia. Insomma, sappiamo tutti che quanto scriviamo non sarà mai visto dai nostri occhi come qualcosa di esterno, da osservare in modo critico, come invece accade per gli scritti degli altri. Certo, se si è bravi e si mastica grammatica e nozioni di scrittura creativa, il self-editing non sarà malaccio, ma un parere esterno è sempre utile, soprattutto perché ti apre gli occhi laddove li avevi pieni di fette di salame e, credetemi, di fette di salame quando scriviamo ce ne sono tante! Io faccio sempre leggere i miei scritti a esterni almeno per una valutazione di insieme: già sapere se il romanzo, il racconto o il saggio fila aiuta molto. Se poi mi sembra di aver bisogno di un aiuto in più, sono la prima a rivolgermi a un collega. E che questo non faccia storcere il naso! Non è che perché siamo editor siamo anche dei maestri della scrittura: anche noi sbagliamo, come tutti, e anche noi, come gli altri, non riusciremo mai a osservare con occhio critico i nostri scritti.

Di recente hai lanciato anche il progetto Policromia che tu stessa definisci “La nuova collana in collaborazione con PubMe per opere non di genere e che fuggano dall’ordinario”. Vuoi spiegarci tu stessa di cosa si tratta?

Quando ho iniziato a collaborare con PubMe aprendo la collana avevo bene in mente cosa cercare: storie diverse da quelle che leggiamo tutti i giorni. Storie originali, che siano autobiografiche o inventate. E soprattutto storie che non si nascondono dietro i tabù ma li affrontano di petto. Cerco opere che parlino di droga (come nel caso de “L’ultimo sorriso” di Alfonso Pistilli, la prima uscita della collana), di malattie, di temi forti come ad esempio l’omosessualità (soggetto del prossimo romanzo della collana, a cui io e l’autrice stiamo lavorando). Leggendo molto, e leggendo di tutto, vedo spesso una carenza di queste tematiche a scapito di argomenti più leggeri. Certo, ci sono tante eccezioni (due semifinalisti del Premio Strega affrontavano due argomenti forti come la perdita del proprio caro e il cambio di sesso, ad esempio), ma sembra che ciò che vende sia più... frivolo? Soprattutto nel self-publishing. Ecco, io voglio dare voce, invece, a chi ha qualcosa da dire e lo fa apertamente. (Ps. Trovate la collana Policromia qui: http://www.emanuelanavone.it/policromia/).

L’autopubblicazione mi sembra un tuo importante cavallo di battaglia, infatti sul tuo blog si trovano molti utilissimi consigli per chi sceglie questa modalità di pubblicazione. Secondo te oggi si può aspirare a essere autori rispettati e di successo senza avere alle spalle un editore? O ci si deve rassegnare a un ruolo di serie B?

Eh, è una domanda antipatica, questa ☺ Sì perché purtroppo ormai lo sappiamo che in Italia il self-publishing è considerato dai più come qualcosa di scadente o l’ultima spiaggia di uno scrittore, al pari quasi con l’editoria a pagamento. Questo è dovuto anche ai numerosi scrittoroidi che quotidianamente infestano gli store online (ad esempio Amazon) con “libri” che pubblicano solo perché è gratis e veloce. Sedicenti scrittori che non hanno né le basi dell’italiano né tantomeno sanno cosa sia la letteratura. Questo fenomeno è talmente vasto che ha portato a una reticenza da parte dei lettori, che il più delle volte tendono a scartare un libro autopubblicato perché temono di essere di fronte a robbaccia. Tantissimi blogger, ormai, non recensiscono più scrittori autopubblicati, sia per questo motivo, sia perché molti sono insistenti, molesti e maleducati. È ovvio che per tutte queste cose il self-publishing è penalizzato, e lo sono soprattutto scrittori come me, o te, che fanno dell’autopubblicazione qualcosa di serio e si impegnano con tutte le loro forze. Per fortuna ci sono anche tanti casi di autopubblicazione vincente: scrittori che hanno pubblicato un ottimo prodotto e che sono riusciti a emergere. E per fortuna che stanno anche nascendo associazioni di scrittori (anche non solo autopubblicati) che si aiutano a vicenda nella promozione (consiglio di dare un’occhiata al Collettivo Scrittori Uniti, molto attivo in tema di fiere). Quindi, per rispondere alla tua domanda: sì, uno scrittore autopubblicto può e deve ambire a essere rispettato. Anche perché sappiamo tutti che non sempre essere edito da una casa editrice è sinonimo di qualità...

Proprio di recente ho letto uno dei tuoi romanzi, il thriller “Io sono l’usignolo”, che mi è piaciuto molto, sia per lo stile che per la trama calata in una realtà così particolare come quella di un piccolo paese. Ho letto in una tua nota che questo romanzo ti ha richiesto molto lavoro, e non ne dubito. Ti va di svelarci qualche retroscena della sua nascita e realizzazione?

Cielo, ci ho messo anni per terminare quel benedetto romanzo! Alla fine sono arrivata anche a odiarlo, peggio della tesi di laurea! Diciamo che ha avuto un processo di strutturazione molto lungo. È iniziato tutto... nel 2011, 2012? Neanche mi ricordo. So solo che volevo scrivere un horror e appuntavo pezzi di storia sull’iPod. Poi tra le varie cose che avevo da fare ho lasciato perdere, e il romanzo è rimasto a prendere la solita polvere. Due anni fa ho deciso di rispolverarlo. Prima ho tentato di andare avanti con quello che già avevo scritto, ma non mi piaceva, così l’ho ripreso da capo e ho cambiato ampie parti della trama – e da horror è diventato thriller. Ma anche lì non mi convinceva e allora ho cambiato punto di vista, dalla terza alla prima persona, inserendo più voci narranti... e nemmeno lì mi convinceva, così ho eliminato tutto ed è rimasto solo un narratore, il protagonista. Piano piano la storia ha preso campo nella mia testa e grazie a una lunga sessione di delirio creativo sono riuscita a terminarlo. Mi fa piacere tu l’abbia apprezzato ma, davvero, è stato un parto!

Progetti in corso?

Sto terminando la realizzazione di un videocorso sull’editing che dovrei riuscire a pubblicare in collaborazione con la piattaforma Life Learning. Mi ha richiesto molto lavoro e “palle”, anche perché non avevo mai parlato al microfono e un po’ di timidezza all’inizio c’era. Sto anche scrivendo il prossimo romanzo: è un horror (e questa volta lo rimane!) e si chiamerà “Ovunque tu vada, io ti troverò”. Ovviamente lo autopubblicherò come gli altri! E poi sto pensando a una serie di libri-guide sul lavoro dell’editor, sull’essere blogger ed essere scrittore. Sono ancora a un livello embrionale, però. Diciamo che roba in pentola ne bolle, quindi vi consiglio di seguire il mio blog (che troverete alla fine dell’intervista) per rimanere aggiornati.

Infine, ti ringrazio per essere stata mia ospite e ti faccio in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti. Vuoi lasciarci anche uno o più modi per contattarti?

Grazie a te, è stato un onore.
Potete trovarmi su: https://www.emanuelanavone.it/
Oppure sulla mia pagina Facebook: www.facebook.com/emanuelanavone
Se volete direttamente scrivermi, invece, la mia mail è info(at)emanuelanavone.it 
* * *
Grazie ancora a Emanuela e a voi che avete letto. Se avete domande o commenti, non esitate! 
Se invece siete un editor e avete voglia di partecipare in prima persona con un'intervista, potete contattarmi in privato.

Commenti

  1. "Cielo, ci ho messo anni per terminare quel benedetto romanzo! Alla fine sono arrivata anche a odiarlo, peggio della tesi di laurea! "
    Ecco, qualcosa mi dice che arriverò anch'io così!
    Buona la rubrica, la salvo da parte per quando... avrò qualcosa da valutare. :)

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  2. Ottima idea Maria Teresa e bella intervista.
    Grazie Emanuela per esserti presentata e per le risorse gratuite che offri oltre al tuo expertise.

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  3. Bellissima idea fare una carrellata di professionisti. Molto interessante questa intervista.
    Volevo chiederle se e piu soddisfacente il ruolo di editor o di scrittrice.

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    1. Buongiorno, Nadia :) In realtà sono soddisfacenti entrambi, a loro modo. Scrivere dà la soddisfazione di mettere finalmente su carta una storia che si ha in mente, e correggere i libri degli altri la soddisfazione di giungere insieme a un libro il più perfetto possibile.

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  4. Bellissima intervista, complimenti Maria Teresa per questa nuova rubrica che seguirò con interesse, memorizzo subito la pagina di Emanuela, ho apprezzato molto le sue risposte.

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  5. Intervista interessante. Come capisco Emanuela quando dice "Sono sempre stata una ragazza che ama la propria indipendenza e fatica a stare sotto padrone," Io ho abbandonato un lavoro ben remunerato. Per quanto riguarda il Self: io avevo autopubblicato, poi ho trovato un editore interessato (mediamente conosciuto) ma volevano tagliare via 80 pagine del romanzo per rientrare nei costi di produzione. Morale: sono ritornato al self.

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    1. 80 pagine tagliate per i costi di produzione… evito di commentare 'ste cose perché mi danno rabbia! Mai tagliare un libro per questioni di questo genere!

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  6. Bella intervista, apre un ventaglio di opportunità che non mi farò sfuggire, grazie!

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  7. Grazie a Maria per la bellissima intervista (ero anche io l'unknown del primo commento, ma lo ripubblico perché almeno si vede il mio nome!) <3

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    1. Grazie a te Emanuela, è stato un piacere.
      E grazie a tutti quelli che hanno commentato o anche solo letto, spero che nel suo piccolo questa rubrica possa contribuire a far conoscere il lavoro degli editor. A presto!

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