La perfezione non è tutto (in un romanzo)

Foto di Ylanite Koppens (Pexels)

Nelle ultime settimane ho cominciato ad accusare una certa pesantezza nella lettura, diciamo che non mi andava affatto di leggere, forse per la situazione particolare che stiamo vivendo tutti. Così ho ripreso in mano un vecchio romanzo già letto e molto amato, e ho deciso di rileggerlo, tanto più che è molto in linea con ciò che stiamo vivendo. Si tratta de L'anno del Contagio di Connie Willis.

Come dicevo, all'epoca avevo molto apprezzato questo romanzo, l'avevo letto tutto d'un fiato nonostante fosse lunghissimo. E anche questa volta lo sto divorando e apprezzando, sebbene a distanza di tempo (la prima volta l'avevo letto una quindicina di anni fa), mi sono resa conto che i difetti non mancano. Anche senza analizzarlo con occhi critici, è facile notare che per esempio c'è una prolissità eccessiva in molti capitoli, con situazioni e concetti ripetuti in continuazione, così come il colpo di scena al centro della trama è posto dopo troppe pagine. Inoltre, la maggior parte dei personaggi sono poco approfonditi da un punto di vista psicologico. Per non parlare di certe ingenuità a proposito degli apparecchi telefonici, che oggi (armati di rete e cellulari) ci fanno solo sorridere.

Eppure, nonostante gli evidenti difetti, il libro scorre in modo piacevolissimo in tutte le quasi 600 pagine, è interessante, originale, e per me continua a meritare in pieno i premi che ha ricevuto all'epoca.

Questa apparente contraddizione tra difetti e qualità mi ha dato molto da pensare. Prima di tutto, penso che forse il romanzo in questione (come molto altri) non sia bello nonostante i difetti, ma forse proprio grazie ai difetti. Non è perfetto, ma ha una sua personalità spiccata che si impone alla lettura.

Un editor di quelli con l'accetta, avrebbe probabilmente azzannato la maggior parte delle pagine, privando però il libro di quelle particolarità che lo rendono apprezzabile e tanto coinvolgente. In verità un editor questo romanzo lo ha probabilmente avuto, visto che l'autrice è famosa e come dicevo ha vinto diversi premi. Ma evidentemente chi lo ha editato, ha capito che si può andare oltre le regole, a volte.

Penso che di esempi di romanzi imperfetti ma belli, ce ne siano tanti. Così come ce ne sono di storie ben curate ma che risultano noiose, fredde, aride. Non faccio nomi, ma ne ho diversi in mente. Perché? Forse, al di là di tutte le analisi che possiamo fare, ogni storia è il risultato di un'alchimia misteriosa di elementi ed esistono aspetti intangibili che sfuggono anche alle valutazioni più critiche. Certo, si potrebbe dire che è tutto molto soggettivo. Infatti, c'è chi a questo romanzo ha dato una stellina, contro le cinque che darei io. E dunque, diventa difficile dire cosa rende di qualità una storia da un punto di vista obiettivo e razionale.

Quello che però mi è chiaro, è che inseguire la perfezione nella scrittura può essere sbagliato, perché si rischia di togliere personalità a uno scritto, appiattire lo stile, la voce e l'anima stessa di un autore.

Voi cosa ne pensate, avete letto romanzi pieni di difetti eppure a vostro parere bellissimi?

Commenti

  1. Dostoevskij è il classico caso di autore che è ben distante dalla perfezione; eppure funziona alla grande. Una storia deve essere interessante, non perfetta.

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    1. Guarda Marco, su Dostoevskij non ti permetto. Per me è perfetto!

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    2. Forse è più facile dire cosa non funziona in alcuni romanzi brutti, invece di capire cosa funziona in altri belli. Anche secondo me Dostoevskij non è perfetto (ma magari qui siamo nel campo della soggettività), però è un ottimo esempio di come chi sa scrivere davvero bene, non ha bisogno di attenersi alle regole.

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  2. "L'anno del contagio" è un piccolo capolavoro nel suo genere. Vero che è prolisso in molte parti, ma ho trovato davvero degno di nota il lavoro di ricerca sul periodo storico della Morte Nera (1348) insieme a un grande lavoro di introspezione - cosa tra l'altro tipicamente femminile.
    Sotto questo aspetto penso che non ci sia storia: se cerchi un romanzo tutt'azione devi puntare su un autore maschio, se cerchi l'analisi approfondita è meglio un'autrice (le eccezioni ci sono, ma come regola generale penso che sia corretta).
    E come disse Kivrin: "Ad adjuvendum me festina..."

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    1. Oh ma che bello che anche tu l'hai letto e apprezzato! Ne sono davvero felice, Gabriele ^_^ Concordo in pieno su quello che dici, a me la parte sul 1348 è piaciuta moltissimo, forse proprio perché così accurata e introspettiva. Mi piacerebbe leggere anche gli altri della serie ma mi risulta che non ci siano edizioni italiane :(

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    2. Purtroppo di Connie Willis non è stato tradotto praticamente niente...più precisamente, quel poco che è stato tradotto non si trova.

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    3. Già, purtroppo è così... Io ho letto alcuni suoi romanzi brevi pubblicati da Urania diversi anni fa, ma nessuno mi ha entusiasmato. Quelli che vorrei leggere purtroppo non sono stati tradotti e il mio inglese non è granché :(

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  3. I difetti, spesso, si presentano agli occhi dei lettori e sono diversi da sguardo a sguardo. Ho letto libri che ho trovato bellissimi, anche se con delle imperfezioni, che sono stati criticati. Al contrario, libri osannati, persino dalla critica, che per me non avevano niente di speciale. Il mondo è fatto di difetti, perché ognuno li sente e li percepisce in modo diverso. Ben vengano, dunque, se servono a costruire una storia che funziona. :)

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    1. Vero, c'è molta soggettività nel definire pregi e difetti. Siamo proprio in un campo in cui mettersi tutti d'accordo è impossibile. Ciò forse prova anche che la perfezione nella narrativa sia impossibile.

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  4. Condivido il parere di @ Marco Freccero : una storia non deve essere per forza perfetta per essere interessante agli occhi dei lettori.

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    1. Eh sì, è vero Nick. Ci sono molti autori in grado di catturare l'attenzione in un modo oserei dire "magico". Ci si prova a capire dove sia il trucco, ma in fondo trattandosi di arte anche questa, non è sempre analizzabile.

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  5. Ho appena finito un romanzo che mi è piaciuto tantissimo eppure era pieno di difetti. Una scrittura un po' sciatta che di solito detesto, addirittura sbagli di nomi sui personaggi, cose da inorridire, eppura la storia, l'empatia con i personaggi, certi colpi di scena davvero ben congegnati me l'hanno fatto proprio amare. Purtroppo ciò che si chiede a noi autori e ciò che poi si trova in giro spesso non è sovrapponibile. Poi come dice Monica entrano in gioco gli sguardi e aggiungo pure i momenti, questo per me era il momento di un romanzo così.

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    1. Hai ragione, a volte entra in gioco anche il momento che si vive. Capita che una storia ci parli al cuore, a prescindere da tutti i difetti. E poi per superare la sciatteria, il romanzo di cui parli deve essere proprio accattivante. Lo dico perché pure io odio parecchio la scrittura sciatta...

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  6. Ho letto molti libri pieni di difetti e nessuno di loro mi ha lasciato la bella sensazione che descrivi tu. Al contrario ho letto molti libri perfetti che mi hanno lasciato fredda e quasi sospesa. Ma tu hai ragione: la perfezione non esiste, nella vita come nella scrittura (eccetto Fedor, ovviamente)

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    1. Un libro perfetto dovrebbe incontrare i gusti di "qualsiasi" lettore, ma non mi pare che ce ne siano. Vedo giudizi critici su tanti romanzi bellissimi (e su molti classici), segno che forse non esiste una narrativa bella in assoluto. D'altra parte come hai detto, anche essere privi di difetti, ovvero un romanzo ben scritto e curato, può risultare poco empatico e quindi non dirci nulla.

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  7. Di romanzi "difettosi" ma apprezzabili nella mia vita ne ho letti un sacco! L'ultimo è stato proprio l'ultimo che ho letto, "I figli del tempo" di Adrien Tchaikovski: lo amato anche se è scritto in maniera molto didascalica e spesso raccontata, invece di mostrare attraverso l'azione. Ma la storia è così bella che non si può non amarla.

    In generale, penso che la sostanza, i contenuti, spesso vadano anche oltre la forma: è un fatto di cui parlo spesso nelle mie recensioni musicali, ma vale anche per la letteratura. Come un disco col cuore ma un suono non troppo appetibile batte i tanti con un suono perfetto ma freddi, poco emozionanti, così un romanzo che non segue le regole precise della tecnica scrittoria ma ha qualcosa da dire è meglio di uno che le segue, ma la cui storia è banale, o non ha molto appeal. O almeno, per la mia esperienza di lettore di solito funziona così :) .

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    1. Sì, direi che il paragone con la musica calza a pennello. Ci sono melodie che vanno dritte al cuore, eppure di scarsa qualità per suoni, ecc. Misteri a cui è difficile dare una risposta.

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  8. Non mi vengono in mente esempi, ma mi capita spesso che un romanzo mi piaccia nonostante i suoi difetti, se non grazie a essi. Basta un elemento forte, a volte, a far passare in secondo piano quelli più mediocri o persino scarsi. Credo che un editing fatto per perfezionare il testo in base a ipotetiche regole possa essere molto pericoloso.

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    1. Magari perché quell'elemento forte di cui parli è qualcosa di originale e di così coinvolgente da far dimenticare il resto. E sì, l'editing è una faccenda molto delicata, di certo non basta conoscere le regole per migliorare un testo.

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  9. Senza citare dei titoli, mi è successo spesso di leggere dei libri non del tutto perfetti che, però, mi hanno emozionato per la storia, la profondità dei personaggi, l'originalità o altro. A questi libri ho dato delle recensioni a 5 o 4 stelle, mentre altri più lettori più critici hanno dato 1 o 2 stelle. Anch'io, come te, credo che un libro non debba necessariamente essere perfetto, io giudico in base a quello che riesce a trasmettermi. Una storia perfetta ma senza anima non credo possa piacermi.

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    1. Condivido il tuo approccio, giulia. L'emozione che sa suscitare una storia viene prima di tutto. Poi è chiaro che la questione è soggettiva, però in linea di massima la perfezione "oggettiva" non è abbastanza se manca la capacità di far emozionare.

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  10. Come sempre io mi baso su quello che la storia mi dice e non su quello che dico io; in altre parole è lei a comandare. Non so spiegarlo a parole, ma è come se qualcosa mi dicesse come va scritta. E può essere anche prolissa e piena di quelli che qui vengono chiamati difetti, però in altri modi non avrebbe reso.

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    1. Io penso che occorra tanta sensibilità per fare ciò che dici. E che questa sia una capacità che si affina con l'esperienza, ma di certo non si impara a tavolino.

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  11. La perfezione uccide la creatività e l'originalità. L'importante che il difetto non sia tale da sovrastare tutto il resto.

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    1. Esatto, i presunti difetti passano in secondo piano quando la storia ti trascina. Anche per me la perfezione (ovvero l'aderenza alle regole su come dovrebbe essere scritto un buon libro) è pericolosa.

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  12. Sai, secondo me è molto bello riprendere in mano un vecchio testo e rileggerlo a distanza di anni. Benjamin in un suo saggio degli inizi del 900 disse che tra il lettore e l'autore si crea un rapporto. I rapporti possono cambiare nel tempo a fronte delle diverse esperienze sostenute, ad altri libri letti, aumentando il tuo bagaglio di esperienze cambi il rapporto con l'autore magari vedendolo in chiave diversa.

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    1. Bella l'idea che hai riportato! Non ci avevo mai pensato, ma mi piace molto questo concetto di rapporto tra autore e lettore. Devo dire che io ho riletto molti romanzi che avevo amato in passato, e non mi hanno mai deluso la seconda volta. Casomai si è verificata più o meno la stessa cosa accaduta ora, cioè che li ho letti con un pizzico di obiettività in più. Ma il "rapporto" è rimasto intatto.

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  13. E' più grave la mancanza di una coerenza narrativa, che qualche errore " licenza " in ambito scientifico, urbano, astronomico, ecc.ecc.
    Eppure, anche in molti romanzi dove persino la prima viene meno, sono riuscito ugualmente a restarne soggiogato ed ammaliato.
    La saga della Torre Nera di Stephen King, secondo me, tradisce il lettore in più punti, verso la fine, per delle scelte narrative quantomeno discutibili, ma sono riuscito ad amarla ( e tanto ) ugualmente.
    Quindi dico che sì, è possibile amare un libro anche per e nonostante i suoi difetti. :-)

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    1. Sono pienamente d'accordo con te, Pirkaf. A volte persino la coerenza passa in secondo piano di fronte a una scrittura ammaliante. Io ormai tendo ad analizzare con occhi critici ciò che leggo, ma devo ammettere che ci sono autori talmente bravi o ispirati che mi catturano totalmente. Ce ne vorrebbero di più così ^_^

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  14. Qualche anno fa e ben prima del film di Steven Spielberg sono incappata in modo del tutto casuale nel libro di Ernest Cline Ready Player One che mi ha coinvolto tantissimo. La trama ha fatto parecchio leva sulla nostalgia verso gli anni '80 sapendo suscitare parecchie emozioni e sensazioni nostalgiche, come mai non avevo trovato prima. Si tratta di un capolavoro letterario? No di certo, la scrittura è mediocre, non darei mai un premio letterario a Cline.
    Un'autrice di cui non sopporto lo stile di scrittura è Anne Rice: ho letto un solo suo libro (Lo schiavo del tempo) che ho divorato ed apprezzato tantissimo. Ma francamente non cercherò altre sue opere, per quanto osannate ed acclamate.

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    1. Mi ha incuriosita su questo romanzo di Cline! Soprattutto in questo periodo sono alla ricerca di un libro che riesca a coinvolgermi, a prescindere dalla qualità. Anne Rice non mi fa impazzire, tra l'altro ho Lo schiavo del tempo in cartaceo ma non mi sono mai decisa a iniziarlo. Forse dovrei dargli una chance, visto quello che dici ;)

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  15. Ho appena divorato in 7 ore nette, il Premio Bancarella 2013 di Anna Premoli, "Ti prego lasciati odiare". L'ho acquistato tempo fa in super sconto ed era sepolto dentro il kobo. La ricerca di leggerezza in questi giorni me l'ha fatto rinvenire. Un romance, categoria chick-lit, che aveva sicuramente catturato la mia vista per la parola Edimburgo... :D
    Un'italiana che scrive con ambientazione e personaggi inglesi, già lì inizia male. Ambientazione anche alquanto assente di caratterizzazione: se ci mettevamo uno dei tanti castelli italiani e qualche vecchia dinastia perduta era probabilmente uguale. C'è Londra, ma potrebbe essere anche Roma o Milano, per capirci. La storia è delle più classiche: lui ricco, bellissimo e stronzo, lei così così che all'improvviso diventa una dea. Tutti gli ingredienti ...per fartelo odiare proprio!
    Eppure, l'imperfezione è diventata perfezione e quel Premio Bancarella è meritatissimo. C'è ritmo, c'è ironia, ci sono risate (alle lacrime mi sono trovata!), c'è tanto cuore, c'è una sottilissima ma perfetta psicologia dei personaggi, che iniziano da stereotipo e non lo sono più, c'è una struttura perfetta. Anna Premoli batte Sophie Kinsella, e non è poco per chi conosce il genere.
    La perfezione non è tutto. Le torte più buone in genere sono le più brutte. ;)

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    1. Giusta osservazione, quella sulle torte! Mi trovi d'accordo ^_^ La tua esperienza con questo romanzo mi fa pensare che se il libro è quello giusto per il momento, ovvero ci risuona in qualche modo, allora lo si divora al di là di tutto. Alla fine tanti ragionamenti su pregi e difetti "oggettivi" contano proprio zero...

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