“Cercando Goran”: intervista a Grazia Gironella


“Cercando Goran” di Grazia Gironella è il romanzo di cui vi parlerò oggi, un mystery affascinante, ben scritto e curato in ogni aspetto.
La destabilizzante perdita della memoria che colpisce il protagonista in seguito a un incidente e il sorgere di ricordi estranei alla vita vissuta fino a quel momento: questi i temi della storia, che rappresenta una sorta di viaggio esteriore e interiore, alla ricerca di un’identità più profonda e sfuggente.

L’amnesia è in realtà solo l’inizio della vicenda, perché qualcosa di più grande e misterioso si svela lungo le pagine di questo romanzo, in una sequenza di eventi che travolgerà tutti i personaggi. La storia è popolata infatti di diversi personaggi, ognuno con un suo peso e ruolo, non solo figure di contorno ma importanti tasselli che contribuiscono al percorso del protagonista. Ed è proprio questo insieme di voci uno dei primi aspetti che mi ha colpito leggendo. La personalità di Goran all’inizio vive quasi di riflesso, simile a un’ombra, ma man mano assume consistenza, fino al confronto finale. Ottime le descrizioni ambientali, i dialoghi e lo svolgimento dell'intreccio.

Sinossi

Dopo l'incidente, le tenebre dell'amnesia. Ma cosa farai se i ricordi che iniziano a emergere non ti appartengono?

Goran è stato colpito da amnesia in seguito a un grave incidente d'auto. Dopo mesi di sforzi per tornare a inserirsi nella sua realtà, si sente ancora intrappolato in una vita che gli è estranea, con persone difficili da amare e momenti in cui non si riconosce. Quando iniziano le visioni, sono ambientate in un mondo di gelo e di lotta per la sopravvivenza, dove lui stesso sembra avere un ruolo.
Deciso a scoprire cosa gli stia succedendo, Goran abbandona tutto e parte per la Scandinavia, seguendo gli indizi a sua disposizione. L'incontro imprevisto con Nico, una ragazzina fuggita da casa, sarà soltanto una seccatura... o gli cambierà la vita?


Molto altro ci sarebbe da dire sulla trama e sul mistero che ruota intorno all’amnesia, ma senz’altro “Cercando Goran” è uno di quei romanzi di cui si può svelare pochissimo se non vi vuole correre il rischio di fare spoiler che toglierebbero molto fascino alla lettura. Spero di riuscire comunque a trasmettervi di più attraverso quest’intervista con l’autrice, Grazia Gironella.

Prima di lasciarvi alla chiacchierata che segue, vi segnalo anche l'intervista che feci all'autrice alcuni anni fa, che potete trovare qui: Scrittura ed editoria, due chiacchiere con Grazia Gironella

Bentornata Grazia!
In questa chiacchierata sul tuo romanzo, parto dal titolo che hai scelto, “Cercando Goran”, diverso rispetto alla prima edizione (“Due vite possono bastare”). Ho trovato appropriato l'attuale titolo, perché durante la lettura ho percepito molto la ricerca di un’identità perduta. Tu invece perché hai sentito l'esigenza di fare questo cambiamento?

Innanzitutto grazie della tua ospitalità. Parlare con te è sempre un piacere! Il cambiamento di titolo della storia di Goran ha avuto principalmente un significato simbolico. L’esperienza di “Due vite possono bastare” era ormai conclusa, come spesso accade ai libri che vengono pubblicati in virtù del loro piazzamento a un concorso: pubblicare un ebook non costa niente all’editore, l’anno dopo c’è una nuova edizione del concorso… e avanti i prossimi. Fortunatamente ho potuto liberare il romanzo dai suoi vincoli contrattuali per autopubblicarlo con Amazon. È stato un gesto di grande portata per me; ha significato uscire dalla logica del “se valgo un editore mi noterà” per assumere un ruolo più attivo nella mia storia di autrice. Non potevo esprimere questa nuova libertà, conquistata con fatica e anche sofferenza, lasciando al romanzo un titolo vecchio. 

“Cercando Goran” è appunto una seconda edizione. Quali sono state le principali modifiche che hai fatto? E perché?

Il testo è stato messo in discussione su diversi fronti. Nel corso della traduzione in inglese del romanzo da parte di Juliet Bates sono emerse alcune incongruenze di date e luoghi che mi erano sfuggite, ma soprattutto mi è nato il dubbio sostanziale che la miscela realtà-fantasia non fosse la migliore possibile. Per fare un esempio, avevo cercato di essere il più possibile scientifica sul tema amnesia, mentre mi ero ispirata liberamente alla storia finlandese, senza pretese di precisione. A suo tempo mi era sembrato legittimo, ma non mi convinceva più. Questo mi ha spinta a fare ricerche storiche più approfondite e ha originato diverse modifiche al testo, per renderlo più aderente ai fatti, nei limiti del possibile. La revisione stilistica è stata completa e sono anche stati aggiunti alcuni capitoli di approfondimento dei personaggi.

Durante la lettura, mi ha colpito in particolare il fatto che il protagonista appaia all’inizio come una figura poco definita, che man mano prende sempre più corpo. Si tratta di un effetto voluto? O questa progressione è stata naturale durante la stesura?

È stata una scelta istintiva, ma quasi inevitabile per via della situazione particolare di Goran. Il personaggio doveva rivelarsi per gradi a se stesso, e contemporaneamente ai lettori.

Un aspetto che mi è piaciuto molto è stata la presenza forte di personaggi secondari, che si rivelano importanti sotto molti punti di vista. Mi sono piaciute in particolare Cassandra e Nico. Quest'ultima è perfetta per spezzare la tensione. Tu personalmente a quale personaggio ti sei sentita più vicina quando scrivevi?

A Goran e a Nico, in modi diversi. Nico si raccontava da sola; io mi limitavo a fare da stenografa, in pratica. È stata questa facilità, tra l’altro, a farmi decidere di provare a scrivere qualcosa per ragazzi. Il rapporto con Goran invece si è evoluto pagina dopo pagina, proprio per il motivo di cui parlavamo prima.

A proposito di personaggi, mi è venuta la curiosità di sapere cosa è accaduto dopo il finale... Hai mai pensato di scrivere un sequel?

Siccome non sei l’unica ad avere espresso questa curiosità, ho iniziato a pensarci su quasi mio malgrado. Devo dire che l’ipotesi mi attira, perché sono molto affezionata ai personaggi, ma la prenderò in considerazione solo se mi verrà un’idea convincente. Il sequel però dovrà mettersi in fila, perché tre progetti in simultanea sono più che sufficienti!

Protagonista di buona parte della storia è senza dubbio l’ambientazione, molto affascinante per come l’hai descritta. Immagino che ti abbiano chiesto tante volte perché l’hai scelta, ma sono curiosa comunque di sapere di più del tuo rapporto con quei magnifici posti...

Con la famiglia abbiamo perlustrato il Nord Europa a più riprese. Il viaggio a Capo Nord è stato uno dei più riusciti, secondo me; lo spazio, l’aria, la natura così vasta e poco popolata, per me sono Vita con la maiuscola. Anche le persone, giovani e meno giovani, sono cordiali e dinamiche. In alcuni momenti ho provato emozioni davvero intense. Da due di quei momenti, in un lavvo sami (una specie di teepee finlandese) e in un villaggio minerario, sono usciti due racconti ora pubblicati in antologie di concorsi. Da altre impressioni ‒ tra cui quelle nate dalla visita al museo all’aperto di Stundars, un villaggio di artigiani di inizio Novecento ‒ è uscita la storia di Goran.

Mi piacerebbe approfondire la parte soprannaturale di questo romanzo, ma mi rendo conto che saremmo costrette a fare degli spoiler. Però ti chiedo se puoi dirci almeno questo: il tuo romanzo può considerarsi più vicino al fantasy o all’esoterico? Ovvero, ciò che racconti è frutto della tua immaginazione o di una documentazione?

Potrei dire che nasce dalla mia fantasia, perché non ho affrontato letture specifiche sul tema trattato; ma è una fantasia influenzata dalle mie convinzioni in merito alla reincarnazione e all’esistenza di una realtà invisibile. Se ci penso, la mia sensazione istintiva è di avere raccontato una storia vera, non inventata. Questo per darti l’idea di quanto sia personale il concetto di fantastico.

L'amnesia deve essere davvero terribile da affrontare, a mio avviso. Al di là della storia specifica di Goran, secondo te perdere i ricordi di una vita significa davvero smarrire il senso di identità? E dover rimettere tutto in discussione è necessariamente un male?

Credo che la sensazione di smarrimento sia inevitabile in una situazione simile. Fa parte del nostro essere umani sostenerci ‒ o credere di farlo ‒ attraverso gli eventi del nostro passato e le attività e gli oggetti che popolano la nostra vita. Nel conosciuto cerchiamo una conferma di chi siamo. Sono convinta però che esista un nucleo di noi libero, potente ed eterno, che non ha bisogno di sostegni esterni. Perdere qualche certezza, o la memoria, nella sua criticità può aiutarci a scoprirlo. 

So che sta per uscire un altro tuo romanzo, ti va di anticiparci qualcosa?

Non ne ho ancora mai parlato, ma mi fa piacere iniziare qui. “Veronica c’è” è la storia di una ragazza che cerca di sfuggire a una realtà familiare difficile inseguendo un sogno. Gli ostacoli che incontra la mettono a dura prova, ma è quando entra nel mirino di una banda di delinquenti che la situazione si fa davvero pericolosa. Per fortuna Veronica non è sola ad affrontare tutto questo. Nonostante il titolo sia molto focalizzato, è una storia corale, di incontri e di scoperte… e d’amore, naturalmente. Il romanzo uscirà ad aprile su Amazon, in formato digitale e cartaceo.
* * *
Ringrazio Grazia per essere stata mia ospite. Se avete anche voi qualcosa da chiederle, non esitate a farlo nei commenti!

Cercando Goran è in vendita su Amazon: 

Commenti

  1. Ho amato sin da subito questo bel romanzo di Grazia. La sua capacità di descrivere luoghi e i personaggi, la sua maestria con l'intreccio.
    Le atmosfere ghiacciate sono sempre lì nella mia memoria e NIco, ha ragione l'autrice, si racconta da sé.
    Per tacere di quel particolare talento nel trovare il titolo giusto. Il nuovo YA non fa eccezione.
    Brava Grazia e in bocca al lupo per la nuova avventura. Maria Teresa brava come sempre con le sue super interviste!

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    1. Grazie, Elena! E' sempre una gioia sapere che la storia di Goran e di quelli che tra me definisco "i ragazzi" è arrivata a destinazione nel cuore di un lettore. :)

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  2. Che dire di più di ciò che già è stato detto?
    Sono molto legata a Cercando Goran perché, oltre a essere un libro che mi ha colpita e affascinata, è stato il pretesto attraverso cui ho conosciuto in maniera più approfondita Grazia, ed è stata una bellissima scoperta.

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    1. Sono felice anch'io di averti conosciuta meglio grazie al romanzo. Mi piace pensare che una storia possa creare rapporti! Sai che la nostra conversazione sul passato mi frulla ancora in testa?

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  3. Il tema dell'amnesia è sempre un tema affascinante, pensa che anch'io di recente sono stata colpita dal desiderio di parlarne in un romanzo, anche se per ora probabilmente non lo farò...in bocca al lupo per la nuova uscita.

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    1. Viva il lupo! Hai ragione, la perdita di memoria stimola la fantasia.

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  4. Bella chiacchierata, molto approfondita. Complimenti a entrambe.
    Devo ammettere che l'idea dell'amnesia stuzzica. Immagino che avrai adottato la tecnica del narratore inattendibile. Come ti sei preparata, Grazia?

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    1. Grazie, Calogero. Ho raccontato la storia da narratore esterno in terza persona, con l'eccezione di un singolo personaggio in prima, senza le distorsioni che ci si aspettano da un narratore inattendibile. Non c'è stata una vera preparazione da parte mia, né una scelta "tecnica": mi sono chiesta "cosa farei io, al suo posto?", e ho lasciato che Goran e il lettore procedessero insieme nelle loro scoperte.

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  5. Cosa poteva uscire da un bel libro come Cercando Goran, se non una bella intervista?
    Non vorrei ripetermi ma se leggere il libro aiuta a conoscere meglio l'autrice allora direi che in Grazia ci sono un'infinità di particolari interessanti da non lasciarsi scappare, e lo dico a chiunque non abbia ancora letto il libro. Non solo è scritto molto bene, ma apre la mente, fa conoscere un mondo nordico del tutto sconosciuto (questo è stato per me) e lascia spazio a possibilità non sempre tangibili molto affascinanti.

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    1. Grazie, Nadia! Mi sento... riscaldata dalle tue parole. :)

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    2. E comunque non vedo l'ora di leggere Veronica c'è, sono certa sarà una nuova bellissima conferma.

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  6. Grazie a tutti per aver letto l'intervista e lasciato un commento! Il romanzo di Grazia merita per vari aspetti e, come ha detto Nadia, apre le porte a un mondo sconosciuto e ricco di sfumature affascinanti. Spero prima o poi di visitare quei luoghi anche dal vivo ^_^

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    1. Io spero di tornarci, magari in inverno; o forse in primavera, per vedere l'aurora boreale. Grazie a te per l'ospitalità e a tutti i lettori e i commentatori per avere dedicato qualche minuto a questa intervista. :)

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  7. Un bel ritorno al romanzo che ho letto e apprezzato, sicuramente un thriller ben congegnato e ricco di mistero. Mi ha ha fatto piacere riassaporare un po' di quell'atmosfera, complimenti a entrambe!

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    1. Grazie! Si spera sempre che riparlare di un romanzo già in circolazione da un po' non risulti noioso. Il merito va alle ottime domande di Maria Teresa. :)

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  8. Complimenti, un'intervista molto interessante.
    Condivido l'idea di Grazia sul " nucleo di noi libero, potente ed eterno, che non ha bisogno di sostegni esterni", anche secondo me è così.

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    1. Mi fa piacere che ci troviamo in sintonia su qualcosa di tanto importante. :)

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  9. Il romanzo è scritto benissimo e molto ben congegnato sotto diversi punti di vista, e anche la versione in inglese lo rende in maniera eccellente. Entrambi meriterebbero maggior visibilità. Nelle interviste con gli autori rimango sempre molto colpita dal grado di intimità, per non dire di affetto, che si arriva ad avere con i propri personaggi, e Grazia non fa eccezione. Come hanno già detto alcuni commentatori prima di me, colgo anche l'abilità di Grazia nell'individuare un titolo accattivante. In bocca al lupo per l'uscita del nuovo romanzo, ormai aprile è alle porte. :)

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    1. Viva il lupo! E' vero, nel tempo si crea un vero rapporto con i propri personaggi... e di tempo se ne passa insieme, altroché! Anni. ;)

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  10. La perdita della memoria è la perdita della nostra stessa esistenza, se ci si pensa bene. Cosa siamo noi, se non il risultato delle nostre esperienze? E se non possiamo ricordarle?
    C'è un film che, per quanto voglia essere una comedy, mi lascia sempre amareggiata: 50 volte il primo bacio con Drew Barrymore e Adam Sandler, dove lei a causa di un incidente perde la funzionalità di spostare la memoria a breve termine in quella a lungo termine, processo che il nostro cervello attua col sonno; lei ogni mattina si sveglia e ritorna con la memoria al giorno dell'incidente. Il film mostra i limiti di una vita con questo handicap. Molto più devastante è conoscere "Tom 10 secondi"... Il film è tratto da una storia vera, anche se non dicono chi o cosa.
    Un altro l'ho visto di recente e mi ha dato un po' più conforto: La memoria del cuore con Rachel McAdams e Channing Tatum dove lei sempre a causa di un incidente perde la memoria dei suoi ultimi cinque anni di vita, ricorda il precedente fidanzato ma non riconosce suo marito, né la bellissima carriera di scultrice che aveva intrapreso. Questa è la vera storia dei coniugi Kim e Krickitt Carpenter. Lei non ha più riacquistato quella memoria, ma in questa seconda vita ha effettuato le stesse scelte di quei cinque anni perduti. Quindi noi siamo ancora noi, anche senza memoria. :)

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    1. Ne sono convinta. Complimenti per la cultura cinematografica! :)

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