Giorgio Arcari presenta “LoveSongs”
Buon venerdì, amici! Dopo il romanzo di due settimane fa, vi propongo oggi un altro libro legato alla musica. Si tratta di “Lovesongs”, una particolare raccolta di racconti scritta da Giorgio Arcari e pubblicata di recente da Aiep Edizioni. Leggiamo insieme di cosa si tratta...
“LoveSongs” rende chiara la propria natura fin dalla dedica. Non va a una o più persone specifiche e non è composta dalle parole dell’autore, che invece si affida alla strofa di una delle più belle canzoni dei R.E.M. (The one I love, per l’appunto). Se ci sia anche l’intenzione di non identificare una precisa figura femminile -viste le tante sfaccettature dell’amore raccontate nel libro- non è dato sapere, ma il sospetto è forte. Di sicura c’è la dichiarazione di apertura, tratta direttamente da un brano. Ecco, “LoveSongs” è questo, un libro che si fa di narrativa senza smettere di essere un libro musicale.
Il libro è composto da ventuno “tracce”, ventuno ballate tra le più belle degli ultimi cinquant’anni (la scelta dei brani, raccontata nell’introduzione, è una storia nella storia). Sono tutte canzoni famose, anche se non mancano i pezzi meno noti e delle vere e proprie chicche come Chelsea Hotel #2, lo struggente e terribile brano di Leonard Cohen che racconta del suo rapporto con Janis Joplin.
Ogni canzone, naturalmente, racconta una storia. Altri significati, sensazioni, riferimenti più o meno velati di norma si nascondono tra le strofe. Quello che ha fatto Giorgio Arcari, l’autore di questo libro, è stato recuperare queste narrazioni celate. A scanso di equivoci, parliamo di narrativa, di fiction, questo non è un saggio sull’origine dei brani. Ogni canzone è seguita da un racconto che riprende le tematiche di massima del brano, ne segue il ritmo, persino la durata. In certi casi il rapporto tra il significato delle rime e quello della storia è lampante, in altri la proposta di interpretazione si fa più ardita, invita a trovare elementi di divertimento in canzoni serie e solenni o, al contrario, aspetti inquietanti di un amore che va rompendosi in brani allegri e spensierati.
Dicevamo del ritmo. In maniera anche forse ipotizzabile per un’opera di questo tipo, la cura di questo aspetto, della musicalità delle parole, dell’armonia dei brani in quanto tali e del rapporto tra di loro è maniacale. Fin dall’introduzione l’autore consiglia caldamente di ascoltare le canzoni di riferimento durante la lettura del libro a un volume basso, non invadente, ma comunque percepibile. Dopo poco, ci si accorge che il ritmo di lettura va sincronizzandosi con i brani e, quando questo accade, quasi sempre il tempo di lettura di un racconto coincide con la durata effettiva della canzone. Tutta la costruzione delle storie, i crescendo, le pause, la struttura stessa delle frasi si svela pian piano volta a ottenere questo effetto, ovvero di “leggere” le canzoni. È un processo accurato, anche furbo, che lega in maniera convincente i brani e le interpretazioni che ne dà l’autore. Nemmeno l’ordine dei racconti è lasciato al caso. L’autore svela nell’introduzione la sua passione per la realizzazione di compilation e ci racconta che deriva dalla folgorazione per Alta fedeltà di Nick Hornby, libro (e film) di enorme successo nella seconda metà degli anni ’90 e vera e propria bibbia per tutti quei ragazzi amanti della musica che praticamente vivevano nei negozi di dischi, discutendo animatamente sulle qualità di questa o quell’altra canzone. È facile immaginare che l’autore, a quell’epoca, fosse uno di loro. Ora, in quel libro uno dei tormentoni erano proprio le regole per la realizzazione della compilation perfetta e in “LoveSongs” di questo aspetto si è tenuta gran cura.
Passando al cuore del libro, e cioè i racconti veri e propri, ci si imbarca su una montagna russa emotiva. Il libro affronta le più diverse sfaccettature dell’amore romantico, dal momento dell’incontro a quello dell’addio, dalla passione sensuale al rammarico, passando per proposte di matrimonio, tradimenti e coppie di lungo corso che hanno bisogno solo di guardarsi negli occhi per continuare a funzionare perfettamente. Ci sono pezzi allegri, qualcuno che strizza quasi l’occhio alla comicità, e pezzi drammatici e spiazzanti. Lo stile di scrittura varia da racconto a racconto in maniera sottile per adeguarsi alle peculiarità della canzone di riferimento, ma rimane sempre ben riconoscibile. In ogni riga si può percepire, in sottofondo, la canzone che scorre e la volontà di mantenere questa sincronia.
Un libro intenso, appassionato, una dichiarazione d’amore sconfinato alla musica e anche, in un certo senso, all’amore stesso. La ciclicità dei racconti, quell’alternarsi di lieto fine e di fini non tanto liete non confonde ma sembra dire che, a provarci, vale la pena sempre. Un libro originale, radicalmente diverso dalle altre proposte legate alla musica.
“LoveSongs” rende chiara la propria natura fin dalla dedica. Non va a una o più persone specifiche e non è composta dalle parole dell’autore, che invece si affida alla strofa di una delle più belle canzoni dei R.E.M. (The one I love, per l’appunto). Se ci sia anche l’intenzione di non identificare una precisa figura femminile -viste le tante sfaccettature dell’amore raccontate nel libro- non è dato sapere, ma il sospetto è forte. Di sicura c’è la dichiarazione di apertura, tratta direttamente da un brano. Ecco, “LoveSongs” è questo, un libro che si fa di narrativa senza smettere di essere un libro musicale.
Il libro è composto da ventuno “tracce”, ventuno ballate tra le più belle degli ultimi cinquant’anni (la scelta dei brani, raccontata nell’introduzione, è una storia nella storia). Sono tutte canzoni famose, anche se non mancano i pezzi meno noti e delle vere e proprie chicche come Chelsea Hotel #2, lo struggente e terribile brano di Leonard Cohen che racconta del suo rapporto con Janis Joplin.
Ogni canzone, naturalmente, racconta una storia. Altri significati, sensazioni, riferimenti più o meno velati di norma si nascondono tra le strofe. Quello che ha fatto Giorgio Arcari, l’autore di questo libro, è stato recuperare queste narrazioni celate. A scanso di equivoci, parliamo di narrativa, di fiction, questo non è un saggio sull’origine dei brani. Ogni canzone è seguita da un racconto che riprende le tematiche di massima del brano, ne segue il ritmo, persino la durata. In certi casi il rapporto tra il significato delle rime e quello della storia è lampante, in altri la proposta di interpretazione si fa più ardita, invita a trovare elementi di divertimento in canzoni serie e solenni o, al contrario, aspetti inquietanti di un amore che va rompendosi in brani allegri e spensierati.
Dicevamo del ritmo. In maniera anche forse ipotizzabile per un’opera di questo tipo, la cura di questo aspetto, della musicalità delle parole, dell’armonia dei brani in quanto tali e del rapporto tra di loro è maniacale. Fin dall’introduzione l’autore consiglia caldamente di ascoltare le canzoni di riferimento durante la lettura del libro a un volume basso, non invadente, ma comunque percepibile. Dopo poco, ci si accorge che il ritmo di lettura va sincronizzandosi con i brani e, quando questo accade, quasi sempre il tempo di lettura di un racconto coincide con la durata effettiva della canzone. Tutta la costruzione delle storie, i crescendo, le pause, la struttura stessa delle frasi si svela pian piano volta a ottenere questo effetto, ovvero di “leggere” le canzoni. È un processo accurato, anche furbo, che lega in maniera convincente i brani e le interpretazioni che ne dà l’autore. Nemmeno l’ordine dei racconti è lasciato al caso. L’autore svela nell’introduzione la sua passione per la realizzazione di compilation e ci racconta che deriva dalla folgorazione per Alta fedeltà di Nick Hornby, libro (e film) di enorme successo nella seconda metà degli anni ’90 e vera e propria bibbia per tutti quei ragazzi amanti della musica che praticamente vivevano nei negozi di dischi, discutendo animatamente sulle qualità di questa o quell’altra canzone. È facile immaginare che l’autore, a quell’epoca, fosse uno di loro. Ora, in quel libro uno dei tormentoni erano proprio le regole per la realizzazione della compilation perfetta e in “LoveSongs” di questo aspetto si è tenuta gran cura.
Passando al cuore del libro, e cioè i racconti veri e propri, ci si imbarca su una montagna russa emotiva. Il libro affronta le più diverse sfaccettature dell’amore romantico, dal momento dell’incontro a quello dell’addio, dalla passione sensuale al rammarico, passando per proposte di matrimonio, tradimenti e coppie di lungo corso che hanno bisogno solo di guardarsi negli occhi per continuare a funzionare perfettamente. Ci sono pezzi allegri, qualcuno che strizza quasi l’occhio alla comicità, e pezzi drammatici e spiazzanti. Lo stile di scrittura varia da racconto a racconto in maniera sottile per adeguarsi alle peculiarità della canzone di riferimento, ma rimane sempre ben riconoscibile. In ogni riga si può percepire, in sottofondo, la canzone che scorre e la volontà di mantenere questa sincronia.
Un libro intenso, appassionato, una dichiarazione d’amore sconfinato alla musica e anche, in un certo senso, all’amore stesso. La ciclicità dei racconti, quell’alternarsi di lieto fine e di fini non tanto liete non confonde ma sembra dire che, a provarci, vale la pena sempre. Un libro originale, radicalmente diverso dalle altre proposte legate alla musica.
This one goes out to the one I love
This one goes out to the one I left behind
A simple prop to occupy my time
This one goes out to the one I love.
Disponibile in cartaceo su: Amazon e in altre librerie online.
Molto interessante.
RispondiEliminaGrazie mille :) Spero ti piacerà!
EliminaIl libro più curioso e originale che mi sia capitato di annoverare negli ultimi tempi, senza dubbio
RispondiEliminaGrazie Nadia! In effetti il libro nasce per esplorare qualcosa di nuovo. Non per una diversità da ostentare, ma proprio perché sono affascinato da quegli aspetti: sia tecnici (dare a ogni racconto la ritmica e la musicalità della canzone di riferimento), sia narratologici ed emotivi, ovvero l'intento di prendere lo spirito, il "mood" di ogni brano e trasformarlo in un racconto in grado di parlare a quante più persone possibili. Spero di esserci riuscito. Poi, se vorrai, mi dirai la tua!
EliminaQuello tra musica e lettura è un connubio certamente non facile ma quando riesce funziona alla grande e crea delle grandi, piccole gemme.
RispondiEliminaProprio così, Nick! Di più, andare a toccare certi "mostri sacri" della musica espone anche al rischio profanazione, per i fan. Il lavoro che ho fatto, però, è stato un po' diverso: mi sono concentrato più sulle atmosfere delle canzoni che sul testo (pur inserendo riferimenti diretti, naturalmente, e in certi casi -come perI melt with you dove mi sono ispirato all'idea originale di sottotesto di chi l'ha scritta - estrapolandone il messaggio). Mettici anche che tenevo allo stesso modo all'originalità dei miei testi :D e quello che ottieni è più una serie di omaggi che di conversioni in narrativa. Poi, se questo è riuscito, è cosa che deve decidere chi lo legge :)
EliminaGrazie mille!