Cominciare una storia è come innamorarsi

Foto di Samer Daboul, fonte Pexels

Capisci quanto sia davvero importante per te la scrittura quando termini una storia e avverti un enorme senso di mancanza, un vuoto così profondo che nessun'altra attività riesce a colmare.

Per me è così ogni volta. Terminata la scrittura/revisione di Tra l'ombra e l'anima, mi sono ritrovata a chiedermi: e adesso?

Avrei potuto approfittare di questa pausa per recuperare mille cose trascurate e posticipate (fuori e dentro la rete), o semplicemente per far riposare la mente. E invece tutto quello che riuscivo a pensare è: a quale nuova storia posso dedicarmi?
Se mai ce ne fosse stato bisogno, mi sono scoperta irrequieta, per non dire nervosa, senza una storia sotto mano, come se mi fosse stata sottratta una parte vitale della giornata. Una specie di crisi d'astinenza, insomma. Ma non si può scrivere tanto per scrivere, perché non servirebbe a placare davvero questa fame dell'anima.

Se non scatta il colpo di fulmine, lascia perdere

Per qualche giorno ho accarezzato l'idea di scrivere questo o quello, ovvero sviluppare idee radunate nel corso di questi anni. Ho persino buttato giù qualche sinossi e abbozzato un paio di capitoli. Ma qualcosa non funzionava. La scrittura si trascinava a fatica, parola dopo parola. E man mano sentivo che le idee perdevano forza e che non si creava alcun legame con i protagonisti.

Mi sono venuti in mente momenti simili vissuti in passato, quando iniziavo a scrivere armata di buone intenzioni, per poi mollare dopo uno o due capitoli o anche più. E non perché il tema o i personaggi non fossero degni di attenzione, ma perché mancava quel certo non-so-ché a fare da traino.

Vi confesso che per un paio di giorni ho perfino pensato in modo opportunistico a cosa potesse interessare ai lettori, per capire ben presto che la strada dell'adeguarmi alle tendenze non fa per me.

Quasi per caso ho ripreso in mano dei vecchi appunti cartacei, roba rimasta a prendere polvere letteralmente in un bloc notes. Una storia che mi era balenata in testa tre-quattro anni fa mentre mi occupavo di altro, della quale avevo perfino scritto una quarta di copertina, così tanto per gioco.

Ho riletto alcune righe e ho sentito una specie di vibrazione interiore.

Dopo aver accantonato tutto il resto, ho iniziato a radunare le idee per questo romanzo tutto nuovo. E mi sono resa conto di una semplice verità: se non c'è un po' di passione iniziale per una storia, meglio lasciar perdere.

Quando si comincia una storia nuova c'è una potenzialità che elettrizza, c'è il fascino della scoperta, la voglia di saperne di più. Secondo me è meravigliosa la sensazione di avventurarti in un territorio ignoto, quella fase in cui scorgi solo alcuni aspetti dei personaggi e della trama, ma non vedi ancora l'intero quadro.

E la pianificazione? Non era necessaria? Sì, penso che lo sia, ma non nella fase iniziale, perché stare troppo a pensare per me vuol dire inquinare il momento della creazione, allontanare l'ispirazione. Se una razionalizzazione deve esserci, per me deve venire dopo, quando la passione si sgonfia. Solo allora si può parlare di elementi come conflitto, obiettivo, coerenza, e tutta quella roba lì.

L'importanza della passione

A prescindere dal modo in cui ti approcci alla scrittura, che tu sia pianificatore o meno, hai bisogno di sentire un legame forte, emotivo, con la storia. Perché verranno momenti difficili, quando non avrai voglia di scrivere, quando altre occupazioni richiederanno la tua attenzione, e mollare sarà fin troppo facile.

E poi perché essere innamorati di una storia e dei suoi personaggi è così bello! Come ha detto Giulia nel suo post Il tempo dell'ossessione, quando si scrive c'è una fase in cui per te esiste solo la storia. Ed è meraviglioso.

Io sono del parere che la tiepidezza si avverta. Se leggo un romanzo creato a tavolino, lo sento. Parlo dei tanti romanzi frutto di mero calcolo o che nascono da ispirazione e poi si perdono per strada, o ancora che nascono da ispirazione e poi vengono smontati, fatti a pezzi e ricostruiti da chi crede sia conveniente compiacere i lettori e assecondare tendenze del mercato, sennò le vendite languono. 

La passione non basta

Tuttavia, non basta essere innamorati della storia. Diciamocelo, siamo tutti un po' infatuati di ciò che scriviamo. Ci sono un sacco di autori che pensano basti amare i propri personaggi perché lo facciano in automatico anche i lettori. Sorpresa, non è così!

Tempo fa mi è capitato sotto gli occhi un post su Facebook di una giovane autrice che scriveva Il mio libro è scritto con il cuore, sono certa che vi piacerà. Purtroppo, la passione che abbiamo provato nello scrivere una storia non si trasmette quasi per osmosi ai lettori. Sì, forse viene avvertita, così come si percepisce più o meno consciamente l'eccesso di pianificazione, ma non basta a creare una buona storia.

Per mantenere il paragone con un rapporto di coppia, superata la fase innamoramento hai bisogno di fare i conti con la realtà e rendere solida la relazione su basi differenti.

Perché le cose funzionino, ovvero per sviluppare una trama di qualità e revisionarla in modo intelligente, hai bisogno di qualcosa di più, come un rapporto di coppia diventa maturo se subentrano altri fattori. Diciamo che è il giusto compromesso tra ciò che i lettori si aspettano e ciò che vuoi tu.

I miei progetti

Tornando a me, non so ancora se questo romanzo in fase embrionale sarà quello giusto, quello che mi farà innamorare. In verità è ancora viva l'idea di realizzare il sequel di Tra l'ombra e l'anima, visto che il legame con i personaggi è ancora abbastanza forte e già diversi lettori mi hanno chiesto se ci sarà un seguito.
Per ora mi limito a fare brainstorming, prendere appunti e scribacchiare entrambe le storie. Aspetto le farfalle nello stomaco, diciamo così, o un altre parole quella spinta che mi faccia venire voglia di scrivere in ogni momento della giornata, trascurare tutto il resto, come se non esistesse altro.

Perché secondo me cominciare una storia dovrebbe essere proprio come innamorarsi e non ci dovremmo accontentare di niente di meno. Non siete d'accordo?

Commenti

  1. Altroché! Senza farfalle nello stomaco non vedi nemmeno con chiarezza chi hai di fronte. Nè i personaggi, nè la storia.
    Se non fossi stata nel momento adatto per ridare splendore a Tra l'ombra e l'anima non sarebbe venuto fuori quel sentimento forte che si sente emanare dal libro. Quindi sequel o nuova storia, buon innamoramento.
    Io sento ancora nitido quel senso di appartenenza di ogni mio personaggio nel cuore, e non perché siano mie creature, perché forse lo sono alla fine io. Credo alla stessa maniera un po' anche tu.

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    1. Grazie Nadia! Dici benissimo, c'è un senso di appartenenza che si sente anche a distanza di tempo. Spero anche io di ritrovare presto certe sensazioni, ma sto cominciando a pensare che forse sia fisiologico un periodo di pausa tra una relazione scrittoria e l'altra.

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  2. Condivido: diverse volte ho abbandonato dei progetti perché - pur partoriti dalla mia mente immonda - non li "sentivo miei". E quando ero convinto della storia le parole son venute senza grandi sforzi.
    Per carità, puoi anche scrivere per la massa - niente di sbagliato di per sé - ma se ci provi gusto è molto meglio.

    ciao!

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    1. Eh sì, serve una certa dose di coinvolgimento. Forse non è così per tutti, ma secondo me si sente poi anche dall'esterno quando una storia è ispirata e amata e quando invece è dettata solo da un calcolo mentale.

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  3. Maria Teresa, sono del tutto d'accordo. Si può anche scrivere senza che si verifichino queste condizioni, ma, proprio come per l'amore, si perde il vero gusto e di solito ci si stanca in fretta senza ottenere grandi risultati.

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    1. Infatti, anche secondo me le relazioni sentimentali e quelle relative alla scrittura sono paragonabili. Si può fare a meno di questo "affetto per la storia", ma come dici tu, ci si stanca in fretta.

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  4. In tutto quello che fai trasmetti amore e passione, si vede proprio che ci tieni alle tue creazioni, a ciò che scrivi ed è giusto, è proprio così che deve essere! Complimenti e spero che non smetterai mai di scrivere! ANTONELLA AEGLOS ASTORI

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    1. Grazie di cuore Antonella per queste belle parole! Direi che questa passione per ciò che creiamo ci accomuna ^_^

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  5. Sono d'accordo, grazie per avermi citata carissima. Io credo che scrivere una storia che ci appassiona diventi simile all'innamoramento quando si sentono le farfalle nello stomaco e non si fa altro che pensare alla storia e ai suoi personaggi.
    Devo dire che ogni volta che scrivo entro quasi in un processo catartico e diventa quasi un modo per superare i momenti più difficili della vita.

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    1. Hai perfettamente ragione, è un processo anche catartico. Penso che sia un vero dono poter provare questo coinvolgimento. Purtroppo non sempre c'è, ma dobbiamo essere grati di questi momenti.

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  6. Le farfalle sono importanti anche per me, ma mi è capitato di iniziare a scrivere senza sentirle, proprio per quel senso di smarrimento che mi prende quando una storia ha preso la sua strada, e dopo i primi giorni di sollievo (per me ci sono sempre) comincia a sembrarmi tutto più opaco, come se i miei sensi si fossero ovattati... e non mi piace proprio. I racconti a volte mi sono d'aiuto nei periodi di vuoto tra un romanzo e l'altro. Adesso invece sono qui che ridacchio in attesa di scoprire come affronteranno una situazione i miei due protagonisti... qui sì, farfalle. :)

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    1. Hai descritto bene quello che provo anche io, smarrimento. Forse è giusto vivere anche questi momenti tra una storia e l'altra, in attesa di ritrovare l'ispirazione, senza forzature. L'idea dei racconti però non è male!

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  7. Io non sento farfalle, ma turbine. Fa lo stesso? ;)

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  8. Mi trovi d'accordo.
    Anche per me è lo stesso, scrivere mi riesce bene solo se sento che la storia pulsa dentro e spesso comincio a scrivere di getto. Sarà per quello che non riesco ancora a pianificare, ma se la storia mi prende affronto tutte le difficoltà per realizzarla. Quel momento in cui sei concentrato solo sulla storia è bellissimo. Ti capisco.

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    1. Eh sì, la passione iniziale è importante. Anche io vorrei pianificare di più, ma forse è giusto rispettare ciò che siamo e come ci approcciamo alle storie, senza forzature.

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  9. Uhm, noi possiamo anche innamorarci della storia, ma la storia si innamorerà di noi? Dato che le buone relazioni funzionano quando tutti e due ci mettono l'impegno... :D

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    1. Ah, bella osservazione! Chissà... Di solito, quando una storia ci si mette d'impegno a ronzarti attorno, poi le cose funzionano, ma in effetti non è detto che poi l'incantesimo non si rompa!

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  10. Sono assolutamente d'accordo La passione è tutto in una storia come nella vita, ma per un romanzo non basta Pazienza, dedizione e a volte anche abnegazione Fatica. Se non gira subito per la mia esperienza non gira più. Ma attenzione, io non sono una pianificatrice e non non penso che da un'idea con un pò di lavoro venga fuori un romanzo. Educere si ma senza forzature .. Buon lavoro e buona ispirazione

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    1. Grazie, Elena. Credo che il nostro approccio sia più o meno lo stesso. La fase iniziale è molto delicata e non mi piace inquinarla con pianificazioni. E penso anche io che se non "gira subito", con il tempo diventi anche peggio. Bisogna provare passione anche per un'idea!

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  11. Non so perché, sono certa che finirà per prevalere l'idea del sequel. Forse, ma posso sbagliare, la nuova idea serviva per ritrovare quel "brivido" di emozione al pensiero di qualcosa che sarà. Forse hai già la tua nuova storia da "L'ombra e l'anima". Ma un pensierino a quella splendida fanciulla dai capelli rossi niente niente? :D

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    1. Il pensierino alla fanciulla dai capelli rossi non è mai stato abbandonato :D Ma anche per quello aspetto l'ispirazione giusta. Mi sto convincendo che scrivere prequel o sequel non sia per nulla facile, soprattutto se non si vuole una storia annacquata. Io conto molto sul "brivido" di cui parli!

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  12. Che bello Maria Teresa sapere che hai trovato già un altro progetto su cui sognare, dopo la tua ultima pubblicazione. Fa capire quanto tu ami scrivere. So bene che è un'attività meravigliosa, soprattutto nella fase creativa, ma anche tanto faticosa. Non perdere questo entusiasmo. Un abbraccio!

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    1. Grazie, Rosalia! Spero tanto che l'entusiasmo per la fase creativa non venga a mancare, proprio perché so che le fatiche legate alla scrittura sono quelle che sono :)In effetti hai detto bene, si tratta proprio di un progetto su cui "sognare"!

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