Di cosa parla il tuo romanzo?

Oui, c'est moi!
(... e il resto è un disastro)

Questa settimana appena trascorsa è stata quasi del tutto incentrata per me su un'intervista che dovevo fare per una radio. Un'esperienza nuova che oltre a causarmi tanta ansia mi ha anche regalato la piccola soddisfazione di essere stata contattata per parlare di qualcosa che amo, la mia scrittura.
Al di là dell'evento in sé, però, e a prescindere da come sia andata (più avanti vi segnalerò quando e dove sarà possibile ascoltarla), questa piccola avventura ha scatenato anche alcune riflessioni sulla difficoltà di parlare dei propri libri, di ciò che abbiamo scritto, prodotto, pubblicato.
Non so se questo è un limite mio, magari dovuto alla timidezza, ma ho il sospetto che il problema si presenti anche per altri autori.

La difficoltà di sintetizzare

Avete mai provato un senso di paralisi di fronte a questa domanda, di cosa parla il tuo libro? Io sì, e quando mi viene rivolta mi sembra all'improvviso di non avere la minima idea di cosa dire.
Ma com'è possibile che noi che abbiamo scritto la storia, l'abbiamo curata e coltivata pagina dopo pagina, noi che conosciamo i personaggi come fossero amici intimi, poi non sappiamo dire in poche parole di che diavolo parli?
Forse la chiave del problema sta proprio qui: in poche parole.

Non credo si tratti di una difficoltà solo mia, se considero i tanti che mi scrivono in preda al panico da sinossi, incapaci di tirare fuori quelle poche righe necessarie per descrivere la loro storia. Perché sembra così facile riassumere in una o due frasi una serie di vicende o un argomento che non ci appartengono, ma è tutta un'altra faccenda farlo per qualcosa che invece ci sta a cuore, per una nostra creatura. Sembra quasi un delitto dover ridurre a una manciata di parole un intero romanzo!

Eppure pare proprio che non ci si possa sottrarre a quest'incombenza. Una sinossi, una quarta di copertina servono a comunicare il contenuto di un libro, e sono necessarie. Non solo! C'è bisogno anche di concetti chiari, accattivanti, che sappiano catturare l'interesse e l'attenzione di chi legge o ascolta distrattamente. Che fatica!

Oltre la sinossi, poi ci sono tutte quelle occasioni (come quella capitata a me) in cui qualcuno ci rivolge la fatidica domanda. Occasioni a cui dobbiamo essere preparati, in cui l'essenza di una storia di un mucchio di pagine va catturata e comunicata a parole. Che impresa!

Creare una logline

Tempo fa sono capitata su un blog americano di autori indie, dove c'è una sorta di vetrina mensile in cui chiunque può segnalare la propria opera. Ebbene, tutti quanti, a prescindere dal genere, riportano oltre alla copertina e ai dati minimi del libro (titolo, autore, link all'acquisto) anche una logline, ovvero una super sintesi del libro di sei o sette parole. La logline, infatti, è un concetto nato nel mondo del cinema, ma che si presta benissimo anche per comunicare la trama o il contenuto di un libro.

Regole base per una logline
  • Deve descrivere la storia usando questi elementi: protagonista, conflitto, antagonista (ostacolo)
  • Non si deve usare il nome dei personaggi
Una bella sfida, vero?
Forse dovremmo fare tutti questo esercizio, provare a riassumere la storia in una frase di massimo una decina di parole. E dovrò farlo anche io, perché prima o poi mi ritornerà utile.

Per approfondire:

Non solo sintesi

Purtroppo, le difficoltà di parlare dei propri libri non finiscono qui. In questo periodo ho scoperto sulla mia pelle quanto sia complicato anche parlarne a fondo, sviscerare i contenuti, riuscire a comunicarli a un pubblico. Sto parlando del blog tour e di quanto mi stia mettendo a dura prova scrivere articoli che cerchino di approfondire elementi vari della storia. Una sfida bella, stimolante e al tempo stesso impegnativa, perché seppure si tratta di una creatura nostra parlarne sembra sempre un'impresa per la quale ci sentiamo inadeguati. Tuttavia, ora che mi sono addentrata un po' in quest'avventura del tour, posso anche dire che si tratta di una prova superabile con un po' di impegno.

Resta comunque la difficoltà di parlare dei propri libri. Anche per voi è così? Come affrontate il problema?
E la sintesi in poche parole del libro l'avete fatta? Fatemelo sapere nei commenti.

Commenti

  1. Si, c'ho provato. Ancora prima di finirlo, mi hanno chiesto di scriverci il "pitch" (altro termine riciclato dal marketing, dal mondo delle startup in questo caso).
    Tagline e Logline anche quelli arrivano dal marketing. Qualcuno dirà che lo scrittore non deve occuparsi di queste cose (solo i self publisher, ma perché sono scrittori e editori di sé stessi al contempo).
    Ma quando lo scrittore si propone ad una casa editrice tradizionale, non sta forse vendendo un prodotto (il libro da pubblicare)? Se sì, anche lì ci vuole del marketing. E chi si sa proporre meglio, vince.
    La storia, il linguaggio, lo stile, bla bla bla, arrivano solo se li convinci a leggerti. E per quello, occorre studiare il marketing (esattamente come quando si sostiene un colloquio di lavoro) ;)

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    1. Verissimo, c'è un'operazione di marketing anche quando ci si propone a un editore. In tempi come questi, poi, in cui la concorrenza è agguerrita e vanno tutti di corsa è anche peggio.

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  2. Grazie della segnalazione :)

    Non è facile neanche per me sintetizzare. Non credo di avere il dono della sintesi, e ridurre un intero romanzo a una frase breve appare più difficile che scriverlo.

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    1. Mi sa che il dono della sintesi non ce l'ha nessuno tra quelli che scrivono :) Dovremo acquistare questa capacità, purtroppo, perché in molte circostanze è necessaria.

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  3. Oh, Maria Teresa io sarei piazzata come te! Timida e ansiosa anch'io :)
    E' vero che non scrivo romanzi però se dovessi parlare in due parole delle mie poesie cosa direi?
    Dopo aver letto il tuo p ost mi sono posta la domanda come se mi intervistassi: "Parlaci delle tue poesie e dei tuoi racconti in poche parole". Ebbene, ho fatto scena muta.
    Non credo sia una cosa affatto semplice. In breve poi....
    Ti ascolterò volentieri però, questo sì!

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    1. Grazie Patricia, sei sempre molto gentile!
      Guarda, io mi ero pure preparata, anche se a grandi linee. Eppure, parlare di ciò che si scrive è sempre difficilissimo. Forse dipenderà appunto dal carattere :)

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  4. Ho incontrato anch'io la tua stessa difficoltà, al momento di scrivere la quarta di copertina e quando ho fatto l'intervista con Stefania Romito che poi è stata trasmessa anche nella radio collegata al suo gruppo Ophelia's friends. Riuscire a sintetizzare le risposte è stato molto difficile, poi uno dei miei difetti è proprio la mancanza di sintesi, anche se con il tempo ho imparato a correggermi. Ho imparato anche che una quarta sintetica è molto più incisiva, ricordo che nel mio romanzo L'amore che ci manca nella versione self avevo una quarta troppo lunga, quella impostata dalla casa editrice la trovo molto più efficace. Credo che con il tempo possiamo imparare a scrivere delle buone logline ( vado a leggere i consigli). Sono curiosa di ascoltarti in radio!

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    1. Grazie Giulia! Non credo di aver dato il meglio di me, ma forse è come dici tu: piano piano si impara. Di certo è già moltissimo secondo me rendersi conto del potere che può avere una quarta di copertina e comprenderne i meccanismi. Purtroppo non finisce lì, perché siamo chiamati spesso anche dopo la pubblicazione a dover sintetizzare la storia. Spero di imparare prima o poi :)

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  5. complimentoni per l'esperienza in radio. E' difficile riassumere in poche parole ma talvolta necessario anche per proporsi ad alcuni agenti che, nello specificano, chiedono proprio questo.

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    1. Grazie Sandra, è stata una bella esperienza!
      In effetti è vero quello che dici, anche con gli agenti c'è questa necessità di riassumere nel modo più adeguato e accattivante possibile. Davvero impossibile oggigiorno fare a meno di tutte queste attività collaterali alla scrittura.

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  6. Ciao, intanto congratulazioni per l'intervista, io adoro la radio, mi pare il luogo più indicato per parlare con calma dei nostri contenuti. Sul resto: io più che non riuscire a sintetizzare la trama della storia (bella l'idea della logline, soprattutto molto utile a catturare l'interesse delle persone) vado in totale panico quando mi chiedono il genere del mo romanzo.
    Assolutamente panico perché non ho ancora trovato il nome del genere dei miei romanzi! Come diavolo si fa a forzare una collocazione solo perché te lo chiede il marketing o la casa editrice???? Boh

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    1. Grazie Elena, sai che ti ho pensata prima di fare l'intervista? Mi riecheggiavano alcune frasi del tuo manuale...
      In effetti anche etichettare il genere può essere un problema, proprio come parlare del romanzo. E anche lì occorre forzarsi perché chi legge vuole sapere cosa troverà, in una o due parole che evocano immediatamente il tipo di romanzo. Io sono giunta alla conclusione che cosa migliore sia quella di trovare una storia simile e vedere come è stata classificata.

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    2. Sì, in effetti è un ottima idea quella di cercare qualcosa di simile e "copiare" il genere. Per quanto riguarda l'intervista, mi lusinga e mi aggrada parecchio sapere che il mio manuale ti abbia suggerito qualche opzione per condurre bene la tua intervista . In ogni caso se ti è stato utile per me è già un grande traguardo... Grazie di cuore per avermelo detto :)

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  7. Caspita, com'è vero tutto ciò che scrivi. Anche a me è capitato, sia per quanto riguarda l'intervista alla radio, sia per parlare del proprio libro. E' sempre così agitato il momento in cui devi descrivere una tua opera. A me capita persino quando devo spiegare una mia tela, pensa te. Quando ti è a cuore una cosa che hai fatto tu stessa è vero, ti blocchi, non hai parole, hai paura che ciò che dici possa minimizzare quel tanto che invece hai fatto. Ma credo anche che la tua passione e il tuo amore per quello che hai fatto la gente lo possa capire dai tuoi gesti, dal tuo sguardo e dal modo in cui ti poni davanti a quella cosa. Se ami ciò che hai fatto la gente lo capisce, lo sente!
    ANTONELLA AEGLOS ASTORI

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    1. Hai detto una cosa bellissima, Antonella. L'amore e la passione per ciò che abbiamo creato dovrebbe trasparire dal modo in cui ci poniamo. Però è pure vero che c'è questa paura di minimizzare o semplicemente "ingabbiare" in poche parole quanto fatto.
      Mamma mia, parlare di dipinti deve essere terribile, molto peggio di un libro...

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  8. Intanto complimenti per l'occasione che hai avuto. E poi sì, quando ho proposto Vita e riavvita all'editore ho dovuto creare una frase che ne racchiudesse il senso. È stato difficile, ma in contemporanea, come ora lo è per te con il duro lavoro del blog tour, è stato anche un riprendere in mano il testo con ben altra intenzione di correggerlo o migliorarlo, è stato proprio andarci a fondo.

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    1. Grazie Nadia. Eh sì, anche andare a fondo non è così immediato. Sembra un po' di sezionare, analizzare qualcosa che nella nostra testa dovrebbe restare intatto. Una vera sfida. Io mi auguro che con la pratica sintetizzare o analizzare possano diventare operazioni più semplici.

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  9. Congratulazioni per l'intervista! Posso immaginare l'emozione. :) Hai ragione, riassumere in poche parole la storia è davvero difficile, perché spesso il riassunto in sé fa perdere ogni fascino. In sei-sette parole, poi, non posso farcela! Magari in due o tre frasi. Queste cose vanno preparate prima, quando ancora non si sa se serviranno e si ha il tempo di rifletterci con calma. :)

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    1. Grazie! Sì, tanta emozione. C'erano anche tante cose che avrei voluto dire e che invece lì per lì non mi sono venute fuori. Difficile davvero.
      Hai ragione, bisognerà preparasi prima perché non si sa mai quando tutto questo potrà servire!

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  10. Ciao Maria Teresa, ricordati di segnalarci l'evento, vorrei tanto ascoltare la tua voce! Sicuramente l'aspetto di cui parli è verissimo: anch'io ho avuto notevoli difficoltà a parlare del mio romanzo. Prima della presentazione ho dovuto scrivermi delle frasi che chiarissero bene a me stessa alcuni concetti del romanzo. Per quanto riguarda la logline, me l'ha richiesta l'editore e ho faticato non poco per crearla^_^

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    1. Grazie Rosalia, senz'altro vi farò sapere quando andrà in onda, però so già che sarà in fascia serale/notturna, quindi troverò il modo per registrarla e farvela ascoltare in un altro momento.
      E' confortante sapere che non sono l'unica a trovare difficoltà nel sintetizzare :)

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  11. Congratulazioni per l'intervista! La logline, poi, sei riuscita a scriverla? Io tremo all'idea... ma ci proverò! Mi pare un ottimo esercizio.

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    1. Grazie, Lisa! No, ancora non ho avuto il tempo di mettermi a scrivere la logline, credo mi occorrerà un po' per trovare la "formula" giusta.

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  12. Ciao!
    Il punto è, secondo me, che alla fine della prima stesura bisogna sapere qual è il tema del libro. Senza sapere il tema, è impossibile dire di cosa parla. Molti scrittori rispondono, sudando e tremolando: beh, ehm, è la storia di x che fa y cose, ma quella è la trama, non il tema del libro, e cioè di che parla. Uno dei temi principali di "Furore" è l'ingiustizia, un altro è la speranza, ma la trama narra la storia di una poverissima famiglia di mezzadri che va a cercare lavoro in California.
    Scrivere avendo un tema in mente è sbagliato, in linea generale (Dickens a parte), ma dopo la fantomatica stesura iniziale il tema emergerà da sé. Se non emerge, qualcosa non va nel romanzo. Questa è, perlomeno, la mia opinione.

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    1. Ciao Alice e Francesca! Torno solo ora da queste parti, quindi ti chiedo scusa per il ritardo nella risposta.
      Hai pienamente ragione, conoscere il tema del libro è fondamentale, io direi il "cuore" della storia. E senza dubbio arriva un momento in cui durante la scrittura bisogna prenderne coscienza per dare coerenza alla trama. Non è cosa facile, però. Direi che per un lettore è più facile perché è meno coinvolto. Chi scrive spesso lo fa senza questa consapevolezza, un po' come nella realtà si vive la propria vita totalmente immersi nelle vicende che ci accadono.
      Grazie per la tua opinione ^_^

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