Christian Giovanettina presenta “Il treno della libertà”


Vorrei fare una premessa alla presentazione di oggi, una doverosa premessa. Quando ho proposto questo spazio, tra le regole insindacabili per presentare il libro ho posto quella di non ammettere libri pubblicati con editori a pagamento. Ovviamente mi sono resa conto io stessa, nel corso del tempo, che era impossibile verificare un fatto del genere, tanto meno io avevo voglia di indagare (e sindacare) in merito. Fatto è che quando mi sono trovata di fronte alla richiesta di una presentazione per un libro edito da uno dei famigerati editori in questione, mi sono chiesta se opporre un rigido rifiuto o dare una chance al romanzo. Ho deciso di seguire l'istinto. La storia mi ispirava, ho sentito che questo romanzo valesse la pena di essere presentato. E così eccomi qui a fare uno strappo alla regola.
L'autore è Christian Giovanettina che ci parla direttamente del suo romanzo “Il treno della libertà”.

Sinossi

Borgo Settecase è un paesino montano del Canton Ticino, pochissimi abitanti, tutti conoscono tutti. La maggior parte della gente vive nel timore di Dio, sforzandosi di condurre un’esistenza apparentemente perfetta, ma spesso nascondendo peccati noti comunque a tutti. San Nicola è la città più vicina e per i ragazzi di Borgo Settecase e dell’intera valle è il luogo del divertimento, mentre per gli adulti è la porta dell’Inferno. Omar e i suoi coetanei vivono in questa realtà, innamorati della natura che li circonda e della pace delle vallate, ma desiderosi, appena possibile, di evadere in città per sfuggire al bigottismo e alla monotonia paesana. Da adolescenti sprovveduti diventano giovani uomini e per gli uomini, si sa, è più complicato affrontare le maldicenze e le accuse di un intero paese. D’altra parte Omar desidera solo vivere liberamente, senza catene, ma il paese gli permetterà questo?

Potrei descrivere questo libro partendo dal suicidio di un ventenne, salvo poi scoprire che questo giovane, in realtà, è la vittima incolpevole di un delitto. Potrei citare i nomi degli assassini, uno per uno, quelli che l’hanno fatta franca. Quelli che la giustizia, così come la vita, ha premiato, anziché punire. Oppure potrei presentarvi i due giovani protagonisti che animano il romanzo, i quali vengono in seguito affiancati da un terzo personaggio che, sì, un po’ di scompiglio lo crea. Forse varrebbe la pena nominare Borgo Settecase, dove tutto si svolge: il paese montano, chiuso e intollerante, perennemente in lotta con i cittadini di San Nicola, che a detta dei paesani sono dei peccatori impenitenti. Potrei spendere qualche parola circa lo sport più gettonato di sempre – il pettegolezzo – dove proprio a Borgo Settecase si eccelle. Potrei arrivare a dirvi che le malelingue possono annientare una persona. Potrei anche raccontarvi di una genuina amicizia tra due adolescenti, o delle passeggiate estive, lassù, alla Settima Torre, e di Omari che si fumava le sigarette di nascosto. Potrei ricordare gli anni Ottanta ai nostalgici o di quando abbiamo rubato l’auto di papà e ci siamo schiantati contro un albero. Potrei dirvi quanto fosse dura crescere, allora come oggi.

Potrei raccontarvi tutto questo. Ma non lo farò.

Vi dirò invece qualcos’altro. Scrivere questo romanzo mi ha entusiasmato. In ogni pagina, in ogni frase, in ogni parola che i personaggi hanno pronunciato, io ero là, assieme a loro. E assieme a loro ho vissuto un’esperienza densa, profonda.

Ed ecco la scommessa. Se questo libro trasmetterà al lettore anche soltanto la metà delle emozioni che ho provato quando l’ho scritto, beh, allora il debito di aspettativa che ho nei vostri confronti sarà onorato.

Qualche tempo fa, una sconosciuta s’è data un gran da fare per scoprire il mio indirizzo privato di posta elettronica e mi ha inviato un’e-mail che si concludeva così: ‟ho letto il finale due volte. E ho pianto due volte.” Credo che queste semplici parole rappresentino il premio più prestigioso a cui un autore possa sperare di ambire.

Christian Giovanettina

Un passaggio del romanzo

Ci guardammo le mani gonfie, le dita erano intorpidite dallo sforzo e dal freddo pungente, tanto che non riuscivamo nemmeno a piegarle. Il sole, tiepido e lontano, non bastava a riscaldarci, ma il nostro animo fiammeggiava di un fuoco intenso per via dell’avventura che stavamo vivendo, e ci donò un fiero tepore. Dalla nostra posizione, laggiù, oltre il contrafforte, vedevamo quasi tutto il paese e gran parte della città, con il lago e le montagne intorno. Sotto i nostri piedi c’era il Bosco Proibito, pronto a farsi profanare, svelando infine i segreti che custodiva. In quel momento ci sentivamo i padroni del mondo. E, probabilmente, lo eravamo davvero.
(pagg. 131-132)

Cartaceo o ebook in vendita su: Amazon; Ibs; LaFeltrinelli
Pagina Facebook dell'autore: Il treno della libertà

Commenti

  1. Mi sembra molto interessante, promette bene!
    EAP? Non è che possiamo mettere sulla gogna l'autore che ci è cascato...

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. In effetti ringrazio Maria Teresa perché, così come altri blog, ha deciso di inserire una mia presentazione! Grazie, grazie, grazie!
      Questo libro mi sta regalando molte soddisfazioni. Se lo leggerai, mi auguro che ti appassionerai ai personaggi perché - come confesso nell'introduzione - "ho deciso di scrivere questo libro perché avevo una storia da raccontare". Molto semplicemente!

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    3. @Kinsy Per carità, niente gogna! Le discriminazioni non sono una bella cosa, penso che sia giusto fare anche delle distinzioni. Grazie per aver letto e commentato :)
      @Christian Grazie a te per la partecipazione, spero anche io di aver modo di leggere il tuo romanzo appena la coda me lo permetterà ;)

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  2. Molto bella la presentazione molto coraggioso parlare di EAP... chapeau

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    1. Credo che Maria Teresa abbia davvero colto nel segno, e la ringrazio molto! Da poco ho iniziato un nuovo lavoro e questa volta sarò paziente nella ricerca di un editore.

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    2. Di Eap si parla giustamente male, ma è comunque ingiusto condannare per questo gli autori. Grazie Elena!

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  3. Il pettegolezzo può annientare molte vite, soprattutto nei piccoli centri dove si è sempre sotto gli occhi di tutti. Mi riconosco in questa semplice verità avendo vissuto anch'io da adolescente in un piccolo centro di provincia. Questo romanzo quindi mi incuriosisce molto, lo metto in lista. Complimenti per la presentazione accattivante che hai scritto, brava anche Maria Teresa che non ha avuto preclusioni sul romanzo.

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    1. Sono contento della tua decisione di mettere il romanzo in lista per una prossima lettura... grazie mille!
      Sono davvero onorato che Maria Teresa mi ospiti nel suo blog, si è dimostrata anche particolarmente disponibile.
      Quanto al romanzo, diciamo che la parola chiave è pregiudizio. So che per buona parte del libro, le pagine ti lasceranno con molte domande. Ma non temere, ti assicuro che alla fine troverai tutte le risposte, anche se magari non saranno quelle che ti aspettavi...
      Visto che più che alle statistiche e ai numeri preferisco di gran lunga i giudizi delle persone (in fondo sono loro che leggono, no?), ricordo volentieri anche a te che sono sempre a disposizione per commenti, giudizi, critiche, ecc. all'indirizzo pubblico di posta elettronica scriviallautore@gmail.com

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    2. @Giulia grazie per aver letto e commentato!

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  4. Bella presentazione! Credo che tu abbia fatto bene a fare un'eccezione, Maria Teresa. Complimenti all'autore, che ha una "voce" molto accattivante. :)

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    1. Grazie per la "voce" molto accattivante...! Nella presentazione credo di aver fatto un buon riassunto, senza riassumere nulla... :)

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    2. Sono contenta di aver dato retta all'istinto :)

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  5. Ormai ti sei talmente specializzata in questo tipo di presentazioni che mi verrebbe voglia di lanciare una rubrica su Nocturnia dal titolo: "Maria Teresa Steri consiglia:....."
    Ciao!

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    1. Uh grazie, Nick! Sai che invece io sto meditando di chiuderla questa rubrica? Perlomeno di ridurre un po' la frequenza... Sembra che non piaccia proprio a tutti, purtroppo :(

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  6. Parentesi: l'Editoria A Pagamento (EAP) di per sé non sarebbe un problema se l'autore è conscio del contratto che sta firmando e se fosse chiamata esplicitamente col suo nome. Il danno lo fa nei confronti dell'altra editoria, quella che investe davvero del denaro, l'editoria-imprenditoria come dovrebbe essere. Ma ormai sembra scomparsa. Anche quando non richiede un pagamento esplicito, pagano i diritti d'autore solo oltre le 1000 copie e quindi è un'editoria a pagamento nascosto. :)
    Chiusa parentesi.
    Diciamo che con una presentazione così, mi stavo per aspettare il "Potrei raccontarvi tutto questo. Ma noi siamo scienza, non fantascienza." :D
    Al di là della trama, che presumo essere tra l'uscita dell'adolescenza verso il mondo adulto e un giallo (vittima, assassino, delitto), mi suona male questa frase: "allora il debito di aspettativa che ho nei vostri confronti sarà onorato." Il lettore è una bestia strana: già non ha tempo per leggere, e i libri costano un occhio (ndr. c'è dell'ironia...) se poi gli parlate anche di debiti, non se ne esce più! Si, il debito è dello scrittore nei confronti del lettore, ma non userei proprio quella parola. Non sono tempi! :D :D :D

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    1. Ti ringrazio per il tuo commento, interessante ma anche ironico, specie per la questione che sollevi nella "parentesi"... Beh, il fatto che ti immaginavi il fatidico "ma noi siamo scienza e non fantascienza" significa forse che - in quale modo - delle aspettative te le eri create, anche se poi la trama, in verità, è diversa, decisamente diversa...
      Comunque desidero rassicurare tutti circa il debito più volte menzionato: l'autore e soltanto l'autore è debitore. Il lettore (cara, carissima "bestia strana") è il creditore.
      :)

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    2. Barbara, purtroppo hai ragione, oggi c'è davvero caos nell'editoria, difficile perfino fare distinzioni. Per me è grave anche il pagamento delle royalies dopo 100 copie!

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