Guest post: istruzioni per l'uso

Essere ospiti in casa altrui, seppure una dimora virtuale, non è cosa facile. 
A parlarci oggi dell'argomento, ovvero di come scrivere un guest post, è Mattia L. (Mattia Loroni) autore del blog “Hand of Doom. Basandosi sulla sua esperienza e sul parallelismo con la sua attività di intervistatore, Mattia ci propone una sorta di guida sui comportamenti da adottare o meno per essere dei bravi guest blogger.

Comincio subito con una precisazione doverosa: non ho una grande esperienza per quanto riguarda i guest post. Non ne ospito sul mio blog, a parte rare eccezioni, né a mia volta ne ho scritti molti: questo è appena il secondo della mia breve carriera. Certo, ho collaborato saltuariamente con riviste e siti online, scrivendo in alcuni casi anche lunghe serie di articoli: probabilmente però non è la stessa cosa.

Perché dunque, vi chiederete, scrivere un articolo che parla proprio di guest post? Perché in realtà un’esperienza da riferire in merito ce l’ho. Qualcuno di voi saprà forse che oltre al blog gestisco anche un sito sulla musica heavy metal. Principalmente scrivo recensioni, ma di tanto in tanto pubblico anche altri contenuti. Tra questi articoli, quelli più frequenti sono interviste ai gruppi. Riflettendo sull’argomento, sono giunto alla conclusione che queste siano in qualche modo analoghe ai guest post. È vero che una parte, ossia le domande, sono scritte da me; le risposte, ossia il cuore dell’articolo, sono però totalmente redatte da altri.

Avendo anni d’esperienza nel campo delle interviste, ho vissuto un gran numero di situazioni diverse. So quindi quali sono i comportamenti adatti, che mi piace leggere, e quelli da evitare, che mi danno fastidio. Tutto ciò non vale solo per le interviste, ma per ogni tipo di guest post: immagino infatti che se ne ospitassi, i  miei parametri di valutazione sarebbero gli stessi. Più in generale, penso che queste regole per scrivere e farsi pubblicare un guest post si possano applicare a molti ambiti della vita: in fondo, sono puramente di buonsenso. Siccome, tuttavia, mi sono accorto di come a volte l’ingenuità o l’inesperienza giochino brutti scherzi, credo sia bene approfondire un po’.

Correttezza della lingua


So bene che uno dei miei principali difetti è la pignoleria, per quanto riguarda sintassi e grammatica. Spesso, leggendo articoli online o stati su Facebook, mi disturbano le “d” eufoniche messe tra vocali diverse (il che, a ben guardare, non è sbagliato in senso stretto) e mi infastidisco di più per errori di battitura. Non dico di essere immune: qualche refuso capita anche a me, specie nelle prime stesure dei miei testi, ma di solito mi accorgo e sistemo. Più in generale, curo molto i miei siti dal punto di vista della correttezza linguistica. Così, quando mi tornano indietro interviste piene di brutture e di orrori grammaticali, la mia prima reazione è di mettermi le mani nei capelli (che non ho). La seconda, invece, è di intervenire brutalmente sul testo: mi è capitato in certi casi di dover riscrivere completamente le interviste che ho poi pubblicato, per dar loro un senso compiuto e una forma almeno leggibile.

Lo faccio principalmente per correttezza: spesso sono io a richiedere l’intervista, quindi in un certo senso mi sento in dovere di pubblicarla. Ciò non accade per un blog “ordinario”: di solito i guest post non sono richiesti, vengono proposti al padrone del blog. Tuttavia, il mio fastidio verso le sgrammaticature è lo stesso di molti blogger, specie quelli che si muovono in ambito letterario. Il risultato quindi è uno solo: è difficile, se non impossibile, farsi pubblicare un articolo scritto con un linguaggio non ottimale. Il consiglio può sembrare banale ma in realtà non lo è, almeno per la mia esperienza: non mandate testi senza uno straccio di revisione, scritti senza cura o peggio pieni di errori. Sicuramente la sostanza è fondamentale, ma anche la forma è molto importante: curate perciò la sintassi, la grammatica, la scorrevolezza. Vedrete che i blogger a cui proporrete il vostro articolo saranno più propensi ad accettarvi.

Completezza


Se la grammatica è un’ossessione che molti comprenderanno, meno forse lo sono quelle che ho verso i numeri. È difficile da spiegare, ma semplificando posso dire che ci sono alcuni numeri che mi piacciono più di altri. Tra questi, il dieci è uno di quelli che amo di più: è anche per questo che tutte le mie interviste, a parte rare eccezioni, hanno esattamente dieci domande. Succede però a volte che qualche gruppo mi rimandi indietro interviste in cui qualche domanda non ha risposta, o addirittura è stata cancellata: non potete capire l’irritazione che provo in quei casi!

Al contrario di un’intervista, un guest post non presenta questo particolare problema; tuttavia, può essere lo stesso incompleto, poco approfondito o raffazzonato.  Esistono blogger per cui farsi ospitare da altri vuol dire riciclare gli scarti del proprio sito, ossia gli articoli meno riusciti, il che è però un grave errore, a mio avviso. Lo scopo principale di un guest post è quello di mettersi in mostra, di raggiungere persone che non conoscevano l’autore; ne consegue che proprio l’articolo è il biglietto da visita di chi lo scrive. Meglio quindi lavorare il più possibile per migliorarlo, se si vuole far colpo sui lettori. Altrimenti, facendosi pubblicare un post poco curato, si rischia solo una brutta figura. Sempre ammesso, beninteso, che il proprietario del blog a cui ci si rivolge accetti di pubblicare un testo scadente, un’eventualità non del tutto scontata.

Rispetto delle linee guida


Quando invio un’intervista, specifico sempre che c’è un’unica regola per rispondere: i musicisti devono indicare sempre chi è che risponde alle domande, e se risponde il gruppo al completo, oppure ogni membro per sé. Mi credete che ogni tanto mi torna indietro un’intervista in cui non si sa chi parla, e devo mandare messaggi, fare ricerche e salti mortali per scoprirlo? Succede più spesso di quanto possiate pensare!

Per i guest post è anche peggio: le linee guida della maggior parte dei blog non sono così elementari, anzi spesso sono parecchio complesse e stringenti. Proporre un articolo che non le segue può portare l’ospitante a chiedere modifiche, a spronare l’autore perché corregga il suo scritto. Per esperienza indiretta, so però che la maggior parte dei blogger decide di cassare senza pietà i testi che non rispettano le loro regole. Quindi, prima ancora di scrivere il guest post è opportuno documentarsi approfonditamente su ciò che il gestore del blog richiede. Non è difficile: di solito le istruzioni sono in chiaro, ben in vista in una delle pagine del blog. E se le linee guida non vi piacciono, se volete essere più liberi nello scrivere un articolo? È soltanto un problema vostro. In fondo per il gestore il suo sito è come una casa virtuale. È lui che decide le regole, che si riserva di decidere chi ospitare e chi no. Se un sito ha linee guida che non vi stanno bene, è inutile lamentarsi: semplicemente, non mandategli un vostro testo.

Fonte

No ai secondi fini


Intervistare un gruppo ha la funzione di promuoverlo, facendo sentire la sua voce. Tuttavia, questa pubblicità deve avvenire attraverso il contenuto delle risposte: è proprio questa la regola di base. È quindi con irritazione che accolgo interviste infarcite di link o di continui richiami a comprare il disco o i biglietti per andare al concerto. Farlo una volta, magari nel finale, ci può anche stare. Un comportamento continuo e sistematico mi dà però fastidio, tanto che a volte mi sono ritrovato a cancellare alcuni dei link in eccesso.

La stessa cosa vale per i guest post generici: come ho già accennato, se si vuole renderli davvero incisivi è meglio mettere la qualità al primo posto. Presentarsi in maniera efficace è la miglior forma di promozione, perché spingerà i fan dell’ospitante a scoprire più volentieri le attività dell’autore. Prendete per esempio questo articolo: nel corpo non ci sono link ai miei blog o alle mie pagine, nemmeno al sito musicale sulla cui esperienza l’intero post si basa. Non è solo perché sarebbe controproducente – dubito che tra i fan di Anima di Carta ci siano molti fan dell’heavy metal – ma anche perché non è farmi pubblicità lo scopo principale che mi ha spinto a scriverlo. Il mio obiettivo primario è regalare un testo di qualità a Maria Teresa, che stimo e di cui seguo da molto il blog. Se poi qualcuno dopo averlo letto si prenderà la briga di scoprire qualcuno dei miei progetti, ben venga; tuttavia, non è questo il motivo primario che mi ha spinto a scrivere questo post. Volevo parlare della mia esperienza in materia, ed è quello che ho fatto.

Affidabilità


Nella stragrande maggioranza dei casi, l’intervista viene inviata in forma scritta, come foglio di Word. Il gruppo dovrà compilare gli appositi spazi e poi rimandare il file indietro per la pubblicazione. È una modalità che ha tanti vantaggi: per esempio, viene incontro alla mia naturale timidezza e al mio scarso affetto per telefoni e videochat. C’è però anche un grande svantaggio: non è possibile prevedere quando, e soprattutto se, l’articolo tornerà indietro completo. E infatti, puntualmente, circa un’intervista su due si perde nel nulla; oppure, in altri casi, mi viene spedita indietro dopo un tempo lunghissimo. Il che, ovviamente, è fastidioso per me.

Vale lo stesso per i guest post generici? È vero che, come già detto, di solito è l’autore, e non l’ospitante, a chiedere la pubblicazione. Tuttavia, può succedere che qualcuno proponga un guest post e poi d’improvviso sparisca. Oppure che non rispetti i tempi di consegna che aveva concordato col blogger di turno; o ancora, che ritiri l’offerta fatta precedentemente. Certo, ciò può succedere anche per problemi gravi e oggettivi, che sono una giustificazione valida. Per la mia esperienza, però, di solito ciò accade per semplice menefreghismo, il che invece non è scusabile. Più in generale, se si vuole fare guest blogging in maniera sana, è opportuno proporsi in maniera seria e affidabile ai propri interlocutori. Altrimenti, si rischia non solo di non vedere il proprio guest post pubblicato, ma anche di essere guardato con diffidenza dal blogger a cui ci si era rivolti, che difficilmente accetterà un'altra proposta. E, visto che i blogger di solito sono amici di altri blogger, ci si può rimettere persino in credibilità di fronte a una parte della blogosfera.

No al copia/incolla


È molto difficile che all’interno di un’intervista ci sia un contenuto copiato altrove. Le domande danno una struttura rigida e limitata al testo, il che rende arduo prendere le risposte da qualche altra parte senza che sia evidente. Eppure, nella mia lunga carriera mi è capitato anche questo. Solitamente, la mia prima domanda è biografica: trovo che lasciar raccontare la storia a un gruppo sia un’ottima presentazione, per chi legge l’articolo senza conoscere il gruppo. Di solito, non ci sono problemi; eppure, un paio di gruppi mi hanno risposto a questa domanda in maniera non spontanea, copiando soltanto la propria biografia dal proprio press kit, o da Facebook. E visto che io studio sempre la storia del gruppo prima di recensirlo – e faccio sempre una recensione, prima di un’intervista – me ne sono sempre accorto in un lampo. È un comportamento che mi ha irritato, anche se alla fine ho lasciato correre.

Tuttavia, è probabile che un guest post generico con parti copiate non lo pubblicherei, se ne accettassi. Copiare non è solo sbagliato, a volte ha anche delle conseguenze serie, e può averne per chi pubblica un guest post anche se non è a conoscenza del plagio. È abbastanza banale sottolinearlo, ma se non siete capaci di scrivere un articolo, se dovete per forza attingere a un’altra fonte per realizzarlo, allora vi conviene non farlo affatto. Se non volete farlo per onestà verso chi vi ospita, fatelo per voi stessi: scoprire un plagio è abbastanza facile, bastano Google e qualche minuto di ricerca. È difficile non essere scoperti, e quando succede si perde totalmente di credibilità, il che porta alle conseguenze negative viste al punto precedente, se non di peggio.  Credetemi se vi dico che tutti odiano i copioni!

Tono adeguato


Solitamente, le risposte alle mie interviste sono gentili, a volte anche scherzose – alla faccia di chi vorrebbe noi metallari tutti violenti, mangia-bambini e satanisti. Qualche volta mi è capitato però un interlocutore non propriamente amichevole. Ne ricordo uno in particolare che lungo tutta la lunghezza dell’intervista aveva un tono arrogante e presuntuoso, anche nei miei confronti.  La cosa che mi irritò di più fu il suo lamentarsi del voto della mia recensione: siccome avevo sottolineato che il suo disco era “soltanto” quasi un capolavoro, non gli andava bene. Le altre webzine, lui sottolineava, avevano detto invece che l’album era un capolavoro senza se e senza ma – il che, tra le righe, vuol dire che io non ero stato capace di riconoscerlo. Indovinate come è andata a finire? Esatto: intervista mai pubblicata.

Anche per i guest post dovrebbe valere lo stesso, a mio avviso. Il tono dovrebbe essere pacato, tranquillo, mai tagliente o offensivo. Ci sono già i profili social e i blog personali per fare polemica, contro chiunque o qualsiasi cosa sia; farlo in trasferta è soltanto controproducente. Ricordatevi che, come già detto, il blog è la casa del suo autore: se si ha il permesso di entrare non è molto consigliabile mettersi a schiamazzare, è il modo più facile per farsi cacciare. A mio avviso, la polemica è da evitare anche se il blogger è d’accordo con voi sul tema caldo di cui discutete. Non si può mai sapere chi leggerà, e magari causerete al padrone di casa commenti negativi, abbandoni di lettori, litigi, in ultima analisi un bel carico di stress. Se volete essere pungenti, fatelo a casa vostra: lasciate perdere i blog altrui e inviate loro gli articoli più costruttivi a cui riuscite a pensare. E, soprattutto, non polemizzate con chi vi ospita: è il modo più facile per non farsi pubblicare!

Comunicazione


Nella mia lunga esperienza nel settore, ho visto che le interviste si possono dividere più o meno in due categorie. Ci sono quelle in cui il musicista di turno, per quanto pacato e gentile, è distaccato nelle sue risposte, e quelle in cui invece si assume un tono scherzoso, confidenziale. Ne ho pubblicate tante di entrambi i tipi; tuttavia, devo dire di preferire di gran lunga la seconda categoria.

Questo per dire che i guest post migliori devono essere colloquiali? In realtà non sempre è possibile, specie se l’argomento è di carattere tecnico, o si racconta una storia tutt’altra che allegra, per cui un tono disimpegnato è fuori luogo. Più che altro, il mio consiglio in questo caso è di comportarvi in maniera amichevole col gestore  del blog a cui vi rivolgete. Sicuramente è possibile, in alcuni siti, proporsi a un blogger con cui non abbiamo mai parlato, lasciargli il guest post e tornare a eclissarsi. Tuttavia, il padrone di casa sarà sicuramente più benevolo verso chi invece si pone in maniera più confidenziale. Per questo, è importante comunicare dell’articolo col gestore del blog ospitante, ascoltando i suoi consigli e instaurando un buon dialogo. E, perché no, per conoscere meglio l’interlocutore, non sarebbe male seguire il suo blog già da tempo e commentare regolarmente, prima di proporsi. Non è necessario per scrivere e farsi pubblicare un guest post (almeno non ovunque), ma sicuramente è un comportamento costruttivo, che può aiutare!

Questi sono, secondo me, i comportamenti da adottare, per rendere produttiva ed efficace la propria esperienza come autore di guest post. Secondo voi, ce ne sono altri? E come vi comportate quando vi proponete come ospiti (nel caso lo facciate, ovviamente)?

Mattia L. (Mattia Loroni)

L'AUTORE DI QUESTO GUEST POST Classe 1988, gestisco una gelateria nell'entroterra marchigiano insieme a mia moglie. Il mio sogno, oltre a diventare un imprenditore affermato, è quello di arrivare a essere uno scrittore almeno decente. Sul web, gestisco due webzine sulla musica (Heavy Metal Heaven dedicato al mio amore per il metal, e il suo fratello minore Alternative Rock Heaven) e il mio blog personale Hand of Doom, in cui parlo di esperienze personali su vari argomenti - scrittura, internet, cultura. Oltre a questo, suono la tastiera nei Failor, gruppo di genere space ambient, collaboro saltuariamente con alcuni siti sparsi per il web, e ovviamente scrivo storie. Ah, e se ve lo chiedete, il mio tempo medio per risolvere il cubo di Rubik è due minuti e mezzo!
Hand of Doom
Heavy Metal Heaven
Alternative Rock Heaven

Se vuoi scrivere anche tu un post per questo blog, leggi le linee guida per inviare il tuo contributo.

Commenti

  1. Una domanda: all'inizio parli di guest post, poi però parli di interviste. Sono 2 cose diverse. Il titolo allora non è pertinente, dovrebbe essere: "Fare un'intervista: istruzioni per l'uso".
    Ma richiedere un guest post non è fare un'intervista.

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    1. In realtà, tutto il post si muove sul parallelismo proprio tra interviste - l'ambito in cui sono più competente - e guest post. Sicuramente tra un guest post e un'intervista, come ho sottolineato nell'articolo a più riprese, ci sono alcune differenze. Sono presenti però anche dei punti di contatto, tant'è che, da un certo punto di vista, si possono considerare le interviste come forme particolari di guest post. Il discorso che ho cercato di fare con questo post è però un po' più allargato, non comprende solo questo caso particolare ma anche i guest post "generici". Tutto qui :) .

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  2. Questo articolo capita proprio a fagiolo, in quanto vorrei aprire il mio blog "Il manoscritto del cavaliere" ai guest-post. Per cui ti ringrazio molto. Le linee-guida che proponi sono le stesse che adotterei io, e sono sia di buon senso che di educazione.

    Nel mio blog ho già ospitato alcune interviste, a persone che scrivono ma non solo. L'ultima è stata l'intervista a un orafo specializzato in gioielleria di ispirazione longobarda.

    Anch'io cerco di limitarmi nel numero delle domande su un'intervista, però poi dipende molto anche dalla prolissità nelle risposte! Non ho capito come ti regoli sulla lunghezza delle risposte. C'è un numero max di parole da non superare?

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    1. Non c'è di che, grazie a te per il commento! In effetti queste sono regole di buonsenso, ma credo sia stato un bene approfondire, sia per gli ospitanti che per gli ospiti. Nell'articolo ho sintetizzato, per non farlo diventare troppo lungo, ma avrei un sacco di situazioni assurde da raccontare - e non solo legato alle interviste. Pensa solo che una volta mi hanno chiesto di pagare (io!) per fare una recensione - ovviamente mi sono rifiutato :D .

      Per le interviste, di solito non metto limiti alla lunghezza. I gruppi che intervisto possono scrivere quanto vogliono. È vero che questo, qualche volta , ha prodotto interviste lunghissime, ma di solito non succede. In ogni caso dell'idea che lasciare il più libero possibile l'interlocutore sia l'ideale: se poi lui usa la sua libertà per scrivere un lenzuolo è più un problema per lui che per me. E poi, mi è capitato anche di leggere dei lenzuoli molto interessanti :) .

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    2. Quella di pagare per ospitare una recensione è proprio bella! Si dimostra che a questo mondo tutto è possibile... !

      Vero quello che dici, alle volte i "lenzuoli" sono molto interessanti. Però sul web molte persone si stancano subito delle interviste troppo lunghe come dei post troppo lunghi, anche se io non appartengo a quest'ultimo gruppo. Se il contenuto è interessante, ben venga, e al limite lo leggerò un po' per volta.

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    3. Eh già. Purtroppo ne ho viste di tutti i colori. Penso che a breve scriverò un post che parla proprio delle mie esperienze di recensore - magari in forma di mini-guida per come comportarsi con chi recensisce.

      So bene che molti preferiscono contenuti rapidi e fulminanti. Io infatti, che sono abituato a scrivere recensioni lunghe e approfondite, da qualche tempo sperimento un piccolo riassunto della recensione all'inizio del post, intitolato "Per chi ha fretta". È stato un esperimento che mi ha portato ad aumentare parecchio le visite: forse proprio perché le recensioni così sono più fruibili. Sarebbe molto facile lasciar perdere le recensioni lunghe e scrivere solo il riassunto; tuttavia, non ho intenzione. Mi piace approfondire, e anche se alla gente non piace non importa, scrivo in primis per me stesso :). Per quanto riguarda le interviste, sono gli intervistati a scrivere per loro stessi: ergo, visto che io lo faccio, non vedo perché dovrei limitare loro :) .

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    4. La tua opzione "Per chi ha fretta" è senz'altro l'ideale! Avviene qualcosa di simile anche nel campo della scolastica di lingue straniere, settore in cui lavoro. Negli esercizi svolti in classe, spesso il testo propone due percorsi: quello più tradizionale che va bene per tutti, e quello più "challenging" per studenti di livello più avanzato e che si annoierebbero nell'attesa.

      Credo dipenda dagli argomenti, anche. Sui miei articoli di Storia che poi vengono ripubblicati su altri siti, i blogger preferiscono testi lunghi e approfonditi, con molti rimandi. Sugli altri si può stare anche sul "corto" o "medio".

      Aspetto allora anche la mini-guida per il recensore. :-)

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    5. Effettivamente, dipende dal recensore: ce ne sono alcuni che necessitano poco approfondimento e altro per cui invece non è così. Per questo scrivo articoli molto lunghi sul mio blog musicale e brevi sul mio blog "generalista".

      Comunque sia, la mia mini-guida non sarà per il recensore - quanto rivolta a chi vuole essere recensito :D .

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    6. Bella questa idea "per chi ha fretta"!
      Comunque anche una guida alle recensioni (intesa per chi le fa) sarebbe utile. Io per esempio mi sento totalmente incapace, anzi ogni volta vado in crisi, non so mai su quali aspetti concentrarmi, ho paura di fare spoiler e così via. Ovviamente nelle recensioni musicali lo spoiler non c'è... però dal mio punto di vista deve essere ancora più difficile restare obiettivi!

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    7. In realtà sul come scrivere una recensione non ho granché da dire. Le regole di base sono le stesse per i normali articoli da blog - quindi uno stile scorrevole il più possibile, un approfondimento corretto, una buona preparazione di base, e così via. Anche io all'inizio ero impacciato, e rileggendo le prime recensioni sul mio sito mi colpisce l'ingenuità che avevo. Se sono arrivato, adesso, a un livello che reputo decente, è perché a forza di fare due-tre recensioni a settimana, si cresce e si impara sempre meglio. Semplicemente, direi che per fare una recensione di qualità basta fare esperienza e applicarsi con costanza. Niente di più, niente di meno :) .

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  3. Il primo guest-post è stato quello da me! :-D

    Da pubblicista/sociologa, con tutte le indagini che mi è capitato di fare in passato, posso dirti che secondo me le interviste meriterebbero di essere fatte face to face, ma al giorno d'oggi questo non è possibile, specialmente quando nessuno ti paga la trasferta.

    Sai che anche io ho quello zerbino? è dell'Ikea! :D

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    1. Si, il primo è il tuo ^_^

      Sono sicuro, comunque che un'intervista di persona sarebbe meglio, e che magari faccia a faccia su Skype potrebbe essere un buon compromesso. Tuttavia, per una serie di ragioni - la prima delle quali è che sono timido e impacciato - preferisco il modo scritto, mi fa sentire molto a più agio. In effetti non sono bravo a parlare a lungo senza bloccarmi; scrivere tuttavia è la mia arma vincente, ed è per questo che la preferisco di gran lunga :D .

      L'idea della foto con lo zerbino è di Maria Teresa, non l'avevo presa in considerazione. Tuttavia, semi dici che è dell'Ikea lo terrò presente per quando andrò a vivere per conto mio, mi ha conquistato :D .

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    2. Cosa vuol dire "quando andrò a vivere per conto mio"? Non ti sei appena sposato?! @-@ :D

      P.S. In un'intervista non devi parlare tu, se sei l'intervistatore. ;)

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    3. Si, mi sono appena sposato, ma solo per questioni burocratiche-legali legate alla gelateria: non farlo, ci sarebbe costato migliaia di euro in più, per colpa delle norme del recente Jobs Act. Andare a vivere noi due soli però è ancora un futuro molto lontano: tra la crisi e il mutuo, ancora non abbiamo la giusta stabilità. Ma visto che ho una buona memoria, dello zerbino mi ricorderò comunque, anche dovessero passare vent'anni :D .

      Comunque sia, ovviamente deve parlare più l'intervistato. Tuttavia, quel che volevo dire è che faccio un po' fatica a dialogare e a esprimermi al meglio, specie con gli sconosciuti, e anche se devo dire poche parole. Scrivendo, invece, è molto più facile per me essere spigliato. Tutto qui :) .

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  4. Ho aperto il mio blog appena lo scorso anno e trovo che il guest post sia uno degli aspetti più interessanti dello scambio fra bloggers. Conto di proporre un mio articolo un giorno o l'altro, e quando lo farò consulterò certamente questo tuo prezioso scritto.

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    1. Addirittura prezioso :D ! Grazie mille per il complimento ^_^ .

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  5. Bravo Mattia, il tuo articolo è molto esauriente. Devo dirti che i guest-post mi mettono un po' a disagio, intendo dire che mi sentirei a disagio io nel propormi e altrettanto se dovessi accettare o rifiutare quelli di altri per il mio sito. Ragion per cui il mio blog non ne prevede. L'unica mia esperienza è stata l'intervento nel blog di Chiara, ma quello è un caso a sé (mi è piaciuto molto, tra l'altro, scrivere l'articolo per lei).
    Le tue linee guide sono ragionevoli, il rispetto delle regole è fondamentale, l'uso di un linguaggio adeguato, l'assenza di polemiche, il tono colloquiale, tutte cose che dovrebbero venire spontanee e invece spesso non lo sono.

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    1. Anche il mio blog non ha i guest post (ne ho pubblicato solo uno, un'eccezione che conferma la regola), ma non per il disagio che mi potrebbe causare accettarli. Semplicemente, dubito che qualcuno vorrebbe pubblicare sul mio blog, visto che la maggior parte dei blogger che conosco ha molta più visibilità :D . Non nego però che se in futuro le visite cresceranno potrei aprire la possibilità. Io non sono molto in imbarazzo né nel propormi né nel accettare le proposte. Sarà perché, appunto, col sito metal mi sono fatto le ossa, in fatto di contatti. Una volta forse ero più timido, adesso invece mi propongo - e comunico con quelli che mi chiedono una recensione o un'intervista - con gran naturalezza :) .

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    2. Vero, queste norme dovrebbero essere scontate, un po' come dire che se entri in casa d'altri devi comportarti bene, ma pare che non sia così. Devo dire però che aver limitato i guest post a chi frequenta già in blog è stato utile in questo senso ;)

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  6. Io una grande esperienza per quanto riguarda i guest-post, per un lungo periodo ho scritto solo in questa forma, ma non avevo mai pensato che l'intervista - in un certo senso - potesse essere considerata una forma di guest-post. Ma in effetti...
    Personalmente mi è capitato di rifiutare o svicolare da offerte di collaborazione che mi convincevano poco, dove annusavo il secondo fine o la mancanza di serietà del blogger che me la proponeva.

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    1. Anche a me, di tanto in tanto, capita di rifiutare a qualcuno collaborazione o recensioni. Dopo un po' di tempo e di esperienza, in effetti, il senso verso le proposte si affina, e si capisce a naso se qualcuno è serio o meno :D .

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  7. Ho scritto un guest post io, tecnico-informatico, ed è stato molto apprezzato. Per l'anniversario di Shakespeare ho ospitato io un guest post su Otello e mi ha lasciato parecchio entusiasmo. Ho ospitato una puntata di "blog tour" ed anche quella si è rivelata frizzante. Finora non avevo messo in linea una pagina con le regole da seguire per i guest post da propormi (anche a me sembrano ovvie), ma sembra che la mancanza di questa pagina porti a credere che non accetto a priori guest post. Quindi l'ho messa in cantiere.

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    1. In effetti, anche le regole di cui parlo io sembrano abbastanza ovvie. Sembrano, appunto, perché per la mia esperienza non lo sono affatto. Tra i miei blog e la gelateria che gestisco, ti posso assicurare che per ogni regola di buonsenso che ti possa venire in mente, esiste una persona che la infrangerà :D .

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  8. Di solito non sono un amante dei guest post, in 5 anni di attività l'unica eccezione è stato proprio @ Marco Lazzara, in questo caso però debbo dire di avere apprezzato, quindi complimenti sia a Mattia che lo ha scritto che a Maria Teresa Steri che lo ha ospitato nel suo blog.

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  9. I tuoi consigli sono molto condivisibili. Il problema delle dieci domande, poi, è davvero curioso! I guest post possono essere una bella esperienza, sia per chi li scrive che per chi li riceve. Quando qualcuno mi chiede se posso ospitare un suo articolo non ancora scritto, spiegandomi l'argomento e magari il taglio, mi imbarazza dirgli che non posso rispondere senza leggere il testo. Insomma, è uno "scrivi e poi vediamo". Preferirei non far lavorare invano, ma non voglio poi sentirmi in dovere di pubblicare qualcosa che non mi piace.

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    1. Fai benissimo a non accettare a scatola chiusa! Quando io mi sono proposto- anche in questo caso - non ho mai chiesto la sicurezza di essere pubblicato prima di scrivere, anzi ho sempre mandato prima il testo. Se io ospito qualcuno, voglio che il testo sia di qualità; per questo, è anche giusto che gli altri facciano lo stesso. Se poi Maria Teresa avesse rifiutato il mio testo, lo avrei semplicemente accantonato, senza problemi. Sì, ci ho lavorato parecchio, ma non avrei potuto convincere qualcuno che non vuole a pubblicarmi, quindi comportarsi in un'altra maniera sarebbe stato un inutile spreco di ulteriore tempo. Purtroppo nella vita a volte si viene bocciati, è triste ma è giusto così: quindi, secondo me fai benissimo a dire "scrivi e poi vediamo" :) .

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