Le fasi della mia scrittura
Da diversi giorni sono entrata in una fase di rifiuto totale per il romanzo che ho terminato di revisionare. Non riesco a leggere neppure più una riga, apro il file, mi viene la nausea, lo richiudo. La saturazione mi dice che per ora il lavoro su quella storia è finito, è arrivato il momento di guardare avanti.
Sarà il caso di prendermi una bella pausa dalla scrittura in generale?
Questo stato d'animo mi ha fatto pensare, però, che il processo della mia scrittura ormai ha assunto un suo percorso abbastanza regolare, con fasi che grosso modo si susseguono sempre. Dopo tre romanzi completati, uno riscritto totalmente e due lasciati incompleti, più vari racconti risalenti ad anni fa, si può dire che la sequenza sia sempre la stessa, con alti e bassi nel mio rapporto con la storia e i personaggi, in un susseguirsi costante di emozioni oscillanti e qualche volta ambivalenti.
Andare in cerca di un’idea specifica non mi ha mai portato a nessun risultato, e così lascio che l'intuizione sorga in modo del tutto spontaneo e mi colpisca come il classico colpo di fulmine. Di solito arriva mentre sto pensando, leggendo, scrivendo altro, spesso mentre ho la mente occupata in faccende di tutt'altro genere.
A volte gli spunti sono più d'uno e capire quale sia il seme giusto non è facile, quindi lascio fare all'inconscio: se un'idea continua a frullarmi in testa a lungo, predominando sulle altre, forse vale la pena di prenderla in considerazione. È solo una possibilità, molto vaga, ma è anche emozionante vedere come basta un piccolo fugace pensiero per farti intravedere un'intera storia.
Trasformare l’idea iniziale in un tema più definito genera nella mia mente sempre grande caos. Ho capito che in questa fase non devo precipitarmi a scrivere, ma lasciare che il seme riposi, entrando in un periodo di gestazione. È un momento di riflessione, in cui devo capire come definire personaggi e trama. Non scrivo, ma prendo molti appunti, sconnessi tra loro e sempre di getto, come tessere di un puzzle che ricomporrò in seguito.
Amo molto questa fase, nonostante la confusione: mi piace raccogliere materiale, documentarmi, elaborare i personaggi, decidere l'ambientazione, delineare a grandi linee la trama. Apparentemente non produco nulla, ma getto le basi per il futuro, ed è una tappa del percorso più creativa di quanto sembri.
Ci sono mille possibilità in un inizio e questo senso di potere è entusiasmante, non credete? Vedere che la storia prende vita è un momento quasi magico. Come vi ho raccontato altrove (Storie in cammino) non ho l'abitudine di pianificare, non troppo per lo meno, credo molto di più nell'ispirazione, nel trovare le svolte giuste mano mano che procedo, nell'istinto che mi dice che strada prendere, nell'intuito che mi fa tagliare ciò che non mi convince, spostare e combinare i pezzi nel modo che mi sembra più funzionale e accattivante. Credo che se progettassi fin dall'inizio nel dettaglio capitolo dopo capitolo, mi perderei tutto questo, non avrei il piacere di modellare la trama e i personaggi nel corso della scrittura, non sperimenterei la gioia di lasciarmi trasportare dall'ondata creativa degli inizi.
Certo, questo procedere ha un alto costo: il tanto tempo che impiego per finire un romanzo. Prima o poi dovrò trovare un compromesso...
Quando i personaggi cominciano a essere più definiti, inizia anche un naturale processo di innamoramento nei loro confronti. Creare una realtà significa immergersi dentro, vivere per metà in quel mondo, e anche questa è una fase ricca di emozioni. Rileggo e mi dico: non è affatto male!
Man mano che il romanzo prende corpo, può perfino accadere che siano i personaggi a trascinarmi dove non pensavo di andare, riuscendo a sorprendermi.
Questo è il momento in cui mi assale il dubbio di aver fatto un pessimo lavoro. L'entusiasmo si sgonfia, guardo ogni pagina come se la vedessi per la prima volta in tutta la sua bruttezza. Non sono più sicura di nulla, i personaggi mi sembrano tutti stereotipati, la storia insignificante, dio mio come ho potuto scrivere questa roba?
Comincia a pesarmi anche il non aver pianificato in modo più accurato la trama. Ora che l'ispirazione non mi sorregge più, mi sento impantanata in situazioni senza via di uscita, intrappolata nell'intreccio come tra un rovo contorto da cui non verrò mai fuori. Sono stanca e mi pare di camminare sotto la pioggia, senza sapere dove sto andando. Non riuscirò mai a finire.
Nonostante tutto, ce l'ho fatta a scrivere il finale. L'agognata fine è arrivata, portando con sé un misto di soddisfazione, svuotamento, dubbi, stanchezza. Scrivere un romanzo arrivando fino all'ultima parola della storia non è affatto scontato, è il momento in cui ti rendi conto che bene o male hai vissuto un'esperienza, forse tutta interiore, ma comunque ricca e importante. I personaggi sono cambiati e in qualche modo sei cambiato anche tu. E hai imparato molto anche sulla scrittura, perché un romanzo portato a termine significa aver fatto tanta esperienza, aver acquisito nuove abilità. Aver affrontato una sfida e averla vinta.
Di solito a questo punto non vedo l’ora di iniziare qualcosa di nuovo e già nella mia mente si aggirano idee per il prossimo progetto. Nello stesso tempo però sono consapevole che la revisione è una tappa fondamentale, anzi solo di recente ho capito che il lavoro di riscrittura incide in una percentuale molto alta sul risultato finale. Ed è per questo che sto dedicando tanti post all'argomento.
Si potrebbe paragonare a un momento di crescita, di riflessione, in cui metti tutto in discussione e cerchi di portarlo a un livello più alto, a una qualità superiore rispetto alla prima stesura. Chi dice che la revisione è noiosa e poco creativa, non la pensa come me.
Ed eccomi tornata a quello che dicevo all'inizio di queste riflessioni. Dopo aver dedicato tanto tempo a un romanzo, non ho più voglia di toccare neppure una virgola. Qualcosa dentro di me dice "basta". Sono esausta, punto.
Forse ci sarebbero altre fasi da descrivere, come il confronto con i lettori, l'ansia di far leggere qualcosa di tuo, le frustrazioni della ricerca dell'editore, e tutto ciò che consegue, periodi non meno intensi. Ma in un certo senso l'avventura della scrittura vera e propria finisce qui.
Sarà il caso di prendermi una bella pausa dalla scrittura in generale?
Questo stato d'animo mi ha fatto pensare, però, che il processo della mia scrittura ormai ha assunto un suo percorso abbastanza regolare, con fasi che grosso modo si susseguono sempre. Dopo tre romanzi completati, uno riscritto totalmente e due lasciati incompleti, più vari racconti risalenti ad anni fa, si può dire che la sequenza sia sempre la stessa, con alti e bassi nel mio rapporto con la storia e i personaggi, in un susseguirsi costante di emozioni oscillanti e qualche volta ambivalenti.
Arriva l'idea
Andare in cerca di un’idea specifica non mi ha mai portato a nessun risultato, e così lascio che l'intuizione sorga in modo del tutto spontaneo e mi colpisca come il classico colpo di fulmine. Di solito arriva mentre sto pensando, leggendo, scrivendo altro, spesso mentre ho la mente occupata in faccende di tutt'altro genere.
A volte gli spunti sono più d'uno e capire quale sia il seme giusto non è facile, quindi lascio fare all'inconscio: se un'idea continua a frullarmi in testa a lungo, predominando sulle altre, forse vale la pena di prenderla in considerazione. È solo una possibilità, molto vaga, ma è anche emozionante vedere come basta un piccolo fugace pensiero per farti intravedere un'intera storia.
La gestazione della storia
Trasformare l’idea iniziale in un tema più definito genera nella mia mente sempre grande caos. Ho capito che in questa fase non devo precipitarmi a scrivere, ma lasciare che il seme riposi, entrando in un periodo di gestazione. È un momento di riflessione, in cui devo capire come definire personaggi e trama. Non scrivo, ma prendo molti appunti, sconnessi tra loro e sempre di getto, come tessere di un puzzle che ricomporrò in seguito.
Amo molto questa fase, nonostante la confusione: mi piace raccogliere materiale, documentarmi, elaborare i personaggi, decidere l'ambientazione, delineare a grandi linee la trama. Apparentemente non produco nulla, ma getto le basi per il futuro, ed è una tappa del percorso più creativa di quanto sembri.
Inizio a scrivere
Ci sono mille possibilità in un inizio e questo senso di potere è entusiasmante, non credete? Vedere che la storia prende vita è un momento quasi magico. Come vi ho raccontato altrove (Storie in cammino) non ho l'abitudine di pianificare, non troppo per lo meno, credo molto di più nell'ispirazione, nel trovare le svolte giuste mano mano che procedo, nell'istinto che mi dice che strada prendere, nell'intuito che mi fa tagliare ciò che non mi convince, spostare e combinare i pezzi nel modo che mi sembra più funzionale e accattivante. Credo che se progettassi fin dall'inizio nel dettaglio capitolo dopo capitolo, mi perderei tutto questo, non avrei il piacere di modellare la trama e i personaggi nel corso della scrittura, non sperimenterei la gioia di lasciarmi trasportare dall'ondata creativa degli inizi.
Certo, questo procedere ha un alto costo: il tanto tempo che impiego per finire un romanzo. Prima o poi dovrò trovare un compromesso...
Amo i personaggi e la storia
Quando i personaggi cominciano a essere più definiti, inizia anche un naturale processo di innamoramento nei loro confronti. Creare una realtà significa immergersi dentro, vivere per metà in quel mondo, e anche questa è una fase ricca di emozioni. Rileggo e mi dico: non è affatto male!
Man mano che il romanzo prende corpo, può perfino accadere che siano i personaggi a trascinarmi dove non pensavo di andare, riuscendo a sorprendermi.
Fa tutto schifo
Questo è il momento in cui mi assale il dubbio di aver fatto un pessimo lavoro. L'entusiasmo si sgonfia, guardo ogni pagina come se la vedessi per la prima volta in tutta la sua bruttezza. Non sono più sicura di nulla, i personaggi mi sembrano tutti stereotipati, la storia insignificante, dio mio come ho potuto scrivere questa roba?
Comincia a pesarmi anche il non aver pianificato in modo più accurato la trama. Ora che l'ispirazione non mi sorregge più, mi sento impantanata in situazioni senza via di uscita, intrappolata nell'intreccio come tra un rovo contorto da cui non verrò mai fuori. Sono stanca e mi pare di camminare sotto la pioggia, senza sapere dove sto andando. Non riuscirò mai a finire.
La sospirata fine
Nonostante tutto, ce l'ho fatta a scrivere il finale. L'agognata fine è arrivata, portando con sé un misto di soddisfazione, svuotamento, dubbi, stanchezza. Scrivere un romanzo arrivando fino all'ultima parola della storia non è affatto scontato, è il momento in cui ti rendi conto che bene o male hai vissuto un'esperienza, forse tutta interiore, ma comunque ricca e importante. I personaggi sono cambiati e in qualche modo sei cambiato anche tu. E hai imparato molto anche sulla scrittura, perché un romanzo portato a termine significa aver fatto tanta esperienza, aver acquisito nuove abilità. Aver affrontato una sfida e averla vinta.
La revisione
Di solito a questo punto non vedo l’ora di iniziare qualcosa di nuovo e già nella mia mente si aggirano idee per il prossimo progetto. Nello stesso tempo però sono consapevole che la revisione è una tappa fondamentale, anzi solo di recente ho capito che il lavoro di riscrittura incide in una percentuale molto alta sul risultato finale. Ed è per questo che sto dedicando tanti post all'argomento.
Si potrebbe paragonare a un momento di crescita, di riflessione, in cui metti tutto in discussione e cerchi di portarlo a un livello più alto, a una qualità superiore rispetto alla prima stesura. Chi dice che la revisione è noiosa e poco creativa, non la pensa come me.
Nausea e rifiuto
Ed eccomi tornata a quello che dicevo all'inizio di queste riflessioni. Dopo aver dedicato tanto tempo a un romanzo, non ho più voglia di toccare neppure una virgola. Qualcosa dentro di me dice "basta". Sono esausta, punto.
Forse ci sarebbero altre fasi da descrivere, come il confronto con i lettori, l'ansia di far leggere qualcosa di tuo, le frustrazioni della ricerca dell'editore, e tutto ciò che consegue, periodi non meno intensi. Ma in un certo senso l'avventura della scrittura vera e propria finisce qui.
Vi ritrovare in qualcuna di queste fasi? O magari ne avete altre?
Anima di carta
Anche se sono ancora agli inizi si, mi rivedo completamente in queste fasi.
RispondiEliminaLa prima volta che ho abbozzato il mio romanzo mi sono fermata al secondo capitolo. Poi ho ripreso, dopo una mezza progettazione, ed ora procedo con lentezza pachidermica agognando un momento o un periodo in cui avere più tempo da dedicargli.. pensa che, durante le ferie, vorrei andare in montagna con il pc.
Non è facile avere a che fare con una mole così grossa. Proprio ieri mi sono trovata a riprendere in mano la scheda di un personaggio (tra l’altro quello a mio avviso meglio riuscito) per focalizzare il rapporto con la sua famiglia e con il suo ambiente di origine, cosa che credevo di aver fatto ampliamente. E procedo, fra mille stesure, sempre incerta.
Credo che la sensazione di “schifo” nasca quando trascorri troppo tempo ad analizzare un testo. Per questo motivo, le scene che ho scritto finora sono abbozzate: non voglio rischiare di bloccarmi di nuovo. Alla fine provvederò a sistemare tutto. Credo che l’importante sia andare avanti e non mollare. E credo che l’energia creativa scorre sempre: se sembra che si sia incagliata non dobbiamo bloccarla, ma consentirle di riprendere il proprio cammino. Le pause, come in tutte le cose, servono per ricaricare le energie.
Un abbraccio
Cavoli, nella mia stessa identica, precisa condizione! 2 capitoli, progettazione, appunti sparsi, ed anch'io vorrei "seppellirmi" con il portatile ed un dizionario sotto le fresche frasche a continuare serenamente.
Elimina...ovviamente mio marito non è dello stesso avviso...uff!
Si procede sempre un po' con alti e bassi e secondo me le velocità pachidermiche non sono sempre un male, perché aiutano a elaborare meglio. L'importante è andare avanti, non mollare, come dice Chiara, prendendo atto che ci sono periodi più produttivi e altri meno.
EliminaEhm... Io diciamo che sto ancora al corteggiamento dei personaggi.
RispondiEliminaNeanche tutti. Insomma, ci stiamo conoscendo, ho il loro numero e loro il mio, queste cose qui.
Che poi non vorrai mica rovinare una così bella amicizia?
(Ok, questa era pessima.)
Si dice però anche che le amicizie vanno coltivate o si affievoliscono, no? Insomma, a un certo punto bisogna passare al livello successivo, però la fase di conoscenza dei personaggi è sempre intrigante. Un po' come quando hai davanti una persona che ti sembra interessante e vorresti scoprire tutto di lei... :)
EliminaUn tempo, e non parlo solo di scrittura, avevo la fase del "fa schifo" ma era solo che dovevo ricominciare dall'inizio una determinata cosa.
RispondiEliminaOra per fortuna ho limato molto questo mio difetto (portare a termine qualcosa -come due corsi universitari- è servito anche psicologicamente a ciò).
La fase di "rifiuto" per me è semplicemente di vacanza, e la vedo come un "significa che ora non potrei produrre nulla di concreto in questo ambito, penserò ad altro". E poi la passione, come sempre, torna. Ciclica.
Moz-
Hai ragione, bisogna accettare il rifiuto e aspettare che torni la passione. Credo che farò proprio così, anche perché ho notato che quando sto parecchio lontana dalla scrittura, arriva inevitabilmente il momento in cui questa mi chiama!
EliminaDici che il "fa schifo" potrebbe essere un alibi, quando non abbiamo voglia di portare a termine qualcosa? Sì, può darsi...
Io mi rivedo molto in queste fasi.
RispondiEliminaUltimamente, però, scrivo di fretta e quindi mi godo molto meno la parte di scrittura e revisione, anche se, paradossalmente, avere delle scadenze mi obbliga a concentrami di più, avere un quadro più completo della cosa e quindi il risultato è migliore.
Ho forzato i tempi del thriller per partecipare al Tedeschi 2013. Poi avevo l'apocrifo di Sherlock Holmes che dovevo consegnare esattamente un anno fa per sperare di vederlo pubblicato nell'autunno 2014, in caso contrario la prima finestra utile nella collana era gennaio 2016. Poi la ma agente mi ha "gentilmente invitata" a finire il successivo romanzo per Natale (e quindi ho avuto solo settembre, ottobre, novembre e dicembre per scriverlo e revisionarlo), peccato poi che le case editrici vogliano anche avere il seguito per prendere una decisione e mi sono accordata per consegna a settembre (devo scrivere ancora circa 15 capitoli e revisionare...).
Per cui non so. Le mie fasi al momento sono: si corre, si corre, si corre e poi si aspetta, si aspetta, si aspetta più o meno senza certezze. Mi piacerebbe coccolare di più le mie storie e miei personaggi.
Adesso la fase di rifiuto coincide con l'invio: non voglio più sapere niente della storia, anzi, ma fa anche un po' schifo.
Per fortuna poi passa e, a distanza di qualche mese, posso tornare a fare amicizia con i miei personaggi.
Credo che quando si invia un romanzo, si segna in qualche modo un confine, si mette una certa distanza tra sé e il testo. Forse per questo si avverte anche un rifiuto e si passa all'attesa. Io ora sono nel limbo della decisione del futuro di questo romanzo finito, ma credo che la cosa più saggia sia rimandare a settembre ogni valutazione.
EliminaMi questo periodo mi frulla l'idea per un giallo, chissà che non riesce a partecipare anche io al Tedeschi il prossimo anno o l'altro ancora...
La nausea l'ho avvertita esattamente domenica, quando ho aperto il file del "Libro II Le Strade dei Pellegrini" per andare avanti ad apportare le correzioni e mi è venuto un conato. Devo dire che questo romanzo in particolare mi ha fatto ammattire a partire dalla struttura, e mi sembra di non vedere mai la fine. Fra l'altro quando sono in questo stato mi viene sempre in mente la canzone "Parole parole parole".
RispondiEliminaPoi mi sono detta che non posso dedicare i prossimi anni della mia vita a rivedere solamente i miei grossi romanzi già scritti, e che devo scrivere, nel bel mezzo, qualcosa di nuovo. Ne va della mia salute mentale! Ora mi sembra di aver trovato la quadra...
La revisione può essere molto frustrante e in effetti non si può fare solo quella. Abbiamo anche bisogno di esprimere creatività e coltivare altre storie. Fai benissimo a passare ad altro, prima o poi tornerà anche la voglia di riprendere in mano il Libro II. La nausea va ascoltata :)
EliminaIo sono proprio nella fase del Fa tutto schifo, ma (almeno nel mio caso) ho scoperto non essere strettamente legata a quanto già scritto, ma al fatto che non riesco ad avere tempo per continuare, e quindi il Fa tutto schifo è più che altro rivolto agli impedimenti che mi distanziano da penna e calamaio. Soprattutto quelli che mi disallineano i pianeti...
RispondiEliminaHo scoperto poi che difficilmente scrivo in estate, quando sono più propensa a leggere, mentre molto proficue sono primavera e autunno, preferibilmente in giornate di sole (in effetti non ho ancora scritto scene con la pioggia, ma provvederò più avanti).
Lo sai che anche io scrivo pochissimo in estate? Forse è normale andare a periodi e la stanchezza di un intero anno pesa parecchio.
EliminaGli impedimenti concreti sono invece un bel problema, ti auguro di trovare presto un po' di tempo per immergerti per bene nel tuo romanzo e scrollarti di dosso la fase del "fa tutto schifo"!
Mi ritrovo nel tuo percorso, con due piccole modifiche: elimino completamente la fase "gestazione" mi metto subitissimo a scrivere non appena l'idea arriva; e davanti al "fa tutto schifo" aggiungo un "quasi" a smorzare i toni, ci sono infatti parti nel testo di cui non mi disinnamoro mai, quelle in cui, di solito, lo slancio è stato fluido. Un bacio
RispondiEliminaIn effetti, a ben pensarci, anche per me ci sono parti di cui non mi disinnamoro. Sarebbe terribile se qualcuno mi dicesse che proprio quelle parti sono da cambiare!
EliminaLo slancio è una cosa importante, ognuno lo vive in modi e tempi diversi, ed è bello confrontarsi su queste cose :)
Avevo il problema che le fasi "amo i personaggi e la storia" + "fa tutto schifo" si alternavano ciclicamente. Ora sono un felice seguace del "vi amo anche se fate schifo".
RispondiEliminaPer il resto credo di seguire lo stesso processo creativo. Ma forse è il solo che c'è...
Che rapporto complicato e tormentato che abbiamo con ciò che creiamo, vero? Dopo tutto piacerebbe anche a me trovare un po' di equilibrio e non passare dall'amore cieco al dubbio totale. Forse con il tempo...
EliminaIl rifiuto è normale, sei stata tanto tempo su quella storia. A me il rifiuto è arrivato ora che sto al 33% del romanzo... ma credo dipenda che sono arrivato a un punto in cui non so bene come continuare.
RispondiEliminaIl post sulle fasi è interessante. Lo riprenderò, come una specie di meme, dopo che avrò finito il mio ebook.
Penso in effetti che quando ci si impantana nella trama si provi anche un po' di rigetto per tutto il resto, a me capitato spesso di non sapere come andare avanti e questo ha comportato mettere in discussione anche quello che avevo scritto prima. Prova a ipotizzare che c'è qualcosa che devi cambiare in quello che hai scritto, a volte basta spostare qualcosa o aggiungere un elemento.
EliminaCuriosità: hai progettato la trama o procedi più o meno a naso?
Ho progettato quasi tutto, nel senso che ho l'elenco di tutti i capitoli (uso una struttura rigida e quindi per forza di cose è così), ma per ogni capitolo ho scritto 2-3 righe di traccia e di alcuni nulla.
EliminaLe fasi di "schifo" sono in realtà elaborazioni subconscie del vissuto che aiutano a verificare la veridicità della narrazione e la credibilità dei personaggi. Inoltre per capire cosa proviamo davvero per ciò che abbiamo scritto dobbiamo leggerlo e pensarlo in momenti diversi, con umori e prospettive diversi. Questo non vale nei giorni di post-sbornia... quella è solo pigrizia ;)
RispondiEliminaSono d'accordo, leggere le cose a distanza di tempo aiuta a essere più obiettivi, al di là delle due opposte tendenze di innamoramento/rifiuto. Mi piace anche la tua idea che la fase del "fa tutto schifo" sia una rielaborazione subconscia, una specie di test per capire se quello che abbiamo scritto funziona o è da cestinare :)
EliminaMi riconosco molto anch'io nelle tue fasi, con qualche variazione. La fase del "fa tutto schifo" a me viene alla fine della revisione, e un po' anche quando ho finito di progettare la storia e sto per iniziare la prima stesura. Sono i momenti in cui più dubito di me e dell'idea, guarda caso. E' bello che con l'esperienza si impari a dare un senso ai vari momenti, no?
RispondiEliminaSì, è bello, scopri che il modo di porti nei confronti di ciò che crei è più o meno sempre lo stesso, magari dettato anche dalle insicurezze, come nel caso del "fa tutto schifo". Essere più consapevoli di queste tappe è di sicuro salutare!
EliminaEh, mi piacerebbe riconoscermi in tutte le tue fasi, ma purtroppo io mi fermo prima :D
RispondiEliminaArriva l'idea, arriva la gestazione, inizio a scrivere... e poi niente, perché tanto so già come va a finire la storia e perdo interesse.
Credo sia il comportamento tipico di chi è agli inizi. O forse è solo che non ho ancora trovato l'idea giusta.
Piacere di aver scoperto il tuo blog, comunque.
Hai un nuovo lettore.
Benvenuto GiD!
EliminaCurioso quello che hai detto, cioè che perdi interesse perché conosci la fine. Non ti interessa sapere come arrivano i tuoi personaggi a quegli eventi finali?
Magari, come dici, devi trovare la storia giusta, quella che ti appassiona e che non vorresti mai far arrivare alla conclusione...
Il fatto è che mi appassiona molto la creazione dei mondi, delle situazioni e dei personaggi, ma una volta definito tutto il "fervore creativo" va scemando. E' per questo che finora mi sono trovato bene coi racconti, perché riesco a scriverli e a completarli quando ancora sono immerso nell'entusiasmo iniziale.
EliminaNon aiuta poi il fatto di avere più idee contemporaneamente, e di non sapere quale sviluppare prima. Solo da poco ho deciso di concentrarmi esclusivamente su un progetto. Speriamo bene!
L'entusiasmo iniziale è un'ondata che ti spinge avanti. Adoro molto anche io quello che chiami "fervore creativo"... purtroppo non dura, arriva la fase in cui siamo più mentali. Recuperare quello slancio non è mai facile.
EliminaPer quanto mi riguarda, concentrarmi su un unico progetto mi aiuta moltissimo, anzi anche nella stessa singola storia devo seguire un filone alla volta, immergendomi completamente.
Vedrai che troverai il "tuo" metodo strada facendo :)
Io ho iniziato a scrivere da elementare fino ad ora,mai pubblicato qualcosa,circa un anno fa mi sono decisa di scrivere un romanzo e questa volta per essere pubblicato. Oggi sono arrivata a 140 pagine,e la storia ancora continua,non lo so ancora per quante pagine. Dico non lo so perché io sono una persona che non piace progettare tutto prima,ma non perché non voglio,e solo che avevo fatto una volta,nel 2009 avevo iniziato a scrivere un romanzo e avevo prima progettato tutto fino alla fine. quando ero arrivata al circa 40 pagine avevo lasciato stare,e sapette perché? per il semplice fatto che già conoscevo come andava ad finire la storia e non ero più curioso come andava ad finire.E cosi questa volta non ho fatto nessun progetto iniziale,e voglio dire che e andata molto bene. Mi piace fare nascere la storia secondo per secondo,cosi sono anche io più emozionata,perché vivo quei momenti insieme hai miei personaggi,e non prima di loro.(scusate per l'errori grammaticali)
RispondiEliminaCiao Elena, benvenuta! I metodi di scrittura non sono gli stessi per tutti, c'è chi preferisce progettare fin dal principio la storia, chi (come te) ama crearla man mano che scrive. Io cerco di trovare un compromesso, adottando un po' entrambi i sistemi: inizio senza avere un progetto preciso, ma mentre procedo cerco di dare un senso a tutto con un disegno globale.
RispondiEliminaIn bocca al lupo per la scrittura del tuo romanzo e ripassa a trovarmi :)