I nemici di chi scrive #2 - L'indolenza

 

Foto di Andrea Piacquadio (Pexels)

Questo secondo appuntamento con i nemici della scrittura ho pensato di dedicarlo a un problema che di recente sto affrontando in modo particolare: l'indolenza. Vorrei poter dare la colpa al caldo, al cambiamento di temperature che da queste parti è stato repentino e che mi ha davvero steso sia psicologicamente che fisicamente. Ma la verità è che l'ambiente esterno ha solo aggravato una situazione più interiore, una svogliatezza riguardo alla scrittura con cui sto combattendo ormai da mesi.

Non credo che l'apatia scrittoria colpisca tutti nello stesso modo, molto dipende dal carattere personale e da altri fattori. Penso però che ognuno di noi la viva in forme diverse in varie fasi della sua scrittura. Anche perché è impossibile mantenere sempre al top la passione per questa attività e ancora meno essere sempre sulla cresta dell'onda dell'ispirazione.

Ma se è vero che è lecito ogni tanto perdere interesse o decidere di fermarsi per riposare un po', credo anche che esistano forme di indolenza che vadano combattute con tutte le nostre forze. E va anche tenuto conto che l'indolenza ha molte armi a sua disposizione.

Scuse per non scrivere

C'è per esempio chi ha il vizio di inventare con se stesso delle scuse per non scrivere. Non dico che qualche volta non esistano ragioni valide per rimandare la scrittura, ma purtroppo altre volte queste presunte motivazioni giustificano solo una certa mancanza di disciplina. So che questa parola farà rabbrividire in tanti, ma dubito che esistano autori professionali che non abbiano un minimo di disciplina, che si impongano di scrivere anche quando non ne hanno voglia. Complici le scadenze, certo. Ma se vogliamo finire un romanzo un po' di pressione dobbiamo imporcela.

Cedere alla pigrizia è fin troppo facile, ma non senza conseguenze. Di sicuro mantenere la scrittura viva nel tempo fa sì che si eviti di arrugginirsi o che la storia si raffreddi e si perda il contatto con i personaggi. Ne ho parlato anche in un mio vecchio post: 5 motivi per non smettere di scrivere quando non ne hai voglia

È vero anche che la scrittura non sempre dà una soddisfazione immediata e quindi si cercano al suo posto delle attività in grado di darci più gratificazioni. Ciò che voglio dire è che esistono periodi in cui non si può fare a meno di scrivere, in cui si è trascinati dall'ispirazione; e altri in cui questa spinta non c'è e allora scrivere non ci regala più le stesse emozioni. Ed è proprio allora che abbiamo bisogno di dare noi stessi un input, auto-motivarci, sconfiggere l'apatia.

Pigrizia nella scrittura stessa

Non rileggere, non revisionare, non sforzarsi di cercare i termini più adatti, non fare del nostro meglio: tutto questo capita a chi si lascia prendere dall'indolenza quando scrive. Scrivere un libro comporta (anche) attività molto faticose e poco stimolanti. Alcune di queste attività possono essere pesanti per alcuni di noi più che per altri. Non tutto scorre liscio e non tutto ci diverte, per così dire. Ma queste forme di pigrizia sono un nemico molto insidioso da combattere con tutte le forze, pena la qualità di ciò che produciamo.

Indolenza nella post-pubblicazione

Non aggiornare gli scritti pubblicati (quando è possibile), non promuovere, non curare i rapporti con i lettori, non darci da fare per ottenere visibilità, non usare al massimo gli strumenti a disposizione. Sono questi altri aspetti di una certa tendenza alla passività. Naturalmente non vale per tutti, ma succede purtroppo di non avere voglia di dedicarsi alle nostre creatura una volta che le abbiamo lanciate nel mondo. Forse la pigrizia incombe soprattutto quando si è una certa esperienza in questo campo e si è perso un po' di entusiasmo.

Ci sono indubbiamente molti altri aspetti dell'indolenza nella scrittura. Si potrebbe manifestare per esempio nell'ambito delle ricerche di un editore o nella pubblicazione stessa nella mancanza di cura dei vari aspetti.

Personalmente la pigrizia si manifesta più in certe situazioni che in altre ma sicuramente c'è. Come dicevo all'inizio, in questo periodo faccio molta fatica a scrivere e soprattutto percepisco pochi stimoli a farlo. Cerco però di combattere questa tendenza il più possibile, consapevole che in seguito mi pentirei di essermi lasciata andare.

E voi soffrite di indolenza? In quali aspetti della scrittura?

Commenti

  1. Questo post capita a fagiolo, sono più indolente che mai, purtroppo la causa è nota il lavoro, questo nuovo nonché doppio incarico mi porta via del tempo, a volte si ruba anche parte del tempo libero. A tutto questo si aggiunge una cosa personale che mi sta a cuore che sto cercando di seguire per poterla realizzare, finora inutilmente. Mi verrebbe voglia di lasciar perdere tutto e lasciarmi andare, se lo facessi ritroverei anche la voglia di scrivere, anche il tempo, perché è difficile trovarlo quando hai la mente occupata da altro.

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    1. Purtroppo quando la mente e le emozioni sono altrove, scrivere diventa un'impresa. Altro che indolenza! Probabilmente è giusto così, arriveranno tempi migliori, vedrai.

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  2. Sicuramente l'indolenza colpisce anche me, in particolare sotto forma di mancato impegno nelle operazioni collaterali alla scrittura, che sono tante. Però, sai cosa? Ultimamente sono stata quasi costretta a una sosta per la pubblicazione (finalmente avvenuta!) del mio nuovo libro, che psicologicamente mi ha bloccata del tutto. Ora che la creatura è nata, mi accorgo che la voglia di scrivere è sempre lì, ed è cresciuta in questo tempo, ma aspettava il momento giusto per manifestarsi. Allora mi viene da pensare che forse combattere l'indolenza, e continuare a scrivere quando non se ne ha voglia, possa farci pagare un costo alto, nel senso di farci perdere il senso di ciò che facciamo. Nel mio caso, so qual è il problema tra disciplina e indolenza: se scrivo senza averne voglia, lo faccio perché ho paura di smettere. E' soprattutto, anche se non solo, per questo. Lo sento, lo so. E le cose fatte per paura non portano molto in là. Vorrei riuscire a trarne un insegnamento da portare con me.

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    1. Secondo me il difficile è proprio capire quando si tratta di indolenza e quando invece c'è bisogno davvero di fermarsi e prendersi una pausa. Le forzature non portano niente di buono, se esiste una necessità interiore di smettere di scrivere e magari pensare ad altro. In altri casi è pigrizia e basta, ne so qualcosa. Magari la tua esperienza ti ha dato gli strumenti per capire la differenza tra le due cose.

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  3. Ciao Maria Teresa,
    anch'io ho sofferto la mancanza di voglia di scrivere. Le motivazione sono state principalmente due: la pubblicazione dell'ultimo libro con la sensazione di una cattiva riuscita, scarso interesse; che l'idea del prossimo possa non essere abbastanza stimolante per il lettore. Il rimedio trovato è stato (anche una fortuna) avere dei libri da leggere della letteratura classica e romanzi di oggi. Confesso che lo stimolo a riprendere (letteralmente parlando) la penna in mano è stato tardivo e quasi forzato. Poi, una volta costruita la storia nella mente, la scrittura è diventata più facile e scorrevole. Una cosa, però, non ho fatto: mettermi davanti al foglio bianco in attesa delle parole da metterci sopra. Penso che questo sarebbe stato deleterio per l'ispirazione.
    Grazie
    Rosario

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    1. Mi fa piacere che sei riuscito a vincere il problema e la scrittura avvia ripreso a scorrere. A volte vengono a mancare le motivazioni interiori (o esteriori) per scrivere e allora diventa inutile persino provarci.
      Hai ragione sulla lettura: spesso ha salvato anche me e mi ha fatto tornare l'ispirazione.

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  4. Fa talmente tanto caldo che non riesco ad allenarmi, figuriamoci a scrivere!! :D
    In questo periodo fatico pure a leggere, mi metto proprio sotto le bocchette del climatizzatore o vado a rifugiarmi nell'antro buio della tavernetta, se è fresca (ma in questo periodo pure quella è un fornetto...). Però mi è capitata una cosa interessante: non riuscendo a scrivere niente di nuovo, pensavo di non poter proprio impegnarmi in alcuna attività scrittoria. Invece ho scoperto che l'editing mi viene bene, ho tagliato (per esigenze di pubblicazione) una storia da 17 mila battute a 10 mila. Me lo sono un po' imposto all'inizio, poi ci ho preso gusto. Ma adesso che dovrei scrivere qualcosa di nuovo (una bozza ce l'ho), niet, nada, nix, nein. Aspetto di vedere se mmi tornerà la voglia di fronte a un tramonto sul mare... ;)

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    1. Scrivere d'estate è una vera sfida, capisco in pieno. Personalmente non riesco neanche a stare al PC e il più delle volte mi rifugio nella lettura se c'è abbastanza silenzio.
      Forse l'editing ti riesce meglio perché è qualcosa di meno creativo...

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