Riordinare casa, due libri a confronto

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(Magari fosse casa mia!)

In un periodo della vita in cui sento l’esigenza di un riordino interiore ed esteriore, ho preso in mano i due libri di cui vorrei parlarvi oggi.

Da premettere che in casa mia non si butta via niente. Io e mio marito siamo conservatori quasi compulsivi, lui più di me. A volte gli chiedo: questo lo buttiamo? E lui: un'altra volta. Insomma, il caos impera, pur essendo io tendenzialmente una persona ordinata o almeno amante dell'ordine. In quindici anni di matrimonio, la nostra casetta si è riempita di tanta roba, diventando spesso poco funzionale. E a un certo punto ho sentito il bisogno di mettere in ordine in modo radicale. Era già da un po' che ci pensavo, ma l'impulso pratico mi è venuto dai due libri che seguono. Vi racconterò in che modo mi stanno aiutando, ma anche no.

Il magico potere del riordino di Marie Kondo 

Il magico potere del riordino di Marie Kondo non credo abbia bisogno di presentazioni, vista la fama. Devo dire che ero molto prevenuta rispetto a questo libro e me ne sono tenuta a lungo lontana, sia perché immaginavo fosse la solita fuffa editoriale, sia perché non sentivo l’esigenza di leggerlo. Invece poi un paio di settimane fa mi ci sono imbattuta per caso e ho pensato fosse arrivato il momento di leggerlo. L'ho finito in poco tempo, confermando in parte la sensazione di fenomeno editoriale montato, ma ne ho ricavato anche cose positive.

Il magico potere del riordino si potrebbe sintetizzare con la frase: butta via tutto e sarai più felice. L'autrice ti spinge a buttare, buttare, buttare il più possibile. L'ho trovato esagerato e quasi maniacale da parte dell'autrice, che sembra provare una perversa gioia nel riempire sacchi di spazzatura. In certi casi l'ho trovato anche un inno allo spreco. Per esempio perché buttare le scorte di roba, come suggerisce? Inoltre, molti oggetti o vestiti potrebbero essere riciclati, adattati a usi diversi, o servire in un secondo momento. Una specie di sacrilegio mi è sembrata poi l’idea di gettare via libri. Infatti durante il riordino che sto facendo, i miei non li ho neppure toccati. Di solito tengo (magari in fondo) anche quelli che mi sono sembrati orribili. Forse sbaglio, ma se proprio vanno dati via, meglio a questo punto donarli a qualche biblioteca.

Un altro lato negativo di questo libro è che è d’una prolissità indescrivibile, ripete cento volte gli stessi concetti. Il numero di pagine è decisamente esagerato rispetto al contenuto.
Inoltre, ci sono idee che ho trovato stucchevoli e troppo lontane dal nostro modo di vedere gli oggetti fisici. Tuttavia, capisco che Marie Kondo provenga da una cultura diversa dalla nostra, quindi  forse alcune idee andrebbero adattate alle nostre esigenze e non giudicate.

Ciò nonostante, capisco perché questo libro sia diventato famoso. L'approccio è radicale e basato su alcuni punti condivisibili. Inoltre, è scritto in modo vivace, incoraggiante, propositivo, ottimista.
Prima di tutto ti rende consapevole degli spazi di casa, della loro organizzazione. Ti fa capire quanta roba inutile si accumula nel tempo, quanto siamo consumistici negli acquisti, o in generale troppo attaccati agli oggetti. In pratica, non sempre non si è consapevoli del ciarpame che ci portiamo dietro.

Indubbiamente, è vero che dedicarsi alle operazioni di cui parla il libro (da fare in maniera straordinaria, non tutti i giorni) dà una grande carica a livello fisico e interiore.

L'arte svedese di mettere in ordine di Margareta Magnusson

Altro libro altro approccio ma con temi simili è L'arte svedese di mettere in ordine di Margareta Magnusson (sottotitolo: Sistemare la propria vita per alleggerire quella degli altri). Meno famoso del primo, molto più pacato, ma con molti spunti interessati. E soprattutto più profondo, a mio avviso.


L'autrice in questo caso propone un obiettivo diverso per il riordino radicale, ovvero la cosiddetta pulizia svedese (döstädning), ovvero la pratica di agevolare i propri cari, disfacendosi in età avanzata di oggetti non necessari accumulati nell'arco di una intera vita. Senz'altro un libro ben scritto, apprezzabile soprattutto per la sensibilità e la leggerezza con cui l'autrice tratta di argomenti scomodi e poco popolari, come la morte e la vecchiaia.

Da apprezzare anche l'intento e molti consigli che offre, non solo per chi è avanti con gli anni, ma anche per chi vuole adottare uno stile di vita più semplice. Anche qui si parla spesso di liberarsi di cose inutili.

Devo dire che questo secondo libro però ho faticato di più a finirlo, nonostante sia abbastanza scorrevole, con molti aneddoti personali e più vicino alla nostra mentalità rispetto al primo. E alla fine mi ha lasciato molto meno rispetto al primo.

La mia esperienza

Come dicevo all'inizio, ho letto questi libri a fini pratici, per capire come procedere a un riordino radicale della casa. L'obiettivo nel mio caso è quello di semplificarmi la vita e rendere gli spazi più funzionali (anche pulire diventa più semplice).

Anche se non concordo con la smania di disfarsi di tutto, ho cominciato proprio con i consigli di Marie Kondo, ovvero eliminare il superfluo. Questo lavoro è ancora in corso e prenderà molto tempo.

Questo lavoro mi ha portata a guardare spazi familiari con occhi diversi. Mi ha resa consapevole di quanta resistenza faccio a gettare via determinati oggetti, che a conti fatti sono inutilizzabili o brutti. O anche dell’attaccamento deleterio alle cose in generale. Vagliare tutto mi ha resa conscia della tendenza a conservare oggetti, per esempio vestiti che non userò mai più perché diventati troppo stretti (cavolo, ma quanto ero magra!), o perché collegati con periodi odiosi. In questo senso il libro della Kondo ha una visione giusta: siamo legati emotivamente ai nostri oggetti, nel bene e nel male. Disfarsene ha il suo perché.

Nella pratica, non ho usato alla lettera il metodo delle due autrici, ma ho fatto un po' di testa mia. Però ci sono alcuni consigli che hanno il loro valore, e l'ho capito strada facendo.
  • Meglio procedere per categorie e non a caso
  • Meglio iniziare dalle cose facili. Io ho iniziato da carte e cianfrusaglie rotte o antipatiche
  • Non coinvolgere uomini che terrebbero tutto!
  • Non buttare niente che non ti appartenga (sarebbe irrispettoso)
  • Non diluire troppo i tempi, perché si perde facilmente lo slancio 
In conclusione, direi che il libro della Kondo (pur con tutti i suoi limiti) è un ottimo incentivo per chi vuole semplificarsi la vita. Parlare di felicità è eccessivo, ma a livello interiore fa senz'altro bene. Il secondo libro è più adatto invece a chi è avanti con gli anni.

Avete mai letto uno dei due libri? O pensato a riordinare a fondo la vostra casa?

Commenti

  1. Senz’altro interessanti, io sono un po’ maniaca dell’ordine, in ogni angolo della casa e perfino in cantina, dentro e fuori da ante, cassetti, mensole... del tipo magliette, maglioni in ordine di colore dal più scuro al più chiaro, dei libri dai più alti ai più bassi creando simmetrie.
    Come mantenerlo? Chiedendo a tutti di rispettare quest’ordine: si toglie, si prende e si rimette dov’era.
    Per quanto riguarda il superfluo, in questi ultimi anni ho cominciato a regalare, buttare, riutilizzare per poi regalare, insomma mi sto liberando della zavorra, tutto ciò che ha “valore” è inscatolato e catalogato, a me non interessa più di tanto. Dopo di me non dovranno far altro che leggere cosa contiene quella scatola e tenerla o regalarla. Ciao ciao. Buona giornata:)
    sinforosa

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    1. Non posso che ammirarti per il tuo impegno a mantenere tutto in ordine. La parte più difficile credo sia proprio riuscire a far sì che chi vive con noi faccia altrettanto. Mio marito è decisamente più disordinato di me, infatti dopo un po' mi sono arresa... Ed è questo il motivo per cui ora mi trovo ad affrontare una babele! Senz'altro fai benissimo a gestire il superfluo come fai. Grazie per il commento e buona giornata a te!

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  2. Ciao Maria Teresa, non ho letto i libri che hai recensito ma ti ringrazio per averlo fatto perché l'arte di disfarsi delle cose vecchie va imparata prima possibile. Pur non condividendo nemmeno io la radicalità della Kondo, tuttavia ritengo i suoi suggerimenti molto utili e opportuni. Fatta eccezione per i libri (mi comporto esattamente come te) il resto va buttato perché a volte la casa si riempie di cose inutili e rischia di non lasciare spazio a noi e alle cose che sono ancora vive. Quando posso riciclo: vestiti, oggetti. Ma il più delle volte trattengo. Voglio sperimentare la leggerezza che questa lettura mi ha ispirato e procedere. Chissà che on mi alleggerisca un p' anch'io del peso emotivo di alcune situazioni che mi porto dietro da tempo

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    1. Ciao, Elena. Hai colto molto bene lo spirito che è dietro tutto questo. Alleggerirsi di oggetti fisici ha proprio il risultato di alleggerirci emotivamente. Appena si comincia, ci si rende conto di come si inneschi un processo profondo. Anche per questo motivo le due autrici suggeriscono di essere costanti in questa attività. Non è facile per tanti versi, ma ci sto provando!

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  3. Io amo l'ordine e purtroppo sono circondata dal caos, in ufficio soprattutto dove tengo le pratiche su un tavolo in evidenza finché non le risolvo, ma ce ne sono sempre troppe. Proprio per questo almeno a casa mia vorrei eliminare un po' di cose inutili che mi circondano, invece non è proprio facile. L'attaccamento agli oggetti è difficile da scardinare, ma ogni tanto ci provo. Un libro come quello di Marie Kondo può dare una bella spinta a "liberarsi" e anche il libro di Margareta Magnusson, pensa che ho letto un articolo su questo libro (che ho conservato) proprio in momento particolare, qualche giorno dopo la morte di mio cognato e ho sentito che era molto importante liberarsi degli oggetti inutili soprattutto quelli accumulati negli anni, per evitare di lasciare questa incombenza dolorosa alle persone care. Un po' di ordine ogni tanto riesco a farlo, con il cambio dell'armadio elimino sempre qualcosa, ma non quanto vorrei...

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    1. Penso che la morte di una persona cara o una malattia di un familiare possano scatenare il bisogno di fare ordine fuori e dentro di noi. Ci si rende conto che durante la vita non si bada granché a ciò che abbiamo attorno o conserviamo. Ma non è una perdita di tempo occuparsene, fa bene anche allo spirito. E ti capisco quando dici che ami l'ordine ma sei circondata dal caos. A volte è inevitabile, anzi sembra di svuotare il mare con un cucchiaino...

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  4. È davvero tipica del lutto, mi aggancio a Giulia, l'esigenza di buttare. Non impazzisco per la Kondo, il video che girava su come fare la valigia tante grazie, portava via due cose in croce, capaci tutti. Credo di avere almeno in questo campo un buon equilibrio tra eliminare il superfluo e conservare oggetti del cuore. Sulle borse la faccenda è più complicata.

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    1. Eh sì, la Kondo è decisamente esagerata e minimalista. Vivere in quel modo è impossibile, almeno per noi comuni mortali ^_^
      Piacerebbe anche a me raggiungere un buon equilibrio tra buttare e tenere, spero con il tempo di imparare.
      Sulle borse ti capisco benissimo! Io pure sono legata a certe borse, come se fossero un pezzo di me, magari perché noi donne le portiamo sempre con noi e ci teniamo di tutto...

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  5. Ah, Maria Teresa, tocchi un tasto a me molto vicino in questo momento. Non manca molto al trasloco nella nuova casa, mentre sto per lasciare un appartamento che negli anni ho maltrattato parecchio da questo punto di vista. Se all'inizio era ben diviso e funzionale, io, mea culpa (con una buona dose di responsabilità da parte di mio marito), ne ho snaturato le potenzialità iniziali. Ho conservato troppo anch'io. Ho lasciato la mia meravigliosa cameretta studio a lui, che ne ha fatto uno studio in perenne disordine, con cassetti che neppure si chiudono più. Quello che ho buttato in questi anni, senza pietà alcuna, sono i vestiti vecchi o che davvero avevo indossato per troppi anni (un'insegnante dovrebbe, dico dovrebbe, avere un guardaroba consistente). Di nascosto ho buttato anche magliette di lui non più indossate in estate ma alle quali era legato (neppure se ne accorge, per fortuna è distratto). Ora dovrei aggredire il vano cappotti, dove campeggiano capi anche di 15/20 anni fa... Ho quel libro e mi appresto a leggerlo anch'io. Sto intanto procedendo a tentoni, molte buste colme sono state gettate. Domattina ad esempio è il turno del cassetto dei calzettoni, che non tutti sono da salvare. Insomma, la vivo con l'intensità di chi è convinto di non voler portare "immondizia" in una casa nuova.

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    1. Ahi ahi, un trasloco. Di buono c'è che sarà l'occasione giusta per vagliare tutto quello che hai/avete e capire di cosa disfarsi. Ma ti capisco benissimo. Io ho fatto diversi traslochi nella mia vita e purtroppo la fretta e la frenesia del momento, mi portavano a riempire scatoloni senza analizzare nulla. Spero quindi che per te sia diverso, ma da quanto dici stai già facendo un buon lavoro in questo senso.

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  6. Non dedico sufficiente attenzione al decluttering... e sì che ne avrei bisogno, con tutto quel "ma questo può servire un domani"! Il fatto è che il decluttering cozza un po' con la mia indole ecologico-riciclatrice.

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    1. Da questo punto di vista, io pure sono così, riciclo tutto e conservo roba con il pensiero che potrebbe tornare utile in altre forme in futuro. Ma ora mi accorgo che così facendo si arriva a un punto in cui vivi male. Le prime cose di cui mi sono disfatta sono state quelle che avevo "nascosto" per non vedermele in giro. Roba che neanche riciclare sarebbe stato possibile.

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  7. Non ho letto Marie Kondo, sia perché mi tengo lontano dai fenomeni editoriali finché non sono scemati, sia perché pure io ho letto recensioni che spiegavano il suo essere troppo drastica e lontana dalla nostra cultura. Io però sono considerata troppo ordinata e qualche anno fa mi hanno regalato "Il dolce potere del disordine" di Anne Marie Canda, un ghostwriter - pseudonimo che faceva il verso a Marie Kondo. Una vera schifezza di libro, complimenti a Giunti per l'operazione di marketing. Letto qualche estratto, mi sono rifiutata di leggerlo (anche perché sembrava essermi stato regalato per prendermi in giro...) Mi viene ciclico buttare via perché mi sembra di fare spazio a nuove idee, pensa un po'. Un'occasione è stato il primo trasloco, ho buttato via vestiti non usati da decenni e oggetti dell'adolescenza (collezionavo i freepass da discoteca, ne avevo un migliaio da tutto il mondo... a che cavolo mi servivano?!) Un'altra occasione la tinteggiatura di due anni fa, c'erano anche cianfrusaglie della ristrutturazione in giro. Poi al cambio armadi, ho iniziato a contare da quanti anni non metto quegli indumenti e se non mi vanno bene (larghi adesso) li lavo, li stiro e li regalo alla Caritas. L'ultimo giro di pulizie l'ho fatto settimana scorsa, col cambio di lavoro.
    Purtroppo conosco invece degli accumulatori seriali, gente che arriva a riempire le stanze anche di veri e propri rifiuti e non riuscire nemmeno a viverci (sì, come nei documentari su Real Time, ce ne sono anche vicini a noi). E si vede che dietro c'è proprio un disagio psicologico, qualcosa di irrisolto nella propria vita. Buttare, buttare il giusto, riciclare dove si può, ma fare pulizia. Alle persone serve spazio. :)

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    1. Io ammiro molto chi riesce a essere ordinato come vuole. Soprattutto perché io in teoria sarei ordinata, ma all'atto pratico è un'altra storia. E vivere con un disordinato di prima categoria non aiuta!
      Senz'altro con il libro della Kondo hanno fatto una buona operazione di marketing, però qualcosa di utile c'è, soprattutto se si filtra rispetto a idee poco attuabili per noi occidentali.
      "Il dolce potere del disordine" non lo conosco, ma solo il titolo mi dà i brividi :D
      Hai ragione, comunque, esistono davvero gli accumulatori seriali che si vedono in certe trasmissioni. Ne potrei raccontare anche io di cose... è tristissimo, secondo me.

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