Blonde di Joyce Carol Oates: la storia di Marilyn Monroe



Tra i libri più belli letti negli ultimi anni, c'è senz'altro questo romanzone di oltre ottocento pagine, Blonde di Joyce Carol Oates. Un libro che nonostante le notevoli dimensioni ho divorato in poco tempo diversi anni fa e che ho trovato davvero eccezionale sotto svariati punti di vista. Già da un po' volevo scrivere un post al riguardo ma mi sono decisa solo ora, forse perché parlare dei libri che ci sono piaciuti in modo particolare non è per niente facile.

Incuriosita e affascinata dalla figura di Marylin Monroe, avevo acquistato questo libro che racconta la sua storia come un romanzo vero e proprio. Devo ammettere di aver cominciato la lettura convinta che avrei affrontato le oltre ottocento pagine un pezzetto per volta, magari dedicandovi scampoli di tempo tra un libro e l'altro. E invece sono stata presto catturata dalla lettura, al punto che non riuscivo a smettere e arrivata in fondo ne ho sentito subito la mancanza.

La storia percorre la vita di Marylin dall'infanzia alla morte, ma non si può definire una biografia, perché in realtà è soprattutto un appassionante romanzo psicologico che scava nell'interiorità di Norma Jeane come bambina, adolescente e poi donna, con una rilettura romanzata sia della sua vita privata che dei momenti cruciali della sua carriera di attrice. E lo fa in modo profondo, acuto, introspettivo ma anche ricco di suspense, con un occhio disincantato nei confronti dell'ambiguo mondo di Hollywood degli anni Cinquanta. 

Blonde  ci mostra il lato umano di Marylin, la persona più che il mito, indugiando sulle sue fragilità, insicurezze, desideri, il suo bisogno di affetto, il rapporto doloroso e complicato con la madre schizofrenica, la perenne solitudine che attraversa le pagine, la ricerca disperata dell'amore al di là dei tre matrimoni e dei tanti amanti, la frustrazione per la maternità mancata, il senso di abbandono per un padre mai conosciuto. Fino ad arrivare al periodo buio, consumato tra farmaci, disillusioni drammatiche e un declino doloroso, fisico e psicologico. Una storia che cattura e affascina, ma soprattutto una storia drammatica, al di là dell'apparenza scintillante della star del cinema.

Molte parti del libro sono frutto della fantasia dell'autrice, come avverte una nota iniziale di Joyce Carol Oates, così come il finale è un'interpretazione di quanto accaduto all'attrice morta prematuramente. Ma posso solo immaginare il lavoro di documentazione mastodontico che stia dietro a questo romanzo!

Ma Blonde è anche un libro audace, che va oltre le regole in un modo che può lasciare in un primo momento sconcertati, e che solo una una grande autrice poteva permettersi. Parlo degli improvvisi cambi di punti di vista, con passaggi dalla prima alla terza persona (a volte della protagonista, ma anche di altri personaggi), per poi virare verso una prospettiva onnisciente. Una mescolanza di voci destinata a fornirci un quadro variopinto e sfaccettato non solo della donna ma anche dell'epoca, degli ambienti del cinema e degli uomini famosi incontrati, frequentati e a volte sposati.

Così come possono lasciare perplessi alcuni brani che riportano pensieri e deliri di Marylin, tratti presumibilmente dai suoi dirai, dove frasi lunghissime si accavallano ad altre, a volte senza punteggiatura. O ancora lungaggini infinite che non si perdonerebbero mai a un autore comune, ma sui quali qui si sorvola tranquillamente. 

Blonde ha avuto anche il merito di farmi conoscere questa magnifica autrice, della quale poi ho letto moltissime opere, anche autobiografiche.

Insomma, un romanzo che merita di essere letto.


Blonde

Joyce Carol Oates trasforma in romanzo tutte le vite di Marilyn Monroe: molto più di un sex symbol da calendario, con le sue contraddizioni e fragilità Marilyn è entrata nell’eternità del mito. Da adolescente solitaria a bellezza planetaria, ma anche donna insicura, giovane determinata, amante incostante, bambina innamorata, playmate e ragazza in lotta con lo specchio, attrice venerata e paziente in analisi, donna con molti amanti e poco amore, morta prematuramente e ancora viva nella memoria collettiva. Joyce Carol Oates, con il suo straordinario talento narrativo, riesce a mescolare storia e finzione in un romanzo in cui la vita si intreccia indissolubilmente con la fantasia, un capolavoro letterario in cui rivive la diva più grande di sempre.

L'autrice


(Da Wikipedia)
Joyce Carol Oates (Lockport, 16 giugno 1938) è una scrittrice statunitense. Autrice e intellettuale americana eclettica, tra le più prolifiche della letteratura americana, ha pubblicato il primo libro nel 1963. Da allora, ha frequentato ogni genere letterario in prosa e in versi: romanzi, racconti, narrativa per l'infanzia, poesie, drammaturgie, saggi. Oates ha pubblicato nell'arco di sessant'anni oltre cento libri: cinquantasette romanzi, quarantadue raccolte di racconti, una decina di drammi teatrali, sedici volumi di saggi, undici raccolte di poesie, nonché libri per bambini e alcune antologie di articoli apparsi su quotidiani e riviste nel corso degli anni. Alcuni dei suoi libri, per la maggior parte romanzi del mistero, sono pubblicati sotto lo pseudonimo di Rosamond Smith (otto volumi) e Lauren Kelly (tre volumi). Ha vinto numerosi premi letterari, incluso il National Book Award, due O. Henry Award, la National Humanities Medal e il Jerusalem Prize nel 2019; è stata inoltre finalista del Premio Pulitzer sia per i romanzi Acqua nera (1992), What I Lived For (1994) e Blonde (2000), che per le raccolte di racconti The Wheel of Love (1970) e Lovely, Dark, Deep: Stories (2014).
Oates ha insegnato alla Princeton University dal 1978 al 2014 ed è Roger S. Berlind '52 Professor Emerita in the Humanities col corso di Scrittura Creativa. È professore alla University of California di Berkeley, dove insegna "short fiction".


Commenti

  1. Non ho letto questo libro, ma lessi una biografia di Marilyn Monroe quando avevo sedici o diciassette anni, era stata scritta da una donna molto vicina a lei (non ricordo bene, forse la sua governante o assistente ) mi colpì moltissimo. Marilyn non si è suicidata (sono convinta del mistero intorno alla sua morte ) era una donna bellissima ma estremamente fragile, bisognosa d’amore e di conferme.
    Morire a 35 anni in circostanze poco chiare consegna sempre una morte irrisolta al mito

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    1. Anche questo libro sposa l'idea che non sia morta per un suicidio e approfondisce molto la sua fragilità. Magari vista dal di fuori la sua può sembrare una vita di successo tutta rose e fiori, invece non è stato così. Se hai occasione, ti consiglio di leggere anche questo romanzo, penso ti piacerebbe molto.

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  2. Ci voleva un'autrice del calibro della Oates per osare scrivere la storia del mito Marilyn. Solo il pensiero di romanzare la vita di un personaggio così celebre e amato mi mette soggezione. Anche se non sono mai stata affascinata da Marilyn, forse questo libro lo leggerò.

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    1. Hai ragione, non è certo da tutti scrivere una storia del genere, anche perché ci si scontra inevitabilmente con il mito. Bisogna dire che JCO è stata molto audace in alcune interpretazioni dei fatti e questo è ancora di più da apprezzare. Se lo leggi, fammi sapere le tue impressioni.

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  3. Non ho ancora letto nulla della Oates, ed è da tempo una scrittrice che mi incuriosisce molto. Non amo particolarmente la Monroe. Non è mai riuscita a commuovermi la sua storia, non chiedetemi perché. Comunque questa biografia romanzata mi intriga.

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    1. Per apprezzare questo romanzo bisogna dimenticarsi di Marylin come il personaggio famoso che ci hanno tramandato cinema e giornali e guardarla solo come una donna, perché di fatto è il lato umano che l'autrice racconta.
      Senz'altro ti consiglio di leggere JCO, io la adoro per come scrive e riesce a scandagliare l'animo umano, anche se secondo me i suoi romanzi e racconti non sono per tutti. Devono piacerti certe atmosfere noir, misteriose, e il modo un po' cupo di vedere la realtà.

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  4. Non ricordo dove ho già incontrato questa scrittrice, Joyce Carol Oates, ma non ho ancora letto nulla di suo. Mi incuriosisce, chissà come è arrivata a scrivere questa biografia romanzata, cosa l'ha portata a interessarsi della vita di Marilyn. Mi è capitato spesso di inchiodarmi davanti alla televisione a vedere l'ennesimo documentario sulla morte dell'attrice, la "bionda" per eccellenza sebbene in realtà lei era castana di natura. Resto sempre convinta che non sia stata una sua scelta, come non lo è stata per il mio compianto Michael Jackson. Persone fragili in un sistema che macina soldi e vittime.

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    1. In effetti nel romanzo si dice che era sottoposta a trattamenti continui e deleteri per mantenere i capelli di quel colore, tanto che negli ultimi anni erano diventati sottilissimi e molto fragili.
      Come hai detto, molte scelte non erano sue, ma volute da chi gestiva la sua immagine e noi non abbiamo idea di ciò che comporti una vita simile. Penso anche io che Michael Jackson abbia avuto un percorso di decadenza simile e sia stato una vittima di un sistema balordo.

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