5 luoghi comuni da sfatare sulla scrittura

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In questo periodo mi capita spesso di riflettere sulla relatività di alcuni modi di pensare o affermazioni, che si tramandano da persona a persona e che hanno su Internet terreno fertile per attecchire, ma che andrebbero secondo me considerati in modo meno radicale. In particolare, nel mondo della scrittura ci sono determinati punti di vista che vengono spacciati per verità assolute, ma che in realtà non lo sono affatto.
Nella realtà infatti siamo tutti diversi, con il nostro bagaglio di esperienze, la nostra personalità, il nostro peculiare approccio alle cose, quindi non possono esistere verità incontrovertibili in un campo creativo come la scrittura. Per non parlare del fatto, che se qualcosa è valido in linea di massima, esistono comunque delle eccezioni.

Da anni leggo e ascolto in giro affermazioni che a mio avviso non sono da prendere alla lettera, ma da valutare con buon senso in prima persona e tenendo conto della soggettività e degli specifici casi. Infatti, anche quando tali dicerie contengono un fondamento di verità, è sempre giusto usare la propria testa per stabilire in che misura applicarle.

1) La prima stesura va completata in pochi mesi

La diceria che la prima bozza di un romanzo va terminata in un arco di tempo molto breve, deriva da uno dei consigli che Stephen King dà nel suo celebre On Writing. Nell'edizione che ho io si legge:
Ritengo in ogni caso che la prima stesura di un libro, anche se lungo, non dovrebbe prendere più di tre mesi, il tempo di una stagione. Oltre questo limite, almeno per me, la storia comincia ad avere uno strano sapore di estraneità, come una comunicazione dal dipartimento degli Affari Pubblici della Romania, o una trasmissione in onde ultracorte durante un periodo di potenti tempeste solari.

Il motivo di tale consiglio è che trascinare per troppo tempo un romanzo può diventare deleterio, si rischia di perdere il quadro generale, di estraniarsi troppo rispetto a personaggi e trama, di mescolare stili o cambiare prospettiva in corso d'opera.

Tuttavia, è un tempo che non va preso alla lettera, perché ciò che è valido per qualcuno, non lo è per tutti. Ognuno ha il suo metodo per buttare giù una prima stesura, inoltre la durata di questa attività dipende anche da fattori come il tempo che abbiamo a disposizione, il temperamento personale, i tempi di maturazione di una storia, il genere, l'approfondimento che richiede una specifica trama, la complessità della trama stessa. Anche l'estraneità di cui parla King è un fatto relativo: ci sono scrittori che hanno bisogno di molto tempo per immergersi in una storia e farla propria.

Al massimo in tempi brevi si può scrivere una sorta di sinossi, ma anche qui non è detto che tutti gli scrittori debbano farla a monte prima di mettersi a scrivere. E poi ci sono capolavori della letteratura con una prima stesura durata anni, per non dire decenni. Quindi, non è il caso di farne un dramma se in tre mesi non abbiamo ancora terminato la bozza del nostro romanzo. E poi non dimentichiamoci che quello di King è solo un parere soggettivo (lo dice lui stesso): nessuno ha la verità in tasca!

2) Si deve revisionare dopo aver fatto riposare al lungo il testo

Anche qui siamo in presenza di un suggerimento con un suo valore relativo, non assoluto. Senz'altro è vero che un testo scritto ha bisogno di una fase di distacco per poter essere esaminato con occhio critico.

Ci sono manuali di scrittura che arrivano a suggerire tempi ben precisi per far riposare il testo di un romanzo. La durata è però relativa alle esigenze di ognuno, nonché alle capacità singole di prendere le distanze in tempi più o meno prolungati. C'è anche chi scrive e revisiona nello stesso tempo; va condannato alla gogna per questo? Non direi, se il metodo porta dei frutti.
La revisione va fatta quando ci sentiamo di farla, punto.

3) Devi progettare la trama a monte o il romanzo non avrà coerenza

I fanatici della progettazione tentano spesso di imporre a tutti questo loro sistema di scrittura. Lo vedo fare in continuazione. Tuttavia, si sa che in questo campo non siamo tutti uguali, esiste chi scrive di getto e chi invece preferisce pianificare puntigliosamente capitolo per capitolo, come potete leggere in questo post.

Personalmente ho un metodo tutto mio, con punti fermi che stabilisco all'inizio del lavoro, ma non mi piace una progettazione troppo stretta e vincolante, che mi toglierebbe il piacere della scoperta degli eventi, strada facendo. Questo dà poca coerenza alla trama? Niente affatto. Basta imparare a tenere sotto controllo personaggi, situazioni, cronologia, ecc. E lo si può fare anche a posteriori, in fase di revisione.

4) Le critiche sono sempre una benedizione

Si afferma in giro che chi scrive deve accettare le critiche, perché fa sempre bene riceverle, è utile, sacrosanto ascoltarle, bisogna avere l'umiltà di prendere in considerazione l'appunto più piccolo. Non sono d'accordo. Prima di tutto, va sottolineato che il parere dei lettori spesso è molto variegato, a volte persino contraddittorio, come vi raccontavo tempo fa in questo post.

Qualche volta, poi, le opinioni sono viziate dai gusti personali, dalla smania di criticare a tutti i costi. Nel peggiore dei casi, alcuni giudizi non sono altro che frutto di ritorsioni, vendette, cattiveria gratuita, arroganza, in pratica bullismo a tutti gli effetti.

Ma anche nel migliore dei casi, quando le intenzioni di chi muove critiche sono buone, non si tratta per forza di oro colato. Così come non è necessariamente un segno di umiltà accogliere le critiche, perché a volte questo comportamento deriva solo da insicurezza, incapacità di valutare con la nostra testa ciò che è buono e ciò che non lo è.

5) Bisogna scrivere tutti i giorni

Se è vero che nel campo della scrittura si perde facilmente l'allenamento quando si sta lontani dalla tastiera, è anche vero che ci sono molti modi di riflettere su una storia o di scriverla. Penso che anzi delle pause siano fisiologiche per non diventare ossessivi e non smarrire la vena creativa.

Ma quello che più mi sembra importante è non confondere la disciplina con la dedizione. Scrivere a tutti i costi un tot di parole al giorno, perché così ci siamo imposti, spesso significa buttare giù parole che poi saremo costretti a tagliare, riscrivere, revisionare pesantemente. Così come aspettare l'ispirazione per mettersi alla tastiera è sbagliato, lo è anche forzare la scrittura quando non siamo in vena. Personalmente credo in un sano compromesso. Sì a vincere la pigrizia e la tendenza a procrastinare. No a diventare inflessibili in un campo dove troppa rigidità tiene lontana la Musa.

* * * 

In conclusione, generalizzare non va bene mai, secondo me. Non esistono regole infrangibili, ma solo suggerimenti da vagliare a nostro uso e consumo.
Voi cosa ne pensate?

Commenti

  1. King ha ragione. Scrivere la prima bozza in più di tre mesi comporta una lavoraccio. Un caos. Te lo confermo. Perché devi ritornare di continuo a rileggerti tutto il testo e rientrare nell'atmosfera della storia. Per quanto io ho anche impiegato 8 anni per completare un'opera (ancora inedita, eh), ma anche 3-5 anni. Il che non si nota perché sembra che io sforni un romanzo all'anno appena scritto. Non è prorpio così :) .
    Il testo non va corretto subito dopo averlo finito, ovvio. Quanto tempo lasciare passare? Anche un'eternità. Non è necessario dover per forza pubblicare. La scrittura è divertimento, e il divertimento finisce quando si devono fare salti mortali per editare un testo.
    La trama non va progettata nei minimi dettagli. Io quando inizio a scrivere un romanzo devo avere in mente il climax e il finale, altrimenti rischio di andare alla deriva, oppure di fare un lavoraccio sul testo che poteva essere semplificato avendo le idee più chiare. Un lavoraccio che consiste nel tagliare tutto e riscriverlo più volte.
    Sulle critiche non rispondo. A volte mi sono trovato brutti voti perché si voleva che la storia si svolgesse in modo diverso. Non mi sembra una buona critica, per esempio.
    Il fatto che bisogna scrivere tutti i giorni è vero. Più passa il tempo e meno ti viene voglia di farlo e, se hai un romanzo a metà, per esempio, è la fine. Portarsi dietro un romanzo per mesi, mesi e mesi è peggio di un travaglio ma, giustamente, se ci sono cause di forza maggiore poco ci fai. Se non puoi scrivere tutti i giorni non puoi. Soprattutto se non sai esattemente qual è il climax e come finirà, diventerà molto difficile continuare o aver voglia di farlo.

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    1. Si parla sempre per esperienza personale ed è quella che conta. E' chiaro che tutti vorremmo finire una prima bozza in tempi brevi, ma in certi casi è proprio impossibile, così come ognuno trova il suo ritmo in fatto di scrittura e di progettazione.
      Sull'editing invece non deve essere una fase pesante per forza. Può essere un lavoraccio, impegnativo e lungo, ma a me non pesa poi così tanto, anche perché in realtà di solito la prima stesura è già una mezza revisione. Ma come dicevo nel post, ognuno ha la sua strada :)

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  2. Niente regole, solo linee guida. Al massimo regole di sintassi e grammaticali che sarebbe bene seguire sempre, e con scrupolo. Non pianifico mai le mie storie. Scrivere tutti i giorni? Direi di sì, la scrittura è una specie di muscolo che non bisogna mai lasciare nell'ozio.

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    1. Indubbiamente l'ideale sarebbe scrivere tutti i giorni, per tenersi in allenamento. Purtroppo non si può fare sempre. A volte non è solo il tempo che manca ma le forze mentali necessarie per buttare giù qualcosa di decente. Quando non posso scrivere fisicamente, però io cerco comunque almeno di pensare alla storia, prendere appunti o almeno leggere.

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  3. Ciao, mi piacerebbe ribloggare questo giustissimo post, se posso.

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  4. In effetti sono tutte "regole" dettate, a volte a casaccio, dagli scrittori che hanno raggiunto la popolarità mediatica, ma che poi non valgono per tutti gli scrittori. King dice che la stesura va completata in 3 mesi, eppure nello stesso OnWriting quando racconta di aver dovuto riscrivere daccapo tutta la prima versione di Carrie, testo molto breve poi, se lo dimentica. Ci sono poi innumerevoli esempi di testi che hanno richiesto più tempo, il più lungo credo Il Signore degli anelli, 16 anni. Dipende sempre se poi uno ha a disposizione 8 ore al giorno per scrivere o solo la sera, magari tra la lavatrice e le pulizie.
    Anche sulla revisione, per quanto io sia una degli sfortunati che già scrivono revisionando, credo che un minimo di distacco ci voglia. Ma non è semplice definire un tempo preciso, dipende da quanto le altre attività della nostra vita ci portano lontano dal testo. Per me già una settimana potrebbe essere sufficiente, tanto non mi ricordo più niente. :D
    Anche sulla progettazione, normalmente sono un plotter, uno di quelli che struttura abbastanza, almeno mentalmente (anche se per esempio io non scrivo le schede dei personaggi). Però ci sono racconti che ho scritto completamente "a caso", o lasciandomi ispirare. Non riuscirei probabilmente per un romanzo, ma solo perché facendo tante cose in contemporanea ho bisogno di essere organizzata per non perdermi di mio.
    Le critiche devono essere costruttive e documentate. Non è semplice ricevere una critica, ma mi rendo sempre più conto che non è nemmeno semplice farla, anche quando è richiesta dall'autore per migliorarsi. Non invidio il lavoro dell'editor.
    Sullo scrivere tutti i giorni non sono proprio d'accordo. L'ho provato col NaNoWriMo, e che lì avevo una base su cui scrivere. Ma non si può utilizzare questo metodo sempre. Nei gruppi che frequento c'è la mania di 100 parole al giorno: va bene se sei in un blocco, e cerchi di scrivere qualcosa che prima o poi ti ispiri una nuova storia. Ma scrivere 100 parole al giorno a casaccio, quando non hai sottomano il testo su cui stai lavorando, o il cervelllo sta ancora elaborando mentalmente una scena, mi sembra un'inutile perdita di tempo.
    In sostanza, qualsiasi metodo aiuti a scrivere una storia è un metodo almeno da provare.

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    1. Concordo su tutto, in particolare sull'ultimo punto. Scrivere parole tanto per scrivere è una perdita di tempo anche per me. Trovo molto più costruttivo casomai pensare alla scena, cercare di visualizzarla o immaginare i dialoghi.
      In generale penso che la scrittura non si possa prestare a certi dettami troppo rigidi. E con ciò non dico che i consigli di editor o autori di fama mondiale non siano validi, di certo contengono fondamenti di verità. Ma restano soggettivi e non sempre applicabili al 100%.

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  5. D'accordo sulla prima stesura. Se devi scrivere un romanzo di 1200 pagine, dubito molto riesca a farlo in 3 mesi.

    La revisione dopo un certo periodo secondo me è giusta, perché riesci a dimenticare parte di quello che hai scritto e serve anche al cervello per staccare da quel lavoro.

    Non sono un fanatico della progettazione, e non voglio imporre i miei metodi, ma anche qui dipende dallo scrittore. A me serve e non riuscirei a farne a meno. Quando non l'ho fatto, non ho mai terminato nulla e mi sono arenato.

    Le critiche vanno accettate perché fa parte del gioco, ma con la consapevolezza che sono appunto gusti personali dei lettori. Se anche fossero critiche costruttive, ormai il lavoro è fatto e pubblicato.
    Concordo, poi, che non sono sempre oro colato: io che ho scritto posso vedere la cosa in modo diverso dal lettore che critica.

    Consiglio da prendere con le pinze: se scrivi oggi e poi riprendi fra un mese, ovvio che la data della fine si allunga... all'infinito.

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    1. Esatto, ci sono casi e casi. Con l'esperienza si capisce anche quali sono i metodi che più fanno il caso nostro, come tu hai sottolineato per la progettazione.
      Penso che tra tutti i consigli che circolano, quello di scrivere tutti i giorni sia quello più sensato. Ma purtroppo anche qui bisogna vedere se è possibile e se si ha l'ispirazione per farlo.

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  6. Generalizzare è sempre sbagliato, bisogna tenere assolutamente conto di tutti i fattori che hai elencato, della voglia altalenante che può modificare l'entusiasmo e l'efficacia, e le influenze che la vita apportano a qualunque impegno ci prefiggiamo di portare avanti. Tenere a mente quali sono i parametri generali e poi trovare il proprio modo, quello che ci permette di creare, di limare e di essere soddisfatti del lavoro fatto. Se davvero esistesse un modo valido per tutti, tutti otterremmo li stessi risultati, visto che così non è...

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    1. Hai sottolineato altri fattori importanti, come l'entusiasmo più o meno presente o le influenze esterne. Credo che a volte senza l'umore giusto per scrivere, sia meglio non provarci neppure. Altre invece serve vincere l'indolenza. Ma chi può dire meglio di noi stessi cosa va fatto?

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  7. Ciao Maria Teresa,
    post molto interessante, come sono di solito le tue osservazioni. Tuttavia non rispecchia le mie esigenze di scrittura.
    Per la prima stesura non supero mai i due mesi. L'ultima storia l'ho scritta, o ha voluto essere scritta, in meno di un mese. 240 pagine già digitalizzate in formato template pronte da pubblicare, ma da revisionare. Le mie ispirazioni quanto diventano complete, o quasi, mi ossessionano tanto da dover tralasciare ogni altro scritto e dedicarmi esclusivamente alla stesura di quella specifica storia.
    Quello che ho sostenuto fin'ora e continuo a sostenere: la storia per essere più aderente alla realtà dovrebbe essere scritta, almeno in prima stesura, di getto così come la mente la vede, la vive, l'ha creata con le connessioni, riferimenti alla realtà a cui si ispira.
    Fatalista? Sì, forse. Non so come altro scrivere.
    Scrivere ogni giorno?
    Penso che le occasioni per scrivere qualcosa ogni giorno lo si trova quasi sempre. Credo non sia necessario scrivere ogni giorno pagine da aggiungere al nostro capolavoro. Per mantenere la mente allenata basti anche una semplice e-mail, o post sui social, non credi?
    Grazie
    Rosario

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    1. In parte ti capisco, Rosario. Nel senso che anche secondo me la storia andrebbe scritta quando è viva nella nostra mente. Però questo è l'ideale, non sempre rispecchia le esigenze di vita. Può capitare (per sfortuna nera) che proprio quando hai tutto in testa, non hai modo di metterti lì tranquillo a scrivere. E allora i tempi si prolungano per forza.
      Io poi ho bisogno di molto, moltissimo tempo per riuscire ad addentrarmi in una storia, vederne tutte le sfaccettature, capire la psicologica dei personaggi, ecc.
      Dici che le occasioni per scrivere qualcosa si trovano sempre... beh, però un conto è la narrativa e un conto è un post su Facebook. Insomma, purtroppo bisogna fare i conti con la realtà :)

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  8. I luoghi comuni sulla scrittura sono tanti (uno molto diffuso è la credenza che scrivere sia facile, secondo me non lo è per niente...) riguardo alla prima stesura scriverla in tre mesi può essere utile a immergersi nella storia e non perdere il filo e doverlo riannodare dopo tanto tempo però non è una regola ferrea. Io ho scritto il mio primo romanzo in quattro mesi ma perché dovevo partecipare a un concorso, però di solito ci metto molto di più. Alcuni romanzi li ho cominciati un anno e terminati di scrivere l'anno successivo con un intervallo di tempo lunghissimo in mezzo. Eppure quando ho ripreso la storia mi ci sono ritrovata perfettamente. Riguardo la progettazione sono più le volte che non progetto, faccio uno schema sommario ma poi scrivo seguendo la mia ispirazione, è strano ma talvolta mi guidano i miri personaggi. È più forte di me: parto con un'idea e magari voglio scrivere una certa scena, poi finisco per cambiarla mentre scrivo, come se i protagonisti mi guidassero. Insomma quello che progetto è solo un contorno che si definisce bene solo quando scrivo.
    Scrivere tutti i giorni per me è impossibile, è già molto se riesco a darmi una certa periodicità, di più non riesco a fare, per me conta fare tanti piccoli passi con costanza (è una ricetta che va bene per me, ognuno deve trovare la propria).

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    1. Hai ragione, anche pensare che scrivere sia facile è una cosa diffusa. Mi vengono in mente quelli che sfornano ogni mese storie brevi e non capiscono quanto sia complicato scrivere romanzi di 300-400 pagine, per non dire di più. Tutto è davvero relativo!
      Anche io sono come te sulla progettazione, tante volte ho cambiato idea in corso d'opera. Capita pure che siano gli stessi personaggi a comportarsi in un modo che non avevo previsto... Queste sono cose belle!
      E sono d'accordo che piccoli passi fatti con costanza sia una buona ricetta. Almeno per noi :)

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  9. Per la prima stesura (1226 pag) mi ci sono voluti quasi 2 anni. Tempo durante il quale non solo non ho mai avvertito quel sapore di estraneità citato dal Re, ma sono addirittura diventato sempre più intimo con il romanzo (che data l'eccessiva lunghezza ho dovuto successivamente convertire in trilogia).
    Riguardo la revisione "a freddo" sono abbastanza d'accordo, fermo stando che ciascuno di noi ha tempi di distacco diversi. A me non basta un anno, quindi mi tocca revisionare anche se non sono ancora emotivamente pronto.
    La trama: mezza pagina o poco più, perché comunque un'idea di dove si vuole andare a parare bisogna averla. Eventualmente, se strada facendo ci si arena, si può "progettare" il capitolo che segue. Giusto una traccia di due righe però. Ma solo e soltanto se non si può farne a meno: nel momento in cui si ha un'idea chiara della trama andare a braccio, a ispirazione, o come si vuol definirlo, mi sembra un buon metodo per evitare forzature narrative. Scrivere in libertà; Niente paletti, niente vincoli, niente binari, niente trame canoniche ormai logore.
    Le critiche sono una benedizione quando sono:
    1) sincere
    2) fatte con cognizione di causa
    3) costruttive
    4) garbate ed educate
    5) scevre di secondi fini
    Fatti salvi i 5 punti, sta all'autore/autrice avere l'intelligenza (o spalle larghe che dir si voglia) di sfruttarle a proprio vantaggio.
    Scrivere tutti i giorni sarebbe meglio. Non necessariamente 18 capitoli. Scrivere quanto permesso dagli impegni. Anche solo mezza pagina, per non perdere l'abitudine, per non perdere contatto con la storia, per coltivare la scrittura.

    Questo, ovviamente, è nient'altro che il MIO modo di approcciare i 5 punti che proponi.
    Le verità assolute le lascio agli assolutisti ( ah ah! Battuta!)

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    1. Caspiterina, 1226 pagine!
      Concordo con la tua visione di scrittura in libertà. Troppo vincoli rendono questa attività pesante e la privano di una certa improvvisazione, che serve perché non stiamo scrivendo una tesi di laurea.
      Anche io ho un metodo simile al tuo per progettare. Una paginetta all'inizio, poi poche righe per il capitolo che devo scrivere, solo per avere un'idea di dove vado a parare.
      I 5 punti sulle critiche mi sembrano un buon approccio!

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  10. Condivido il senso generale del post. Sulla revisione resto nel mood del senso comune : meglio prendere le distanze per far raffreddare l'entusiasmo. Così si compiono le scelte che fanno bene alla storia e non a noi stessi. Quanto alla trama... Io ho provato a progettare e a lasciarmi guidare dalla storia
    Tutto si può fare, ma poi si fatica il doppio. Credo che avere una buona progettazione della storia sia fondamentale. Poi si può sempre cambiare qualche dettaglio mentre si avanza...

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    1. Ciao Elena, se per te progettare a monte è l'ideale, va bene così. Io credo che ognuno debba fare esperienze in questo senso, prove, tentativi, fino a trovare il metodo adatto. Che poi non è detto che sia quello migliore in assoluto, ma solo valido per noi stessi. Niente è scritto sulla pietra :)

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  11. Sono d'accordo con te sul fatto che nessuna di queste affermazioni possa avere valore assoluto, e questo vale per qualunque consiglio di scrittura creativa si trovi in giro. C'è sempre l'eccezione, c'è sempre un margine di differenza individuale, e anche le storie non sono tutte uguali. Devo però dire che gli esempi che hai scelto si sono dimostrati tutti validi nella mia esperienza. Non li ho sempre messi in pratica fino in fondo, perché non sono una macchina, ma quando l'ho fatto ne ho visti i risultati. Questo non toglie che alla fine l'unica cosa importante è continuare a scrivere, se e quando lo si vuole fare. Quando capita che i consigli rischino di allontanarci dalla scrittura, allora ciao consigli. ;)

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    1. Eh sì, sono d'accordo, i consigli non devono diventare un ostacolo. E' giusto provare e vedere cosa succede, un po' come accade in cucina, quando cerchi una ricetta che non conosci. Poi la pratica, l'esperienza ti fanno capire qual è il metodo migliore per cucinare quel piatto. A volte questo metodo coincide con quello che dicono in giro, a volte no. L'importante è come dici tu, continuare a scrivere :)

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  12. Ciao Maria, concordo in pieno.
    Ho sempre scritto in base ad un'inclinazione naturale più che secondo dogmi e come sai cerco di sviluppare il mio modo personale per restare organizzato e al contempo nutrire la creatività.
    Quindi hai ragione, bisogna considerare le circostanze e il proprio "approccio" alla scrittura applicando queste affermazioni nel modo che più ci è congeniale.

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    1. Ciao Renato, penso che dovrebbe essere un obiettivo per tutti quello di trovare un proprio approccio per tenere viva l'ispirazione e al contempo essere organizzati. Per me è triste vedere invece come troppo spesso certi suggerimenti (pur giusti) diventino dogmi inviolabili.

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  13. Ciao Maria Teresa, io queste le considero più linee guida che regole ferree. Non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti le sgtesse capacità, conoscenze ed esperienze quindi ognuno di noi ha i suoi tempi e ritmi.
    VEro è che io non scrivo libri ma ritengo che essere "forzati dello scrivere" a lungo andare non paghi. Stressa e toglie creatività.

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    1. Ciao Patricia, anche io penso che le forzature non vanno d'accordo con la scrittura. Magari un minimo di disciplina ci vuole, ma non deve mai diventare oppressiva al punto da togliere creatività.

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  14. In effetti è tutto molto relativo e si presta a essere smentito. Non concordo con King, quanto con Murakami: un romanzo ha bisogno di tempo, moltissimo tempo perché sia buono nel senso più ampio del termine. E direi che allontanarsi dalla propria scrittura dopo esservi stati immersi faccia molto bene.
    Il punto 3. è facilmente confutabile. Esistono fior di scrittori che hanno pianificato poco a inizio scrittura e hanno creato ottimi romanzi. Le critiche sono cosa buona e giusta solo se arrivano da persone realmente competenti.
    Scrivere tutti i giorni... mah. Ci si può sentire svuotati per diverso tempo. Si è come un'otre che la passione riempie pian piano.

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    1. Anche io concordo in pieno con Murakami. Sarà che molto dipende dal tipo di romanzo, oltre che da come siamo fatti. Ed è verissimo che ci possono essere lunghi e benefici periodi di astinenza dalla scrittura. Soprattutto quando abbiamo messo l'anima in una storia, è fisiologico doversene allontanare prima di ripartire.

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  15. Penso sia necessaria una certa disciplina in tutte le attività creative, proprio perché altrimenti si tende a perdersi, ma oltre a questo, tutto è soggettivo e come si è detto qui, una volta fatta propria la tecnica, il resto può essere libero, perché scrivere è un fatto è personale che tende alla condivisione, ma proprio perché personale, a volte i paletti non auto-imposti sono solo limitanti.

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    1. Ciao Elena, benvenuta e grazie per aver lasciato la tua opinione. Hai proprio ragione, la disciplina è essenziale anche nelle attività creative. Penso che sia importante cercare un equilibrio tra il dedicarsi con impegno e costanza alla scrittura e il lasciarsi andare all'ispirazione, ovvero essere ricettivi alle idee. Ognuno poi troverà la sua personale formula per farlo.

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