Angélique Gagliolo presenta “1976: L'urlo dell'Orcolàt”


Il romanzo che vi propongo oggi, “1976: L'urlo dell'Orcolàt”, attinge a una pagina di storia vera. Ce ne parla direttamente l'autrice Angélique Gagliolo. 
Come sempre, se avete voglia, potete rivolgere qualche domanda o lasciare le vostre impressioni nei commenti.

Sinossi

Nel 1976 il Friuli fu colpito da un terribile terremoto, che spezzò un migliaio di vite umane e frantumò case, fabbriche e chiese.
In questa devastazione i friulani non perdettero la propria dignità e si rimboccarono le maniche e con laboriosità ricostruirono i loro paesi, dando una nuova vita al Friuli.
In questo frangente è ambientata la storia della giovane Elvira, che deve ancora trovare la sua strada. In quel tragico evento rimarrà ferita, perderà la mamma,  la casa e ogni certezza. Ma dalle macerie rinascerà con stessa forza che hanno trovato i friulani per ricostruire le proprie case, trovando la sua strada e proiettandosi verso un nuovo futuro.

Sono una friulana nata proprio nel 1976, l’anno del terremoto. Uno spauracchio che non ho vissuto direttamente sulla pelle, ma le cui conseguenze le ho viste e respirate sin dai primi giorni di vita, sia come discorso ricorrente tra gli adulti, sia con racconti e voci tremanti che mi hanno trasmesso questa paura, sia nei tanti cantieri per la ricostruzione che hanno accompagnato tutta la mia infanzia.
Fino a pochi anni fa tutte le persone che scoprivano il mio anno di nascita mi rispondevano “Ah, sei figlia del terremoto!”. È stato un peso e una persecuzione difficile da portare e così ho cercato di liberarmene, raccontando, a mio modo, questo evento. Quando ho scelto di scrivere questo racconto d’invenzione, che nel suo piccolo racchiude tante storie ed avvenimenti realmente accaduti, non potevo immaginare che invece di scrivere un romanzo storico, stavo in realtà scrivendo di qualcosa molto attuale. Il mio pensiero corre a tutte le zone terremotate del Centro Italia, e mi sono accorta che la mia storia porta con se un messaggio di speranza a tutti loro che si trovano ad affrontare la parte più difficile del dopo terremoto.

Voglio ringraziare Maria Teresa per avermi ospitato a casa sua e avermi permesso di presentare questo mio piccolo libro che, avete appena letto, rappresenta molto per me. Ringrazio tutti voi per aver letto la presentazione fino alla fine e quanti vorranno approfondirne la conoscenza, sia leggendo il libro, sia porgendomi domande e colloquiando qui sotto.

Angélique Gagliolo

Incipit

Un’antica credenza popolare afferma che gli anni bisestili portino con sé disastri naturali. Che sia vero o si tratti solo di una coincidenza, il 1976 portò nella vita di Elvira e dei friulani tragedia, morte e distruzione. La sua vita, le loro vite, non sarebbero state più le stesse. Il loro animo avrebbe subìto uno squarcio che mai si sarebbe chiuso.
Ancora non sapevano cosa li attendeva per il futuro: nessuno avrebbe potuto immaginare quell’evento. Fervevano infatti i preparativi per la “Festa di Primavera”. Un po’ tutti gli abitanti erano coinvolti. Gli uomini in forze preparavano il palco di legno che avrebbe ospitato l’orchestra e i danzatori. Le donne erano addette alla cucina e agli addobbi. Elvira aiutava la mamma a preparare i crostoli. C’era una gran agitazione in paese. Il tempo sembrava quasi fermarsi. Tutti erano impegnati nei preparativi.
Che caldo, pensò Elvira, mentre stendeva la pasta dei crostoli. Già la temperatura è superiore alla media, poi con tutti questi fornelli accessi e l’olio che frigge… Si asciugò la fronte con la manica della camicia, cercando di non sporcarsi con le mani infarinate.
Faceva particolarmente caldo per il periodo; le temperature erano decisamente sopra la media. In quegli anni non si faceva ancora così caso ai cambiamenti climatici, alle sue anomalie, come facciamo invece oggi. Non si prevedevano in queste anomalie conseguenze ambientali, come invece facciamo oggi, consci delle modifiche climatiche che influenzano l’ambiente circostante o viceversa.
«Sai tesoro,» incalzò la mamma, mentre raccoglieva i pezzi già pronti da friggere, «mi ha chiesto di te il figlio di Lucia.»
Elvira, sicura di non essere vista dalla madre girata di spalle, fece una smorfia di disgusto e non rispose.
«Te lo ricordi Ugo, vero?» Insistette la donna.
«Per favore mamma. Un marito me lo trovo da sola!»

In vendita su: 
Blog dell'autrice: Atelier di scrittura

Commenti

  1. Complimenti per la tua forza. Essere "figlia del terremoto" porta in sé due concetti fondamentali: l"essere figlia significa essere stata generata quindi venire alla VITA; e terre moto che vuol dire devastazione e morte. Tu sei viva nonostante il terremoto. Quale messaggio di speranza migliore di questo? In bocca al lupo per il tuo libro e per la tua vita.

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  2. Ho avuto un brivido lungo la schiena dalla prima all'ultima parola, Sarà che il terremoto, come altri fenomeni naturali dalla portata distruttrice immensa, mi mette davvero un'emozione forte addosso; sarà che alcune frasi mi hanno molto colpita come l'inizio dell'incipit e il "sei figlia del terremoto", ma davvero ci sono gli elementi per una lettura interessante. Complimenti.

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    1. Grazie. Ho cercato di narrare la vicenda in modo leggero senza calcare troppo gli eventi, che di per sé, come hai detto, sono già carichi di emozioni.

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  3. Ricordo bene l'eco del terremoto del Friuli perché avevo 12 anni quando è accaduto e 12 anni aveva anche una persona a me molto cara, conosciuta qualche anno dopo, e che allora abitava a Majano del Friuli e mi ha parlato molto di quel suo terribile momento. Deve essere un bel romanzo, la trama e l'incipit attraggono subito, anche per l'attualità dell'argomento (a parte l'ultimo devastante terremoto del centro Italia, qui a Bologna è sempre impresso quello dell'Emilia del 2012, anno bisestile anche quello...) Complimenti!

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    1. Quello del Friuli è il primo passato in TV, per questo credo abbia toccato tante persone, ma penso che chiunque lo abbia provato sulla pelle se lo porterà dentro per sempre.

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  4. Forse, "figlia del terremoto" è un'espressione che può servire a ricordare che siamo tutti soggetti al caso, all'inatteso, all'imprevisto, ma anche alla fortuna e, in questo senso chi la pronuncia diventa una sorta di oracolo e la frase, di conseguenza, racchiude in sé un grande messaggio di speranza. All'autrice vanno i miei complimenti e un grande in bocca al lupo!

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    1. Probabilmente noi del 1976 rappresentavamo la vita, nonostante tutto.
      Grazie Clementina!

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  5. Il primo terremoto di cui ho ricordo è quello del 1980 dell'Irpinia, che si sentì in tutta Italia. Ero piccola, stavo disegnando a tavola prima di cena, tutto iniziò a tremare e mia madre mi prese al volo e corremmo in strada. Tutti del quartiere in strada, con le radioline accese per sapere cosa fosse... Ricordo poi la scossa del terremoto a L'Aquila, ma la sentimmo lievemente. Mentre quella di Finale Emilia fu davvero tosta, lunga, e scappammo in strada. Quel che ricordo peggio, e ricorderò a vita, è l'ultimo terremoto, di Amatrice e Accumuli, perché ero in ferie a soli 80-90 km in linea d'aria. Che tu sia figlio o no del terremoto, ogni terremoto vissuto da vicino ti cambia la vita e la percezione delle cose intorno.

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    1. Davvero! Penso che sia l'unica cosa che ti possa accadere per cui non ti senti più sicuro a casa tua, il posto dove ti senti più protetto al mondo, ma dove non ti senti più sicuro da nessuna parte...

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