Scrivere un romanzo: la ricerca della mia strategia

Esistono tre regole per scrivere un romanzo. Purtroppo, nessuno sa quali siano. 
(W. Somrset Maugham)

Esistono delle regole per scrivere un romanzo? A giudicare dai tanti consigli che si trovano in rete e dalla moltitudine di guide e manuali pubblicati, si potrebbe dire di sì. Ed è anche vero che quando ci si imbarca in questa avventura, ben vengano tutti i suggerimenti che possano aiutarci a trovare la strada per esprimere al meglio ciò che vogliamo dire e per arrivare alla fine del viaggio sani e salvi. 

Eppure, nel corso degli anni sono arrivata a convincermi che non esistano delle regole universali e che ognuno debba adattare quelle messe a punto dagli esperti al proprio modo di essere e al tipo di storie che crea. Anche i consigli che vengono elargiti con tanta facilità (scrivi tutti i giorni, taglia in fase di revisione, ecc.) sono in realtà da prendere con le pinze, perché non siamo tutti uguali e ciò che è vero per qualcuno è sconsigliabile per qualcun altro.

In particolare, penso che ogni scrittore abbia il suo metodo di lavoro, quell'insieme di specifiche procedure che gli permettono di passare dall'idea nebulosa che affiora nella sua testa, al romanzo scritto. Io sto ancora cercando il mio.

In cerca di un metodo


Il metodo che finora ho seguito (se tale si può definire) è stato tutto un montare, smontare e rimontare, facendo tentativi per trovare una sequenza di eventi che funzionasse e mi convincesse. La prima stesura mi è sempre servita per capire che tipo di storia volessi scrivere, la revisione per scriverla. Come potete immaginare si tratta di un lavoro di mesi, per non dire di anni. La parte razionale di me non approva affatto questo modo di procedere e ha iniziato da tempo a cercare un'altra strada, più rapida e soprattutto che non comporti tanti momenti di frustrazione. 

Tuttavia, sto scoprendo che i sistemi di progettazione pura non fanno per me. Ho bisogno di sentirmi libera quando scrivo, senza le gabbie troppo strette che comporta una pianificazione a tavolino. Non potrei rinunciare ai momenti di improvvisazione e ispirazione che mi fanno amare la scrittura, alle idee e ai colpi di scena che mi vengono in mente strada facendo, alla meravigliosa sensazione di far quadrare ogni elemento in un tutto armonico. Scrivere con una scaletta predefinita o una sinossi a monte diventerebbe un compilare. Inoltre, un approccio così freddo mi allontana dai personaggi, mi fa sentire un burattinaio, mentre preferisco considerarmi un semplice testimone. In qualche modo resto convinta che la storia sia già dentro di me e io devo solo svelarla scrivendo.

Credo che il processo della scrittura sia un'attività molto simile al cucinare, ognuno lo fa secondo il suo modo di essere: c'è chi segue fedelmente le ricette, chi se le inventa di sana pianta, chi le studia e poi le modifica adattandole all'estro del momento. Io appartengo a questa terza categoria, devo sperimentare, personalizzare, improvvisare.

A settembre ho cominciato a lavorare al romanzo attuale, partendo da una storia che volevo migliorare, ed è cominciato anche il lavoro di ricerca di una metodologia nuova che mi portasse a procedere in modo soddisfacente e abbastanza rapido, senza sacrificare il mio bisogno di libertà. Per il momento ho trovato tre sistemi che mi sono stati molto utili. Per tutti devo ringraziare il saggio di scrittura che sto leggendo, Inizio, sviluppo e finale di Nancy Kress, un libro di cui vi parlerò di sicuro a lungo perché lo trovo ricchissimo e di grande aiuto.

La lista degli obiettivi dei personaggi


Fare un elenco di cosa vogliono tutti i personaggi è stata la prima cosa che mi ha portato sulla strada giusta per questo romanzo. Prima di tutto perché mi ha chiarito le idee sui personaggi, poi perché mi ha aiutato a impostare la trama. Sono nate molte idee, soprattutto nel constatare come i personaggi volessero cose diverse e spesso in contrasto tra loro, generando conflitti e reazioni a catena.
Accanto agli obiettivi ho anche aggiunto perché volessero quella determinata cosa, mi è sembrato importante non sottovalutare le motivazioni.
In questo modo si eliminano anche i personaggi inutili e quelli che sembrano fare solo da spalla al protagonista.

La scaletta "in corso d'opera"


Molti parlano di scrivere una sinossi, una trama di massima o una scaletta di eventi, prima ancora di gettarsi nella stesura. Il sistema che sto seguendo è un compromesso tra questo e il procedere senza un piano, ovvero compilare la scaletta strada facendo, man mano che scrivo, portandomi di volta in volta sempre un po' più avanti. Mi è utile per gettare un po' di luce sul cammino e controllare la coerenza. Sono partita definendo inizio e finale. Ho aggiunto alcuni eventi all'inizio, poi altri e così via. Ora sono al climax della storia, mi manca da dettagliare la parte finale, ma il grosso è fatto.

Distinguere eventi e scene


Individuare cosa succede nella storia è diverso rispetto all'individuare le scene da usare per narrarla. Magari un'idea dei fatti ce la siamo fatta, ma questo non significa sapere quali di questi eventi meritano una scena e quali no, e tanto meno l'ordine con cui presentarli. Dopo aver determinato alcuni punti nella scaletta, ho quindi deciso cosa drammatizzare e cosa lasciare dietro le quinte, magari facendolo raccontare ai personaggi o trovando un escamotage per informare il lettore.


In conclusione, la mia strategia è ancora in fase di definizione, sto facendo soprattutto delle prove per capire cosa funziona e cosa no. Intanto, sperimento e questo mi piace!

E voi avete già individuato il vostro metodo per scrivere un romanzo?

Commenti

  1. Incredibile, Maria Teresa! Sembra quasi che ci fossimo date un appuntamento per scrivere post analoghi proprio oggi! Già, perchè ho "mandato in onda" il mio personale punto di vista a riguardo giusto qualche minuto prima di accorgermi del tuo nuovo articolo. Io penso che scrivere un romanzo sia un'esperienza del tutto personale e che dunque ognuno possa scrivere delle regole che più si confacciano al proprio modo di operare. Io parto dall'ispirazione, madre di tutte le idee, poi provo a contestualizzare quella ispirazione, darle dei contenuti concreti; affido la storia a dei personaggi credibili ed immagino subito una possibile fine alla quale arrivare percorrendo anche strade diverse.
    Un metodo sperimentato con il mio primo romanzo e che trovo valido anche adesso che sto portando avanti il secondo. È vero, siamo tutti diversi, ma condividere queste "diversità", spesso è di grande aiuto.

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    1. Un bellissimo caso di telepatia tra blogger :)
      Anche per me un'ispirazione forte è il punto di partenza, che può arrivare nei modi più strani.
      Comunque, aver trovato il tuo metodo già con il primo romanzo ti metti in un'ottima condizione, non è facile imbroccare subito la strada giusta!

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  2. Ne ho parlato spesso e non vorrei ripetermi. Comunque no, niente strategia nè metodo, vado a tentativi e talvolta a tentoni. Tra l'altro molto dipende dal tipo di romanzo secondo me, con questo sto scoprendo nuove strade. Un bacione Sandra

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    1. Procedere a tentoni per qualcuno è l'unico metodo possibile per scrivere una storia, ma mi sembra che anche tu ultimamente sia alla scoperta di nuove vie. Magari scopri un metodo più funzionale, chi lo sa.

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  3. Accidenti! Ho messo, senza saperlo, la tua citazione nel commento di Marina... :)

    Comunque, come dicevo anche con lei, l'unica cosa certa è che serve un metodo. Pena un probabilissimo fallimento. Poi mi pare di vedere che ognuno segua la propria strada...

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    1. Ci leggiamo tutti nel pensiero in questi giorni :)
      Sono convinta anche io che un "metodo personale" serva, come minimo perché ci dà una certa sicurezza nel procedere.

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  4. Il nostro modo di lavorare è molto simile. Anche io sono "allergica" a una scaletta dettagliata dei singoli capitoli e delle singole scene. Non riesco proprio a mantenerla, mi fa venire l'ansia. Forse questo dipende dal fatto che già il mio lavoro mi impone rigidità, controllo, metodo. Invece la scrittura rappresenta lo spazio della creatività, dell'ispirazione, della creazione incondizionata.

    Per quel che riguarda il paragone con la cucina, sono d'accordo con te. Avevo scritto più o meno le stesse cose in un post in cui paragonavo la scrittura al fare una torta. Se ti può interessare lo trovi qui: http://appuntiamargine.blogspot.it/2014/12/le-regole-della-scrittura-come-gli.html

    L'idea di fare una lista degli obiettivi e motivazioni dei personaggi può essere molto utile, soprattutto in un momento in cui mi trovo alle prese con una vera e propria "epurazione". Potrebbe aiutarmi non solo a evidenziare i conflitti e gli "esseri inutili", ma anche a comprendere se esistono dei "buchi". Ad esempio sto lavorando sulla creazione di un nuovo soggetto che svolga un po' la funzione di antagonista, anche se su un arco di tempo limitato. Un'operazione del genere potrebbe aiutarmi.

    Anche io mi trovo bene con la scaletta in corso d'opera. Qualche giorno fa ho addirittura fatto un riassunto della seconda parte, che mi sta aiutando a procedere con una certa rapidità.

    Invece ti confesso che la distinzione fra cosa drammatizzare e cosa narrare mi crea non pochi problemi. Perché non fai un post da me su questo argomento? Aiuterebbe moltissimo sia me sia i miei lettori :)

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    1. La lista di "cosa vogliono i personaggi" per me è stata una vera svolta, pur nella sua semplicità. Penso che potrebbe aiutare anche te, soprattutto per mettere a fuoco il ruolo di ogni personaggio nell'economia della trama. Con questo sistema ho capito anche come collegare alcuni fatti che prima restavano slegati. A volte basta poco per richiamare le idee.
      Per quanto riguarda il discorso delle scene, ok posso farci un post dedicato, magari è utile a tutti, me compresa :)
      PS Il post sulla cucina mi sa che mi era sfuggito.

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    2. L'avevo pubblicato durante le vacanze di Natale. Probabilmente ti è sfuggito per questo.
      Farò sicuramente la lista, che mi aiuterà anche a trovare nuove idee per l'evoluzione della trama, perché a volte ho quasi l' impressione che "succeda poco"... staremo a vedere. è un momento di rinascita della fantasia! :D

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  5. ...hissà se mai metterò in pratica i tuoi preziosi e conservati consigli...

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    1. Speriamo di sì :D
      In ogni caso questi non possono proprio definirsi consigli, non è detto che il mio metodo funzioni anche per altri!

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  6. Penso anch'io che non ci sia un metodo universale per tutti.
    Io il mio ancora non l'ho trovato, anche se tendo a muovermi in maniera piuttosto schematica: prima faccio una breve scaletta non troppo dettagliata, poi decido come saranno i personaggi, poi inizio a scrivere. In corso d'opera, inevitabilmente, qualcosa cambia qua e là, e trovare un compromesso fra quello che ho deciso di scrivere in precedenza e quello che detta l'ispirazione non è sempre facile. Spesso finisco per incasinare tutto! xD
    Comunque grazie come sempre dei consigli, leggere di come gli altri scrivono e confrontarsi è sempre utile e interessante :)

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    1. La situazione che descrivi la vivo anche io molto spesso. Progetto a grandi linee qualcosa (per esempio una scena) e poi mentre scrivo mi vengono in mente altre idee, una svolta inaspettata, ecc. E devo modificare tutto. Da una parte tutto ciò si può vedere come un limite, dall'altra, è il bello di avere una grande fantasia :)

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  7. Neanche secondo me esistono regole universali. Diciamo che, tolte alcune regole basilari come grammatica, struttura, ecc., il resto è solo metodo personale.
    Farò anche io la lista degli obiettivi, non ci avevo pensato.
    Su eventi e scene hai ragione: io nella scaletta inserisco l'evento macroscopico, ma poi decido in quante scene va narrato.
    Il 16 marzo leggerai un altro metodo per scrivere romanzi da me :)

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    1. Bene, sono contenta di leggere altri metodi, visto che sono ancora in fase di definizione per il mio. E complimenti, progetti post a lunga scadenza, vedo :)
      Le regole basilari non si toccano, il resto è soggettivo.

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  8. Personalmente ormai seguo una strada (la definisco così piuttosto che "regola" anche perché posso cambiare completamente metodo per un'altra narrazione più breve o più sperimentale) che può definirsi quella dei cerchi concentrici. Ogni cerchio simboleggia un'estensione della storia. Essendo però concentrici, non necessariamente parto dal più piccolo per andare al più grande o viceversa: posso partire dal centro, aggiungere, togliere, avere già pronto il cerchio più grande del del finale ma non quello più stretto dell'inizio... É come se creassi un pezzo per volta e poi li incastrassi dopo. Sicuramente una pessima strada (o un pessimo metodo o una pessima regola) ma ormai sono abituato a procedere così.

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    1. Perché una pessima strada? A me sembra invece un buon metodo. Anzi, perché non ne parli più diffusamente in un post (se non l'hai già fatto)?
      Credo che questi metodi "geometrici" (non so come altro definirli) abbiano il pregio di aiutarci a pensare alla storia come a un tutto armonico. Questa è una cosa che ancora non sono riuscita a fare, perché riesco a vedere più che altro pezzi da incastrare come in un puzzle.

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    2. Penso che in effetti ognuno abbia un approccio personale secondo le proprie inclinazioni creative.
      Ho scritto alcuni post sulla scrittura, ma nessuno che parlasse in senso stretto del mio modo di approcciare un progetto narrativo e di portarlo a termine. Ho un temperamento troppo zen per riuscirci ;-)

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  9. Sì, come dici te, ognuno deve trovare le sue tre regole, ammesso che esistano.
    Io potrei dire che faccio la scaletta e la sinossi, ma forse, la cosa più importante è riuscire ad avere in mente l'atmosfera precisa che voglio trasmettere. Se ho chiaro quello, se so qual è il tono, la musica di fondo, il profumo, allora so che forse, dico forse sia chiaro, ce la posso fare.

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    1. Quello che dici è vero anche per me. Si tratta di una specie di connessione che devo acquisire, in modo particolare l'atmosfera. A volte mi capita anche con le scene: se non sento questa connessione, c'è qualcosa che non funziona e probabilmente finirò col tagliarla.

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  10. Io una volta non pianificavo nulla, ma quelle storie adesso riposano in un disco rigido e probabilmente non vedranno mai la luce. Si può scrivere anche senza pianificazione, ma nel mio caso, non scrivevo storie, ma "proclamavo". Quando comprendi che scrivere vuol dire comunicare (raccontare storie quindi), ti rendi conto che creare le schede dei personaggi, per esempio, è fondamentale. Dentro a ciascuna scheda ci si butta di tutto, anche roba che poi non apparirà mai nella storia, ma "tutto fa brodo", tutto aiuta a conoscere al meglio i personaggi. Io adesso mi sto imponendo di non scrivere nulla, ma di creare le schede, non solo dei personaggi, ma anche degli ambienti più importanti. E poi cercherò anche di abbozzare i cardini della storia, ma credo che le prime scene "vere" le scriverò tra qualche mese.

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    1. Lo sai che invece per me le schede dei personaggi non hanno mai funzionato? Ho l'impressione di creare dei burattini se compilo a tavolino le caratteristiche. Però si potrebbe anche dire che le schede siano tutte nella mia testa, infatti cerco sempre di creare personaggi completi e di conoscerne ogni dettaglio.
      Ognuno alla fine usa strumenti diversi per elaborare le idee, è questo che conta.
      Interessante l'idea di fare le schede anche per gli ambienti.

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  11. un minimo di organizzazione io cerco di usarla, per evitare di disperdermi e di perdermi, ma il bello è proprio che quando penso di aver trovato un metodo sono i personaggi a farmi cambiare strada...e allora tutto riparte tutto cambia e tutto si evolve...e questo è il lato che mi piace di più...

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    1. Sì, è una bella sensazione quando i personaggi "prendono il comando". Brutto il fatto di dover sfasciare tutto, mi è capitato tante volte ed è proprio quello che vorrei evitare in futuro
      Ti ringrazio per aver lasciato la tua opinione :)

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  12. Ciao Maria Teresa, il tuo post mi ha invitato a riflettere sulla mia metodologia. Sono passata da un sistema in cui non c'erano paletti, né scalette, a quello della pianificazione a tappeto. Per il terzo romanzo, penso che tornerò, con piccole modifiche, al primo metodo. Niente è più elettrizzante che scrivere le scene che mi si presentano davanti senza alcun preavviso. Meraviglioso!

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    1. Ciao Rosalia. Intanto è notevole che tu sia potuta passare da un metodo all'altro in modo così radicale. "Elettrizzante" è comunque proprio la parola giusta per il senso di libertà che si prova nello scrivere senza troppi vincoli.
      Credi che un compromesso tra i due sistemi non sia possibile?

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  13. Sono daccordo sul fatto che ognuno ha il suo metodo. Esiste però una regola che secondo me nessuno può aggirare per ottenere la qualifica di "romanzo".
    Una storia è un percorso di cambiamento, inizia in un modo, avviene qualcosa, si deve percepire la mutazione di stato, il cambiamento. Se questo non avviene, la storia non ha ragione di esistere, e di conseguenza nemmeno il romanzo.

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    1. Anche per me il cambiamento è fondamentale per una buona storia. Eppure, ci sono anche trame che non lo prevedono, che presentano un personaggio all'inizio che resta identico alla fine. Però hai pienamente ragione, anzi io credo che ci siano anche altri punti fermi per una buona storia e sarebbe da rifletterci meglio, a prescindere dal metodo che usiamo per scriverla.

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  14. Beh, ho iniziato lasciando libero sfogo all'ispirazione. Man mano i personaggi si inserivano da soli, parte della trama mi veniva rivelata, alcune scene anche, l'inizio è chiaro, il finale così così, nel senso che ho capito dove vogliono arrivare, un po' meno come metterlo giù a parole senza apparire scontato. Recentemente ho avuto una folgorazione su un colpo di scena non previsto, ma mi è caduto tra le mani.
    Solo che poi arrivata a pagina 100 qualcosa del word...comincio a perdermi. Il rischio (come ho letto in un libro di un autore "famoso") è che a pagina 80 la mia protagonista bene the con latte perchè lo preferisce assolutamente così, a pagina 300 la stessa protagonista si ritrovi a bere the con lo zucchero perchè intollerante al latte...
    Da qui l'urgenza di mettere ordine agli appunti, al mio masterbook cartaceo che straripa di post-it. Ecco perchè sto cercando un software che mi permetta di organizzare le idee...non tanto una questione di mera pianificazione, quanto perchè necessito di avercele velocemente a portata di click, organizzate, per risparmiare tempo.
    Per esempio, avevo intuito che una scheda per ogni personaggio è utile, ora mi rendo conto che anche inserire cosa vogliono e cosa li motiva...non avevo pensato a questo aspetto, cioè sì lo considero, ma non a scriverlo proprio lì nero su bianco sulla scheda, ma probabilmente è un metodo visivo veloce per focalizzarlo maggiormente. Ben venga.
    Però ecco non lo vedo come trattare i personaggi come dei burattini...non sono io che decido cosa sono, cosa fanno, cosa pensano, ma piuttosto resto in ascolto e me lo dicono loro. Quando butto giù un dialogo, lo sento subito se quel personaggio non avrebbe mai detto una stronz...cavolata del genere. Così come accorgo in altri libri importanti che l'autore han sbagliato parola (esempio: come fa uno stalliere scozzese del 1700 parlare di "minimo comune denominatore"?? mi suona strano per l'epoca e per il ruolo...)
    Non ho nemmeno io una scaletta prefissata precisa. Ma anche il poter organizzare la trama è utile, man mano che si procede. Perchè magari nei nostri pensieri abbiamo già scritto quella scena, magari c'è anche tra gli appunti, ma se la citiamo ancor prima che avvenga sarebbe un bel problema, no? ;)

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    1. Più che un software forse potrebbe esserti utile fare uno schema o anche un semplice elenco con tutti gli eventi, ordinati per data o per capitolo (se hai già le idee chiare sui capitoli).
      Molto lavoro di controllo va comunque fatto dopo, in fase di revisione, ma almeno non rischi di perderti strada facendo. E in effetti verso metà dello sviluppo è facile che succeda.

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  15. Io se ho un metodo devo ancora capire qual è. Per ora di prime stesure complete ne ho fatte due: quelle dei primi due romanzi della trilogia di Shaula. Per la prima ho impiegato quindici mesi, per la seconda tre mesi. I protagonisti dei due romanzi sono tutti presi dalla mia biografia reale, ma di ognuno di loro ho accentuato dove possibile le caratteristiche, per renderli più "personaggi". Di scalette non ne ho mai fatte; avevo in mente la trama della storia a grandi linee, e ogni capitolo mi sbocciava tra le mani quando mi sedevo a scrivere. Tutto qua.
    La revisione invece è tutto un altro paio di maniche, ma per me riguarda solo lo stile del racconto non il suo contenuto. Infatti la trama del primo romanzo, dopo quasi tre anni, non è mutata di un capello dall'inizio della revisione.

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    1. Io trovo che la revisione del testo, intesa solo in senso stilistico, sia molto più semplice, ma magari è solo il punto punto di vista. Avere una storia definita, che sei sicuro di non voler modificare, è già un grosso passo avanti.
      Comunque, considerando i tempi delle tue stesure (che mi sembrano buoni), forse il "tuo" metodo lo hai già trovato :)

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    2. Sarà un metodo invisibile allora il mio, visto che non riesco a scorgerne la minima traccia :D

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  16. Io ho scritto solo brevi racconti in cui tutto portava ad una sorta di morale finale, volevo scrivere un racconto più lungo tempo fa ma mi sono incagliata fra le trame della storia e non sapevo più dove andare a parare! :°D
    Ho sempre amato le 'impressioni' nella scrittura, anche se curiosamente sono quelle che da lettrice ho più difficoltà a portare a termine!

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    1. Eh, incagliarsi è facilissimo, sapessi quante volte è successo a me! Per questo che vado in cerca di sistemi che mi facciano da bussola. Ma tu non demordere :)

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  17. Credo di avere una sorta di "scaletta mentale", che però varia a seconda degli avventi. Poi, come avevo già detto, sono costretta in fase di revisione a sterminati elenchi di date, pena qualche anacronismo di troppo, e a mappature delle scene, Anch'io sono d'accordo che non esiste un metodo universale, esattamente come non esiste un modo di scrivere unico per tutti, pena l'omologazione.

    Comunque la cosa che ultimamente mi terrorizza, in fase di revisione, è la riscrittura. Eppure, secondo Raymond Carver, scrivere è "riscrivere".

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    1. Anche io le ho sempre tenute a mente le scalette o al massimo avevo appunti su carta sparsi qua e là. Solo di recente ho cominciato a fare un lavoro più organico, e lo sto apprezzando. Sembra di perdere tempo, ma lo si guadagna in seguito.
      Riscrivere è frustrante, hai ragione.

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  18. Bellissimo articolo. Io e te siamo più simili di quanto si potrebbe supporre. Leggendo la prima parte del tuo post mi sembrava quasi stessi parlando di me… Invece non mi ritrovo nelle tre soluzioni che hai individuato. Mi sembrano dei trucchetti più che un vero e proprio metodo. Forse non ci sei ancora giunta, ma è possibile che sei più vicina di me a trovare una soluzione. Io, invece, sono ancora in alto mare e brancolo nel buio.

    Tuttavia mi sono accorto, parlando di racconti, che quando ne scrivo uno di getto e in forma schematica (quasi fosse una scaletta narrata), lo lascio riposare un po' di tempo, e poi lo riscrivo raccontando davvero la storia, con tutta la pazienza che serve, il racconto esce fuori decisamente meglio. Più corposo, completo, stratificato. Individui un metodo in tutto questo che possa essere utilizzato con un romanzo?

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    1. Grazie, Salvatore.
      Hai ragione, sono trucchetti. Trucchetti finalizzati sono a mettere ordine tra le idee, per questo ognuno ha i suoi. In realtà questo romanzo a cui sto lavorando è una riscrittura, quindi è probabile che potrò testare il tutto solo iniziando una storia da zero.
      Comunque l'idea della scaletta iniziale da far riposare è buona, è comunque un punto di partenza.
      Visto che dici siamo simili, dovremo cercare un metodo definitivo che faccia per noi :)

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  19. Che non esistano metodi universali è vero, e non potrebbe essere diversamente, considerate le differenze individuali. Secondo me il metodo dipende anche dal tuo momento e dalla storia che vuoi scrivere, perciò bisogna restare aperti al nuovo. Noto però che in questo periodo di deregulation e di non-scrittura quotidiana mi sento peggio e fatico a scrivere, perciò dico a me stessa: resta pure aperta al nuovo, ma non perdere gli strumenti che si sono già dimostrati utili.

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    1. Ho il sospetto che tutti gli strumenti si possano perdere, nel senso che anche qui la pratica ha la sua importanza.
      Non avevo pensato invece che il metodo potesse adattarsi anche al tipo di romanzo, in effetti non è detto che ciò che mi è utile oggi io possa replicarlo. Alla fine è una sfida continua :)

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  20. Ciao ho citato il tuo blog per il Liebster Award 2015 sul mio blog liberamentegiulia.blogspot.it

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  21. Mi sembra un metodo interessante e un bel compromesso tra bisogno di libertà e necessità di programmazione.

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    1. Grazie. Sì, lo scopo è proprio trovare un compromesso tra due strade con i loro pregi e difetti.

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