Libri nel cassetto... è ora di tirarli fuori?

Dal blog di Morena Fanti ho appreso di un'iniziativa interessante, che fa riflettere. Si tratta di Una proposta per chi ha un libro nel cassetto in cui l'autore offre di pubblicare sul blog de "Il Fatto Quotidiano" il primo capitolo e altri dati dell'autore di manoscritti inediti, al fine di farli conoscere alle case editrici più importanti, che molto spesso non arrivano neppure a dare un'occhiata ai nostri testi.


In un primo momento sono stata tentata di inviare un estratto del mio ultimo libro, anche se probabilmente è un po' tardi per partecipare. Ma poi non ho potuto fare a meno di chiedermi se mettere on-line un testo sia una buona idea.
Personalmente sono un po' gelosa di quello che scrivo e anche molto diffidente. Sarà che in passato per colpa della mia ingenuità ho fatto una brutta esperienza...
E poi ogni tanto capita di vedere qualcuno in giro per i social network che si lamenta perché un suo testo (di solito poesie) viene ri-diffuso senza il suo nome o addirittura rubato. E c'è persino chi si preoccupa di plagi e furti quando invia alle case editrici il proprio manoscritto.
E non è forse possibile che qualcuno possa ispirarsi a quello che abbiamo scritto e lasciarsi condizionare, pur non volendo, magari solo inconsciamente?
In fondo, proteggere i nostri scritti e salvaguardarli da occhi indiscreti è più che lecito.

Anche sull'idea di base dell'iniziativa di cui sopra ci sarebbe da pensare. E' possibile che le case editrici bazzichino in rete alla ricerca di qualcosa da pubblicare? Non hanno già abbastanza aspiranti scrittori che li tampinano?
Il mio scetticismo mi fa pensare a questa specie di ricerca come a un'eventualità improbabile, mi sembra più una specie di leggenda metropolitana che non una possibilità concreta.
Ma se tutto ciò avesse invece un valore, perché non rischiare e provare a lanciarsi? O magari perché non creare insieme ad altri scrittori un luogo apposito nella rete in cui mettere in vetrina un estratto delle proprie opere?

Un'ultima considerazione: mettere on-line almeno il primo capitolo del nostro romanzo potrebbe essere un buon modo per creare un confronto diretto con i lettori, che non fa mai male, anzi. Potrebbe persino rappresentare una forma di test per un'eventuale auto-pubblicazione, oppure offrirci la possibilità di migliorare e affinare l'opera. Anche se (ovviamente) attraverso un estratto non ci si può fare un'idea generale della storia, i lettori potrebbero dirci semplicemente se a una prima occhiata l'opera incuriosisce o appare di una noia unica.

Il mio ultimo libro ha passato molto tempo nel cassetto, anche se si tratta solo di una metafora ormai. Sarà forse ora di tirarlo fuori e provare a vedere che succede?

Mi rendo conto di aver scritto un post pieno soprattutto di domande, forse come riflesso di un periodo in cui ho più dubbi che certezze... 
In ogni caso, voi cosa ne pensate di tutto ciò?

Anima di carta

Commenti

  1. esiste già una piattaforma, creata da Morellini il proprietario della Morellini persona gentile, che rispose a una mial mail. Si chiama
    ALBO AUTORI mi ero iscritta, ma poi per mettere le opere ho avuto molte difficoltà, ho scritto al gestore e la risposta non mi aiutò per nulla a superarle. Lasciai perdere. In effetti ero anche piena dei tuoi stessi dubbi: mettere on line i nostri testi rappresenta un rischio, e non sono poi così certa che gli editori siano interessati. baci sandra frollini

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  2. Uhm. Condivido le tue perplessità, così come la tua 'gelosia' nei confronti delle proprie creature paginose. Più che le case editrici - che immagino stragonfie di manoscritti - mi pare più plausibile che le opere possano essere intraviste da agenti letterari alla ricerca di talenti da offrire alle CE.

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    1. Può darsi, anche se immagino pure loro siano stracolme di proposte...

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  3. L'iniziativa de "Il fatto quotidiano" in sé mi sembra carina e ben gestita. E so per certo che ci sono case editrici che bazzicano su siti dove vengono postati racconti o romanzi in cerca di autori (magari hanno un'idea precisa in testa e vanno a cercarsi l'autore che interessa loro). Premesso che il plagio è molto più facile da farsi per una poesia che non per un romanzo, specie se postato solo in parte, credo però che la rete sia una fantastica vetrina, ma che vi si debbano pubblicare opere che non pensiamo di destinare ad altri scopi. Del resto sempre più spesso nei concorsi viene espressamente chiesto che il testo non sia stato messo on-line neppure in parte (o è ammessa la presenza nella rete di una percentuale di testo davvero esigua)

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    1. Sono d'accordo sul fatto che il plagio di un romanzo, partendo da un capitolo solo, sia poco probabile. Resta però da considerare che qualcuno possa cmq "ispirarsi" anche partendo da poco.
      In merito ai concorsi, è capitato anche a me di trovare questa clausola (per l'unico al quale ho partecipato), hai fatto bene a sottolinearlo.

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  4. Io non sono così gelosa dei miei testi. Anzi, se hai avuto modo di leggere qualche volta il mio blog, avrai notato che condivido i miei racconti con il mio (esiguo) pubblico. Lo faccio perché mi piace mettermi in gioco e sono alla ricerca di critiche (costruttive) che mi aiutino a migliorare. Dici: “In fondo, proteggere i nostri scritti e salvaguardarli da occhi indiscreti è più che lecito”; a chi ti riferisci? Non avrai mica paura dei lettori? Credo che in fondo una persona scriva per essere letta.
    Per quel che riguarda il furto e le citazioni senza paternità, questo è sicuramente un problema, lo sanno bene autori (anche e soprattutto musicali) ben più famosi di noi. Ma vedi il lato positivo: è il sintomo che quello che si scrive è qualcosa di bello ed apprezzato.
    Case editrici… sarò ingenua, ma credo che siano sempre alla ricerca di nuovi talenti da scoprire e credo che internet li faciliti in questo compito: chi è molto seguito ed apprezzato in questo “mare”, ha buone probabilità di esserlo anche nelle librerie e quindi ha buone potenzialità di vendita.
    Infine, hai stimolato la mia curiosità: hai parlato di una brutta esperienza; se non è troppo personale, perché non ce ne parli? Così eviteremo i tuoi errori, per farne di altri!

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    1. Condividere i racconti è una cosa, un romanzo secondo me è un'altra faccenda. Una delle poche cose che mi attira del fatto di mettere on-line un primo capitolo (o un estratto) è proprio confrontarmi con i lettori, ti dirò che vorrei averlo fatto per il mio primo libro prima ancora di pubblicarlo, perché avrei potuto migliorarlo molto.
      Cmq quello che dici in merito alle case editrici potrebbe essere vero, ci sono meccanismi che magari non conoscianmo, quindi il dubbio rimane.
      La mia brutta esperienza non ha a che fare con un plagio o con un furto, ma con il fatto che mi sono fidata a dare un mio scritto che raccontava delle mie esperienze a un'amica, chiarendole che non volevo fosse nè diffuso nè fatto leggere a nessuno, in quanto conteneva fatti e opinioni personali su altre persone. Lei invece lo ha letto proprio alle persone in questione... Devo dire che dopo allora faccio leggere i miei romanzi solo a mio marito, non so se esagero ma non vorrei bruciarmi ancora :)

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  5. Ritorno...
    In rete rubano di tutto, io sono molto gelosa del titolo del mio secondo romanzo ad esempio, lo trovo immodestamente molto bello, e non lo voglio dare in pasto alla rete. Ho paura.
    Esistono scout in giro per il web e non sono pochi i libri tratti da blog,
    cito "ma che davvero!" pubblicato con rizzoli che ha raggiunto un buon successo col filone mommy blog, tuttavia se un editore è interessato al modo di scrivere di un blogger/autore basteranno i post e poi in seguito potrà farsi inviare privatamente altro. A me è successo, poi l'editore è sparito, e anche questo è un classicone. (E la solita maleducazione di dire "si certo non ti lascerò in sospeso, settimana prossima decidiamo, e sono passati 6 mesi!"

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  6. Mah, si parla tanto di internet come vetrina e le iniziative per allestire vetrine si sprecano.
    Se poi il mettersi in mostra gratuitamente dia o meno un ritorno questo è dubbio... e poi dipende anche da cosa ci si aspetta come ritorno.
    Su come si comportino le case editrici questo poi è uno degli enne misteri dello Spirito Santo.
    Al di là dei pro e i contro oggettivi di questo tipo di iniziative io direi che bisogna agire d'istinto. Se si "sente" possa servire okay, altrimenti meglio lasciar perdere. In questo caso io lascio perdere, anche perché di testi gratuiti in rete ne ho già molti.

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  7. Scettico anche io. Non accoglierò la proposta :)
    Il romanzo nel cassetto credo vada spedito nel modo consueto.

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  8. Uhmm... sento puzza di bruciato. Dopo tanti anni che scrivo (come voi) e che sono sulla rete (come voi) mi viene da pensare che sia semplicemente un modo da parte dei piani alti di raccogliere idee, di tastare il terreno circa le tematiche che vanno per la maggiore... insomma ci usano come cavie: vedono cosa scriviamo, selezionano i progetti migliori (cui ispirarsi, anche solo in parte; che storie vanno, di che genere...), poi ci vorrebbero dare in pasto i lavori degli autori delle loro scuderie (Minimum Fax? Einaudi? Feltrinelli? Boh, immagino che Il Fatto Quotidiano non collabori con la San Paolo... ^^)

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  9. E comunque la rete è una vetrina solo per chi è già visibile, questa è la mia esperienza

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  10. Per curiosità sono andata a vedere il post di cui parli, Maria Teresa. Remo Bassini (l'ideatore di quest'iniziativa) ricordo che partecipava a Letteratitudine. Non ho brutti ricordi di lui, quindi può darsi che l'iniziativa sia effettivamente senza spirito di doppiezza, però rimane il fatto che editori ed agenti letterari selezionano i manoscritti secondo parametri tutti loro, e in tanti casi il valore di un'opera non è tra le prime cose che guardano

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  11. Non centra molto, ma io non sottovaluterei la vetrina internet (non per il romanzo della nostra vita, certo). Tramite il blog, a suo tempo, fui contattata per scrivere un libro su commissione (500Disegni), uno dei miei pochi lavori letterari ad essermi stato pagato in modo equo e in tempo brevi

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  12. @ tenar infatti è lo stesso esempio che citavo io per la blogger "ma che davvero" e per me che poi è andata male. Esistono queste figure di talent scout altrochè!

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  13. Io vedo internet come una sorta di crogiuolo... mesta e rimesta, barbabietole alla finestra, bidibibodibibum e voilà il rospo si trasforma in principe e i sassi in oro.
    Ci sono fior di siti e di scritti in internet che rimangono anonimi e altri siti o videi con stupidaggi che calamitano migliaia di seguaci.
    Fortuna, magia, alchimie strane e imprevedibi... per tante tabelle excel, statistiche sofisticate, strategie e-marketing, adword, adsense e diavolerie varie, nessuno è in grado di prevedere quale sarà il fortunato o la fortunata di turno.
    In internet si procede per tentativi... il lavoro duro invece si fa davanti alla pagina bianca, dove non c'è magia che tenga e dove l'alchimia è data dal talento, dallo studio, dalla dedizione, dal lavoro solitario che non ha nulla a che vedere con il numero di I Like o di Followers.
    Una volta tirato il libro fuori dal cassetto si spera solo che esso cada nelle mani giuste... ma quali sono le mani giuste?

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  14. Molti dei vostri commenti mi hanno fatto venire in mente una cosa che ho letto di recente (sul libro di Andrea Mucciolo "Come pubblicare un libro" di cui vi parlerò in futuro) e che mi dà molto da pensare:

    "... gli editori, piccoli o grandi che siano, non cercano tanto opere valide, quanto piuttosto autori validi che, a prescindere dal valore della loro opera, abbiano diversi canali di autopromozione".

    Io non so se questo sia vero o meno, ma lo trovo davvero inquietante e deprimente. Sarò una sciocca idealista...

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  15. uhm... cosa si intende per autori validi? Quali sono le caratteristiche di validità?
    In quanto ad avere canali di autopromozione mi sa che è una scelta di comodo... come dire, così abbiamo già un bacino di lettori più o meno aggiudicato.

    In questi giorni riflettevo anche sul fatto che se in Italia sono diminuiti i consumi interni, ovviamente è diminuito anche il consumo di libri. Solo che noi scrittori non possiamo andare a produrre all'estero (cioè metterci a scrivere in inglese)... semmai la traduzione è a carico dell'editore, che però deve aver prima scelto di pubblicare in italiano il testo.

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    1. Per validità si intende proprio quello che dici, cioè la capacità di autopromuoversi. E chiaramente si tratta di una scelta di comodo, se vogliamo chiamarla così, forse perché non si vogliono correre rischi con autori completamente sconosciuti. Anzi, persino le piccole realtà editoriali contano molto su questo aspetto, a quello che leggo.
      Ripeto, non so quanto sia vero. Ma dovrebbe essere l'opera l'elemento più importante, non chi l'ha scritta, no?! Che sciocca idealista, vero?

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    2. Anima, qui purtroppo continuiamo a girare attorno alla solita questione, contro la quale anche io continuo a sbattere la testa.
      Prova, per esempio, ad immaginare di scrivere un testo fac-simile a Delitto e castigo, oppure ai Miserabili o a Madame Bovary e poi madarlo a qualche editore grande o medio. Tu pensi che lo pubblicherebbero? Io credo di no (forse mi sbaglio). E perché no? Perché nessuno oggi acquisterebbe mattoni simil-genere... a meno che non si tratti di fantasy, ma il fantasy stereotipizza emozioni e sentimenti ancestrali, che sono altra cosa dai movimenti storici e dalle aspirazioni dell'anima o dei popoli.
      Il fatto è che gli editori sono un ibrido, tra cultura e impresa. Pubblicano per guadagnare e tenere su la baracca. Per guadagnare devi vendere, per vendere devi piacere ai clienti (lettori). Il tipo di clienti condiziona il tipo di prodotto. Insomma, inutile vendere costumi da bagno agli eschimesi o eschimi agli africani.
      La clientela italiana (i lettori italiani) si assesta sui calciatori, sulle cuoche nostrane, sui soliti nomi noti evergreen che fanno trend... sulla trama veloce, sul linguaggio semplice, su un mistero o segreto che fa sempre gossip, sulle questioni politiche che fanno gossip anche loro, sul volto foto-tele genico, ecc.
      Questo vuole il cliente-pubblico-lettori, questo semmai compra sempre se decide di acquistare un libro e non un biglietto del cinema, piuttosto che una felpa o un paio di scarpe o meglio ancora un biglietto per la partita.

      Sei, siamo idealiste? Sì, siamo idealiste se puntiamo su ciò che sarebbe ideale. Purtroppo viviamo in un Paese dove ci sono pochi lettori, di questi pochi molti leggono spazzatura, pochissimi dei pochi leggono cose alternative... perché, ormai, l'idealità è diventata alternativa sovversiva dell'ordine costituito.

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    3. Concordo in pieno lady Flo... però continuo (come voi) a rimanere idealista per rispetto verso me stessa e verso i miei figli. E' importante insegnare loro a lottare per quello in cui credono.
      Un abbraccio a tutti!

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    4. Concordo anche io la soluzione e pensare al contrario degli italiani , cioè che il nostro paese non è il centro dell'universo, guardare altrove e pubblicare altrove !

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  16. Sono molto scettica anch'io...
    Mettere un capitolo del romanzo in rete potrebbe far considerare il romanzo non più inedito e molte case editrice "snobbano" testi già apparsi in rete. E poi sono talmente piene di manoscritti che non credo ricerchino nuovi talenti in rete. Spero però di sbagliarmi, eh!

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