Guida al Self-publishing professionale (terza puntata)
L'articolo che segue è scritto da Elisabetta Modena. E' il terzo di una serie di interventi in cui l'autrice presenta molti utili suggerimenti per chi vuole autoprodursi in modo professionale. La prima puntata la trovate qui, la seconda qui, mentre alla fine del post c'è una presentazione dell'autrice.
Veniamo alla ricerca del POD giusto per noi (Publishing On Demand).
Io consiglio a tutti Lulu per il semplice motivo che (finora) paga le royalities. C’è la fila di rimostranze a proposito di case editrici che non pagano, o che pagano le royalities dopo la trecentesima copia venduta, ecc ecc.
Qui apro un’altra parentesi: secondo me è importante che l’autore riceva la giusta ricompensa del proprio onesto lavoro. Uno impiega sei mesi, un anno, un anno e mezzo per scrivere un romanzo, e poi l’editore lo costringe a firmare contratti capestro per cui i primi soldi arriveranno – forse – dopo un anno o due e, magari, a partire dalla 250a copia venduta. È assurdo. E non finisce qui: perché sempre nel contratto gli viene imposto il diritto di prelazione e/o la cessione dei diritti d’autore per svariati anni. So di autori a cui, dopo la firma del contratto, non hanno mai pubblicato il romanzo!
C’è un’altra cosa: ogni distributore è un canale a sé, scegliendo il quale non si può andare da altre parti. Mi spiego: io che ho pubblicato su Lulu e ho scelto la distribuzione su Amazon, non posso vendere il mio libro su altri siti di e-commerce, né su e-bay ecc. Riguardo agli e-book poi, Lulu non li inserisce su Amazon (se non quelli in lingua inglese e francese), per cui uno deve ricorrere alla pubblicazione parallela su Amazon o Narcissus (o un altro POD) se vuole che il suo e-book sia reperibile in formato e-pub per Kindle, e così via. Senza contare che il kindle legge un formato, mentre tutti gli altri lettori di e-book leggono un formato diverso, quindi occorre pensare a più formati per lo stesso e-book.
Poi occorre capire quali sono gli utenti di quel distributore: Lulu, ad es., ha una sua comunità in cui si possono pescare lettori-acquirenti, io stessa ho conosciuto sul forum di Lulu alcune amiche con cui sono in contatto tuttora. Ovviamente occorre tempo per cercare utenti con gusti simili, presentarsi, proporre il proprio libro; però quando si aggancia un lettore, se questi è rimasto contento diverrà un lettore fedele in grado di supportare un autore indipendente.
Le piattaforme di e-book (Amazon, Narcissus, Smashwords, Ilmiolibro ecc) sono molto grandi, viene da domandarsi: come faccio a vendere a gente sconosciuta?
M’è capitato di spulciare tra i titoli dei romanzi rosa, ad es., e notare che le autrici puntano sulle belle copertine e sui titoli di richiamo (inserendo parole chiave come “principe azzurro”, “angelo”, “single”, “moda” e così via). Ciò non mi toglie dalla testa che, comunque, dietro agli articoli sui giornali, sulle riviste, sui tweet e sui social network, il movimento scatenato attorno al mercato degli e-book sia generato soprattutto dalle piattaforme stesse, che cercano di incanalare i potenziali clienti nella loro offerta editoriale (più clienti = più giro di soldi), contando sul fatto che un distributore è a senso unico: l’e-book dell’esordiente xy scaricato tanto su Amazon, non lo trovate su IBS. E gli e-book su Ilmiolibro sono acquistabili solo lì e su LaFeltrinelli. Insomma, i gestori stessi delle piattaforme hanno tutto di guadagnato ad alimentare il dibattito sugli e-book, creando “il bisogno” di leggere tutto ciò che non esiste su carta.
Tra Amazon e Ilmiolibro, tanto per dire, io consiglio Amazon: non solo perché è il mercato mondiale più grande, potente e influente al giorno d’oggi (solo il fatto che ogni giorno Amazon invii e-book in offerta a 0,99 centesimi è una strategia vincente), ma anche perché è una piattaforma semplice e chiara, sia per gli autori che lì si auto pubblicano, sia per i lettori: quest’ultimo arriva, sceglie il genere che gli è più congeniale, poi sceglie un libro, guarda le recensioni e valuta se comprarlo o no. Su Ilmiolibro, invece, l’impressione personale è che la piattaforma fagociti autore e lettore: mi perdo tra i libri su cui clicco, non trovo le recensioni, non ci capisco niente.
Gli autori, a contatto con questi nuovi tipi di auto pubblicazione, possono sentirsi spaesati e coinvolti in un mondo più grande di loro. Rischiano di venire assorbiti dalla piattaforma stessa: una goccia nel mare delle offerte di e-book di tutti i generi.
L’autore pensa: com’è possibile che mi leggano, che mi lascino una recensione, un voto, un “mi piace?”
È la riflessione del post successivo.
Terza puntata: capire tutto ciò che riguarda la distribuzione
Veniamo alla ricerca del POD giusto per noi (Publishing On Demand).
Io consiglio a tutti Lulu per il semplice motivo che (finora) paga le royalities. C’è la fila di rimostranze a proposito di case editrici che non pagano, o che pagano le royalities dopo la trecentesima copia venduta, ecc ecc.
Qui apro un’altra parentesi: secondo me è importante che l’autore riceva la giusta ricompensa del proprio onesto lavoro. Uno impiega sei mesi, un anno, un anno e mezzo per scrivere un romanzo, e poi l’editore lo costringe a firmare contratti capestro per cui i primi soldi arriveranno – forse – dopo un anno o due e, magari, a partire dalla 250a copia venduta. È assurdo. E non finisce qui: perché sempre nel contratto gli viene imposto il diritto di prelazione e/o la cessione dei diritti d’autore per svariati anni. So di autori a cui, dopo la firma del contratto, non hanno mai pubblicato il romanzo!
C’è un’altra cosa: ogni distributore è un canale a sé, scegliendo il quale non si può andare da altre parti. Mi spiego: io che ho pubblicato su Lulu e ho scelto la distribuzione su Amazon, non posso vendere il mio libro su altri siti di e-commerce, né su e-bay ecc. Riguardo agli e-book poi, Lulu non li inserisce su Amazon (se non quelli in lingua inglese e francese), per cui uno deve ricorrere alla pubblicazione parallela su Amazon o Narcissus (o un altro POD) se vuole che il suo e-book sia reperibile in formato e-pub per Kindle, e così via. Senza contare che il kindle legge un formato, mentre tutti gli altri lettori di e-book leggono un formato diverso, quindi occorre pensare a più formati per lo stesso e-book.
Poi occorre capire quali sono gli utenti di quel distributore: Lulu, ad es., ha una sua comunità in cui si possono pescare lettori-acquirenti, io stessa ho conosciuto sul forum di Lulu alcune amiche con cui sono in contatto tuttora. Ovviamente occorre tempo per cercare utenti con gusti simili, presentarsi, proporre il proprio libro; però quando si aggancia un lettore, se questi è rimasto contento diverrà un lettore fedele in grado di supportare un autore indipendente.
Le piattaforme di e-book (Amazon, Narcissus, Smashwords, Ilmiolibro ecc) sono molto grandi, viene da domandarsi: come faccio a vendere a gente sconosciuta?
M’è capitato di spulciare tra i titoli dei romanzi rosa, ad es., e notare che le autrici puntano sulle belle copertine e sui titoli di richiamo (inserendo parole chiave come “principe azzurro”, “angelo”, “single”, “moda” e così via). Ciò non mi toglie dalla testa che, comunque, dietro agli articoli sui giornali, sulle riviste, sui tweet e sui social network, il movimento scatenato attorno al mercato degli e-book sia generato soprattutto dalle piattaforme stesse, che cercano di incanalare i potenziali clienti nella loro offerta editoriale (più clienti = più giro di soldi), contando sul fatto che un distributore è a senso unico: l’e-book dell’esordiente xy scaricato tanto su Amazon, non lo trovate su IBS. E gli e-book su Ilmiolibro sono acquistabili solo lì e su LaFeltrinelli. Insomma, i gestori stessi delle piattaforme hanno tutto di guadagnato ad alimentare il dibattito sugli e-book, creando “il bisogno” di leggere tutto ciò che non esiste su carta.
Tra Amazon e Ilmiolibro, tanto per dire, io consiglio Amazon: non solo perché è il mercato mondiale più grande, potente e influente al giorno d’oggi (solo il fatto che ogni giorno Amazon invii e-book in offerta a 0,99 centesimi è una strategia vincente), ma anche perché è una piattaforma semplice e chiara, sia per gli autori che lì si auto pubblicano, sia per i lettori: quest’ultimo arriva, sceglie il genere che gli è più congeniale, poi sceglie un libro, guarda le recensioni e valuta se comprarlo o no. Su Ilmiolibro, invece, l’impressione personale è che la piattaforma fagociti autore e lettore: mi perdo tra i libri su cui clicco, non trovo le recensioni, non ci capisco niente.
Gli autori, a contatto con questi nuovi tipi di auto pubblicazione, possono sentirsi spaesati e coinvolti in un mondo più grande di loro. Rischiano di venire assorbiti dalla piattaforma stessa: una goccia nel mare delle offerte di e-book di tutti i generi.
L’autore pensa: com’è possibile che mi leggano, che mi lascino una recensione, un voto, un “mi piace?”
È la riflessione del post successivo.
Molto interessante e puntuale come al solito.
RispondiEliminaMi permetterei di aggiungere "Unglue" come alternativa a Lulu per la pubblicazione su carta e sottolineare un aspetto strategico per l'autopubblicazione in formato eBook.
Al di là dei formati diversi Amazon é sen'altro un must ma occorre accoppiare a quel distributore almeno un altro. Smashword copre tutto il resto del mondo (formati Apple compresi), ma RedStaple, BookBaby e Folium non sono da meno, ognuno ha un'offerta commerciale diversa, quindi va un pò a gusti e strategie. É necessario passare per un distributor per autopubblicare su iTunes dato che NON é possibile autopubblicare un eBook sul iTunes a meno di non possedere un Mac.
Ultima cosa: il contratto standard di Narcissus non mi piace per niente, diventa un editore a tutti gli effetti.
Quindi, anche i titoli vanno un po' per standard o per parole chiave?
RispondiEliminaDavvero interessante. Per inciso, sono tra quelle che si sentono spaesate in un mondo più grande di loro.
RispondiEliminaCerto che ci vuole una laurea in e-marketing per capirci qualcosa e sapersi orientare... oppure affidarsi a un esperto e quindi pagare.
RispondiEliminaNella mia piccola esperienza posso dire che Lulu paga annualmente, indipendentemente dalle copie vendute.
Sì, anch'io rileggendolo mi sono detta: "Mamma che guazzabuglio..."
RispondiEliminaL'impressione generale è che l'"offerta" in termini di piattaforme, libri, e-book ecc sia molteplice ma parcellizzata, a fronte di una "domanda" che rivela acquirenti ancora critici e timidi verso queste nuove modalità di vendita. In pratica, se vogliamo leggere un romanzo rosa o un giallo cosa compriamo? Preferiamo andare sul sicuro...
Io stessa finché non ho il kindle non compro e-book (speravo tanto di riceverlo per Natale, ma forse il regalo dovrà slittare...)
Se inserisci in Google "Romanzi rosa" nella prima pagina i siti di vendita libri/ebook sono: Libreria Rizzoli, Amazon, Libreria Universitaria, iTunes. In seconda pagina abbiamo: Webster, Lulu.
RispondiEliminaIn terza pagina: ComproVendoLibri (usati), Il Mio Libro, Hoepli.
In quarta pagina (ma pochi internauti si spingono così lontano): ancora Libreria Rizzoli e Amazon.
In quinta (per i temerari): ancora Il Mio Libro, Hoepli e Amazon.
Se invece in Google inseriamo le chiavi, per esempio, "libri ebook" la situazione cambia un po'. In prima pagina abbiamo: ibs, Libreria Rizzoli, Amazon e Boorp (libri gratis in pdf).
Si possono provare con altre parole di ricerca e vedere cosa viene proposto a una persona che cerca dei libri da acquistare in internet.
Questa piccola prova ci fa capire quanto nella vendita di ebook (quindi vendite online) ciò che conta è il posizionamento del sito.
E' vero... sempre ammesso una abbia l'ebook reader (che secondo me non è ancora così tanto diffuso tra di noi autori-lettori). Sarebbe bello fare un sondaggio e vedere quanti di noi ce l'hanno
RispondiEliminanon ce l'ho e non ho intenzione di comprarlo.
Eliminabaci
Maria Teresa, perché non fai un sondaggio per vedere quanti di noi hanno l'e-book reader? Ad es. Sandra nemmeno lo vuole ^^
RispondiEliminaSecondo me verrebbe fuori che ce l'hanno in pochi... con buona pace degli e-book che non si vendono a vele spiegate come strombazzano tanti siti
Fatto :)
EliminaIo ho pubblicato i miei primi due libri con un POD e ora sto cercando un editore tradizionale per il terzo...
RispondiEliminaLulu e Il mio libro però mi sembrano più dei selfpublishing che dei POD o è solo una mia impressione?