A proposito di raccomandazioni nell'editoria
Questa mattina mi sono imbattuta in questo articolo: Consigli per una raccomandazione… ops una pubblicazione di successo! Un articolo deprimente e cinico. Se non avete voglia di leggerlo, ve lo riassumo: si tratta di un elenco di persone (anzi direi di personaggi, considerando come vengono descritti) che rappresentano l’unica strada per chi vuole vedere la propria opera pubblicata da un editore importante nel nostro Paese. In pratica una serie di nomi a cui dovreste rivolgervi per essere raccomandati. O si può anche dire: se non riuscite ad arrivare a questi personaggi, non pubblicherete mai con una grande casa editrice.
L’articolo è scritto con un taglio ironico, ma ciò non toglie che il quadro che dipinge è deprimente, squallido e irritante, per quanto molto realistico. Di fatto, come ho detto varie volte, il mondo editoriale (come altre realtà del resto) è davvero malato.
Eppure è triste e demotivante il pensiero che gli autori da pubblicare vengano scelti non per merito ma in base a logiche di altro genere, in base alle “raccomandazioni”. Chi mi conosce bene sa come la penso riguardo alle raccomandazioni in generale, che considero immorali in quanto significato rubare qualcosa ad altri, significa che se ti fai raccomandare per ottenere qualcosa stai togliendo questo qualcosa a qualcuno che forse lo merita più di te. E sopratutto sono un’ingiustizia profonda.
Al di là di questo, comunque, verrebbe da pensare che se le cose stanno in questo modo nell’editoria, non resta che lasciar perdere l’obiettivo di pubblicare con un grande editore, lasciare da parte le grandi ambizioni e scegliere altre strade. Questa è senz’altro un’opzione.
L’altra è non rinunciare a priori all’idea di pubblicare un libro con uno di quei nomi che si trovano in libreria e continuare a credere in se stessi, continuare a lavorare su quello che si scrive, senza scoraggiarsi e tanto meno decidere di abbandonare la scrittura.
L’articolo è scritto con un taglio ironico, ma ciò non toglie che il quadro che dipinge è deprimente, squallido e irritante, per quanto molto realistico. Di fatto, come ho detto varie volte, il mondo editoriale (come altre realtà del resto) è davvero malato.
Eppure è triste e demotivante il pensiero che gli autori da pubblicare vengano scelti non per merito ma in base a logiche di altro genere, in base alle “raccomandazioni”. Chi mi conosce bene sa come la penso riguardo alle raccomandazioni in generale, che considero immorali in quanto significato rubare qualcosa ad altri, significa che se ti fai raccomandare per ottenere qualcosa stai togliendo questo qualcosa a qualcuno che forse lo merita più di te. E sopratutto sono un’ingiustizia profonda.
Al di là di questo, comunque, verrebbe da pensare che se le cose stanno in questo modo nell’editoria, non resta che lasciar perdere l’obiettivo di pubblicare con un grande editore, lasciare da parte le grandi ambizioni e scegliere altre strade. Questa è senz’altro un’opzione.
L’altra è non rinunciare a priori all’idea di pubblicare un libro con uno di quei nomi che si trovano in libreria e continuare a credere in se stessi, continuare a lavorare su quello che si scrive, senza scoraggiarsi e tanto meno decidere di abbandonare la scrittura.
Stephen King appendeva le lettere di rifiuto a un muro e non si è mai arreso, ha continuato a scrivere e a migliorarsi. Non dovremmo prendere esempio?
E poi, mi viene da domandarmi: chi è che decide se uno scrittore vale o no? Sono forse davvero gli editori? O gli stessi scrittori? Non credo. Sono i lettori. Si può strombazzare a lungo un libro, così come si può pubblicizzare fino alla nausea un prodotto in tv, ma saranno comunque gli utenti finali a decidere se il prodotto vale o meno!
Penso che chi sceglie di scrivere con passione dovrebbe continuare a credere in quello che fa, soprattutto se si tratta di “una strada con un cuore”, per citare Castaneda. E sono convinta che per la maggior parte degli scrittori si tratta proprio di una strada con un cuore.
E voi cosa ne pensate?
E poi, mi viene da domandarmi: chi è che decide se uno scrittore vale o no? Sono forse davvero gli editori? O gli stessi scrittori? Non credo. Sono i lettori. Si può strombazzare a lungo un libro, così come si può pubblicizzare fino alla nausea un prodotto in tv, ma saranno comunque gli utenti finali a decidere se il prodotto vale o meno!
Penso che chi sceglie di scrivere con passione dovrebbe continuare a credere in quello che fa, soprattutto se si tratta di “una strada con un cuore”, per citare Castaneda. E sono convinta che per la maggior parte degli scrittori si tratta proprio di una strada con un cuore.
E voi cosa ne pensate?
E' vero, scrivere è una necessità, a volte una gioia, altre volte una passione dolorosa, più dolorosa delle lettere di rifiuto. Condivido in tutto e per tutto.
RispondiEliminaNadia Bertolani
Carissima,
RispondiEliminami sento un po preso in causa con questo tuo post.
Scribacchio,ma non ho mai cercato di pubblicare nulla...anche perchè davvero non saprei come fare,ne da che parte iniziare. Da utente di varie librerie però mi permetto di formulare un giudizio in merito: in Italia non importa se e cosa scrivi. Se ti chiami Totti,Brosio (che brivido),Volo o Parodi puoi pubblicare anche poesie sulle pisciate dei cani sui lampioni. Con un'adeguata spinta pubblicitaria venderesti comunque.
Potrei scrivere l'equivalente della Divina Commedia come stile e testo,ma se lo pubblicassi a mio nome il riconoscimento più grande che potrei ricevere sarebbe un plagio.
Mi ricordo che mio padre mi raccontasva di aver visto su tante scrivanie il libro di Eco "Il pendolo di Foucalt".
Perfettamente intonso. Però all'epoca era un must averlo letto.
Permettimi di essere in disaccordo con te almeno su un punto: come per molte altre cose le librerie sono diventate un negozio come tantoi altri,propogono solo il vendibile.
E vista la media dei lettori e il livello di cultura è più facile che venda De Piero che Merlino.
Con stima,
Alessandro
Quello che dici è tristemente vero... Sono le persone che seguono le mode o che hanno pessimi gusti a determinare le scelte delle librerie. D'altra parte nessuno ci obbliga a comprare o leggere determinati libri solo perché sono un "must"!
EliminaL'ultima volta che sono andata in libreria ho scelto di acquistare una serie libri "di qualità" che vanno contro il gusto comune. Ho scambiato anche due parole con libraio (che è una persona di un certo spessore) e le sue parole e la sua espressione compiaciuta sono stati la riprova di aver scelto bene. In fondo certi librari sono costretti a vedere ciarpame per tirare avanti... se la la gente legge certe cose, che ci si può fare?!
Sono certa che la realtà sia molto triste come ho spesso sottolineato nel mio blog. Non sono d'accordo su 2 punti: prendersi ad esempio S. King perchè gli USA sono il paese del grande sogno e delle opportunità sul serio, non come da noi. E sul fatto che siano i lettori a decretare il successo di un libro, un caso clamoroso è sempre frutto di strategie di marketing studiate a tavolino, il romanzo è un prodotto e come tale va trattato. Perchè se ovunque vai ti sbattono in faccia un volume, magari IO non ci casco, ma la maggior parte delle persone SI' e venderà, poco importa se piacerà, ma avrà venduto. Anch'io vivo di letture alternative.
RispondiEliminaPer quanto riguarda invece il mio essere anche scrittrice ho deciso di giocarmi l'ultima carta: un agenzia letteraria importante che valuterà il mio manoscritto e forse se all'altezza lo proporrà. Conosco gente che non aveva santi in paradiso nè raccomandazioni che ce l'ha fatta in questo modo. Il libro ora è in prima fila in ogni libreria dopo aver ricevuto Nmila rifiuti e richiese di pubblicazioni a pagamento. baci
ILARIA http://frolliniacolazione.blogspot.com
S. King non voleva essere un esempio per la sua storia di scrittore, perché come dici tu il contesto è diverso. Il sogno di pubblicare qualcosa non ha di certo confini e la determinazione a migliorarsi è importante sempre e in ogni luogo.
EliminaSono d'accordo su questo post, in parte. Spesse volte, le raccomandazioni potrebbero rivelarsi solo delle scorciatoie per evitare la strada per il successo di una pubblicazione ma questo non vuol dire che non siano bravi scrittori. A tutti piacerebbe avere una raccomandazione per farsi pubblicità nelle case editrici più importanti anche se nessuno lo ammette.
RispondiEliminaMa non sempre succede, quindi c'è solo una cosa che si può fare: non demordere, mai. Ci sarà il fallimento, si andrà avanti; ci sarà un altro fallimento, non importa, si andrà comunque avanti. E se mai si riuscirà ad arrivare al proprio intento resteranno comunque quei documenti che resteranno nella memoria dello scrittore sconosciuto e, magari, nel cuore delle persone a lui/lei più care a cui saranno piaciute.
Probabilmente il problema di tutta questa difficoltà a farsi strada in questo settore è che ci sono troppi libri (non voglio colpevolizzare nessuno), alcuni che trattano sempre gli stessi argomenti e che quindi non se ne vuole più sentir parlare. L'arte dei nuovi scrittori dev'essere quella di creare qualcosa di nuovo, con gli ideali del passato e le speranze del futuro, in ogni genere letterario.
Forse solo così sarà meno difficoltoso raggiungere la meta.
:) un bacio, Lisa.
Sì la concorrenza è enorme ed è per questo che emergere è così difficile. Secondo me per creare davvero qualcosa di buono, a prescindere dalla pubblicazione, è necessario concentrarsi sull'opera in sé, non dimenticarsi che si scrive prima di tutto per se stessi, per un proprio bisogno interiore.
Eliminaio non so quante volte ormai ho provato ad inviare un mio romanzo e mai una volta ce l'ho fatta a farlo pubblicare, non per cercare fama ma per una soddisfazione personale e perchè credo fortemente in ciò che scrivo. Però non mi arrendo e non sceglierò di certo strade alternative a ciò che sto intraprendendo. E' solo questione di avere pazienza, revisionare e avere ancora pazienza. Prima o poi, se si crede fortemente in ciò che si fa, qualcosa si realizzerà! ^_^ Momo crede fortemente in questo!
RispondiEliminaSaluti momosi e... bel blog! Molto interessante^_^
Grazie! Fai bene a credere in ciò che scrivi e a non arrenderti. E' vero che le difficoltà sono enormi ma io penso che ci si sente indirizzati a una determinata strada sarebbe una vera "morte interiore" rinunciarvi.
EliminaGrazie dei tanti consigli che dai a chi inizia a scrivere romanzi. Ho letto questo post e ritengo molto triste che in Italia venga investito solo su nomi noti ansiché su scrittori validi. Siccome cara animadicarta hai letto l'articolo di cui hai parlato, potresti anche dirci chi sono questi personaggi? Almeno per avere un'idea..
RispondiEliminaTi ringrazio tantissimo,
Vanessa D.
Grazie a te Vanessa. Chi sono questi personaggi puoi scoprirlo cliccando sul link che ti riporta all'articolo... Personalmente però continuo a sperare che non tutti i libri che si pubblicano in Italia e che si trovano poi sugli scaffali delle librerie vengano scelti in base a certi criteri, ma anche perché MERITANO di essere pubblicati e letti.
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