5 personaggi ricorrenti nelle mie storie

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Alcuni anni fa girava in rete un meme sui temi ricorrenti nelle nostre storie (a cui ho partecipato anche io con il post Le ossessioni delle mie storie), che metteva in luce il fatto che quando si scrive si ha la tendenza a concentrarsi sempre sugli stessi elementi, anche se non sempre siamo consapevoli del perché. 
Anche di recente, Grazia Gironella ha parlato nel suo post La presenza dell'autore nelle storie di ciò che inseriamo nelle nostre storie attingendo da noi stessi, in modo più o meno esplicito.

In questo periodo ho iniziato a scrivere un nuovo romanzo e mi sono resa conto che i personaggi che creo tendono ad avere tratti in comune, quasi fossero una sorta di archetipi. E non sempre sono cosciente di queste affinità, al punto che io stessa mi stupisco quando le scopro. Si potrebbe quasi pensare che ognuno di questi personaggi nasca da un processo inconscio di cui non sono consapevole.
In particolare ho notato cinque tipologie che si ripetono.

1) L'irrequieto

Persone insoddisfatte della loro esistenza, che si ritrovano ad uscire dai binari della normalità per andare alla ricerca di un qualcosa di indefinito, o semplicemente lottano per liberarsi dalla gabbia che è diventata la loro vita.

L'irrequieta numero uno è stata la protagonista del mio primissimo romanzo (inedito), una tale Alison che si ritrovava a riflettere su tutti i guai che aveva combinato nella sua vita. Poi è arrivata Alessandra de Tra l'ombra e l'anima (ex I custodi del destino), che dopo aver buttato all'aria la sua esistenza, va alla ricerca della sua vita precedente. Una dose massiccia di irrequietezza la si trova anche in Elena di Bagliori nel buio, che deve affrontare circa 300 pagine prima di ritrovare una sua normalità. L'inquieto per eccellenza è poi Flavio, ma anche tutti gli altri personaggi di Come un dio immortale, che si può definire proprio un romanzo sull'inquietudine esistenziale. Infine c'è Valeria, protagonista del mio ultimo romanzo Sarà il nostro segreto, il cui stato di irrequietezza è dato da una circostanza ben precisa, la morte del marito. 
In pratica, la gente spensierata non mi interessa. Sarà per caso che anche io sono inquieta di natura?

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2) La donna o l'uomo dai capelli rossi

Perché le persone dai capelli rossi colpiscano tanto la mia fantasia non ne ho idea. Fatto è che ne ho contati diversi, tutti accomunati anche dal fatto di essere un po' misteriosi.

Su Bagliori nel buio c'è l'inquietante e vendicativa Miranda, mentre in Come un dio immortale sono presenti ben tre personaggi con i capelli rossi: la bella Lyra, il fratello gemello e la madre squilibrata dei due, Vera. Anche in Tra l'ombra e l'anima Alba aveva i capelli rossi. Dico aveva, perché la capigliatura rossa era un tratto presente nell'originale romanzo, ma poi l'ho depennato nella nuova edizione. Mi sono detta che con questi capelli rossi cominciavo a essere un po' ripetitiva. E infatti anche nell'ultimo romanzo non ce ne sono.

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3) Il vecchio saggio

Mi hanno sempre attratto le figure di anziani che ne sanno più di tutti e mettono esperienza e saggezza a disposizione di chi ne ha bisogno, ma solo se dimostra di meritarlo. Insomma, si potrebbe anche definire la figura del maestro un po' strano. Colui che sa e aiuta il protagonista a racappezzarsi, benché non sia sempre facile relazionarsi con lui.

In Bagliori nel buio questo personaggio si incarna nel professor Tivoli, dove  conoscenza e saggezza sono affiancate alla demenza senile. La figura è ancora più evidente in Come un dio immortale, con Masterwen, misterioso e sfuggente maestro dell'occulto. Il vecchio saggio diventa invece una anziana bizzarra in Tra l'ombra e l'anima: qui c'è infatti Alba, una signora sensitiva e molto scaltra, che ne sa una più del diavolo in diversi campi. 
Fatto curioso, invece, nel mio ultimo romanzo Sarà il nostro segreto non ci sono vecchi saggi. A meno di non voler considerare l'ispettore Bordini, che potrebbe rientrare in questa figura per alcuni aspetti.

Foto di Shyam, Unsplash

4) Colui che vive ai margini

Forse già fin qui si sarà capito che non nutro molto interesse per la normalità. Nelle mie storie preferisco indagare situazioni al di là di essa, anche senza spingermi necessariamente verso il soprannaturale. In questo senso, spesso inserisco nei romanzi dei personaggi che sperimentano un'esistenza abnorme per varie ragioni.

Questa tipologia di personaggio è presente in modo particolare in Come un dio immortale, con Lyra che vive come una senzatetto, al di fuori della società, a causa principalmente del suo passato. Un personaggio altrettanto radicale è Ludovico di Tra l'ombra e l'anima, che rifugge l'ordinarietà vivendo in una casa abbandonata e nascondendosi dalla sua perfida madre. Il disagio psichico è presente anche nel romanzo che sto attualmente scrivendo, con un personaggio piuttosto al di fuori dei normali canoni.
Questa figura è presente in misura minore anche in Sarà il nostro segreto, con il personaggio di Raffaele, dove lo squilibrio si esprime in un'esistenza isolata e tutta dedita a un'ossessione legata al passato.

Foto di Jordan Koons, Unsplash

5) La donna perfida e attempata

Ebbene, per me il cattivo per antonomasia è donna. Una figura di una certa età ed esperienza, a volte un po' acida, subdola e infida, che passerebbe sul cadavere di chiunque pur di ottenere quello che vuole (sennò che cattiva è?). 

Questo personaggio si esprime in pieno in Come un dio immortale, con Marcella, che funge da antagonista vero e proprio per il romanzo. Una donna ricca, ambiziosa e non priva di fascino, nonostante l'età. Addirittura persegue l'immortalità! In Tra l'ombra e l'anima c'è invece la Contessa, altra riccona dispotica che crede di poter fare tutto quello che vuole, al punto da pilotare il destino suo e di chiunque le capiti a tiro. Meno pericolosa ma altrettanto subdola è la suocera di Valeria, nel romanzo Sarà il nostro destino. Comunque, meglio non inimicarsela.
In Bagliori nel buio, invece, questa figura non c'è. O meglio, c'è la cattiva (e rossa) Miranda, la è troppo giovane per rientrare del tutto in questa tipologia.

Foto di Luis Machado, Unsplash

Scommetto che avete anche voi i vostri personaggi ricorrenti. Volete raccontarmeli?

Commenti

  1. Mi pare che si adattino molto bene ai personaggi-archetipi di Vogler: prova a dare un'occhiata qui. https://it.wikipedia.org/wiki/Christopher_Vogler gli elementi in tutto o in parte, ci sono e si tratta in definitiva degli elementi necessari alla creazione di una storia (sia pure con i dovuti distinguo)

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    1. Conosco i personaggi-archetipi di Vogler, senz'altro c'è il vecchio saggio, ma gli altri non li ho riconosciuti. Penso che siano archetipi validi per molte storie, ma non per tutte.

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  2. Certamente, ma io credo proprio che viviamo di cliché, nel senso positivo del termine.
    Nelle cose che inventiamo, costruiamo un vero e proprio universo di dettagli ripetuti.
    Io ho l'occhialuto (basato in larga parte su di me), poi condivido con te il personaggio dai capelli rossi, e il personaggio deficiente XD

    Moz-

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    1. Vero, i dettagli tendono a ripetersi nei nostri mondi di fantasia. D'altra parte l'ho notato anche in molti autori famosi, forse dopo tutto non c'è nulla di male :) Pare proprio che i capelli rossi attraggano molti di noi :D

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  3. Curiosa la questione dei capelli rossi.
    Gli altri personaggi, invece, mi sembrano piuttosto comuni e ricchi di sfaccettature, pertanto non è difficile incontrarli.
    Ma che tu abbia la passione per i capelli rossi è particolare.
    Magari da ragazzina eri innamorata di un Malpelo? ;)

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    1. Ahah no, nella realtà ho conosciuto pochissime persone con i capelli rossi. Donne poi mi pare nessuna, addirittura. Non rosse naturali, perlomeno :D

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  4. Che argomento interessante! Tra i miei personaggi ci sarebbe sicuramente la ragazza insicura, il ragazzo coi tatuaggi e qualcuno con gli occhi più verdi che si siano mai visti. :D

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    1. Curioso il ragazzo coi tatuaggi! Pare proprio che ognuno di noi abbia una sua galleria di figure, con tratti fisici o caratteriali ben specifici...

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  5. I capelli rossi, nel romanzo che sto scrivendo ora c'è una donna dai capelli rossi, però manca nei miei romanzi precedenti, stai a vedere che mi hai influenzata ;)
    Ho anch'io delle caratteristiche che si ripetono, l'irrequieto è sempre presente nei miei romanzi, irrequieti e piuttosto inquieti, ma rispecchiano la mia personalità o forse il mio desiderio di mandare tutto all'aria e cambiare vita (il coraggio che manca a me lo metto nei miei personaggi, per esempio Linda de L'amore che ci manca...)
    Altro personaggio ricorrente la donna o l'uomo meschino e arrivista che rappresenta il male, l'ipocrisia o le convenzioni sociali contro cui combatto sempre...e poi c'è sempre il personaggio che ti spinge a "buttare il cuore oltre l'ostacolo" magari perché bello e dannato, chissà

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    1. Senz'altro abbiamo l'irrequieto in comune, io e te ^_^
      E' anche interessante vedere come si incarna il male nelle nostre storie, penso che anche in questo ci siano elementi ricorrenti.

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  6. Sicuramente c'è sempre un personaggio insicuro e tormentato, che ovviamente è il protagonista. Un personaggio secondario che ricorre in diversi miei racconti è il tipo con poca sensibilità, volgare, uno che non si crea troppi problemi mentali, uno per cui la vita è sempre e comunque una questione materiale. Un altro personaggio che compare in diversi miei scritti è l'anziano che diffida del tempo presente, delle nuove mode, delle nuove tendenze, però in realtà neppure le conosce bene... il suo è solo un rifiuto aprioristico.

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    1. I tormentati pare piacciano a molti, per me ce n'è sempre uno e come te è il protagonista. Interessanti gli altri che hai tratteggiato. Chissà se in queste figure "negative" inseriamo ciò che disprezziamo?

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  7. Un mio personaggio ricorrente, tanto che lo definirei ospite fisso della trasmissione, è l'uomo che lotta per vivere al di fuori degli schemi usuali, anche se questo può costargli molto in termini di problemi psicologici e pratici. Poi ci sono il figlio costretto a crescere in un ambiente problematico... fino a quando non decide di andarsene, e il/la vecchio/a saggio/a. Del perché di questi personaggi sono consapevole anche mentre scrivo; so cosa significano per me. All'inizio non me ne accorgevo, invece. Questo mi sembra confermare che il nostro è un viaggio dentro noi stessi, prima ancora che dentro le storie che scriviamo.

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    1. Vero, ogni storia è un viaggio dentro noi stessi. Ogni figura in qualche modo rispecchia anche emozioni che vogliamo tirare fuori. Il fatto di essere consapevole di questi personaggi un po' mi frena dal riprodurli, ma la tua riflessione mi fa pensare che forse è giusto lasciarli liberi di esprimersi.

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  8. Beh, tutto ciò è comprensibile, perché sono i tuoi topoi, la tua scrittura si avvale di queste figure iconiche e funziona. Io ho amato quella fanciulla dai capelli rossi che spero avrà una storia tutta sua da raccontare. :)
    In questo periodo sto leggendo "La macchia umana" di Roth (lettura condivisa con Marina), ho potuto constatare che anche in un gigante come questo scrittore è stato ci sono delle immagini ricorrenti. Un "cosa" che viene continuamente rimaneggiato da un "come".

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    1. La fanciulla dai capelli rossi ogni tanto bussa e prima o poi le aprirò :)
      Anche a me è capitato di notare degli elementi ricorrenti in autori importanti, e devo dire che non mi è dispiaciuto. Anzi averli notati, me li ha fatti avvicinare ulteriormente.

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  9. Non ho mai pensato a fare un elenco dei miei personaggi ricorrenti, però ne ho un paio dei tuoi: il saggio, vecchio o meno, e quello ai margini.

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    1. Si vede che sono figure che ci attirano :) Il saggio giovane non l'ho mai considerato, ma potrebbe venirne fuori un tipo interessante!

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  10. "Perché le persone dai capelli rossi colpiscano tanto la mia fantasia non ne ho idea."
    Nel tuo caso non lo so, ma nel mio è lampante: tutta colpa di Outlander! :D
    Anche se poi adesso non ho più coraggio di inserire una figura maschile con i capelli rossi nei racconti... che poi io preferivo i capelli scuri e gli occhi verdi, e adesso sto variando al biondo (e non mi sono mai piaciuti i biondi!) con gli occhi azzurro-grigi...
    Non lo so se ho un archetipo ricorrente. Forse anch'io tendo ad usare "il vecchio saggio" (Martin, Il venditore di trame) o le persone "ai margini" (la ragazza che vive solitaria, senza elettricità ai margini del grande Po in Quello che non ho), ma di più credo "lo scapestrato/a", quello che casca sempre in piedi grazie alla sua ironia (e magari mi nascondo lì in mezzo...)

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    1. Ormai quando penso ai capelli rossi, mi vieni subito in mente tu e la Scozia! :D
      Eh le variazioni sono obbligatorie, sennò si diventa monotoni. D'altra parte quello che dici ha un senso, probabilmente ci nascondiamo in mezzo ai nostri personaggi, con pezzi qua e là :D

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  11. Da adolescente avevo il mio quartetto fisso di protagonisti: la ragazza forte che si rivela però emotiva, la ragazza nerd asociale, il fratello maggiore ed il belloccio bellicoso. Ma solo con la maturità mi sono resa conto che per le mie fantasie usavo sempre questi archetipi.
    Da quando ho iniziato a giocare di ruolo mi sono spostata ad archetipi un po' più complessi, che mescolano almeno un paio di stereotipi.

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    1. Le fantasie da adolescenti probabilmente giocano un ruolo importante quando si creano i personaggi. Interessante però questa cosa di mescolare gli stereotipi... ^_^

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