Le parole di cui siamo golosi
Ho una fissazione per le ripetizioni. Quando rileggo un mio testo e vedo parole ripetute a breve distanza una dall'altra, mi faccio prendere dall'agitazione. Come ho potuto non notarlo? Dove avevo la testa? E subito mi affanno a cercare un sinonimo o una parafrasi per evitare l'odiosa ripetizione. Del resto già saprete di questa mia fissazione, visto che ho scritto svariati post in proposito.
Scovare ripetizioni in un testo
I miei cinque strumenti per trovare la parola giusta
La ricerca della parola giusta
I miei cinque strumenti per trovare la parola giusta
La ricerca della parola giusta
L'ossessione per determinate parole
Oggi però non voglio soffermarmi tanto sulle ripetizioni in generale, quanto sulle specifiche parole o espressioni ricorrenti che ognuno di noi usa inconsciamente più volte, insomma sulle parole che ricorrono spesso nei nostri scritti perché ci piacciono, perché evocano concetti o emozioni che vorremmo trasmettere più spesso, perché possiedono una sonorità che ci attrae o perché esercitano su di noi un fascino speciale. O semplicemente perché non troviamo modi più adeguati per esprimerci.Di solito ce ne accorgiamo rileggendo, ma anche no. Forse siamo siamo talmente attaccati a questi termini da non badarci affatto. Eppure, dobbiamo prendere atto, prima o poi, che ne siamo ossessionati. Io ho provato a fare mente locale per capire quali sono nel mio caso le parole che uso più spesso e ne ho selezionate cinque che tornano in modo ossessivo quando scrivo.
Oscuro
Una delle parole che mi capita di usare più spesso. Trovo che abbia un fascino oscuro (😅) e che si presti bene a descrivere atmosfere che si ritrovano spesso nelle mie storie, situazioni misteriose, ambigue e inquietanti.Sono andata a controllare per esempio su Come un dio immortale quanto spesso l'avessi usata (cercando con il tool di Adobe Acrobat Reader), e ho trovato 11 risultati, senza parlare delle varianti, come oscurità, oscuri, oscura, oscurato, semioscurità: in questo caso le ricorrenze salgono a ben 70.
Ombra
Un'altra parola che è affine alla precedente e che ricorre moltissimo nei miei scritti, è ombra e tutte le sue varianti. Su Bagliori nel buio ho trovato questa parola 10 volte, considerando anche il plurale ombre. E su Tra l'ombra e l'anima, a parte che c'è anche nel titolo, si trova ben 23 volte!Perché tutte queste ripetizioni? Si potrebbe dire che su di me questa è un'altra parola che esercita una gran suggestione, tanto che sento l'impulso a infilarla dappertutto.
Scivolare
Passando ai verbi, uno dei miei talloni d'Achille è scivolare. Non so bene perché, ma me lo ritrovo ovunque. Su Tra l'ombra e l'anima ho conteggiato 15 ricorrenze nelle varie flessioni. In effetti amo questo termine, mi piace il suono e il modo in cui si può abbinare a varie altre parole per trasmettere l'idea di un momento lento e sinuoso. Temo me lo ritroverò ancora parecchio tra i piedi.Sensazione
Ma forse in assoluto la parola più usata in assoluto, con le tante varianti, è sensazione. Sentire è (purtroppo) un verbo che uso moltissimo, per quanto cerchi di badarci. Lo stesso si può dire di senso. Nel romanzo che sto scrivendo (quindi non ancora revisionato del tutto) compaiono ben 22 tipi di sensazioni diverse; senso invece si ripete 56 volte e sentire 18. Mi sento male solo all'idea di dover rivere tutto ciò...Perché tante volte? Senz'altro è un problema, perché segnala una debolezza nel descrivere e mostrare determinate sensazioni dei protagonisti, appunto. Soprattutto quando si scrive in prima persona. Dovrò lavorarci molto.
Sguardo
Qui non credo di essere molto originale, a giudicare dalle tante volte in cui vedo usati gli sguardi nei romanzi. Il guardare, il tipo di sguardi che i personaggi si mandano, è un abuso un po' in tutti gli autori. Purtroppo nella narrativa è difficile mostrare al lettore ciò che non si vede, e dunque si esagera con determinate espressioni, come quelle appunto legate agli sguardi.Vediamo un po' come sto messa io... Ho aperto Bagliori nel buio e solo qui ho trovato, udite udite, ben 95 ricorrenze tra sguardo e sguardi vari. Non ho osato controllare gli altri romanzi.
* * *
Dunque, cosa fare? Io suggerisco (a me stessa in primo luogo), di segnare su un documento tutte queste parole e vigilare il più possibile che l'uso non diventi un abuso.
Fatemi conoscere le vostre parole più usate nei racconti e romanzi! Anzi, che ne dite se ne facciamo un meme?
Credo che la mia parola più "abusata" sia sensazione, la infilo in tutte le salse, per dire come la canzone "in tutti i luoghi e in tutti i laghi" e, così, quando me ne accorgo cerco dei sinomini quali senso, impressione ecc
RispondiEliminaPoi anche "oscuro" è una parola che uso spesso nei gialli. In effetti con la revisione opero molto di lima anch'io...è inevitabile (anche questa mi sa che è una parola che uso spesso).
Temo che "sensazione" sia un tallone d'Achille per tanti di noi e d'altra parte scrivendo gialli/noir anche "oscuro" è un po' d'obbligo. L'importante però è esserne consapevoli, è già tanto ^_^
EliminaMa che interessante riflessione!
RispondiEliminaQuando parlo, uso troppo "magari", tanto da farlo diventare un intercalare. Quando scrivo: "occhi", "sguardo", "testa" e, mannaggia a me, "quindi". Sono sicura che ce ne sono altre, ma al momento non mi vengono. Ci penserò! ^_^
Grazie Monica! Io pure uso "magari" in continuazione, sia parlando che scrivendo. E poi ci sono parole proprio inevitabili, come quelle che hai elencato. Pazienza!
EliminaQuando iniziai a scrivere racconti, tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, ero fissato con la parola "spettrale". Li facevo leggere alla mia ragazza e a un certo punto lei notò la cosa: "Ma è sempre tutto spettrale?" mi chiese, o qualcosa del genere.
RispondiEliminaMa venivo dalla letture dei racconti di Lovecraft, che sono appunto spettrali :D
Le tue 5 parole sono anche abbastanza comuni e soprattutto alcune si prestano per più contesti.
Però "spettrale" ha un suo fascino :D
EliminaE' vero comunque che ci sono parole talmente comuni che è difficile non usarle in più contesti, d'altra parte non si può impazzire dietro ai sinonimi...
Sensazione e sguardo le ho in comune anche io, nensono consapevole. Ora che mi ci fai riflettere credo che se mi mettessi a tavolino a controllare i miei scritti troverei molti verbi sullo stile di scivolare, percepire, sentire, osservare...
RispondiEliminaIn effetti i verbi di percezione sono un problema anche per me, forse dipende anche dal nostro modo di raccontare, dallo stile. Io ho notato delle ricorrenze anche in autori di una certa fama, magari non si fanno tanti problemi...
EliminaAh, come ti capisco! Di solito chiedo ai beta di farci caso nei racconti, ma si lasciano prendere dalla trama e non se ne accorgono. La situazione peggiora quando scrivo freneticamente e non ho tempo di rileggere bene il tutto. Praticamente me ne accorgo a distanza di uba settimana dalla pubblicazione sul blog!! Sull'ultimo c'era pure "casa" in due frasi contigue... :(
RispondiEliminaEh, i beta non sempre si accorgono di queste cose, soprattutto se sono solo lettori. Anzi, ora che mi ci fai pensare direi che se non sono anche abituati a scrivere, non badano proprio alle parole ripetute. Però inconsciamente poi l'effetto c'è, eccome!
EliminaCiao Maria Teresa, arrivo qui dal post di Barbara che ha ripreso il tuo. Mi piace molto l'idea di chiamare le ripetizioni parole golose. Mi pare di dar loro una dignità che forse meritano. Chissà come mai ci piacciono tanto? :)
RispondiEliminaCiao Elena, grazie per essere passata anche da qui. Direi che gli psicologi avrebbero molto da dire sulle nostre parole preferite, soprattutto quando non sono comuni ^_^
EliminaAnalizzando i miei testi mi sono accorta che faccio un grande abuso di "non". A quanto pare amo le contraddizioni. Mi piace questa riflessione sui testi, cercherò di analizzarli più spesso.
RispondiEliminaCiao Rebecca, grazie per aver lasciato la tua opinione. Anche io ho notato che abuso molto di "non", spesso anche a inizio frase. E pure di "ma". Direi che esaminare i propri testi è sempre utile, si scoprono gli eccessi e le manie di cui magari non eravamo coscienti.
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