“Il giardino Viola”, intervista a Nadia Banaudi


Oggi vi parlerò di un romanzo molto particolare, che meriterebbe più attenzione e visibilità a mio avviso. Si tratta de Il giardino Viola di Nadia Banaudi, che ho avuto già il piacere di intervistare tempo fa dopo aver letto la sua raccolta di racconti Vita e riavvita (trovate qui la nostra chiacchierata).

Prima di raccontarvi di cosa si tratta, vorrei segnalarvi che in questi giorni (dal 16 al 20 aprile) l'ebook de Il giardino Viola è in promozione gratuita su Amazon, un'occasione davvero da non perdere!

Il giardino Viola è un romanzo breve, di formazione, un piccolo gioiellino per le emozioni positive che sa regalare. La prima cosa a colpire è la struttura narrativa inconsueta, perché inizialmente le pagine scorrono come su un doppio binario, da una parte una lunga lettera che una donna ha lasciato alla figlia, dall’altra la ragazza stessa con la sua vita, i suoi viaggi, il suo lavoro. Il percorso prenderà nuove direzioni strada facendo, con l’ingresso di personaggi tutti femminili e le loro storie, che si incroceranno fino a confluire in un luogo dal sapore magico. Ma non dico di più, per non togliervi il piacere della lettura.

Si tratta di una storia delicata, eppure ricca e profonda, che vede al centro alcune donne alla ricerca di se stesse, e in modo particolare della loro libertà interiore, di un senso più alto alle loro esistenze. Un romanzo che fa bene all’anima perché sa parlare in modo diretto alle nostre emozioni profonde e soprattutto all’esigenza che molti di noi hanno (donne e uomini) di trovare una direzione nella vita che ci faccia sentire in pace con noi stessi, al di là delle vicende concrete che la vita stessa ci riserva, belle o brutte che siano.

Molti sono i temi trattati da questo racconto, dal rapporto tra genitori e figli, alla libertà, all’amore per stessi, alla necessità di lottare senza perdere mai la speranza. Vite femminili raccontate da una voce sensibile, sempre molto attenta ai dettagli e alle più minute sensazioni.

Oggi ospite del blog è proprio quest’autrice, Nadia Banaudi, per approfondire alcuni aspetti del romanzo.

Bentornata, Nadia!
Il giardino Viola è il tuo primogenito, pubblicato in proprio diversi anni fa e rilanciato da poco. Vuoi raccontarci com’è nato e cos’è cambiato rispetto alla prima edizione?

Grazie per l’ospitalità Maria Teresa e per l’occasione data al mio primogenito che in effetti è un simpatico “caso” libresco. Infatti nasce nel 2015 per l’esigenza di raccontare una storia che mi viaggiava nella testa da tempo. L’ho presentato nel paesino in montagna dove sono cresciuta e distribuito nella cerchia di conoscenze con un buon riscontro. Spronata dal consenso ho cercato una casa editrice ma mi sono imbattuta solo in diverse eap che mi hanno fatto desistere dalla pubblicazione, quindi anni dopo, con un pizzico di maturità acquisita ho deciso di migliorarne la forma stilistica e provare con il self. Quindi rispetto alla prima edizione è la medesima storia ma più pulita a livello formale, più in linea con il mio modo di scrivere attuale.

In prima battuta mi ha molto colpito la struttura narrativa che hai adottato, con la storia che prende il via con una lettera lasciata da una madre alla figlia. Cosa ti ha ispirato questa originale idea?

La realtà. Mia madre mi ha sempre scritto molto e non solo nei biglietti di compleanno o Natale, e io ho tenuto un diario durante la gravidanza di entrambi i miei figli, che ancora oggi aggiorno circa due volte l’anno per fissare su carta gli eventi significativi del loro percorso di crescita. A parer mio la mamma è anche questo, una sorta di scrigno di ricordi che altrimenti si perderebbero per strada. È stato dunque il mio imprinting a determinare che anche per Viola e sua madre fosse un modo di comunicare altrettanto naturale su cui dispiegare la storia.

La storia parla di donne libere, o forse sarebbe più esatto dire in cerca della propria libertà, esteriore e interiore. Una ricerca condotta in modi diversi, così come sono diverse queste donne, pure se salta subito agli occhi che molto hanno in comune. Tu personalmente, a chi di loro ti senti più vicina?

A Giulia. In parte lei mi racconta e rappresenta. Ho vissuto in passato un periodo della mia vita in funzione di abitudini sociali che non mi corrispondevano, e anzi mi soffocavano, come un cappotto in piena estate. La ricerca della libertà ha corrisposto con la separazione da mio marito e la ritrovata parte di me ancora piena di voglia di esplorare la vita in autonomia. Tutto il resto invece, intendo i particolari raccontati dalla Giulia nel libro, è frutto di fantasia, non ripercorre il mio vissuto.


Vorrei qui citare una frase che si può dire il filo conduttore de Il giardino Viola.
Dobbiamo essere pronti a liberarci della vita che abbiamo programmato per poter avere la vita che ci aspetta.
Cosa ci dici in proposito?

Credo sia la prova più importante a cui tutti siamo sottoposti. Ognuno di noi cresce con l’idea di diventare qualcuno per rispondere alla famosa domanda “Cosa vuoi fare da grande?”, stendendo un cammino in grado di identificarlo. Nel caso però si accorga di avere intrapreso una scelta sbagliata rischia di diventare una condanna da scontare per il resto della vita. Riconoscere che si tratta di una programmazione sbagliata è già un grande passo, come il rimettere tutto in discussione, ma quello successivo è ancora più grande: accogliere con fiducia la possibilità del futuro diverso che si apre davanti. Per farlo è necessario leggersi dentro e l’introspezione sincera oltre a essere molto complicata è spesso dolorosa, anche se liberatoria.

Sono molto curiosa  di scoprire se per il Giardino Viola, il posto intendo, ti sei ispirata a un luogo reale che conosci o se è interamente frutto della tua fantasia.

Corrisponde a un luogo reale della mia vita. Si chiama Piaggia ed è un paesino di montagna a 1350 m di altitudine, ormai quasi disabitato ai piedi delle Alpi Marittime a cavallo tra la Liguria e il Piemonte. Il luogo che per me rappresenta casa, sicurezza e pace, tra quelle che amo chiamare “le mie montagne” anche se chiaramente non sono solo mie, ma hanno dato i natali alla mia famiglia paterna, mi hanno visto crescere, sbucciare le ginocchia, imparare ad andare in bicicletta, giocare a partite infinite di nascondino… È il mio luogo speciale, un bellissimo concentrato di natura capace di risvegliare emozioni impareggiabili che sono diventate la cornice perfetta per Viola.

E a proposito di questo luogo in un certo senso magico, direi che la magia è un tema molto presente, benché in modo sottile, che prende corpo verso il finale del racconto. Si tratta di un elemento che avevi inserito anche in Vita e riavvita, in occasioni diverse. Sai che anche io ho un debole per queste cose... ma proviamo a convincere i più scettici. Come definiresti la magia nella nostra realtà?

Arduo definire qualcosa che per me esiste e per buona parte del mondo invece corrisponde a una leggenda, senza passare per matta. Ma ci provo.
Quella che io definisco magia è la sensazione dentro di noi, di solito addormentata quasi impercettibile nella confusione quotidiana, capace di risvegliarsi senza controllo e far percepire aspetti altrimenti impalpabili della vita. Come la corrispondenza di pensiero tra persone affini; come l’avvertire una situazione prima ancora che si palesi; come il percepire il significato degli eventi in un disegno più complesso di incastri; come il nutrirsi dell’energia della natura per ricaricarsi. La magia di capire che la vita è la nostra opportunità in cui realizzare i sogni  e sfugge a molte leggi, anzi per lo più è ancora tutta da scoprire.

Leggendo Il giardino Viola ho percepito in modo tangibile la cura che hai messo nelle descrizioni. A volte sembra di essere immersi in un piccolo mondo fatto di profumi, colori, dettagli. Una realtà sensoriale ben costruita. Quanto è importante per te questo aspetto quando scrivi?

Molto. Io per prima spesso mentre descrivo una scena mi ci calo dentro. A occhi chiusi provo a sperimentare ciò che il personaggio vive e uso tutti e cinque i sensi nella speranza di rendere le descrizioni il meno noiose possibile. Grazie all’utilizzo dei cinque sensi un’emozione si può descrivere con un odore che pizzica il naso o un colore che irradia una stanza, una sorta di gioco che riesce a spiazzare il lettore e vivacizza la narrazione stimolandomi a non essere mai ovvia.

Anche la cucina, i piatti, il cibo in generale mi sono sembrati una presenza molto viva, un po’ come avevo anche notato tempo fa nella nostra intervista…

Perché la cucina è una quotidianità che ognuno di noi si trova a vivere. Mi aiuta a raccontare la giornata nella storia, a unire chiacchiere e malumori, avvicinando e rilassando i protagonisti con azioni comuni anche ai lettori. Insomma non so se è una strategia, ma nella mia mente è quello che stanno vivendo nell’esatto momento in cui li racconto, e poi lo ammetto, la casalinga che ho dentro chiede sempre a gran voce di uscire fuori, e chi sono io per fermarla?

C’è un’altra componente nelle storie dei personaggi che sono racchiusi ne Il giardino Viola che mi è sembrata importante e che qui vorrei sottolineare: il destino. Tu credi nel destino, e in che senso? Oppure pensi che siamo totalmente liberi di scegliere la nostra strada, in senso positivo ma anche negativo?

Io credo al destino, al karma e al libero arbitrio. C’è stato un tempo in cui mi dicevo che non potevano coesistere così tanti credi in antitesi tra loro, poi ho scoperto che invece si tratta solo di interpretazioni e insieme, come tre fratelli dispettosi, ne combinano di ogni. Se ad esempio il mio destino è di conoscere una persona che avrà un ruolo determinante nella mia vita e la incontro in una situazione in cui ho usato il libero arbitrio (frequentando un locale, partecipando a un evento…), ecco che destino e libero arbitrio convergono. Non ci è dato conoscere il nostro destino, questo è certo, quanto il fatto che sia frutto delle nostre azioni, positive e negative. Ma per lo più solo dopo il realizzarsi di un evento siamo in grado di ricostruire ciò che lo ha determinato e riconoscere quanto ha pesato la sorte, la concatenazione dei fatti, un ritardo, una decisione… Per questo spesso mi dico che forse è il karma a chiedere di risolvere determinate dinamiche se si ripresentano più volte sotto forme diverse.

Il giardino Viola è nato come produzione in self publishing, mentre la tua raccolta Vita e riavvita è stata pubblicata con un crowndfunding promosso da Bookabook. Facendo un bilancio e un confronto tra queste due esperienze, cosa ti senti di dire? Consiglieresti questi percorsi?

Se ripenso al percorso di crowdfunding mi sento ancora stanca. È stata una tale fatica in sei mesi prevendere 150 copie di un libro ancora non pubblicato! Ma anche una palestra molto fortificante. La consiglierei a chiunque avesse dubbi se scrivere può rappresentare il proprio percorso, perché racconta benissimo le difficoltà da superare e anche le soddisfazioni da recuperare in questo “mestiere”.
Invece il self resta per me un bel test in cui conquistare lettori sconosciuti che al momento ammetto di non aver superato. Lo considero adeguato per uno scrittore che vuole gestire in piena autonomia i propri scritti, e dimostrare le sue capacità imprenditoriali. Io temo di aver scoperto di esserlo poco, ahimè.

So che attualmente sei impegnata a lavorare su un altro romanzo con un cammino piuttosto sofferto. A che punto sei? E ti va di anticiparci qualcosa?

Sei ben informata. Il romanzo che ha assorbito tutte le mie energie è una storia femminile in cui il dramma è predominante e l’amore è protagonista in una maniera insolita. Non è la freccia di Cupido, né quello del ‘e vissero felici e contenti’, ma piuttosto quello che regala una goccia di felicità dopo aver succhiato energie e lacrime. È una storia in cui credo molto che al momento ha subito una fermata d’arresto, perché l’agenzia editoriale a cui l’ho inviato mi ha consigliato di applicare alcune modifiche. Ora sono nella fase successiva in cui, apportati i miglioramenti che necessitava, attendo il verdetto dei lettori beta per riproporre il testo all’agenzia sperando si prospetti un sì all’orizzonte. Quindi mi trovo nella fase tengo le dita incrociate e spero di aver fatto un buon lavoro.

Nel frattempo continua anche la tua bella avventura di autrice con Confidenze, che penso sia ricca di grandi soddisfazioni. I tuoi racconti pubblicati da questa rivista hanno dei temi comuni? A cosa ti ispiri solitamente?

Entrare nel team degli autori di Confidenze è stato un regalo bellissimo, come lo è ogni volta in cui mi viene accettato e pubblicato un racconto, fatto mai scontato. Sia per il taglio della rivista che per la mia scelta narrativa scrivo di donne impegnate a vivere e a reagire; donne vere che superano ostacoli, mostrano le loro fragilità e combattono per dimostrare il loro valore. Sono le storie della vicina di casa, della zia dell’amica, della collega. Le narro sotto forma di racconto e utilizzo la prima persona per aiutare i lettori a entrare più velocemente in contatto con la protagonista. Solo in un caso ho scritto della mia vita privata: l’arrivo dei miei due gatti, Tempesta e Kitty.  Ogni volta che riapro la rivista e vedo i loro musi spuntare tra le pagine mi si apre il cuore. Per il resto mi baso sulle storie altrui, mi manca solo il tempo per scriverle tutte.

Grazie di essere stata con noi, Nadia! 
Vi lascio con i dati del libro e vi ricordo che in questi giorni troverete l'ebook scaricabile gratuitamente su Amazon.

Il giardino Viola

Un romanzo di formazione sul rapporto genitori figli.
La storia di una ragazza, Viola, alla ricerca del proprio ruolo nella vita, la lettera della madre che si incrocia con la realtà in uno strano gioco di emozioni.
Un racconto motivazionale, ricco di spunti per far emergere i propri doni naturali.
Ebook o cartaceo in vendita su Amazon 
Prezzo ebook: 2,99€ (in promozione gratuita dal 16 al 20 aprile)
Prezzo cartaceo: 6,99€
GRATIS con Kindle Unlimited
Presentazione in pdf


Commenti

  1. Proprio oggi si scopre chi ha vinto il Dea Planeta, e io, anche se non ho partecipato, gongolo di felicità per questa meravigliosa intervista. Vedi un po' come è strano il mondo!
    Non finirò mai di ringraziarti per lo spazio dedicato al mio Giardino Viola e le parole delicate con cui lo hai descritto. Grazie di cuore.

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    1. Ho saputo ora il nome del vincitore, mi sembra tristemente in linea con quanto si temeva.
      Sono però contenta di aver avuto occasione per fare questa chiacchierata sul tuo romanzo. Grazie a te ^_^

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    2. Scrittrice, sceneggatrice, finalista Premio Strega, Bancarella, 7-8 libri editi da Giunti, Einaudi, Newton Compton venduti in mezza Europa e in mezzo mondo (compresi diversi paesi ispanofoni, tra cui la stessa Spagna) (e quindi di suo conferisce un bacino d'utenza di tutto rispetto) bella presenza che non guasta mai e dulcis in fundo: compagna del vicedirettore del Corriere della sera Massimo Gramellini (che immagino abbia ben pubblicizzato il concorso).
      (Zero curriculum e manco un clichè, vero?
      Dicono che a pensar male non si sbaglia... e in effetti la scelta di uno pseudonimo maschile, alla luce dei fatti, più che un escamotage messo in atto per superare eventuali pregiudizi di genere ha tutto il sapore di essere un velo dissimulatore.
      La Sparaco non ha vinto prima ancora che la sua opera venisse valutata dai giurati? Ci crediamo?
      Mi dispiace per Marco, Sandra e tutti gli altri che hanno creduto veramente di partecipare a un concorso indetto in buona fede.

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    3. In effetti è stato come puntare sul cavallo vincente per la Dea, che di certo si trova un libro bello e pronto con cotanta rappresentate ben agganciata in ogni dove. Se avessi partecipato mi sentirei anche io presa in giro e sono solidale con chi ne patisce il tiro, ma spero ardentemente che i libri inviati diventino tutti bei prodotti editoriali quasi a dispetto dell'eliminazione.

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    4. Io mi domando se chi ha partecipato quest'anno tornerà a farlo in una eventuale altra edizione. Ma c'è ancora la speranza che alcuni romanzi inviati siano stati comunque notati e trovino una collocazione nel catalogo. Staremo a vedere!

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    5. Più che i testi, la DeA ha letto i curriculae e lo stato di famiglia dei partecipanti.
      Se esiste un dio della letteratura mi auguro che abbiano successo tutti i romanzi ad eccezione di quelli entrati in cinquina (Questa è cattiva, lo so, ma le prese in giro mi fanno venire l'acidità di stomaco e ho finito il bicarbonato).

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  2. Ho letto Il giardino viola e mi aveva piacevolmente colpito, un romanzo dolce ma pieno di forza, quella delle donne che non si arrendono davanti alle difficoltà. Mi piace pensare che assomigli molto alla sua autrice.

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    1. Grazie Giulia, sei stata tra le prime a leggere il libro e darmi il parere lusingandomi, te ne sono molto grata. Anche e soprattutto per la chiusura del commento, mi piacerebbe essere meglio di come sono, ma ovviamente sono umana, piena di difetti, ma grazie.

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    2. Cara Nadia, sei umana e forse con qualche difetto come tutti noi, però sei una persona speciale e generosa, aspetti rari di questi tempi.

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    3. Non potrei essere più d'accordo con Giulia. Tra le pagine si percepisce molto l'autrice, con tutte le sue belle qualità!

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  3. Che bella intervista! Maria Teresa ha una sensibilità unica ed è riuscita a tirare fuori il meglio da un'autrice che è anche una grande donna . Ho letto il romanzo e mi ritrovo nelle descrizioni, nella bellezza di un rapporto epistolare mai scontato, nella scelta dei nomi azzeccatissima (non è facile ). Nadia lavora con la certezza che la scrittura, le storie siano una sorta di balsamo, di contrappasso. E ha ragione : le sue lo sono di certo .

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    1. Concordo. Maria Teresa ha una delicatezza e una capacità unica di condurre le interviste, ma tu con il tuo commento pareggi. Hai colto in pieno. Per me le storie sono balsamo dell'anima. Basta e avanza la realtà, la tv, la cronaca per cadere della tristezza, almeno nei libri vorrei ritagliare spazi positivi.

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    2. Grazie Elena! Non si può non apprezzare il messaggio positivo di questa storia, è vero ^_^

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  4. Mi è piaciuta l'intervista. Domande che permettono all'autrice di esplicitare al meglio il proprio pensiero. E Nadia non si è fatta scappare l'occasione di aprirsi. Brave brave!!!
    La questione dell'interpretazione di dinamiche ancora poco chiare devo dire che mi è cara e anche se ho una visione più razionale del cosiddetto 'destino' mantengo la tendenza a non escludere niente a priori.
    Sappiamo che la scrittura, laddove coltivata, è come un buon brandy: matura negli anni e assume note più rotonde, più aromatiche e intense. Questo per dire che nel rilancio ci credo fino in fondo. Quindi faccio a Nadia un grosso in bocca al lupo (a meno che non preferisca l'antro della balena).

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    1. Mi piace questo paragone alcolico! Originale. E fai bene a non escludere niente a priori perché davvero non si sa mai, ma non lo avrei mai detto ti pensavo un fantasticatore di destino, anzichè realista.
      Devi sapere che sono una gran chiacchierona, e ho faticato a restare concentrata in poche righe con le domande di Maria Teresa, avrei parlato ancora per pagine e pagine...
      E per la cronaca, meglio il lupo, grazie.

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    2. Grazie Calogero per aver apprezzato. Penso che Nadia sia molto brava nei suoi racconti a trasmettere l'idea di un qualcosa di un imponderabile al di là della realtà materiale. Lo fa con molta delicatezza. E indubbiamente ha fatto bene a rilanciare il giardino Viola, sarebbe stato un peccato lasciar cadere nel dimenticatoio questo suo primo lavoro.

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  5. Ho comprato il romanzo qualche giorno fa, perciò mi ha fatto particolarmente piacere leggere questa intervista. Il senso di quel "di più" impalpabile - ma non solo - ci accomuna. Grazie a intervistatrice e intervistata! :)

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    1. Se da un lato sono onorata e felice del tuo gesto dall'altro sono dispiaciuta visto che ora è in promozione. Spero sia una lettura piacevole, quando si tratta di "colleghe di scrittura" resto sempre un po' imbarazzata. Ma grazie per la fiducia.

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    2. Grazie a te, Grazia! Sono certa che apprezzerai la storia ;)

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  6. Una delle mie prossime letture (al momento sono alle prese con "Notre Dame de Paris" di Hugo, che è bello poderoso. Colgo dall'intervista alcuni elementi che mi piacerà scoprire leggendo. Non ultimo il fatto che compaiano luoghi conosciuti all'autrice, il che è sempre un valore aggiunto.

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    1. Mi sa che non reggerò il confronto con la tua attuale lettura, ma spero sia un piacevole intermezzo!

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  7. Auguro ogni bene all'autrice, l'intervista mi sembra fantastica come sempre.

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    1. Grazie, gli auguri sono sempre molto graditi! È l'intervistatrice a essere fantastica, su questo non ho dubbi!

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  8. Le interviste di Maria Teresa sono sempre un fiore all'occhiello del suo blog, perché ci permettono di scoprire nuovi autori oppure di approfondire la loro conoscenza.

    Questa intervista mi ha colpito in modo particolare, infatti l'avevo adocchiata, ma ho voluto leggerla con attenzione passato il ciclone delle festività. Ne colgo alcuni punti per me significativi:
    - " Dobbiamo essere pronti a liberarci della vita che abbiamo programmato per poter avere la vita che ci aspetta." Oserei aggiungere: la vita che altri - i parenti, le convenzioni sociali, gli stereotipi culturali - hanno programmato per noi.
    - La predilezione di Nadia per storie al femminile. C'è bisogno di narrazioni che mettano sempre più in risalto l'universo delle donne, e il loro mondo ricco di emozioni e forza. Questo non può che arrivare da una persona di grande sensibilità.
    - La magia del quotidiano. Come mi ritrovo nelle tue parole, cara Nadia! Incontri, coincidenze, scambi... per cui, ancora una volta però, occorre grande calma interiore e attenzione al dettaglio. La magia ci può sfilare sotto il naso senza che ce ne accorgiamo, impegnati come siamo a recriminare sulla nostra "triste esistenza".

    Acquisterò senz'altro "Il giardino viola", ma in cartaceo perché non ho il kindle e detesto leggere sullo smartphone. Nel frattempo ti auguro, come Nick, ogni fortuna e felicità e ti mando un grande abbraccio. A presto!

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  9. Sono felice che l'intervista ti sia piaciuta e aperto riflessioni, nonchè graditi complimenti. I tre punti che hai sottolineato sono temi a me cari. Riuscire a sganciarsi da sogni altrui e stereotipi pressochè garantisce libertà personale, a mio avviso ed è un cammino lungo e necessario. Mettere in risalto le donne un bellissimo viaggio in cui mi sono imbarcata, mentre il terzo punto... corrisponde in pieno alla mia visione della vita.
    Io ti consiglio di acquistare un kindle o un kobo, oltre al risparmio economico assicurato, ne ricavi anche un risparmio di spazi di tutto rispetto.

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    1. In realtà ho il kobo da alcuni anni, ma ultimamente non legge il formato pensato per il kindle. L'alternativa è ricorrere alla app per smartphone, che ho utilizzato per leggere alcuni romanzi, ma non mi ha soddisfatto per nulla.

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    2. Conosco le difficoltà di leggere su lettore che non è il kindle, infatti ho un Sony che non accetta il formato in vendita su Amazon. Ultimamente ho aggiornato Calibre e ho visto che lo hanno molto migliorato per le conversioni, potresti provarlo...

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