Come trovare il proprio genere letterario?


Leggevo qualche giorno fa un'intervista a Mary Higgins Clark, autrice di gialli molto apprezzata, nella quale la scrittrice racconta brevemente il segreto del suo successo, arrivato dopo aver pubblicato un primo fallimentare romanzo su George Washington.
Capii una semplice regola: per fare le cose al meglio, bisogna seguire la propria passione. Osservai la mia libreria e realizzai che il suspense era il genere che più apprezzavo e conoscevo. Cominciai a scrivere gialli e non guardai più indietro.
(qui l'intervista completa)
Penso che prendere coscienza del tipo di storie nelle quali possiamo dare il meglio di noi sia un momento importante nel nostro percorso di scrittori, ma credo anche che individuarlo non sia una cosa scontata come si possa pensare. Quanti si ostinano a voler raccontare un certo tipo di storie, magari convinti che sia quello che fa per loro, e invece stanno guardando dalla parte sbagliata?

Mi sembra di rilevare una cosa importante nella risposta di questa scrittrice, ovvero il fatto che ciò che amiamo leggere e quindi che conosciamo bene, sia un punto di partenza fondamentale. Se vuoi scrivere un giallo e ne hai letti pochi, come puoi pensare di dare il meglio di te? Questo è lapalissiano. Ma è vero anche che se conosci a fondo un genere, sai anche quali sono i canoni su cui si basa, sai individuarne gli stereotipi, i punti deboli e quelli di forza. Non rischi di scadere nel già noto o nel banale, e puoi persino pensare di apportare qualcosa di nuovo.

Altro punto secondo me fondamentale è che deve esserci passione, e qui le cose si fanno più sfumate. Forse conosciamo bene i gialli perché ne abbiamo fatto indigestione, ma se proviamo a scriverne uno potremo accorgerci che non ci mettiamo abbastanza anima. Potrebbe essere una storia tecnicamente perfetta, con una trama impeccabile, ma emotivamente fredda perché noi che l'abbiamo scritta per primi non abbiamo provato alcun coinvolgimento a livello profondo.

Credo che in alcuni casi occorra scavare ancora più a fondo dentro di noi per capire qual è la strada giusta. Può essere necessario sperimentare, andare per tentativi, a costo di perdere tempo su idee che non approdano a nulla. E magari avere il coraggio di andare contro quello che ci sembra apparentemente più adatto alle nostre capacità.

E sì, perché ci sono da considerare anche quali sono i nostri limiti nella scrittura (ricordate? qualche tempo fa ne abbiamo fatto anche un meme). Forse siamo convinti che un certo tipo di trama sia troppo difficile, un'ambizione fuori luogo. Se però fosse proprio quello il genere che ci permetterebbe di esprimerci al meglio? Non varrebbe la pena di impegnarsi di più per acquistare le capacità di scriverlo? Dire “non sono capace”, equivale a volare basso pur avendo potenzialmente le ali per spiccare il volo.

Quando alcuni scrittori parlano di genere, spesso hanno il timore di restare incastrati in una struttura, mentre al contrario vorrebbero essere liberi di spaziare, non dover incasellare in una definizione le loro creazioni. In parte è giusto, la libertà è sacrosanta. Ma il genere non è una gabbia, anzi può diventare un aiuto per chi scrive, una sorta di bussola per non andare fuori rotta. Per esempio, se sei cosciente del genere, sai cosa si aspetta il lettore, sai cosa approfondire e cosa tralasciare, hai un'idea precisa di quali elementi non devono mancare. Puoi metterti a studiare per analizzare come hanno fatto scrittori o sceneggiatori famosi in quel campo, ed evitare di calcare vie troppo battute. E soprattutto puoi evitare di passare da una storia all'altra, da un'idea all'altra, senza sapere cosa vuoi davvero scrivere.

E io l'ho trovato il mio genere? Credo di essere sulla buona strada. Vi racconto com'è andata.
A diciassette anni ho scritto un romanzo tra il sentimentale e il drammatico, un tipo di storia che con il tempo ho capito non essere nelle mie corde.  Il secondo romanzo che ho completato è stato un fantasy con un taglio ironico: era la prima versione del romanzo che sto scrivendo attualmente. Sono arrivata al finale convinta di aver fatto del mio meglio, ma quando a distanza di tempo sono andata a rileggerlo, mi sono messa le mani nei capelli! Prima di capire che l'impostazione era completamente sbagliata sono passati altri anni. Dio mio, ma che avevo in testa?! Un fantasy a me che neanche piace questo genere? Nel frattempo ho cominciato a scrivere storie con elementi esoterici, perché era un terreno che conoscevo bene. Anche se mi rammarico di non aver sfruttato meglio queste conoscenze nel primo romanzo pubblicato, che è rimasto comunque troppo annacquato rispetto a quello che avrei potuto fare, credo che sia stato un passo importante. Con l'ultimo romanzo ho cercato di approfondire proprio questo aspetto, e intanto ho scoperto una cosa che non sapevo: scrivere noir mi piace. Perché non ci avevo mai pensato? Eppure ne ho letti tantissimi! Mi sono resa conto che è un genere che mi permette di esprimere qualcosa che ho dentro (Chiara lo chiamerebbe il mio lato oscuro), e di scavare nei personaggi in un modo che in altri generi sarebbe fuori luogo.

Credo sia stata una presa di coscienza importante, che ha dato anche una svolta a quel romanzo che avevo nel cassetto a prendere la muffa (il primo, quello che pretendeva di essere un fantasy-commedia). L'ho ripreso in mano e ho ricominciato tutto daccapo. Stessi personaggi, stessa storia, ma trama diversa, taglio diverso, genere diverso. Un lavoro nel quale mi sono imbarcata con la consapevolezza di un potenziale che non avevo saputo mettere a fuoco, perché ero stata troppo occupata a inseguire un'idea che non mi apparteneva.

Un'ultima considerazione mi viene da fare da un punto di vista editoriale. Quando pubblichi un romanzo devi incasellarlo in un genere, è una necessità imprescindibile. Questo è un aspetto che spaventa molto noi scribacchini, ci manda nel panico. Personalmente mi sono arrovellata a lungo per capire cosa diavolo stessi scrivendo o avessi scritto, con l'incubo di dover etichettare i romanzi per spedirli a un editore o per pubblicarli.

Ma i lettori vogliano sapere cosa aspettarsi, hanno tutto il diritto di conoscere l'etichetta della tua storia. E la definizione che dai deve essere veritiera, non puoi barare. Quindi occorre fare uno sforzo e trovare il genere adatto, anche a costo di combinare due cose come ho fatto io parlando di noir sovrannaturale. Del resto mi pare che le sfaccettature dei generi si vadano moltiplicando negli ultimi anni, e orientarsi per il povero lettore diventa sempre più complicato.

E voi avete trovato il genere che fa per voi? O lo state ancora cercando?

Commenti

  1. Io direi che senza ombra di dubbio il mio genere e' fantasy. Pero' chissa', magari mi sbaglio e in futuro mi ricredero' :)

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    1. Dalla tua convinzione direi che sei sulla strada giusta :) La passione per un genere è il motore migliore per partire!

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  2. Il genere è l'alibi preferito delle grosse CE. Ricordo di un amico che riceveva sempre la stessa risposta da un noto editor: "Molto bello però non rientra nei generi da noi pubblicati"
    Qual'era la casa editrice ? Piemme. Ora se si da uno sguardo al catalogo di questa casa editrice si vede che pubblica dal manuale di cucina, al libro storico, al saggio politico, all'intruglio amoroso, alle favole per ragazzi passando per L'eco rispose di Khaled Hosseini. Quindi dire che un libro non rientra in un genere e per questo motivo non verrà pubblicato è la più grossa balla del mondo. I libri non nascono per essere inquadrati in un genere: è il genere che nasce dopo per catalogarli e inquadrarli.
    Personalmente adoro i mainstream, non amo molto il fantasy e non amo molto le ambientazioni storiche. I gialli e i noir mi piacciono, anche se a volte li si inquadra così ma in realtà appartengono a più generi tutti assieme.

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    1. Vero che a inquadrare i romanzi di solito sono gli editori, e qualche volta barano alla grande. Ho preso molte fregature per etichette messe lì solo per marketing. Credo invece che sia importante, in fase di scrittura, capire che tipo di atmosfera vogliamo trasmettere al lettore e in questo senso penso che essere consapevoli del genere è utile.
      Sicuramente il discorso del genere è un alibi che ormai non regge più!

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  3. Trovare il genere di appartenenza del romanzo in stesura è stata una bella impresa, anche perché forse si tratta di un mainstream che racchiude in sé più filoni narrativi. Ciò che mi rincuora è che, nonostante la sua ambiguità, sta assumendo una forma piuttosto definita, e non è proprio fuori casella come appare.

    In generale, posso dire di non avere un unico genere, perché le storie che mi piace scrivere hanno degli elementi che possono farle rientrare in diverse categorie. Mi piace che abbiano una base realistica e rappresentino verosimilmente il contesto dell'ambientazione, ma anche un messaggio "spirituale" di fondo, derivante da uno scavo profondo nell'animo umano. Quindi, questi elementi possono essere sì in un mainstream, ma anche in un giallo o in un romanzo storico. E anche, perché no, nel sentimentale. Un sentimentale ben gestito, non sdolcinato, che vira verso il mainstream ed è assolutamente nelle mie corde, non certo un romance. Questi sono i generi attraverso cui, considerando il mio gusto, potrei affrontare.

    E grazie per la citazione: il tuo lato oscuro, noir, è quello legato al tuo ascendente Scorpione, ma la precisione è tipica della Vergine. :D

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    1. Sono più che d'accordo, la forma definita è fondamentale ma questo non significa restare vincolati a un unico genere. Mi sembra poi che la tendenza attuale sia proprio quella di mescolare più elementi per dar vita a qualcosa di nuovo. Io penso che se c'è la coerenza di fondo, si possa giocare con i vari elementi in modo proficuo.
      (Dovrei far scrivere allo Scorpione e far revisionale alla Vergine :D)

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    2. "Attraverso cui... potrei affrontare"?
      Ho fatto un mix tra le due frasi che avevo in mente: "attraverso cui potrei spaziare" e "che potrei affrontare". Comunque, il senso è proprio quello! :-D

      Se tu fai scrivere allo Scorpione e revisionare alla Vergine, io metto insieme le fissazioni estetiche e le tendenze sociologiche della Bilancia, al misticismo che invece è tipico del Sagittario. Anche la mania di andare oltre al limite è propria del mio ascendente, e questo mi porta spesso in progetti decisamente megalomani.

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  4. Ciao, Maria Teresa, il discorso è più complesso di quanto non sembra in effetti.

    Per quanto mi riguarda, sono sempre stata fortemente orientata sullo storico, ma prima di approdare definitivamente al genere è trascorsa molta acqua sotto i ponti. Anni fa avevo pubblicato anche un romanzo psicologico dal titolo "La stanza sepolta" con Firenze Libri. E' ambientato in un collegio femminile fuori dallo spazio e dal tempo. Non dico che lo rinnego, anzi, ma era stata come una prova generale.

    Mi sono comunque resa conto di una cosa: che ho bisogno di parametri spazio-temporali precisi per situare una storia, e se parto da fonti documentali mi sento più sicura. Con il Medioevo ho molte difficoltà se mancano degli appoggi documentali, perché ho paura di scrivere la cosiddetta castroneria; con il romanzo sulla Rivoluzione Francese che sto scrivendo ora, al confronto mi sembra una passeggiata, anche se devo tenere la guardia alta appunto perché ci sono molti documenti e qui davvero non puoi permetterti di sbagliare.

    Un'altra cosa che vorrei aggiungere è che per scrivere nell'ambito di un genere devi avere la "testa di..." ;-) Non pensate male! Ad esempio, a me piace molto la fantascienza, ma non ho "la testa da fantascienza".

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    1. La tua storia sembra proprio confermare che arrivare al genere giusto non è sempre scontato, ma può essere il punto di arrivo di un percorso più o meno lungo. Mi piace poi quello che hai detto sul "sentirsi sicuri" in un determinato ambito, penso sia un fattore da non trascurare.
      Eh sì, bisogna avere la "testa" giusta per un certo genere :D

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  5. Questo articolo capita a fagiolo, perché in questi giorni sto tentando di scrivere un romanzo di un genere diverso dal mio solito, è un giallo-thriller, non so neanche se andrò avanti, è comunque un genere che mi piace leggere e siccome questa idea mi girava in testa da un po’ , più che altro il tema della storia connessa al giallo, ho deciso di provare. Non è affatto semplice e sto cercando di leggere (e di rileggere) libri sul genere e ho scoperto una cosa interessante: ogni scrittore usa un suo modo di trattare l’argomento, certo molto è legato al personaggio protagonista, ma non ho trovato mai lo stesso format, almeno tra i romanzi thriller letti finora.
    È anche vero che adesso dilaga la commistione di generi il che può essere un vantaggio o una maledizione. Sicuramente hai ragione è importante scoprire il proprio potenziale e secondo me si può riuscire solo scrivendo e facendo dei tentativi.

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    1. Fai benissimo, secondo me, e sono estremamente curiosa del tuo giallo-thriller!
      Ho notato anche io che ogni scrittore dà la sua impronta ai thriller (ma forse si potrebbe dire anche di altri generi), anzi a volte lo stesso autore cambia approccio da storia a storia. A differenza dei gialli o dei polizieschi, le storie di suspense lasciano più libertà, non prevedono dei codici precisi.
      Spero che ci terrai aggiornati sui tuoi sviluppi ;)

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  6. Più che d'accordo sul fatto che le letture abituali ci fanno capire subito per quale genere siamo portati. O, meglio, quale preferiamo scrivere.
    Io leggo più che altro fantascienza e thriller, noir, fantasy, ma spazio anche in altri genere.
    Come hai detto - e come avevo detto anche io tempo fa - il genere narrativo non deve essere una gabbia, ma rischia di diventarlo.
    Per il mio carattere ho bisogno di cambiare, quindi non scriverei mai e poi mai solo fantascienza.

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    1. E' giusto spaziare tra più generi, soprattutto se come dici tu è una questione di carattere. Mi viene da riflettere che molto dipende anche da quello che sentiamo più vicino ai nostri gusti in un certo periodo. Voglio dire, la voglia di leggere determinati generi oscilla nel corso della vita, quindi a maggior ragione ciò che si scrive dovrebbe seguire i nostri stati d'animo oltre che il nostro temperamento.

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  7. Tutta colpa degli editor, degli influencer e dei cosiddetti esperti che continuano a ripetere come un disco rotto: «se mi propongono un fantasy nemmeno lo leggo». Ne ho conosciuti diversi, davvero influenti, con una mentalità tanto ristretta. Invece approvo il tuo argomentare, dalla prima all’ultima parola. Bisogna scrivere quello che si ama leggere. Se ami il fantasy non vedo il motivo per cui dovresti concentrarti in altro. Nello scorso decennio (ma anche in questo) non è forse stato proprio un fantasy il libro più letto? Il Signore degli anelli non è forse considerato un classico al pari di Guerra e pace? Ti faccio i miei più sentiti auguri per il tuo progetto, Maria Teresa.

    Per quanto riguarda me... oscillo. Mi piace molto un tipo di letteratura postmoderna intellettualoide, ma anche la narrativa classica. Insomma, non saprei. Forse è per questo che non scrivo romanzi.

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    1. Grazie Salvatore per gli auguri :)
      Sì, la mentalità ristretta è un grandissimo male. Io avevo quasi pensato di togliere l'etichetta di noir al mio romanzo, perché vedo che spesso viene fraintesa, ma avrebbe senso dargliene un'altra magari meno veritiera ma più abbordabile? Non credo.
      No, niente fantasy per me, quel treno è passato, avevo sbagliato a prenderlo :D
      Magari per quanto ti riguarda devi ancora individuare il genere giusto e poi il romanzo si scriverà da solo ;)

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  8. Ehm...se dico che per la scrittura il mio genere è la fantascienza ci credi? :-D

    ciao!

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    1. Noooo!:D Però che ne sai che un giorno non ti giri di scrivere qualcosa di completamente diverso? :)

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  9. Io non ho mai saputo identificare il mio genere se non da poco, quando ho scoperto cos'è il mainstream. Sono molto lontana dal fantasy e anche il giallo non è nelle mie corde, però in veste di lettrice ho letto delle belle storie anche di generi lontanissimi dal mio.
    Non mi preoccupo di non avere idea di come si imposti una storia noir, nel senso che la scrittura è passione e la passione orienta le mie scelte: se sperimento qualcosa è più sulla ricerca del giusto linguaggio che sul contenuto delle storie.

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    1. Mi sembra che il mainstream raggruppi quel tipo di storie che non appartengono a un genere preciso e vanno sotto la narrativa generale. Però io sono del parere che anche questo non-genere contenga sempre elementi identificativi che si potrebbero definire in qualche modo.
      Marina, è proprio vero che la passione orienta le nostre scelte, quello che si scrive con l'anima si distingue subito :)

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  10. Ciao MT,
    io redo che il mio genere sia il romanzo di formazione, con tematiche sociali e femminili.
    In realtà non si è trattata di una scelta ma ho seguito quel "flusso di coscienza" che si è poi concretizzato in parole e poi in storie.
    Sono molto infastidita però dal voler a tutti i costi incasellare un romanzo in un genere. So che non è un giallo o un noir, perché sebbene li ami molto non mi sento capace di scriverne, ma di più non saprei. Ma davvero è così importante definire?

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    1. Mi verrebbe da risponderti che no, non è importante definire. Ma in realtà penso che le scelte che facciamo come lettori si basino proprio sulle definizioni. Per esempio personalmente sono infastidita da chi mi presenta un romanzo come giallo e poi nell'insulsa trama trovo solo una serie di omicidi senza un filo conduttore... Insomma, vorrei che l'editore o chi per lui mi fornisse degli elementi chiari per sapere cosa sto acquistando.
      Dal punto di vista di chi scrive, invece, è possibile che consapevolezza di ciò che abbiamo creato arrivi solo dopo che l'abbiamo scritto, magari seguendo il flusso di coscienza di cui hai parlato...

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    2. Già, ma e un giallo è scritto male , non è un problema di genere... ;)

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    3. Sì, in effetti era un giallo scritto malissimo :) Ma in realtà quello che volevo dire è che a volte sono le case editrici a forzare la mano incasellando una storia dove non dovrebbe stare, magari solo perché c'è un unico elemento che ricorda un determinato genere.

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  11. Non ancora :-D
    In effetti mi piace spaziare, sperimentare, provare stili e generi diversi.
    Credo che il mio genere si possa definire semplicemente il mainstream.

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    1. Sperimentare è comunque piacevole, e in effetti non è detto che ci dobbiamo limitare a un solo genere :)

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  12. No. Credevo il rosa, poi guardo alcuni stralci/racconti che di rosa non hanno niente. Forse il giallo? Direi di no, anche se adoro ancora Agatha Christie e alla fine sono i thriller che mi appassionano di più. E il fantasy? Se vado a peso, ne ho letto poco. Insomma, se guardo la libreria vado in panico, perchè c'è di tutto. Se mi piace una storia, la leggo, a prescindere dal genere. Non leggo fantascienza, ma siamo sicuri che non mi piace? M'inchiodo sempre a vedere Star Trek, Star Wars e similari...
    Quindi, non lo so. Sono ancora alla ricerca.

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    1. E allora in bocca al lupo per la tua ricerca! Forse, se sono i thriller i romanzi che ti prendono di più quando leggi, dovresti concentrarti su quelli. Anche io, se guardo la mia libreria vedo di tutto, solo negli ultimi anni mi sono un po' più focalizzata. Quando si è lettori onnivori, diventa difficile capire cosa fa per noi... :(

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  13. Io l'ho trovato: il mio genere è la fantascienza. Non solo perché mi piace come genere letterario, ma anche perché sono appassionato di scienza e tecnologia. Nel tempo ho imparato a unire le due cose: infatti ogni volta che sento parlare di una nuova tecnologia, di una nuova scoperta o semplicemente di una curiosità scientifica, spesso mi viene in mente una nuova idea per una storia - di solito un racconto, ma a volte persino un romanzo.

    Diciamo però che non mi fossilizzo solo su un genere - anche se con miliardi di possibili sbocchi diversi come la fantascienza. Alcune mie storie non hanno nulla di questo genere, si muovono invece sul fantasy, sul paranormale, a volte persino sul giallo. In realtà quello che posso dire è che scrivo quello che mi pare, purché mi ispiri e io valuti che la mia storia sia sufficientemente buona. Magari poi non sono bravo a fare queste valutazioni, ma chi può dirlo :) .

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    1. Ottimo :) Scienza e tecnologia sono basi perfette per la fantascienza. Come hai detto tu giustamente in uno degli ultimi post, bisogna avere delle conoscenze precise per certi tipi di storie, altrimenti meglio lasciar perdere. Anche perché ci sarà sempre chi ne capisce più di noi ed è in grado di scovare imprecisioni o leggerezze!
      Se poi uno sa scrivere di tutto, meglio ancora :)

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  14. Di nuovo una questione interessante perché complessa e di difficile definizione. Io leggo di tutto ma faccio fatica a sopportare il fantasy; adoro Asimov e Bradbury ma non sono capace di scrivere sull'argomento; ho letto e amato i gialli e i noir ma non ho una logica ferrea che mi sostenga in un intreccio credibile; amo i romanzi storici (lo sai, Cristina Cavaliere) ma documentarmi mi costerebbe molto. E allora? Allora Elsa Morante e Ingeborg Bachmann, le mie linee guida. Ciao Maria Teresa.

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    1. Ciao, Nadia! Mi intrufolo qui perché mi hai citato. ;-) Esattamente come dici, secondo me bisogna avere anche una certa conformazione mentale per scrivere di alcuni generi; questo al di là del gusto personale. Ho letto molta fantascienza, ma non ho le basi tecnico-scientifiche per scrivere una storia che non risulti strampalata. Mi muovo molto meglio tra l'idromele medievale e gli jabot di pizzo della Rivoluzione!

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    2. Concordo in pieno, Nadia. Se non ce l'hai nella testa e nella mani, meglio non avventurarsi..

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    3. Già, purtroppo i limiti esistono e occorre muoversi entro i confini di ciò che si conosce o che appartiene alla "conformazione mentale".
      Trovo invece che avere delle linee guida sia un punto di partenza da non sottovalutare!

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  15. Ciao! Concordo con i criteri che hai dato per individuare il proprio genere, cioè guardare quali sono le proprie letture preferite, vedere quale tipologia di storia all'atto di scrivere davvero ci dà passione e quindi quale valorizza quelli che in altri generi potrebbero essere nostri limiti di scrittura. Prima di arrivare al fantasy (ed anche dopo) ho sperimentato vari generi letterari, che conoscevo anche, soprattutto il romanzo storico o la fantascienza. Ma gli utlimi due elementi che hai elencato sono stati determinanti per farmi abbandonare quei romanzi: il mio stile di scrittura all'interno del romanzo storico non mi sembrava appropriato, e scrivendo fantascienza mi annoiavo.

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    1. Ciao Matteo, benvenuto da queste parti!
      Lo stile di scrittura in effetti è una cosa a cui si bada poco, ma secondo me è determinante per alcuni tipi di romanzo. Ci sono "voci" non adatte a certi generi, che suonano come dire... stonate.
      Scrivere fantascienza ti annoiava? Caspita, questo sì che è un campanello d'allarme :)

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  16. Penso che ci si possa anche scoprire adatto a più generi. La letteratura ne porta alcuni esempi. Per quanto mi riguarda, ho scritto un romanzo storico che può anche essere ascritto al genere "di formazione" (genere che amo). Scrivo per il teatro, faccio drammaturgia, che è un genere del tutto diverso. Mi è capitato di esplorare il campo della narrazione per ragazzi, insomma altro ancora. Non so se ho talento vero e proprio in qualcuno di questi, ma ne ho praticato diversi e questo mi piace.

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    1. Sono d'accordo con te, si può essere in sintonia con più generi. In effetti non mancano gli esempi di autori che hanno cambiato rotta anche dopo fortunate carriere legate a un certo tipo di storia. Tutto è molto soggettivo. L'importante è secondo me avere piena consapevolezza del tipo di scrittura che ci fa stare bene. Direi che a te questa consapevolezza non manca :)

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  17. Ciao Maria Teresa, trovo molto interessante l'argomento, così come lo sono i commenti. Chiaramente è difficile trovare un'unica risposta "corretta", probabilmente perché ve ne sono diverse. Al di là dei gusti di lettura personali (che possono anche coprire molti generi), forse bisognerebbe tenere in considerazione il tono della voce di chi scrive, il quale riguarda le emozioni che si desidera trasmettere e le conseguenti risposte emozionali, e che influenzerà lo stile di scrittura.
    A questo proposito, credo anche che ogni autore abbia un proprio tono di voce, per cui non tutti gli stili gli saranno congegnali (e alcuni potranno risultargli pure del tutto impraticabili) e questo è, secondo me, un passaggio cruciale rispetto la questione del genere. Infatti, ritengo che la scelta di un genere di scrittura imponga alcune scelte, a monte, sullo stile. Del resto mi chiedo: è possibile scrivere un giallo in stile umoristico o in stile fiabesco? Forse sì, ma solo a patto che quello specifico stile venga dosato con il contagocce! Quindi, tono e stile dell'autore, forse, dovrebbero essere considerati tra gli elementi che guidano lo stesso autore nella scelta del proprio genere letterario. Oppure, per dirlo diversamente, chi scrive dovrebbe prima ascoltare il proprio tono di voce dominante per riconoscere il proprio stile e riuscire, così, a scegliere il genere letterario più congruo

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    1. Ciao Clementina, grazie per l'intervento e benvenuta sul mio blog, anzi benvenuta nella blogosfera visto che hai appena aperto inaugurato un blog tuo :)
      Sono pienamente d'accordo con quanto dici sul tono di voce dell'autore e sul suo legame con il genere. C'è un rapporto molto stretto tra le due cose, così come non potremmo usare un tono allegro nel dare brutte notizie quando raccontiamo qualcosa nella realtà (per fare un esempio banale). Quindi effettivamente tono e stile sono elementi fondamentali per guidarci nella scelta del genere. Acquistare consapevolezza in tal senso non è facile, soprattutto quando si muovono i primi passi, ma è uno sforzo che vale la pena fare.

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  18. Ciao Maria Teresa,
    credo che classificare il genere di una storia sia limitativo, o per quanto meno restrittivo nell'uso della fantasia di chi scrive. Se poi chi scrive vuole classificare un territorio o il genere a lui/lei più congeniale, penso che basti vedere o sentire la facilità con cui scorre una storia rispetto ad un altra.
    Spesso quando ci si trova davanti a un foglio bianco, che sia elettronico o di cellulosa poca importa, s'incontra spesso il momento di difficoltà per esprimere compiutamente il proprio pensiero e credo che in quel preciso istante si potrebbe stabilire quale sia la propria strada per raccontare quello che si ha dentro, dalla facilità o difficoltà con cui si supera il momento di crisi.
    Ma forse in fondo a chi ama scrivere poca importa la classificazione che gli editori voglio adottare per uso e consumo, come hai detto, del proprio marketing, a noi interessa scrivere e la classificazione rimane solo un problema di pubblicazione. E' qui che cominciano i guai quando soddisfatti dello scritto vorremmo che molti lo leggessero e riuscissero a sentire quello che abbiamo sentito noi nel comporlo. Ma ogni medaglia ha due facce, accontentarsi di una sola diventa difficile.
    CIAO
    ROSARIO

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    1. Ciao Rosario, sono d'accordo solo in parte con quello che dici. E' vero che il discorso del genere riguarda soprattutto il marketing, e in questo senso la classificazione di un romanzo è un problema rimandabile fino a quando non siamo pronti per la pubblicazione. D'altra parte però penso che prendere coscienza del tipo di storia che stiamo scrivendo (in fase di creazione, quindi) sia un passo molto utile. Ho visto molti romanzi deragliare a metà strada, con una sensazione molto fastidiosa per chi legge. Altri romanzi invece non riescono a decollare perché non sfruttano a pieno il potenziale di un genere. E' vero quello che dici a proposito della facilità con cui scorre più una storia di un'altra, ma non tutti hanno questa sensibilità, soprattutto all'inizio. Magari acquistarla può essere utile a non commettere errori e a dare il meglio di sé.

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  19. A me piace immaginare e quindi scrivere storie che mi fanno sognare, che proiettano la mia fantasia in un oltre.
    Il genere e comprendere il proprio genere è fondamentale.
    Io credo che avrò qualche problema in più, perché al contrario della quasi totalità degli scrittori che eleggono un unico genere, a me piace spaziare.
    Storie diverse sono amori diversi.
    Ho in cantiere serie di romanzi gialli, thriller, dispotici, fantascienza, storico, avventura, mainstream e romanzi sentimentali da commedia degli equivoci.
    Scrivere è una gioia e creare storie l'estensione del mio vivere.
    Non potrei imprigionarmi in un genere solo, non ne sarei capace.

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    1. Hai un bel programma di scrittura, eh? :)
      Bello quello che hai detto sul creare storie come "l'estensione del mio vivere". Credo che sia per tutti lo stesso, scriviamo per proiettarci con la fantasia in un altrove da noi disegnato. In fondo è un po' viaggiare con la mente, c'è chi ama andare sempre negli stessi posti, chi invece vuole conoscere tutto il mondo. Quindi è più che giusto nel tuo caso spaziare. L'importante è avere le idee chiare su dove siamo diretti perché in questo caso improvvisare è rischioso :)

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  20. Io scrivo narrativa di genere e lo spettro l'ho coperto praticamente tutto. Inoltre un mio tratto ricorrente è mescolare i generi. Ho sempre pensato che non avrei mai scritto nulla al di fuori della narrativa di genere, ma negli ultimi anni o anche scritto dei racconti mainstream autobiografici, anche se non li ho ancora pubblicati (un giorno, forse) e ho iniziato da poco a scrivere un romanzo diciamo mainstream (e non ho idea di come andrà a finire la cosa).

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    1. Sei uno sperimentatore anche tu, allora :) Vedo che siete in parecchi a spaziare passando da un genere all'altro senza problemi. I racconti autobiografici sono un'idea davvero carina, sai?

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  21. Questo articolo è davvero ben scritto e offre uno spunto di riflessione importante a tutti gli scrittori.
    Puntare sui propri punti di forza, sulle proprie passioni e sul genere che più ci è caro è la base di una buona scrittura, soprattutto se un autore è al suo primo romanzo.
    Iniziare e finire un romanzo non è un'impresa così semplice come si crede, anzi!
    Io consiglio sempre agli scrittori con cui collaboro di iniziare la stesura del loro romanzo progettando una solida architettura, inserendolo in un genere preciso, e soprattutto di scrivere un tipo di storia che loro stessi comprerebbero in libreria.
    Se ti diverti a leggere gialli, scrivine uno.
    La cosa bella di uno scrittore, che è prima di tutto un lettore affezionato, è che conosce il mercato, le ultime uscite, i trend.
    A quel punto avere un'idea originale per un nuovo romanzo diventa molto più facile.

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    1. Grazie Stefania. "Uno scrittore è prima di tutto un lettore affezionato": mi trovi perfettamente d'accordo. Abbiamo tutti un genere che sentiamo nostro più di un altro, quando leggiamo (o più di uno), ma chissà perché poi quando si tratta di scrivere questo aspetto passa in secondo piano, anzi non "sfruttiamo" questa conoscenza di prima mano. Io sono del parere che sia impossibile creare una solida architettura senza la consapevolezza di ciò che si sta creando.

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    2. Secondo me è solo un profondo senso di consapevolezza misto a inadeguatezza. Pare impossibile scrivere qualcosa che ci metta sullo stesso piano (o quasi) di un autore che adoriamo.
      Quindi ci buttiamo su generi che non ci appartengono ma che ci sono meno cari e in cui conosciamo meno "mostri sacri" della scrittura.

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  22. Ciao Stefania, mi sono appena iscritta alla tua newsletter, ti seguirò da vicino. Ma qui devo esprimere le mie perplessità su quanto affermi. Amare un genere non significa saperlo scrivere e raccontare... Io amo i gialli e ne ho letti tantissimi, ma non saprei da che parte cominciare....
    Sull'incasellamento in un genere comincio a capire : si tratta di marketing. Su questo devo fare uno sforzo

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    1. Ciao Elena, piacere di conoscerti!
      Per anni ho fatto il tuo stesso ragionamento.
      Io amo tantissimo i romanzi storici: li adoro alla follia!
      Proprio per questo motivo ho sempre avuto un timore reverenziale all'idea di anche solo immaginare di poterne scrivere uno.
      Invece quando inizi a raccogliere i pensieri, ti rendi conto che in effetti conosci molto meglio le dinamiche di ciò che leggi abitualmente.
      Se tu decidessi di scrivere un giallo oggi, magari non sapresti da che parte iniziare per pensare la trama, ma sapresti che hanno già scritto un giallo con protagonista una barbona, un investigatore privato, un poliziotto, un ex-soldato... filtreresti le idee e potresti dare vita a qualcosa di originale.
      Chi non legge gialli rischia di scriverne uno che è la copia di mille altri.
      E come dici tu alla fine del tuo commento, se uno scrittore desidera pubblicare con una casa editrice tradizionale, dovrà sempre fare i conti con il marketing.
      Nessuno pubblica qualcosa identico a ciò che è già sul mercato.

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