Narrazione in prima persona: intima o claustrofobica?

Ultimamente mi è capitato di sbirciare molte anteprime di romanzi su Amazon per farmi un'idea di ciò che circola e sono rimasta colpita dall'enorme numero di incipit in prima persona. Non so se questo abbia a che fare con una mania degli scrittori esordienti, con una moda o cos'altro. Fatto è che mi accorgo di essere un po' prevenuta nei confronti di storie scritte interamente così.

In realtà ho letto bellissimi romanzi che ne fanno uso, ma se ci ragiono su mi rendo conto che si è sempre trattato di storie che non potevano essere narrate con punti di vista diversi, a meno di perdere addirittura di senso.

Spesso si parla dei limiti di questa focalizzazione dal punto di vista dello scrittore, ma in quanto lettori come la viviamo?

Io non ho molte vie di mezzo: o resto totalmente affascinata dalle storie scritte in prima persona, o le trovo fin da subito oppressive. Nel primo caso, ad avere la meglio è l'intimità che l'autore riesce a creare tra me e il protagonista, nel secondo vincono questi fattori:

1) Identificazione forzata


Quando uno scrittore narra usando la prima persona ti costringe fin da subito a calarti nei panni del protagonista, una cosa che a me appare un po' forzata. Non è detto infatti che io abbia voglia di identificarmi con lui/lei; questo può succedere nel corso della storia, ma preferisco che accada gradualmente, per un processo spontaneo piuttosto che sentirmi obbligata fin dalle prime righe a guardare con gli occhi di una specifica persona. Trovo che una scelta così radicale sia anche rischiosa, perché il personaggio può piacere o non piacere. In quest'ultimo caso, se la distanza è brevissima, il fastidio cresce.

2) Pesantezza psicologica


Io amo molto entrare nella psicologia dei personaggi, conoscere ogni loro emozione, apprezzo molto quando un autore è capace di scavare a fondo. Tuttavia, trovo un po' oppressivo penetrare nelle emozioni e nei pensieri di un unico personaggio (cosa che non accade con l'uso della terza persona multipla). Mi sembra che questo implichi una certa pesantezza, soprattutto se la storia non è brillante, ma tende a analizzare situazioni difficili, dolorose. Dopo un po' che leggo ho l'impressione di voler scappare, come se una persona mi stesse raccontando la storia della sua vita da ore e io non ne potessi più di starla ad ascoltare.

3) Senso di claustrofobia 


Conoscere altre prospettive è sempre stimolante: come viene vista una stessa situazione dai vari personaggi che la vivono? La prima persona ti toglie questa possibilità, ti obbliga non solo a guardare sempre con gli stessi occhi parziali o soggettivi, ma anche a percorrere un'unica linea narrativa, quella relativa all'unico narratore, a meno che chi racconta non sia molto abile a introdurre anche storielle secondarie. E questo io lo trovo un po' angusto.

4) Nessun “dietro le quinte”


Con il protagonista che narra in prima persona per tutto il tempo, manca totalmente la suspense che deriva dal venire a sapere fatti di cui lui stesso non è a conoscenza. Non so cosa sta succedendo nel frattempo; e se questo da una parte può generare tensione, dall'altra mi impedisce di guardare le cose “dall'alto” come vorrei. Devo fidarmi di ciò che vede e percepisce chi narra, e il rischio di essere ingannata mi piace poco...

5) Mancanza di sfumature


Vivere una storia con una coscienza unica ha anche lo svantaggio di non trovare quelle sfumature che invece colorano un racconto più sfaccettato. Certo, se la pensiamo proprio come il protagonista narrante, il problema non esiste. Ma se non fosse così? Se lui/lei avesse idee diverse dalle nostre, se avesse un approccio alla vita contrario al nostro, non vorremmo un maggior distacco?


Insomma, di norma preferisco la narrazione in terza persona, possibilmente multipla. Eppure, ho appena iniziato a scrivere un nuovo romanzo in prima persona, andando contro tutto quello che ho appena detto.

Erano giorni che cercavo un incipit che mi soddisfacesse e alla fine la scelta è caduta sulla prospettiva di totale identificazione con il personaggio principale. Sono piena di dubbi, proprio per le ragioni che ho esposto in questo post, tuttavia proverò a seguire questa strada per vedere dove mi porta.

E voi come vi ponete nei confronti della prima persona in quanto lettori?

Commenti

  1. Da lettore mi affido alla bravura dell'autore :D
    Diciamo che ognistoria deve avere la sua voce narrante, forzarla in un senso o nell'altro fa male. Ogni approcio ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi, sta all'autore sfruttare i vantaggi e superare gli svantaggi scegliendo il registro che più si adatta.
    Comunque, tornando alle anteprime su amazon, da qualche parte ho letto che la prima persona è quella che ci viene più naturale, quindi molti autori alle prime armi ne abusano (per poi magari trovarsi incastrati da qualche parte senza via d'uscita).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono consapevole anche io che una storia deve avere la voce narrante appropriata. Il resto, come hai detto giustamente, va affidato alla bravura dell'autore.
      In generale la prima persona viene più naturale, eppure a me non è mai successo di usarla, neppure nei primissimi racconti. E' una totale novità, anzi direi una sfida. Spero di non trovarmi anche io incastrata senza via d'uscita :)

      Elimina
    2. Nel poco che ho scritto io ho usato sia prima che terza, magari sperimenterò anche la seconda, e perchè no, anche le tre plurali ;)

      Elimina
  2. La narrazione in I mi dà sempre un senso di estrema velocità, mentre la III maggior calma. Mi piacerebbe scrivere qualcosa in I ma al momento non ci ho ancora provato... è talmente lontano dalla mia "cifra stilistica" che forse mi intimorisce. Però ha quel "qualcosa in più" (di contro, ha anche "qualcosa in meno" ;-) )
    Forse un uso alternato potrebbe... unire i difetti ed eliminare i pregi? :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo in tutto. Anch'io la pensavo come te (nota l'uso dell'imperfetto) salvo trovarmi a mio agio proprio con la prima persona, tant'è che l'ultimo romanzo pubblicato è - udite udite - tutto in prima persona con personaggi differenti! In questo modo ho ottenuto che
      - il singolo personaggio ha visuale limitata come è giusto che sia,
      - il lettore, invece, vede la situazione nel suo complesso attraverso le voci dei vari personaggi
      e credo che l'esperimento sia riuscito bene.
      Dal punto di vista della scrittura in senso stretto, trovo la prima persona più scorrevole, perché è un po' come se si raccontasse a qualcuno che ti sta di fronte; lo svantaggio - giustamente - è che la prima persona non può sapere tutto.
      Ad ogni modo il romanzo il lavorazione è in terza persona da più punti di vista.

      Ciao

      Elimina
    2. L'uso alternato mi incuriosisce, ma lo trovo anche un po' strano, come lettrice. Potrebbe essere un esperimento da provare anche per me.

      Elimina
    3. Strano...finché non ti dico che ognuno parte col suo racconto a partire da dove si è interrotta la narrazione precedente (più o meno). In questo modo mantengo una buona unitarietà nella narrazione mantenendo sempre le conoscenze parziali delle varie voci narranti.
      Per fare una cosa del genere però devi essere dichiaratamente schizofrenica :-) : a ogni capitolo devi entrare nella mente di un personaggio sempre diverso, che quindi parla e agisce in modo diverso dagli altri.

      Elimina
    4. Se ci pensi, anche quando scriviamo in terza persona multipla siamo portati a entrare nelle singole coscienze ogni volta. La schizofrenia è assicurata anche lì, anche se con un po' più di distacco :)

      Elimina
    5. Meno male: pensavo di rientrare nel mucchio delle persone sane di mente!

      Elimina
    6. Esistono scrittori sani di mente? Dubito!

      Elimina
  3. Da lettrice non trovo sia un problema la prima o la terza persona, Genovesi ha scritto addirittura in seconda. Ma quando incontro romanzi in prima persona, che quando non è in scena il protagonista voce narrante, riescono comunque a buttarti nella narrazione, mi sembrano davvero molto riusciti, non so se mi sono spiegata, ma come col romanzo che sto leggendo ora. La prima persona al presente poi è molto seduttiva secondo me. Sandra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, capisco cosa vuoi dire. In quel tipo di romanzo l'uso della prima persona esterna permette una visione distaccata dalla storia ma al tempo stesso interna.
      La prima persona al presente invece temo che non si adatti per nulla alla storia che ho in mente, né al mio tipo di scrittura... però ha il suo fascino, indubbiamente.

      Elimina
  4. Anch'io ho continuamente il dubbio tra prima e terza persona.
    Pensavo che la prima persona fosse la cosa più istintiva, ma ho visto che a volte mi capita di scrivere in terza senza nemmeno accorgermene. Così capita che negli appunti per lo stesso scritto, mi trovo pezzi in prima e pezzi in terza. Prima di decidere quale delle due scegliere, l'ultima volta mi sono messa a conteggiare quali dei romanzi in libreria fosse in prima e quali in terza. La maggioranza sono in terza, ma per esempio molti classici sono in terza (anzi, non mi sovviene nessun classico in prima...). Mentre non c'è una predominanza tra la narrativa attuale.
    Allora ho aperto un sondaggio in facebook per vedere tra i miei amici lettori cosa preferissero. Fifty fifty, salvo qualcuno che scrisse "dipende dal libro".
    Probabilmente, se sei alle prima armi, ti viene naturale scrivere in prima, aumentando non solo il rischio di qualcosa di autobiografico, ma anche quello di non riuscire a dare una voce completa alla storia (mancano i diversi punti di vista). Però non credo sia da demonizzare. Ci sono romanzi riuscitissimi scritti in prima. Anzi, forse ci vuole proprio maggior bravura a gestirlo. C'è più "show don't tell" secondo me.
    Per quanto riguarda la prima persona a più voci, mi viene in mente il film "Prospettive di un delitto", 2008, di Pete Travis con Dennis Quaid e Matthew Fox (Lost). Un film d'azione raccontato da 8 diversi personaggi, e la cui trama si dispiega man mano. Si rivede per 8 volte la stessa scena, ma in realtà non è la stessa ed ognuno aggiunge qualcosa. Non so se ce ne siano altri così, ma quel film è davvero eccezionale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' semplicemente geniale! Mi è piaciuto un sacco. Purtroppo sottovalutato, credo.

      Elimina
    2. Mi avete incuriosito con questo film!
      Penso anche io che un romanzo scritto in prima sia più difficile da gestire, proprio per la limitata libertà di movimento e per il rischio di scivolare nell'autobiografia. Forse un protagonista molto diverso da noi potrebbe essere utile a evitare almeno l'ultimo problema.
      Interessante il sondaggio. Il risultato mi fa pensare che dopotutto tante paranoie sono inutili: entrambi i modi di raccontare piacciono ai lettori.

      Elimina
  5. Insomma non ne hai parlato bene :)
    Non so se essere d'accordo sul primo punto. Forse perché finora non mi è capitato che non mi sia piaciuto il personaggio narrante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, non ne ho parlato bene... forse sono un po' prevenuta perché vedo troppi esordienti che ne fanno uso :)
      A me è capitato di non trovarmi in sintonia con il personaggio narrante, ma forse era la storia a prendermi poco. Sono dell'idea che se un autore è bravo, non importa se il protagonista sia simpatico o antipatico.

      Elimina
    2. Ho letto da qualche parte che la narrazione in prima persona è propria di chi è alle prime armi. Il mio primo racconto era infatti in prima persona :D

      Elimina
  6. Da lettrice, sinceramente non mi sono mai posta il problema nella scelta da parte dell'autore della prima o della terza persona. Credo che un libro, se scritto bene, possa essere coinvolgente a prescindere dalla persona utilizzata. E' tuttavia un dato di fatto che la prima persona rischia di portare l'autore a identificarsi con il protagonista, soprattutto se si tratta di un esordiente, e condivido in pieno i punti che indichi.
    Anche se è indubbio che ci siano strategie che permettano di superare questi limiti. Personalmente ho amato, per esempio, la scelta di Nick Hornby, in Non buttiamoci giù, di alternare i racconti dei quattro protagonisti utilizzando sempre la prima persona. In questo modo non solo ha superato il piattume di un unico punto di vista, ma ha fornito un bellissimo esempio di stile narrativo capace di variare ad ogni cambio di personaggio.
    Per quanto riguarda me, ho sempre scritto in prima persona, non solo perché per me è più facile, ma perché gli argomenti scelti, in un'ottica intimista, mi hanno sempre portata farlo.
    Nel romanzo che sto scrivendo ora ho scelto la terza persona, in primo luogo per provare a superare i miei limiti, quindi per staccare il punto di vista, incentrandolo di volta in volta sui vari personaggi. Vedremo che cosa ne verrà fuori. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ognuno ha le sue sfide, insomma :)
      L'alternanza dei protagonisti in prima persona mi intriga sempre più, visto che una delle mie paure è proprio la monotonia di usare la stessa prospettiva per tutta la storia.
      Comunque, grazie per il commento e benvenuta!

      Elimina
    2. Grazie per il benvenuta. Anche se finora non avevo mai commentato, in realtà ti seguo da tempo. :D

      Elimina
  7. Come lettrice non ho preferenze, ma non trovo limitante l'uso della prima persona e penso a Il giovane Holden e a Vita e opinioni di Tristram Shandy gentiluomo: in entrambi i casi il rischio dell'autobiografismo viene evitato rendendo il PDV del narratore molto lontano da quello dell'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Una giusta osservazione: la lontananza psicologica e caratteriale dall'io narrante è una buona garanzia per evitare di scivolare nell'autobiografia. Anzi, potrebbe essere d'aiuto per un raccontare più empatico. La mia protagonista è ancora poco definita, ma a occhio e croce è parecchio diversa da me... quindi dovrei essere a posto :)

      Elimina
  8. Un buon romanzo in prima persona è difficilissimo da scrivere (io sono vincolata alla prima persona per gli apocrifi sherlockiani e a volte mi sembra di impazzire). Tuttavia la prima persona ha una forza espressiva che a volte da alla storia quel quid in più che la fa amare. Ai primi due posti tra i miei libri preferiti di sempre ci sono due libri in prima persona (La mano sinistra delle tenebre e Memorie di Adriano) e questo, suppongo, qualcosa vorrà dire, almeno sul mio gusto personale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il tuo "difficilissimo da scrivere" mi spaventa un po', infatti ancora non sono del tutto sicura della mia scelta. Però è vero che, se ben riuscito, un libro in prima persona scatena un coinvolgimento senza pari.

      Elimina
    2. Direi che avete ragione entrambe: è molto difficile farlo bene, ma se lo fai bene son soddisfazioni!

      A proposito...Genly Ai è il protagonista della Mano Sinistra delle Tenebre, solo che i nativi non riescono a pronunciare la elle e la trasformano in erre (un po' come avviene nel giapponese).
      E' uno di quei libri che lasciano il segno.

      Bye!

      Elimina
    3. Sì, fatta bene la prima persona è un incubo perché di fatto ti devi calare in una personalità altra fino a vedere il mondo con i suoi occhi e fare in modo che la storia risulti scorrevole e comprensibile anche senza poter narrare gli avvenimenti a cui il narratore non assiste (con Holmes che sparisce senza spiegazioni quando gli pare e piace questo aspetto è da crampi allo stomaco). In un racconto ho avuto un io narrante gretto, misogino e xenofobo, per scrivere certe frasi mi sono fatta violenza, ma era lui a parlare, non io, quindi...
      PS: W sempre La mano sinistra delle Tenebre!

      Elimina
  9. Si può anche passare dalla terza alla prima all'interno della medesima storia. Il classico esempio che si fa è "I demoni" di Dostoevskij: è in prima persona, ma ci sono interi capitoli che sono scritti come se fosse in terza. Ma... Chi ci bada davvero? Il lettore legge e se la storia è avvincente, interessante, non ci bada.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A un classico si perdona tutto :)
      Forse comunque è vero che i lettori non badano a queste cose, purché riescano a seguire la storia con piacere. Di fatto trovare la voce giusta per raccontare è un problema solo per chi scrive.

      Elimina
  10. Credo tu sappia già che la prima persona è sia il mio tipo di lettura che di scrittura preferito, e il mio guest-post apparso ieri sul blog di Massimiliano Riccardi chiarisce, una volta per tutte, il perché.
    Però ci sono delle situazioni in cui ho incontrato anch'io dei problemi. Per esempio proprio il punto che tu elenchi come numero due, la pesantezza psicologica, mi ha fatto scappare a metà dalla lettura di "Memorie di Adriano".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La pesantezza psicologica non è cosa da poco, secondo me. Diciamo che è l'altra faccia dell'intimità che si viene a creare con il personaggio che racconta. E può diventare insopportabile in certi casi. Magari è anche una questione soggettiva, visto l'esempio che fai: da quello che leggo in giro Memorie di Adriano è un libro che o ti piace completamente o lo abbandoni dopo un po'. Segno che tutto è molto opinabile...

      Elimina
    2. Verissimo. "Memorie di Adriano" è considerato da molti un capolavoro. Io l'ho abbandonato dopo 30-40 pagine. Mi sono liberato subito del libro, ma non purtroppo dell'impressione sgradevole che si rinnova, a un livello perfino corporeo, ogni volta che ci ripenso.

      Elimina
  11. Personalmente non disdegno la prima persona. Credo che narrare totalmente dal punto di vista di una sola persona sia più coerente perché in realtà noi tutti percepiamo il mondo solo tramite la percezione individuale. Infatti anche quando uso la terza persona tendo a fare in modo che la voce narrante esprima il punto di vista di ogni personaggio. Le visioni oggettive e onniscenti secondo me sono illusorie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Osservazioni che condivido totalmente. Anche a me una visione oggettiva e onnisciente appare innaturale, proprio perché la coscienza è soggettiva. Tuttavia, i limiti della prima persona restano quelli della visione parziale e quindi ingannevole. Per questo in genere preferisco i racconti che si concentrano su un personaggio alla volta, in modo da conoscere i fatti da più prospettive.

      Elimina
  12. A me non disturba leggere libri scritti in prima persona, tuttavia quando scrivo preferisco di gran lunga la terza, solo qualche racconto ogni tanto mi è capitato di scrivere (anche se uno di essi è forse il mio preferito). Leggendo il tuo post però mi sono ritrovato a pensare che molte caratteristiche della prima persona si ritrovano anche nella mia scrittura in terza: tendo infatti a seguire un solo personaggio, e a non scrivere scene viste da altri. In un certo senso anche io ho i limiti della prima persona, pur non usandola; sono consapevoledei problemi che questo possa portare, anche se comunque per come sono io mi è molto naturale scrivere così :).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quando scrivi in terza persona c'è comunque più distacco, anche se ti focalizzi su un solo personaggio per tutto il romanzo. Quindi i vantaggi ci sono, eccome, rispetto alla prima. E ti dà anche un po' più libertà di movimento. Anche a me viene più naturale, però provando a scrivere questa nuova storia. ho visto che la terza stonava un po', anche se ancora non dire perché.

      Elimina
  13. A me non disturba leggere romanzi scritti in prima persona. Per quanto mi riguarda sono caduto nel tranello dell'Io narrante in occasione del mio primo lavoro, proprio perché è un racconto autobiografico. E' nato come un diario a scopo terapeutico ma poi mi sono fatto prendere la mano e l'ho trasformato in un romanzo. Il mio primo romanzo. Ora che l'ho terminato lo ringrazio per il grande aiuto che mi ha dato nel prendere decisioni importanti. Forse tenterò di pubblicarlo, chi lo sa... nel frattempo potrei cimentarmi in una secondo lavoro che potrebbe iniziare con "C'era una volta..."

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si tende a demonizzare l'autobiografia, ma in realtà se uno ha qualcosa di interessante da raccontare, non c'è nulla di male. E' comunque interessante quello che hai detto, riguardo all'aiuto che ti ha dato per prendere decisioni importanti. Non so ovviamente a cosa ti riferisci, ma è bello come "effetto collaterale" :)
      Sicuramente con la scrittura si impara molto, a tanti livelli.

      Elimina
  14. Ho sempre scritto in terza persona con punti di vista multipli, ma la tentazione della prima persona era già presente, perché infilavo in tutto delle parti in prima. Il mio ultimo romanzo, invece, è tutto in prima persona, ma a parlare sono due personaggi, cosa che mi ha salvata dall'effetto claustrofobia. Spero che salvi anche il lettore! Di sicuro io mi sono trovata bene, tanto che scrivendo i primi capitoli della nuova storia in terza persona mi trovo spesso a domandarmi: e se...? Però i tuoi punti esprimono bene anche il mio pensiero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quindi hai usato il pdv in prima alternando tra due personaggi? Penso anche io che così si eviti l'effetto claustrofobia, anche se la difficoltà per chi scrive raddoppia, perché come diceva più su Gabriele, devi calarti ogni volta nel personaggio usando una voce narrante che si differenzi bene dall'altra. Ma visto che hai terminato, puoi dirmi se è stato così impegnativo o se a un certo punto ti veniva naturale passare da un testa all'altra...

      Elimina
    2. E' stato molto naturale, in effetti, anche se ho dovuto accettare di limitare la gamma di cose raccontabili. Per esempio avevo in mente due o tre piccole sottotrame, ma mi sono resa conto che era uno sbattimento incredibile creare le situazioni apposta perché almeno uno dei due protagonisti assistesse o ne sentisse parlare. Ma non ho lottato: secondo me la prima persona va presa com'è, senza pretendere di adattarla troppo alle proprie esigenze. Già avere due protagonisti è stato molto piacevole. Quanto ai risultati, mi soddisfano e soddisfano il mio agente, ma stiamo a vedere. :)

      Elimina
  15. Dicono che la prima persona sia più adatta agli esordienti. Personalmente la trovo claustrofobica e impegnativa. Se non ben gestita diventa un luogo di banalità, il modo peggiore per esprimere le proprie idee per bocca del protagonista. Però io scrivo post e non romanzi, generalmente in prima, ma è capitato a volte anche in terza. Oggi per esempio in seconda. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esprimere banalità è proprio uno dei miei grandi dubbi, perché ho l'impressione che parlando in prima persona venga fuori un linguaggio troppo colloquiale. Il che può essere vantaggioso nel caso di un romanzo vivace e rapido, ma non se vuoi scrivere una storia più complessa.

      Elimina
  16. Anche se come scrittrice preferisco la terza limitata multipla, non mi sento ostile alla prima persona né come lettrice né come autrice.
    Ci sono storie che secondo me si prestano bene, per esempio i due romanzi di Brizzi: entrambi in prima persona, non avrebbero potuto essere narrati diversamente.
    Quindi non escludo questa possibilità per eventuali mie storie future.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come lettori mi sembra che ci venga spontaneo dire "questa storia non poteva essere raccontata che così". Quando si scrive però la scelta è ardua, a meno che non ci siano parametri ben precisi a guidarci, come la presenza di diversi personaggi. Io vorrei proprio trovare degli elementi chiave per decidere cosa è meglio...

      Elimina
  17. E' un trucco adottato molto spesso nel genere young-adult. Quasi tutti i romanzi di questo genere sono in prima persona (vedi After Vol. 1 e Vol. 2 ma anche successivi, successo mondiale da svariati milioni di copie).
    Il motivo è molto semplice: chi legge si identifica con la ragazzina o con il ragazzino protagonista. E visto che il protagonista ne fa di cotte e di crude...rivive nella fantasia le esperienze young-adult.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Interessante osservazione. Il trucco funziona sicuramente quando il lettore è affine per età al protagonista, ma a questo punto mi domando se sia da considerare anche l'altra faccia della medaglia: l'uso della prima persona limita il pubblico dei lettori?

      Elimina
    2. Sì, io penso di sì, che limita fortemente il pubblico. Personalmente non la userei mai per scrivere a meno che non sia qualcosa di autobiografico. Scrivere in prima persona mi da sempre l'idea che l'autore stia parlando di se stesso. Comunque non dico che non sia giusto utilizzarla, diciamo che forse è anche più difficile della terza persona da un certo punto di vista.

      Elimina
  18. Concordo con tutto ciò che hai detto.
    La prima persona non mi ha mai entusiasmata proprio per tutte le cose che elenchi. Personalmente non ho mai percepito i romanzi in prima persona come soffocanti, però spesso ho provato insofferenza nel leggerli.
    I protagonisti non sono quasi mai il mio personaggio preferito, di solito amo gli antagonisti e i personaggi minori. Quando leggo un libro dal punto di vista del protagonista quasi sempre comincia a starmi antipatico.
    Penso che per usare al meglio la prima persona vadano bene certi tipi di romanzi. Storie che non hanno bisogno di far conoscere al lettore ogni situazione e personaggio per coinvolgerlo, che si basano più sull'azione che sull'interiorità.
    Per quanto riguarda il fatto che esistano molti libri in prima persona, soprattutto fra nel self publishing, credo che sia normale. Fra chi pubblica self sono veramente una minuscola fetta gli autori 'veri', quelli che prendono la scrittura come un lavoro serio e una passione, e non come un passatempo che può svanire così com'è venuto. Per chi inizia a scrivere un libro con questi presupposti è normale non interrogarsi troppo su certe questioni tecniche e immagino che, di primo acchito, sia più istintivo e facile scrivere in prima persona.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sei la prima persona che sento che preferisce i personaggi minori e gli antagonisti. E in questo caso capisco bene che essere nella testa di un unico personaggio possa risultare pesante.
      E' vero che molti che scrivono e pubblicano di slancio non si pongono questi problemi, eppure a volte basterebbe solo un cambio di pdv per arricchire una storia e darle una marcia in più...

      Elimina
  19. Mi piace moltissimo questo post, specie la conclusione: "Eppure, ho appena iniziato a scrivere un nuovo romanzo in prima persona, andando contro tutto quello che ho appena detto." ;-)

    A me non disturbano i romanzi interamente in prima persona, ma bisogna avere un'abilità fuori dal comune per intrappolare il lettore dall'inizio fino alla fine. Se la usi bene, comunque, è davvero un asso nella manica perché ti fa sentire più vicini i personaggi. Tutto sta - e mi ripeto - nell'abilità dell'autore: ho letto romanzi in terza per cui avrei fatto volare fuori dalla finestra il libro (e l'autore subito dietro) e romanzi in prima del tutto coinvolgenti: Qualche esempio: "Memorie di Adriano", già citato da Tenar; poi "Rinascimento privato", la vita di Isabella d'Este, donna straordinaria per determinazione, cultura e intelligenza, che mi è venuto voglia di rileggere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Una conclusione che non ti aspettavi, eh? :)
      Il fatto che tutto dipenda dall' "abilità dell'autore" mi preoccupa molto! A me piace conoscere tutte le sfumature dei personaggi, principali e minori, quindi non so cosa ne verrà fuori se mi attengo a un unico pdv. Per ora sono ferma all'incipit, ho ancora tempo per pensare alla mia scelta :)

      Elimina
  20. Io non mi sono mai posta il problema, perché quando scrivo seguo quella specie di suono chiuso nelle parole che mi suggerisce quale punto di vista adottare. Preferisco la terza persona perché mi garantisce una maggiore possibilità di movimento, diciamo così, ma mi sono trovata bene anche con la prima persona, quando l'ho sentita più consona al tipo di storia raccontata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non c'è niente di meglio dell'istinto, soprattutto se nasce dalla consapevolezza di quello che si fa. Cos'è il "suono chiuso nelle parole"?

      Elimina
    2. Per me ogni parola ha una sua musicalità che quando scrivo non deve arrivarmi stonata alle orecchie; è in base a questo che scelgo se raccontare in prima o in terza persona; dire "vide se stessa riflessa allo specchio e si vergognò del suo corpo stanco e invecchiato" ha un suono diverso da "e mi guardai allo specchio: un corpo stanco e invecchiato mi stava osservando con occhi inquisitori, ecc ecc". Non so, è un metro di valutazione mio, che forse capisco solo io, ma mi è utile.

      Elimina
  21. Io sto riscrivendo il mio romanzo in prima persona, a differenza della prima stesura che era in terza onnisciente. Mi piace molto di più, perché mi permette di andare oltre la monotonia del "lui disse" "lei disse" e si guardarono e lei mise una mano tra i capelli...
    Era troppo faticoso mostrare le emozioni di tutti senza mai poterle provare, io poi sono fissata con gli occhi e i capelli, quindi era tutto un guardarsi, scrutarsi, adocchiarsi, sfiorarsi...
    Invece in prima persona posso essere un po' più frizzantina e anche usare qualche parolaccia.

    Mi rendo conto che questa scelta, in un certo senso, abbassa il livello della scrittura, rendendolo più mondano, meno... letteratura con la L maiuscola, ma se mi permetterà di arrivarci in fondo senza addormentare il lettore, ne vale la pena.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per me hai fatto bene. Il narratore onnisciente è freddo, come dicevo qualche giorno su Pennablu, permette poca empatia.
      Poi, al di là dei limiti di cui ho parlato, ci sono romanzi di letteratura con la L maiuscola scritti in prima, come hanno scritto nei commenti, quindi non preoccuparti di questo :)

      Elimina
  22. Ciao anima di carta,
    personalmente quando scrivo io preferisco la prima persona, poiché m viene facile attribuire al o alla protagonista una personalità sfacettata, intensa. La terza persona m riempie d dubbi, posso affezionarmi al personaggio ma riuscirei a rendere le sue motivazioni e i suoi conflitti interiori abbastanza forti da far affezionare anche il lettore? È un dilemma.

    Come lettrice invece, ovviamente la percezione cambia. La terza persona non m disturba affatto e l uso della prima può rivelarsi claustrofobico è vero... dipende però in piccola parte dai gusti del lettore e in GRAN parte dalla bravura dell autore, che deve impegnarsi al massimo delle forze per creare un personaggio memorabile. Non credo che il protagonista debba per forza incontrare i valori del lettore, se lo scrittore è veramente abile può catapultarci dentro la mente di un personaggio capace d fare cose che non approviamo pur facendoci provare grande empatia per lo stesso.

    Sulla questione delle narrazioni in terza persona multiple, sinceramente non le approvo. O più precisamente, le accetto solo se l autore implicitamente m fa capire che alcuni punti d vista sono più importanti d quelli d altri personaggi. Non amo quando personaggi secondari vengono messi alla ribalta con insistenza, per me deve essere una cosa molto velata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi sembra che anche per te alla fine conti molto la bravura dell'autore, che si tratti di una prima persona o di una terza. Di fatto, quindi non si può parlare di un "meglio" o "peggio".
      Quello che dici invece sulla prospettiva multipla, apre a un interrogativo: è giusto inserire punti di vista di personaggi minori? Anche qui c'è molto da riflettere...

      Elimina

Posta un commento

Ogni contributo è prezioso, non dimenticarti di lasciare la tua opinione dopo la lettura.
Se vuoi ricevere una notifica per e-mail con le risposte, metti la spunta su "inviami notifiche".
Se hai problemi con i commenti, ti invito a cambiare browser. Purtroppo alcuni programmi bloccano in automatico i cookie di terze parti impedendo i commenti.
Ti prego di non inserire link o indirizzi e-mail nel testo del commento, altrimenti sarò costretta a rimuovere il commento. Grazie!

Info sulla Privacy

Policy Privacy di Google per chi commenta con un account Blogger