I flashback annoiano?


Qualche giorno fa Helgaldo (autore del blog Da dove sto scrivendo) affermava in un suo post che i flashback annoiano. In realtà, non ha usato proprio queste parole, ma questo era il succo.

Nella mia immaginazione (probabilmente malata) Helgaldo è una sorta di anziano saggio della montagna che ti bastona sulla testa se fai cavolate, e quindi ho cominciato a pormi il problema dei flashback, visto che il romanzo che sto scrivendo abbonda di salti nel passato. “Non è che sto sbagliando tutto?”, mi sono detta.

Da un piccolo confronto con l'autore del post poi è venuto fuori che (forse) non tutti i salti all’indietro scatenano sbadigli e che (forse) i miei si salvano perché costituiscono parte integrante della trama. Come stanno quindi le cose? Vorrei provare a rifletterci insieme a voi.

Il flashback come digressione


Partiamo dal presupposto che una storia racconta qualcosa di accaduto in un certo tempo, infatti di solito viene usato il verbo al passato. C’è quindi una linea temporale in cui si svolgono i fatti, ma qualche volta l'autore interrompe la narrazione e dedica un certo spazio (una scena, un capitolo o anche poche righe) a qualcosa di antecedente al tempo della narrazione. Ciò fa sì che noi lettori veniamo allontanati per un momento più o meno lungo dalla vicenda che stiamo seguendo. Questo potrebbe infastidirci? Sì, è possibile, soprattutto se eravamo incollati alle pagine in trepidante attesa di conoscere il proseguo. Infatti, come lettori o spettatori siamo più interessati al presente e al futuro che non al passato, e nel seguire quanto è “già successo” manca quella curiosità che si riserva agli eventi che devono ancora accadere.

Ma non sarà che questo interesse dipende anche dal contenuto del salto temporale e dalla sua funzione? In pratica, l'autore ha una buona ragione per fermare il tempo e catapultare il lettore da qualche altra parte?

La mia personale opinione – ma vorrei sentire anche la vostra a questo proposito – è che rischiano di annoiare quei salti nel passato che si limitano a mostrare qualcosa di inerente ai personaggi ma non connesso strettamente con la trama. Questo non significa che non vanno mai usati ma che forse dovrebbero essere brevissimi, laddove si ritengono necessari, altrimenti si trasformano in infodump. Dopotutto un personaggio viene definito anche dalla sua storia personale e il lettore potrebbe volerla conoscerla per farsi un’idea più completa.

Invece, un salto che potrebbe meritare più spazio, per esempio intere scene, secondo me è quello che mostra eventi connessi con la narrazione principale e che ha quindi la funzione di completare il quadro. Forse questo tipo di flashback si potrebbe paragonare a un subplot. In questo caso, non c’è la sensazione di digressione dalla narrazione e si evita l’effetto noia.

Il flashback come tassello di un puzzle


Un caso di flashback che quasi sempre affascina piuttosto che annoiare è quello dove la linearità narrativa viene infranta da una mescolanza di passato e presente, ovvero gli eventi vengono presentati al lettore in una sequenza diversa da quella cronologica. Spesso in questi casi si hanno linee temporali distinte e il lettore-spettatore segue con interesse sia una che l’altra.

Per questi casi ho pensato di fare tre esempi tratti da serie tv.

True detective

Serie geniale sotto molti punti di vista, segue le indagini e la vita personale di due investigatori su due piani temporali, uno relativo al 2012 e l’altro al 1995. All’inizio sembra quasi una storia in cornice, con scene che mostrano i protagonisti che raccontano il passato durante un interrogatorio, ma poi il passato avanza fino a ricongiungersi nel presente e le due linee diventano una sola. L’alternanza delle scene è così ben costruita che nessuna delle due annoia, anzi. E un effetto particolarmente accattivante è quello dell’incongruenza (ovviamente possibile sono in tv) tra le parole dei protagonisti che raccontano e le scene che si vedono, così come interessante è il contrasto tra i due punti di vista e i loro ricordi.

Le regole del delitto perfetto (How to Get Away with Murder)

A parte la brutta traduzione del titolo italiano, questa serie legal-thriller merita di essere vista quanto meno per la gestione vivacissima dei flashback. La storia segue le vicende di un avvocato donna docente di diritto penale, intorno alla quale ruotano i cinque studenti più dotati del suo corso. Qui più di flashback si tratta di flashfoward, nel senso che per come vengono presentate le scene lo spettatore segue fin dall’inizio la linea temporale del passato, con salti in avanti che anticipano il futuro. Attraverso queste scene si viene a sapere di un delitto e vengono scatenate tutta una serie di domande.

Arrow

La storia si basa sul personaggio dei fumetti Freccia Verde e nelle prime stagioni c’è una continua alternanza tra il presente – in cui il protagonista è impegnato a combattere il crimine con un’identità segreta – e il passato in cui lo stesso personaggio è naufragato su un’isola infernale. I flashback quindi sono destinati a far conoscere allo spettatore cosa è accaduto nei cinque anni della sua scomparsa. Personalmente ho trovato di una noia mortale questi salti all’indietro, sia nella prima che nella seconda stagione. Forse uno dei motivi è che si percepisce come concluso il tempo relativo al passato, che infatti non si intreccia mai con il presente. Le due linee temporali si percepiscono in modo distante con la conseguenza che ogni flashback è davvero ammorbante (a mio giudizio).

Nelle prime due serie tv, invece, passato e presente sono realmente connessi e le linee finiscono per intersecarsi trasmettendo un senso di armonia. Se tutto questo sia possibile anche sulla carta non lo so, ma una cosa è certa: c’è molto da imparare in questi casi!

Voi cosa ne pensate, è possibile introdurre salti nel passato senza annoiare il lettore? In quali tipi di flashback vi annoiate?


I flashback sono stati il tema di un mio quest post sul blog di Grazia Gironella Scrivere è vivere qualche tempo fa:
• Raccontare il passato: i flashback




Commenti

  1. Ciao Maria , io personalmente credo che i flashback come hai scritto tu debbano essere inerenti con la storia principale , forse in alcuni servono al lettore per capire qualcosa in più del personaggio o della sua storia , io da lettrice a volte mi sono trovata ad annoiarmi leggendo alcuni libri dove erano presenti ricordi o salti nel tempo , forse perché appunto trepidavo nel scoprire il seguito , non lo so credo che tutto si basi dal tipo di storia che abbiamo davanti . Nel romanzo che sto scrivendo non sono presenti flashback , salti nel tempo o ricordi lontani , forse in un solo punto ho fatto raccontare ad altri un determinato periodo , ma non credo si possa definire flashback in quanto non è il personaggio principale che lo racconta , non lo so, questa è la mia opinione Può darsi che sbaglio :)

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    1. Ciao Giada, penso che sia da tener ben presente quello che dici. La noia è sempre in agguato quando i flashback distolgono dalla storia principale. Comunque, credo si possa parlare di flashback anche nel caso non sia il protagonista a parlare, dopotutto si tratta pur sempre di un evento passato.

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    2. P.S. Ho visto che il tuo commento è duplicato, ti cancello quello sotto.

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    3. Concordo con te a questo punto , rimango dell'idea che i flashback non si possano mettere ovunque , e non bisogni strafare , se è essenziale o comunque da la possibilità al lettore di capirci qualcosa in più ok , ma messi a caso , li trovo davvero deludenti . Come al solito il tuoi post mi regalano sempre qualche informazione in più :-)

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  2. Il flashback è un ingrediente della storia e come tale va trattato e quindi dosato. Tutto dipende dalla quantità e dalla qualità, come in una torta. Secondo me occorre anche focalizzarsi molto su come portare in scena un flash back, proprio come dici tu per non trasformarlo in fastidioso infodump. Un trucco semplice ma molto funzionale che mi ha suggerito la mia editor e che ho sperimentato con interesse è raccontare un evento passato, utile per approfondire la storia principale, utilizzando una telefonata. La protagonista vuole far sapere al lettore un suo stato d'animo in relazione a un vento passato che ha forti ripercussioni sul momento che sta vivendo, riceve una telefonata che è un aggancio perfetto per introdurre il flash back. Ovvio la telefonata deve essere contestualizzate bene altrimenti diventa un pretesto poco credibile. Spero di essermi spiegata. Bacio Sandra

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    1. Il paragone della torta mi sembra azzeccato :)
      Certo che ti sei spiegata e trovo interessante l'idea della telefonata, che giustamente va inserita nella trama in modo naturale. In effetti, far raccontare ai personaggi il passato è una cosa che ho usato anche io, forse va sfruttata di più perché suona in modo meno invadente di un ricordo.

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  3. L'Odissea è di fatto un singolo grande flashback. Mi sembra che nel tempo abbia riscosso un certo successo :)

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    1. Giusta osservazione, Alessandro. E poi sui classici non si discute :)

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    2. Credo che quello sia il tipo di flashback su cui NON stiamo discutendo. Lo si vede anche in Cime tempestose e in molti altri romanzi.
      Questo tipo di flashback anzi è affascinante, perchè il romanzo comincia quando le conseguenze di ciò che si racconterà sono talmente travolgenti che leggerne il pregresso è l'aspetto piacevole di quelle letture.

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  4. Penso che la regola assoluta non possa esistere in letteratura. Ci può stare tutto ciò che è utile a rendere il romanzo più interessante; ovviamente dosato come gli ingredienti per ottenere un profumo gradevole e non stucchevole, credo sia questo il vero punto focale.

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    1. Sono d'accordo, non si dovrebbe mai generalizzare. Tornando al paragone della torta che ha fatto Sandra, serve un certo intuito e l'esperienza per dosare gli ingredienti e fare le modifiche giuste. All'inizio sembra importante seguire la ricetta in modo rigido, solo dopo si acquista quell'abilità che ci fa capire come regolarsi.

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  5. Stesso parere: ok per i flashback che servono alla vicenda, ma via i flashback che non fanno altro che raccontare qualsiasi cavolata che uno qualsiasi dei personaggi abbia fatto anni prima e che non serve assolutamente a nulla nel corso della vicenda.

    Comunque, i flashback per me sono "abbastanza indispensabili" dato che prediligo le vicende che iniziano proprio nel pieno dell'azione. Catapultando il lettore in mezzo a qualche evento è ovvio che prima o poi vadano spiegati i motivi per cui si è giunti a tale evento, e questo richiede di fatto almeno un flashback. Poi, tornati al momento dell'evento, si può procedere tranquillamente senza problemi nel presente, verso il futuro.

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    1. Esatto, è proprio quello che ho fatto anche io: cominciare nel mezzo della vicenda e poi tornare indietro con una serie di flashback. Spero che questo tipo di salto all'indietro non risulti noioso, ma considerando i romanzi che ho letto mi sembra che la tecnica mi sia sempre piaciuta.

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  6. Il flashback va inserito soltanto se utile alla narrazione. Altrimenti è solo allungamento del brodo.
    A me sai cosa annoiano in un romanzo? I sogni. Non li sopporto davvero, anche se ai miei inizi li avevo inseriti in qualche racconto, ma solo perché lo aveva fatto Terry Brooks.

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    1. Hai ragione, i sogni sono un'altra di quelle cose che possono annoiare. Però secondo me anche qui si dovrebbe considerare il tipo di sogno, se aggiunge qualcosa alla storia e come viene raccontato. Di certo mille dettagli non fanno che generare fastidio, come accade nella vita quando qualcuno ti racconta un sogno lunghissimo...

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  7. Non credo di esserne mai stata infastidita. Secondo me vale sempre la regola dell'evitare accuratamente il superfluo. Diciamo che il rischio è quello di indulgere troppo nel flashback perchè troppo presi dallo "spiegare troppo", ma quando è necessario diventa una fonte preziosa e completa senz'altro la narrazione.

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    1. Mi piace la regola che dai, di non indulgere troppo nel flashback. Se questo è vero in generale per tutto il romanzo, è ancora più valido in punti così delicati dove lo spiegare troppo diventerebbe ammorbante.

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    2. Mi è capitato di trovarmi fra le mani romanzi di certa caratura, e diciamo celebri, che hanno questo "difetto". Forse perchè i narratori di un tempo possedevano quella "impalcatura" dialettica che rendeva tutto così ricco e a volte sovrabbondante? Non saprei.

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    3. Può darsi, credo che il modo di raccontare sia cambiato nei secoli. Forse un tempo gli infodump non erano neppure tali, così come altri aspetti che oggi critichiamo. Va considerato che oggi siamo tutti più impazienti di andare al dunque...

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  8. I flashback ad oltranza mi fanno perdere il filo del discorso: ho letto un libro anni fa (mannaggia, non mi ricordo il titolo, ma era di un'autrice italiana) in cui la storia era raccontata su due piani paralleli (passato e presente) che emergevano tutti nello stesso capitolo alternativamente, così se per caso mi capitava di trascurare la lettura per qualche giorno, mi ritrovavo a non capire se ci trovavamo nel presente o nel passato, chi raccontava, quando, dove, un casino!
    Però concepisco il flashback ordinato e soprattutto finalizzato a dare un contributo importante alla conduzione della storia: di questo tipo ho fatto uso anch'io...checché ne dica il nostro amico saggio! ;)

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    1. Hai rilevato un punto importante, secondo me: ci vuole un certo ordine nel presentare il passato. In tv quando si mescolano le cose si fa già fatica a seguire i salti, figuriamoci sulla carta. I due piani paralleli li ho usati anche io in un altro romanzo che ho nel cassetto, ma ho usato un capitolo dedicato e le date all'inizio, spero sia sufficiente a non fare confusione!

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  9. Mah, io non credo che la noia sia nel flashback in sé, né in nessun altro espediente narrativo come l'infodump. Credo che dipenda dal modo in cui viene utilizzato e dalla bravura dell'autore nell'inserirlo all'interno della narrazione. In certe serie a puntate interminabili è quasi una necessità richiamare alla memoria dell'ascoltatore un fatto di un vecchissimo episodio forse dimenticato, però bisogna stare attenti a non riproporre una replica dell'intera vecchia puntata.

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    1. Sì, il modo in cui viene usato è importante. L'esempio delle serie è giusto, anche lì si devono usare escamotage per ricordare allo spettatole le cose, e ci sono sceneggiatori che lo fanno bene, così che quasi non ci si accorge dell'espediente, ed altri che lo fanno malissimo generando fastidio. Della serie: tutto è relativo :)

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  10. Ho letto molti libri in cui i flashback interrompevano il la narrazione, rallentandola. A volte erano troppi. Altre volte, erano pochi ma inutili, piazzati nel punto sbagliato.

    Diverso è invece secondo me il caso delle due time-line parallele. In questo caso, non riesco nemmeno a parlare di flash-back e flash-forward, perché ti accorgi dell'importanza di entrambi i plot. Quando il lettore accetta il patto narrativo, comprende la piega assunta dalla narrazione e riesce a seguire facilmente la storia. Si tratta di un caso a parte, che secondo me si scosta leggermente dalla definizione di flash-back. Inoltre (e me ne rendo conto scrivendo il mio romanzo, che nelle prime tre parti presenta inserti molto brevi che proiettano il lettore nel futuro) una struttura di questo tipo richiede un lavoro molto diverso proprio nella gestione delle informazioni, non necessario quando si fa un singolo balzo indietro nel tempo.

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    1. Non ci avevo pensato, ma è vero, quando si fanno seguire al lettore due tempi diversi si pone anche il problema delle informazioni. In questi casi è assolutamente necessario avere sottomano degli schemi. Comunque, anche quando ci sono due plot distinti si tende in modo naturale, secondo me, a seguire con più interesse uno o l'altro. O almeno a me capita così.

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    2. Questo è vero, però è una cosa che capita quando i personaggi e i contesti sono diversi, o i brani troppo lunghi. Nell'ultimo volume della trilogia del male, questi due segmenti coinvolgono lo stesso personaggio quindi sono strettamente connessi. Nei romanzi della Lakberg (di cui ho iniziato ieri l'ottavo volume) i flashback sono molto brevi, due o tre pagine, quindi non spezzano troppo.
      Sto leggendo molti romanzi con struttura simile, per imparare! :-D

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  11. Personalmente amo i flashback quando sono ben piazzati. Ad esempio quando mostrano episodi magari inutili ai fini della trama ma interessanti per scoprire qualcosa in più sul carattere del personaggio.

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    1. Ciao Silvia, benvenuta :)
      Mi fa piacere sentire quello che dici, perché anche secondo me ogni tanto è necessario qualche accenno al passato per definire meglio un personaggio. Magari senza esagerare, però tutti hanno una storia personale, non tenerne conto sarebbe irrealistico.

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  12. Ciao Maria Teresa, è sempre un piacere leggere i tuoi post. L'uso del flaschback, con le dovute cautele, cioè moderazione e inerenza, a me piace. Sto leggendo il libro "Mai più briciole", in cui l'autrice ne fa un uso considerevole e allo stesso tempo utile; infatti le serve per raccontare il passato della giovane protagonista e per inquadrare le cause che hanno determinato il disagio che vive nel presente.

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    1. Ciao Rosalia, grazie :)
      Non conosco il romanzo che citi, però come concetto mi sembra molto simile a quello che sto scrivendo e quindi quanto hai detto mi rincuora. Anche per i me i flashback hanno lo scopo di fornire le informazioni giuste per comprendere il presente, visto che la storia inizia due anni dopo.

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  13. Delle serie che citi ho visto (e amato alla follia) solo True Detective.
    Per quanto riguarda i flashback, come al solito dipende. Anch'io, come Chiara, distinguerei il ricordo che dura al massimo un capitolo da un vero lavoro su linee temporali differenti.
    A parte i racconti di Sherlockiana, che sono spesso a cornice, cerco in effetti di limitare i flashback brevi, inserendoli solo quando il lettore ha ormai una curiosità morbosa di sapere cos'è accaduto prima e il ricordo deve contenere una vera e propria rivelazione. Ce n'è uno all'interno de La roccia nel cuore in cui si scopre un particolare importante del passato di padre Marco. Nel mio primo tentativo di romanzo c'era un evento avvenuto sei anni prima a cui tutti continuavano a far riferimento, fornendone una versione diversa e contraddittoria, alla fine, anche se in sé non era nulla di che, il lettore voleva sapere cosa diavolo fosse successo.

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    1. Io sono ancora orfana di Rust e Marty :)
      Il principio della "curiosità morbosa" mi sembra giusto, d'altra parte non è facile definire cosa potrebbe scatenarla o cosa no, quando si scrive. A volte sembra tutto importante. Forse anche qui serve un certo distacco per capire di cosa si può fare a meno.

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    2. Tutti i personaggi che continuano ad accennare agli avvenimenti del passato dandone interpretazioni diversissime accende la mia curiosità morbosa. Adesso sto seguendo la quinta stagione de Il trono di Spade e nell'ultima puntata sono state date due versioni opposte di un personaggio morto anni prima, uno stupratore che ha scatenato la guerra per un suo capriccio per qualcuno, l'ultimo principe gentile per qualcun altro. Premesso che ho già la mia idea su quale sia la fonte più affidabile, adesso bramo di saperne di più!

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  14. I flashback se usati bene servono molto alla storia, per spiegare ma anche per dare spessore alla narrazione. Se vengono usati solo per aumentare il numero delle pagine, allora si che diventano noiosi. Ma mi chiedo una cosa: gli editor non dovrebbero segnalarle queste cose all'autore?

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    1. "Dare spessore": sono d'accordo. Sugli editor, che dirti? A me sembra che su certe cose ci sia molta soggettività e pareri discordanti. Il principio di affidarsi a un editor comunque a me piace poco, nel senso che vorrei fare il possibile per essere autonoma, senza dover rimandare certe decisioni a un'altra persona.

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  15. Ora come ora non mi vengono in mente flashback noiosi da leggere, forse perché ho avuto la fortuna di leggerne solo di interessanti. Pensandoci un po' su, però, sono d'accordo con te.
    Se un flashback viene scritto con l'unico scopo di fare da riempitivo sarà sicuramente noioso, perché al lettore interessano di più gli avvenimenti presenti. Se invece viene usato con un po' di furbizia può essere molto utile a creare aspettativa e incuriosire.

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    1. Anche un flashback può creare aspettativa, è vero. I riempitivi sono sicuramente da evitare, il difficile a questo punto è imparare a individuarli, una cosa non sempre facile :)

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  16. Nel romanzo di Graham Greene "Un americano tranquillo" si parte dalla fine, quando tutto è concluso, e si torna indietro. E funziona. In Dostoevskij, penso a "I Demoni", i flashback ci sono. Sono un po' come le storie: o funzionano, oppure no. E sotto certi aspetti le storie non sono dei flashback? Si parla (quasi) sempre di cose accadute, e si ricostruiscono nei modi più diversi.

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    1. I tipi di flashback di cui parli sono quelli che affascinano anche me. Poi l'idea di "ricostruire il passato" è proprio quella che mi piace di più. E sì, è vero: tutte le storie raccontate al passato sono dei lunghi flashback :)

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  17. lo uso rarissimamente il flashback, ma non perché lo consideri noioso, ma perché, quando leggo, non sempre lo apprezzi come costume letterario, davvero no

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    1. In effetti credo che anche in questo campo ci siano gusti svariati. I lettori apprezzano aspetti diversi nei romanzi, è difficile che siano tutti d'accordo. E giustamente si dovrebbe scrivere ciò che si vorrebbe leggere ;)

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  18. Guarda quante opinioni interessanti e varie sull'uso e l'utilità dei flashback. Non aggiungo nulla perché sono d'accordo un po' con tutti. Ti ripeto soltanto che, secondo me, un flashback uccide la narrazione quando è solo informazione, ed esalta l'informazione quando è pura narrazione. Come hai detto tu nel mio post e come dice Alessandro nel tuo, l'Odissea è la dettagliata informazione degli ultimi 10 anni di Ulisse lontano da Itaca raccontata come pura narrazione: impossibile annoiarsi. Se i tuoi flashback per quanto piccoli si avvicinano a questa idea saranno apprezzati dai tuoi lettori. Altrimenti... bastonate sulla testa!
    Un fatto emerge però chiaramente da tutti gli interventi: attenzione al flashback, è un punto delicato della storia, un'arma a doppio taglio che bisogna saper gestire con maestria. In tanti ammettono di essersi annoiati a volte, di non aver apprezzato particolarmente quel ritorno sui propri passi della narrazione. Va perciò usato con prudenza, ma già essere consapevoli del rischio che comporta l'uso del flashback aiuta ad affrontarlo consapevolmente.
    Ps. Pensa al viaggio di Dante nei tre regni dell'oltretomba. Ad ogni passo avanti nei gironi si innesta un flashback su vite passate. Pura narrazione del passato. :)

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    1. Non mi era venuto in mente Dante, ma sì è vero, li ha usati perfino lui!
      Hai ben riassunto quanto è emerso: i flashback sono un punto delicato, serve molto buon senso per farne buon uso. Terrò a mente tutto ciò e sono contenta del confronto :)

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  19. Io voto senz'altro a favore del flashback. Ingrediente fondamentale delle mie storie, giacché i miei protagonisti sono sempre impegnati in un modo o nell'altro nella loro personale ricerca del tempo perduto.

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    1. L'idea del viaggio all'indietro è molto intrigante anche per me. Un flashback di tutto rispetto, insomma! E a quanto pare trova tutti più o meno d'accordo :)

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  20. Evviva i flashback! ma solo se sono indispensabili e contribuiscono, come tutte le scene, alla comprensione non solo della trama, ma anche della psicologia dei personaggi. In fondo ognuno di noi è un insieme ambulante di passato e presente, e perché non dovrebbe essere la stessa cosa anche per i personaggi e per quello che accade loro?

    "True Detective" è una serie eccezionale e ciò che la rende unica è proprio l'intreccio tra passato e presente in cui pian piano emerge non solo la storia poliziesca, ma anche l'io profondo dei due protagonisti. Secondo me se la gioca, per livello di sceneggiatura, con "House of Cards".

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    1. Indubbiamente la psicologia dei personaggi si può svelare attraverso il passato, in certi casi è un aspetto affascinante della narrazione, in altri è invece pura noia. Mi chiedo perché. Forse ciò che conta è anche il modo di raccontare, l'abilità di centellinare questo tipo di informazioni.

      "House of Cards" è nella mia lista di serie da vedere prima o poi :)

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  21. Mi schiero a difesa dei flashback, a me piacciono in tutte le salse, anche se non sono fondamentali per la trama ma hanno il solo scopo di far conoscere meglio i personaggi o di far divertire/emozionare il lettore. Questione di gusti!

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    1. Questione di gusti... de gustibus... de agostibus!

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    2. Eh sì, questione di gusti :D
      E' bello sapere che certi modi di vedere le cose non sono validi per tutti.

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  22. A me i flashback piacciono, purché non siano semplici digressioni; ma non credo che siano molti gli autori che li usano così male. Mi piacciono anche - brevi - quando illuminano un aspetto inedito del personaggio. La mia impressione dipende comunque dal contenuto di tensione del flashback. Mi disturbano la lunghezza eccessiva e il tono troppo discorsivo: se interrompi la storia, deve essere per qualcosa di importante, drammatico, emozionante.

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    1. Hai ragione, anche i flashback dovrebbero contenere un pizzico di tensione. Potrebbe essere una buona regola generale per capire quali eliminare e quali mantenere.

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  23. Ciao ti rispondo da semplice lettrice perché non ho velleità di scrivere un romanzo. Mi piace cercare di carpire i segreti della scrittura per diventare una lettrice sempre più attenta.
    Credo che uno scrittore con il suo romanzo sia un po' come un cuoco alle prese con una nuova ricetta: bisogna scegliere gli ingredienti giusti, dosarli in modo perfetto, aggiungere un tocco estroso e soprattutto stare attenti ad ingredienti difficili che rischiano di mandare all'aria tutto perché aggiungono una nota stonata: possono essere usati ma con cautela e quando effettivamente aggiungono quel qualcosa in più (ed in questo caso fanno la differenza). Ecco, secondo me, i flashback sono proprio quel genere di ingrediente da usare con cautela: il rischio di annoiare il lettore è sempre dietro l'angolo, specialmente quando si tratta di immersioni troppo lunghe, descrittive, informative ma se usate nel modo giusto possono servire a caratterizzare meglio la psicologia dei personaggi, irrobustire la storia, o anche a creare tensione maggiore all'interno della storia: recentemente ho letto "questo corpo mortale" di Elizabeth George (l'ho anche recensito sul mio blog se vuoi dare un'occhiata) e lei usa il flashback come un storia che sembra quasi parallela per buona parte del romanzo ma il lettore (che non è proprio sprovveduto) vuole andare avanti con la trama principale anche per capire come si riallaccia al racconto di qualcosa accaduto nel passato.

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    1. I pareri dei lettori sono sempre i benvenuti, quindi ti ringrazio per aver lasciato il tuo e per essere passata di qui. Bello il tuo blog, gli ho appena dato un'occhiata, dopo ripasso con calma :)
      Sul dosaggio dei flashback sono pienamente d'accordo, anche io come lettrice li apprezzo quando non diventano invadenti o del tutto inutili. Si potrebbe fare un paragone pensando a quando certe persone troppo chiacchierone passano di palo in frasca nel raccontare qualcosa...
      Invece mi incuriosisce quello che dici sul flashback come storia parallela. Non ho letto il libro che citi, però mi sembra di capire che avere due linee temporali non è una soluzione sempre apprezzata. Io ho uno dei due romanzi ancora inediti nel cassetto in cui faccio uso di questa "storia parallela" e mi viene il sospetto che dovrei fare dei tagli.

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    2. Nel libro di cui parlo, è una storia parallela ambientata nel passato che poi serve a dipanare l'intreccio nel presente, sarà anzi il cardine di tutta la storia solo che questo non lo si capisce fino a lettura avanzata. Ovviamente è una storia molto più breve e viene inserita in capitoletti in punti chiave della lettura. E' stata brava l'autrice a dosarla in modo da incuriosire anziché annoiare: avrebbe potuto raccontarla in mezzo paragrafo e invece ha scelto di costruirla così e tu non puoi far altro che continuare a leggere perché in qualche modo senti che è la chiave di tutto e devi capire come diavolo sia possibile... magie che alcuni scrittori sanno fare.
      Altro esempio la casa del sonno di J. Coe: addirittura lui gioca con un intreccio equamente diviso fra passato e presente, alternandoli uno nei capitoli pari e uno nei dispari. A volte gli strumenti più pericolosi, se usati con maestria dallo scrittore, possono veramente essere magici.
      Grazie della visita al mio blog e a presto leggerci.

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    3. La casa del sonno mi incuriosisce tantissimo, infatti è nella mia lista delle prossime letture! Mi fa piacere sapere che ti sia piaciuto. A presto :)

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  24. Ammetto che non ho molta simpatia per i flashback, ma è solo colpa della mia pigrizia (mi scoccia un po' prestare attenzione a un'altra linea temporale di punto in bianco) e di come spesso vengono usati, cioè, come hai detto, per fare infodump.
    Non mi fanno arrabbiare allo stesso modo, ma mi annoiano, quei flashback dove non accade niente di importante; sono come stacchetti pubblicitari tra un pezzo e l'altro di storia "vera".
    Però purtroppo per il mio romanzo attuale sarò costretta a fare almeno un flashback, e quindi devo trovare un modo legittimo e piacevole per inserirlo.
    Mi piacciono i flashback che ti chiariscono i dubbi (più i dubbi sono impellenti, più riuscito sarà il flashback). Quando il lettore capisce che qualcosa di importante sulla storia gli è stato taciuto, e comincia a fare congetture su congetture, e alla fine arriva il flashback, e il lettore si sente Sherlock; ecco, quello è un tipo riuscito di flashback. Tollero bene anche quelli che approfondiscono la caratterizzazione dei personaggi, ma solo se mi spiegano qualcosa di veramente nuovo e decisivo per la caratterizzazione.
    Potrei sintetizzare così: se riesco a inserire certe informazioni nel normale piano temporale della storia, tramite dialoghi o altro, allora niente flashback. Se invece c'è bisogno, per il bene della storia che il lettore veda e senta il fatto accadere davanti ai suoi occhi, allora è necessario il flashback.

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    1. Penso che sia una buona sintesi. Tutto sommato qui potrebbe anche valere il principio che qualcosa va mostrato al lettore sono se l'economia della storia lo richiede.
      Scene di rivelazione del passato come dici tu possono regalare emozioni, come se ci si sentisse degli Sherlock, ma altre annoiano e basta.
      Se già sei consapevole che per la tua storia serve un flashback, sicuramente saprai anche farne buon uso :)

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  25. Il classico flashback non mi fa impazzire, ma ho notato che in alcuni romanzi vengono adottati degli espedienti per renderli più vivaci: penso soprattutto ai capitoli alternati tra passato e presente.
    Un'altra cosa che mi piace è la presa di coscienza finale, quella del rivedere il passato alla luce dei nuovi fatti appresi, credo sia più vicina al mio modo di sentire.

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    1. Anche a me piace vedere come alla fine il passato assuma un colore nuovo e venga riletto alla luce del presente.
      Hai ragione, sta cambiando un po' l'approccio al flashback. Cambiano i gusti, i lettori si aspettano una maggiore vivacità.

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