I 10 nemici di uno stile perfetto

Mi tuffo anche io nella recente mania degli elenchi e vi propongo il mio, che vuole raccogliere dieci cose da evitare per uno stile di qualità, che stiate scrivendo un romanzo, un racconto, un articolo, un saggio o un post su un blog...


  1. Avverbi. Evitate di condire il vostro testo con gli avverbi, soprattutto quelli che terminano per -mente. Ovviamente, naturalmente, disperatamente, improvvisamente... Appesantiscono il testo e sono inutili. Tra l’altro un autore inesperto si vede proprio dall’uso che fa degli avverbi, quindi siete avvertiti...

  2. Aggettivi inutili. Anche l’uso degli aggettivi andrebbero moderato. In fase di riscrittura, è bene chiederci se ognuno di essi apporti davvero qualcosa in più alla frase e se esprima con precisione ciò che vogliamo dire.

  3. Parole ricercate, ridondanti, pretenziose (e presuntuose). Insomma i paroloni!

  4. Metafore abusate. Diventò rosso come un peperone.

  5. Ripetizioni di una parola nello stesso periodo.

  6. Abuso dei sinonimi di “dire”. È più che giusto cercare alternative al solito disse, ma più che usare espressioni contorte e ridicole, meglio un sobrio disse ripetuto.

  7. Forma passiva. Si tratta di una struttura debole e senza azione che va sostituita sempre con una forma attiva. Si dice che... Il treno fu fatto fermare... La giacca era stata lavata.

  8. Frasi fatte. Andare su tutte le furie. Mandare all’aria.

  9. Punti esclamativi dappertutto!!!! Fanno molto teenager (tipicamente donna).

  10. Abuso di dialetto, parolacce, espressioni “forti”. Avete proprio deciso di spiazzare i vostri lettori? Ma siete sicuri che loro lo apprezzeranno?
Resta da dire che ognuno ha il suo stile, probabilmente in evoluzione continua, uno stile che si può affinare e perfezionare.
Quello sta sta alla base di tutte queste piccole regole, da sempre condivise da chi scrive, è l'obiettivo di una scrittura il più possibile sobria, pulita e curata, ma anche precisa ed efficace. In fondo, le "regole" possono solo dare un piccolo aiuto a migliorare il nostro modo di esprimerci, che resta comunque unico...

“Io credo che la strada verso l’inferno sia lastricata di avverbi”
Stephen King

E voi siete d'accordo con Stephen King o considerate un'esagerazione questo demonizzare gli avverbi?

Anima di carta

Commenti

  1. Molto utile; mi hanno aiutato molto anche le guide da te suggerite.

    Ti ringrazio di cuore.

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    1. Grazie! Sono solo piccoli suggerimenti, ma mi fa piacere se sono utili :)

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  2. Concordo in pieno. Recentemente un'amica scrittrice ben più affermata di me mi ha corretto una bozza, evidenziandomi gli avverbi MENTE ed erano tantissimi. A rivederli ho proprio pensato "ma come ho potuto scrivere in questo modo?" naturalMENTE aveva ragione : )

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    1. Lo sai che all'inizio neanche io mi rendevo conto di quanti avverbi usavo... E quando ho letto di questa "regola" proprio sul libro di S. King, ho pensato: "ma no! gli avverbi servono!" E invece poi rileggendo e tagliandoli mi sono resa conto di quanto sia tutto più fluido così!

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  3. ...io sono una maniaca dell'avverbio...
    non diverrò mai una stimata scrittrice, solo un'impiegata della grande avverbilandia... ci sarà un'associazione che protegge e preserva, no?!

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    1. Tanto per usare una frase fatta, "mai dire mai" al diventare una stimata scrittrice!
      E poi chi sa infrangere con eleganza le regole inventa un nuovo stile! Coco Chanel insegna...

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    2. ...e va beh ma paragonarmi empiricamente alla Coco è già un possibile vanto per la sottoscritta...

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  4. Io devo ammettere che amo gli inutili avverbi che finiscono in -mente, ma mi rendo conto che se ne metto troppi generano un effetto cacofonico (no, questa non è una parolaccia! :P). Di solito cerco di non metterne più di uno ogni due frasi.

    Invece odio i punti esclamativi ripetuti!!!!!!!!!!!!!

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  5. Anche io sostengo la teoria (e la pratica) dell"usa l'avverbio con moderazione"! Non mi piace il suono, non so come dire...

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  6. Buonasera,
    sono nuova del blog, mi sto documentando perché ho appena cominciato a scrivere il mio primo romanzo, un fantasy.
    Ciò che mi propongo è di iniziare a scrivere con uno stile narrativo semplice, veloce, quasi telegrafico, per poi cambiare lentamente durante lo sviluppo del libro e mutare infine fino a raggiungere un linguaggio più complesso e ricco. Tutto questo perché mi piacerebbe far riflettere il cambiamento del personaggio principale, che (in parole povere) passa da infelice, arrabbiato a felice e soddisfatto, anche nello stile con cui il libro è scritto. In tutta umiltà vorrei chiedere se è forse un proposito irraggiungibile per una scrittrice principiante o se questa scelta potrebbe non avere senso da qualche punto di vista.

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    1. Ciao! L'idea è molto particolare, secondo la mia opinione potrebbe funzionare se racconti in prima persona, perché in quel senso rifletterebbe appunto gli stati d'animo della voce narrante. In caso contrario (se usi la terza persona), temo non sarebbe evidente il legame tra lo stile e l'interiorità del personaggio. Una voce esterna che racconta, anzi, dovrebbe mantenersi coerente nello stile.

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  7. Una domanda: ma aggiungere qualche parola aulica ogni tanto non contribuirebbe a impreziosire lo stile?

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    1. Ciao Dario, anche a me piace di tanto in tanto inserire qualche parolina un po' al di sopra del comune. Bisogna però stare attenti che sia posta nel contesto giusto. Prima di tutto dovremmo valutare se chi racconta la storia (un narratore in prima persona, per esempio), direbbe quella parola oppure se non è adatta al suo registro linguistico.

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