Damiano Leone presenta "Enkidu"

Oggi vi invito a leggere questa interessante intervista rivolta a Damiano Leone, scrittore poliedrico e maturo, autore di ben cinque romanzi.
Gli ho posto alcune domande a proposito della sua ultima opera, il romanzo "Enkidu" - in cui dà vita a un personaggio storico con molta accuratezza e fascino - e in merito alla sua esperienza di scrittore.

Enkidu, personaggio della mitologia sumera nell’epoca di Gilgamesh, è il protagonista del tuo romanzo. Come affronta questo mito la storia che racconti?
Non credo che si possa contestare l’esistenza, dietro le quinte di qualsiasi mito, di un substrato concreto. Per esempio, e come dimostrano ampiamente gli scavi a Troia, per quanto farcite di prodigiosi eventi, divinità e sortilegi, le epiche tramandate da Omero erano fondate su eventi storici. Probabilmente, esistettero un uomo chiamato Achille, uno di nome Odisseo, un Priamo e così via. Nel caso dell’epica di Gilgamesh, proprio a causa di alcuni ritrovamenti archeologici siamo ancora più certi dell’esistenza di un sovrano, il quinto della prima dinastia di Uruk, che portò quel nome. Il problema, almeno per un romanziere, è piuttosto quello di trarre alla luce ciò che sta dietro descrizioni poetiche ma anche inquinate dal fantastico, e da successivi rimaneggiamenti. In particolare, la domanda che mi posi era questa: chi fu realmente l’uomo che, con il suo ascendente, seppe trasformare un re egoista e prepotente, nell’archetipo del sovrano illuminato?

Perché hai scelto proprio questa figura?
Dopo aver letto tutto quello che la tradizione antica ci tramanda, è nato in me il sospetto che la sua figura fosse volutamente ridimensionata per far più brillare quella del sovrano. Certo, nulla di nuovo sotto il sole: ma proprio perché quest’epica è la più antica che l’uomo si tramandi, ho voluto restituirgli i meriti che sicuramente gli competono. E poi, devo confessarlo, vi era una motivazione sociale: è un vero peccato che, nonostante le tante lezioni della storia, i politici continuino a non tenerne conto. Anche al giorno d’oggi esistono individui dal potere smisurato, e che se solo lo volessero davvero, potrebbero mutare in meglio il corso degli eventi fino a tramandare il loro nome ai posteri che li rimpiangerebbero con sincerità: la sfortuna, è che non possano neanche contare sull’influenza di amici come Enkidu.

In “Enkidu” i tuoi personaggi sono soprattutto legati al mito. Coniugare dati storici con la fantasia e con l’esigenza di creare una personalità a 360° non è stata un’impresa facile, immagino...
Sì, ma nemmeno troppo difficile. In fin dei conti, chiunque legga l’epica originale intuirà facilmente, dietro eventi e situazioni straordinarie, ben più terrene e logiche contingenze.
Comunque, prima di cominciare a scrivere un romanzo, specie se storico, leggo tutto ciò che posso sul tema immedesimandomi non solo nel modo di pensare o di agire, ma anche in quello di esprimermi. Insomma, è una specie di full-immersion nell’epoca in cui si svolgono i fatti. Devo dire che la cosa risulta parecchio stimolante, anche se comporta alcuni disagi. Mia moglie sa bene, ad esempio, che per comunicare con me deve ripetere qualsiasi domanda almeno tre volte: prima che riesca finalmente a recepirla, strappandomi al mondo che sto tentando di creare.
Ma lo fa solo in casi d’emergenza, e per di più sorridendo benevolmente ironica: lasciandomi lavorare tranquillo anche per mesi, e anzi sostenendomi con consigli o critiche costruttive.

Il tuo stile di scrittura è accurato, molto maturo e in grado di trascinare subito il lettore nell’ambiente che descrive, lo si vede già dalle pagine iniziali. Quali consigli daresti a uno scrittore alle prime armi per scrivere in modo altrettanto efficace?
Domanda difficile da evadere, poiché lo scrivere è espressione fedele della personalità di un autore, e come lo fa dipende dai fondamentali del carattere, oltre che dalle esperienze sociali e personali che sono diverse per ognuno di loro. Quello che posso raccomandare è lavorare molto e con umiltà: e di scrivere con il cuore, per poi correggere e rivedere il proprio lavoro con la maggior freddezza possibile; quasi stessimo giudicando il testo di un agguerrito concorrente, piuttosto che la nostra amata creatura.
Si dovrebbe inoltre tener ben presente una realtà: e cioè che ogni emozione o sentimento umano è stato già magnificamente descritto nel periodo classico o prima ancora. Iliade e Odissea risalgono a migliaia d’anni fa, e ancor più ne ha l’epopea di Gilgamesh: eppure, credo che sia impensabile poter sperare di eguagliarle. Non è un mistero per esempio, che perfino Shakespeare si ispirò moltissimo a miti e tragedie greche, rasentando a volte il vero plagio. Ma, come fece lui, se i sentimenti non mutano con il tempo, possiamo cercare di indagarli ed esprimerli nel modo più attuale.

Discipline scientifiche, astronomia, armi e armature antiche... come si inserisce in queste tue passioni quella per la scrittura?
In realtà mi piacciono anche un sacco di altre cose: forse è perché sono terribilmente curioso di conoscere l’universo in cui vivo, e allo stesso tempo mi meraviglio come un bambino per la sua complessità e perfezione, che vorrei poter imparare tutto ciò che posso. Ecco, lo scrivere mi offre semplicemente il modo di condividere con altri questa stupita ammirazione. Insomma, un bellissimo tramonto è sempre meglio ammirarlo almeno in due, no?

Alla luce delle tue esperienze in ambito editoriale, quale credi sia la dote più importante per il successo di un libro?
Le risponderò indirettamente, con un passo contenuto nel finale de -Il Simbolo- Un romanzo storico molto particolare al quale ho lavorato davvero tanto e che qualcuno giudica il mio capolavoro.
“Ecco Fedone… ora conosci la mia vita, e anche se ormai questa volge al termine, non ho troppi rimpianti. Sì, perché durante il lungo cammino che mi ha portato a percorrerla, ho potuto conoscere ogni aspetto di quel multiforme proteo che è l’animo dell’uomo.
Ho sfiorato il fulgore degli astri al vertice dell’impero, e sono sprofondato nella miseria e nella disperazione. Sono stato donna e uomo, assaporando il piacere in tutte le sue forme: ho osservato da vicino la luce del bene come l’orrido, oscuro baratro del male, l’egoismo e l’amore, la serenità di una famiglia o la spaventosa follia della guerra. Ed io stesso, di volta in volta, ne ho sperimentati nella carne e nello spirito la dolcezza o l’amaro... 
Ho imparato che per quanto possa esser grande il valore di un uomo, nessuno lo diventa senza la fortuna: e nessuno, per quanto misero, sprofonda nella disgrazia senza che la sorte gli sia contraria.
Le avversità del caso o di una folla annientano grandi uomini; e perché un fato ironico o un popolo cieco così vuole, altri, dal cuore e dalla mente miserabili, raggiungono l’apice della gloria e del potere.

Ringrazio Damiano per avermi rilasciato questa intervista e vi lascio con alcuni dati sul suo romanzo.

ENKIDU
di Damiano Leone
Leucotea Edizioni

Trama
Sulle rive di un torrente montano appena illuminato da una gelida e remota alba di cinque millenni fa, mimetizzato da uno spesso strato di foglie secche, sterco animale e ramaglia, un uomo è in paziente attesa della preda. 
L’inizio di questa originale versione romanzata dell’epopea di Gilgamesh, è la premessa per tornare a narrare, anche se di proposito spogliato dagli elementi più fantastici e improbabili, le straordinarie avventure vissute dai più antichi eroi dell’umanità.
Condannato a morte dagli invasori Kurgan, tradito dalla sua gente e dalla sua donna, Tah-Math, il grande cacciatore, lascia le pendici settentrionali del Caucaso per dirigersi verso la torrida pianura di Sumer. Un esilio doloroso che però servirà ad affinare la sua già straordinaria sensibilità verso il mondo della natura: e questo, al punto che la sua figura si ammanterà presto di leggenda. Divenuto un mito e poi una difesa per gli umili e tiranneggiati agricoltori dell’Eufrate, attirerà su di sé il sospetto del potere costituito.
Il confronto con Gilgamesh, re di Uruk, diviene allora inevitabile.
La lotta in cui si affronteranno due uomini dotati di un carattere eccezionale sarà degna di un’epica: ma il suo imprevisto risultato sorprenderà dapprima i contendenti, poi e per migliaia di anni, i posteri che ne leggeranno commossi le straordinarie gesta.

L'Autore
Di formazione tecnica, l’autore si è sempre interessato a tutte le materie scientifiche con particolare predilezione per l’astronomia. Dopo che una grave crisi lo ha costretto a ritirarsi dal lavoro per alcuni anni, riuscendo infine a emergerne e incoraggiato da un noto esperto, ha iniziato a progettare e produrre armi e armature antiche. Apprezzati e ricercati, alcuni suoi lavori sono stati impiegati in film di successo, esibiti in programmi televisivi culturali ed esposti in musei. Imponendosi fin dall’inizio la più accurata fedeltà riproduttiva, dapprima per esigenza professionale e poi per autentica passione ha studiato in modo approfondito storia, arte e letteratura antica.
Persuaso che per fornire all’individuo un’equilibrata visione dell’esistente, scienza e umanesimo debbano necessariamente esser coltivate entrambe, dopo il suo definitivo ritiro in un paesino montano del Friuli ha messo a frutto le proprie competenze storiche e scientifiche scrivendo finora cinque romanzi.

Pagina fan di Facebook: Enkidu


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