Ansie da pubblicazione: 5 anni dopo

Foto di Sebastian Voortman (Pexels)

Il tempo della pubblicazione del mio nuovo romanzo si avvicina e io mi sto accorgendo di provare più apprensione che entusiasmo. Rispetto alla prima pubblicazione in assoluto sono passati undici anni e dal mio primo romanzo in self publishing cinque anni, eppure ci sono emozioni negative difficili da allontanare e altre ancora che sono affiorate con il passare del tempo.

Pubblicare con consapevolezza

Alle soglie della mia prima auto-pubblicazione (ottobre 2015) scrivevo questo post:
SETTE ANSIE DA AUTO-PUBBLICAZIONE

Ci pensavo qualche giorno fa, e mi sono sorpresa a considerare che di alcune di quelle ansie non c'è più traccia oggi. Non che sia diventata meno ansiosa caratterialmente, ma a un certo punto ti rendi conto che le paure erano inconsistenti oppure si sono avverate, e quindi ormai le conosci e non ti spaventano più così tanto. Se vogliamo è proprio l'ignoto quello che si teme di più.

Per esempio, facendo riferimento al vecchio post, gli aspetti tecnici della pubblicazione non mi creano più apprensione. Allo stesso modo, refusi ed errori possono capitare ma non mi strapperei i capelli se ne trovassi. E lo stesso si può dire per l'ansia da separazione, perché ormai il distacco dalla storia arriva poco dopo aver messo la parola fine. E dopo si va avanti con un'altra storia.

Credo sia importante pubblicare con consapevolezza, sapere cosa significa in concreto e non farsi trovare impreparati. Ma purtroppo questa è sono una faccia della medaglia.

Pubblicare in un mercato saturo

Nonostante l'esperienza, ci sono cose che ancora oggi mi destano preoccupazione. E sono legate proprio alla realtà della pubblicazione, al fatto che siamo sempre di più a proporre le nostre storie e c'è una certa assuefazione in merito. Lo vedo soprattutto sui social: ogni giorno escono sul mercato svariati romanzi, così che i lettori e i blogger vengono subissati di proposte e non sanno più dove girarsi. Viene un po' da chiedersi quanto valga la pena di pubblicare un nuovo libro in un mercato così saturo. E sì, l'idea di disperdermi in questo mare di proposte come una goccia qualsiasi, mi spaventa.

Mi spaventa anche di avere dedicato tanto amore a una storia, tanto tempo e tanto impegno, per poi vedermela liquidata con due righe di critica, magari perché al recensore in quel momento girava storto o perché il protagonista non corrisponde alla sua idea di eroe. Oppure, di non averne proprio di recensioni, perché ormai nessuno ha più voglia di metterle su Amazon (ci sono eccezioni, per carità). Per non parlare del fatto che ormai si va avanti a botte di recensioni farlocche comprate.
E poi ora c'è anche la pubblicità Amazon con cui vedersela. In pratica, se non promuovi, non ti fila nessuno.

In sintesi, ho l'impressione che i tempi siano cambiati rispetto a una decina di anni fa e non in meglio. La gran quantità di libri sfornati comincia a pesare, tanto che vedo anche molti colleghi fare fatica, a meno che non si tratta di romanzi di un certo genere. Il risultato è che c'è tantissimo rumore in giro, di conseguenza per farsi ascoltare cosa si fa? Si alza ancora di più la voce, ovvero si cerca di fare ancora più rumore.

Pubblicare ai tempi del Coronavirus

In ultimo, ma non meno importante, c'è il periodo che stiamo vivendo tutti quanti con il Coronavirus. In tempi di angoscia generale, pubblicare mi sembra un fatto strano. Si potrà dire che la vita va avanti e che la lettura non è altro che una forma di svago, ma io avverto lo stesso un senso di dissonanza. L'ansia per quanto mi riguarda è un fatto concreto, visto che ho un fratello che lavora in ospedale. Considero anche che la situazione pare peggiorare giorno dopo giorno, e questo mi fa percepire questi tempi come estremamente incerti.

Detesto scrivere riflessioni come queste, diciamo poco costruttive. Ma devo fare i conti con il mio stato d'animo attuale che mi fa sentire demotivata e in bilico su un filo. Ebbene, l'entusiasmo è scarso, ma non ho intenzione di demordere. Credo in quello che ho scritto, nel romanzo che uscirà, e spero che qualcuno abbia voglia di leggerlo.

Avete ansie da pubblicazione? Come le gestite?

Commenti

  1. Io pubblicherò a dicembre ;))
    Comunque è vero: ormai siamo davvero in troppi a pubblicare, e saremo sempre di più. Ma non importa: io continuo (almeno per un po'). Il proprietario della piattaforma Smashword dice che l'autore indipendente deve investire sempre di più su blog e newsletter, anche per sfuggire allo strapotere di Amazon (che fa quello che vuole). È quello che facciamo, ma i numeri sono (ovviamente) modesti.

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    1. Eh sì, si fa quel che si può. Anzi, si potrebbe fare di più, ma servirebbero ancora più energie e tempo. Il fatto è che comincio a essere stanca di questa lotta continua per farmi ascoltare al di sopra del rumore. Per ora non molliamo ^_^

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  2. Complimenti! Un po' di ansia è il minimo

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    1. Grazie di cuore, Gianni! Suppongo che un po' di ansia sia inevitabile e ci sarà sempre.

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  3. Le ansie da pubblicazione sono normali, del resto avendo investito tanto in una storia ci si aspetta un minimo di gratificazione e se non arriva (o non arriva subito) si soffre molto, è inutile negarlo. Il romanzo appena uscito è come un figlio che comincia a camminare da solo per le strade del mondo. Certo il coronavirus non aiuta, però viste le raccomandazioni del governo, forse si ha più tempo per leggere...

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    1. Hai detto bene, un romanzo appena uscito è come un figlio, con tutte le ansie che ne conseguono. Diciamo che i tempi non aiutano molto, infatti sto pensando di rimandare la pubblicazione.

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  4. Senza un minimo d'ansia è come se prima di un bacio non ci fosse il batticuore. Sono certa che solo chi prova emozioni ha davvero messo dentro al suo testo un po' di sé, credo sia un termometro di passione per il proprio lavoro e dunque va apprezzata. Evviva l'ansia da pubblicazione che permetterà presto a tutti noi di godere del tuo nuovo libro.

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    1. Un paragone molto appropriato! In effetti una certa dose di ansia è inevitabile dato che siamo legati alla nostra creatura. Non ci si farà mai l'abitudine.

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  5. Condivido queste tue ansie. Io sto pensando proprio in questi giorni in cui ho tanto tempo a disposizione di pubblicare il romanzo, ma non ne sono affatto certa, anzi. Non so, forse sarebbe meglio evitare in questo periodo di epidemia, non ci sarebbe lo spirito giusto nel potenziale lettore.

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    1. Penso infatti che forse rimanderò la pubblicazione a tempi migliori. Questo periodo sarà comunque un modo per portarmi avanti. Lo stato d'animo che sento è quello di sospensione, credo lo stiamo vivendo un po' tutti.

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  6. La saturazione del mercato è reale, e il peggioramento lo hanno verificato anche autori che andavano benino. Se valga la pena di lavorare tanto per essere letti così poco è una domanda che forse ha un'unica risposta, almeno per me: scrivere mi fa stare bene. Non so se scriverò sempre, ma certo non mollerò senza averci pensato bene, ora che capisco le conseguenze. Poi magari mi darò all'uncinetto. ;)

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    1. Scrivere fa stare bene anche me. Quando mi immergo nella storia, smetto di farmi domande. Tuttavia, una volta che ho finito, emergono i dubbi. Diciamo che è proprio la pubblicazione il problema e mentirei se dicessi che le due fasi sono come compartimenti stagni.

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    2. Infatti non lo sono, ed è normale che sia così. Anch'io non smetto mai di combattere con i tuoi stessi dubbi.

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  7. Per i primi punti non ti so aiutare, non avendo io ancora pubblicato nulla. Certo è che non sento la fretta di pubblicare proprio perché mi rendo conto che ho ancora parecchio da imparare, non solo a livello di scrittura.
    Per l'ultimo punto, il periodo critico che stiamo vivendo (e visto che sono in ritardo con la lettura, nel frattempo è pure peggiorato...), ti direi di aspettare a pubblicare. Come lettore sono "sospeso", non riesco a leggere, se non piccole cose, articoli, post, racconti brevi, ma niente romanzi. Nemmeno un tomo di Outlander sul comodino. E leggo in giro di non essere l'unica, persino Nicola Lagioia direttore del Salone del Libro di Torino ha ammesso di non riuscire a leggere in questi giorni. Ergo, meglio rinviare la pubblicazione, almeno a fine maggio. ;)

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    1. Per adesso infatti ho rimandato a data da destinarsi. Diciamo che mi sentirei un po' a disagio nel pubblicare in un periodo così delicato, ma neanche vorrei rimandare troppo. Uno dei motivi razionali è poi che i cartacei non sono in vendita neanche su Amazon, quindi dovrei lanciare solo l'ebook.
      Sulla lettura non so, c'è chi legge di più, chi di meno. Mi sembra che gli acquisti di ebook abbiano avuto una piccola impennata, quindi magari da questa prospettiva avrebbe anche senso proporre un nuovo libro. Stiamo a vedere come si evolvono le cose...

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