Perché lo “scioglimento” deve essere rapido
Foto di Prateek Katyal (Unsplash) |
Si attribuisce generalmente molta importanza al finale di un romanzo (come anche all'incipit), ma si parla poco del peso della fase della storia chiamata scioglimento, che invece ha un notevole impatto sul lettore. Di recente ho letto il thriller psicologico Scomparsa di Chevy Stevens, un libro tutto sommato carino se non fosse per alcuni difetti, come appunto l'eccessiva lunghezza dello scioglimento. Arrivata a quel punto ho cominciato a manifestare una certa insofferenza nella lettura: saltavo paragrafi, poi intere pagine. Da qui l'origine delle riflessioni di oggi.
Cos'è lo scioglimento?
Lo scioglimento o dénouement è la parte della trama che segue immediatamente il climax e che precede la risoluzione (ovvero il finale vero e proprio). Il termine scioglimento è riferito alla risoluzione dei nodi incontrati nel corso della narrazione. In pratica, subito dopo che il confronto si è consumato, la tensione ha raggiunto il culmine e la crisi è scoppiata. A prescindere da come sia andata, il conflitto è stato superato e subentra una fase di calma in cui si valutano le conseguenze della tempesta.Se ci fate caso, nelle serie tv lo scioglimento è la scena (o le scene) che si trova verso la fine di ogni puntata, subito dopo il momento culminante. Di solito mostra una situazione tranquilla, un dialogo pacato tra personaggi, un momento di relax. L'assassino ormai è svelato, l'antagonista è sconfitto, i due protagonisti finalmente sono insieme.
Qualche volta la fase dello scioglimento serve a chiarire qualche aspetto della trama rimasto in sospeso o vengono fornite spiegazioni che non sono emerse durante il climax.
Lo scopo dello scioglimento è però soprattutto quello di far tirare un sospiro di sollievo al lettore o allo spettatore. Se tutto si concludesse nel climax, resterebbe un senso di incompiutezza o non avremmo modo di rilassarci e di capire cosa è successo ai personaggi in seguito allo scontro conclusivo.
Perché lo scioglimento non deve prolungarsi
Come dicevo, la tensione diminuisce di colpo dopo il climax. Di conseguenza anche l'attenzione del lettore va scemando. In pratica si perde interesse perché ormai il peggio è passato. Proprio per questa ragione è importante non dilungarsi o il rischio è di portare chi legge a voler chiudere in fretta il libro e restare con una percezione di noia proprio sul finale.Se vogliamo, è anche una questione di ritmo. Le storie hanno un andamento più o meno simile tra loro, con una successione di situazioni che fanno montare la suspense e l'incertezza sulla sorte dei protagonisti. C'è una accelerazione della velocità insieme al precipitare di eventi, per poi ritornare a uno stato di pacatezza. Il momento della calma deve essere necessariamente breve per non vanificare l'enfasi data ai momenti critici, un po' come le note si dissolvono in una melodia che raggiunge la fine.
Cosa evitare nello scioglimento
Nel romanzo che ho letto, lo scioglimento dura una quantità eccessiva di pagine. Si vede tra l'altro chiaramente che all'autrice premeva di giustificare le motivazioni degli eventi e lo ha fatto ripetendo in modo eccessivo i retroscena. Quasi che dovesse convincere il lettore. Ebbene, ciò è risultato molto pesante, per non dire che la soluzione non è apparsa più credibile, anzi. Quindi io dico un no deciso all'eccesso di spiegazioni in finale.In altri romanzi, invece mi è capitato di avere la sensazione che l'autore non volesse congedarsi dai personaggi. Direi che è naturale affezionarsi alle nostre creature, ma questo non giustifica un numero spropositato di pagine dopo che la storia si è risolta. Come esempio, si può pensare a un romanzo rosa che dopo aver fatto ricongiungere due innamorati, si mette a raccontare per filo e per segno di quanti figli e nipoti hanno avuto. Quindi, no al dilungarsi sugli eventi successivi.
Personalmente, credo di aver ecceduto con questa fase solo in un romanzo (Come un dio immortale), perché mi sembrava importante far conoscere al lettore il destino di tutti i personaggi. Di solito però cerco di non far durare il tutto più di un capitolo, il tempo di far conoscere al lettore i fatti finali.
D'altra parte, è pericoloso anche congedarsi in modo brusco, senza un minimo di informazioni sulle conseguenze del climax. Purtroppo ho fatto esperienza anche di questo tipo di scioglimento, con poche righe che non erano sufficienti a smontare la tensione.
In conclusione, penso che questa fase sia molto delicata. Voi cosa ne pensate come lettori?
Secondo me molti di questi libri subiscono troppe regole di "come si dovrebbe scrivere"... e magari invece non andrebbero neanche pubblcati
RispondiEliminaChissà, può darsi che tu abbia ragione. Mi rendo conto che è fin troppo facile giudicare dall'esterno, così come dire "sarebbe stato meglio fare così". Anche perché tutto è molto soggettivo ^_^
EliminaAmmetto che non conoscevo il nome "scioglimento". Mi hai portato alla mente di come alla fine della saga di Harry Potter molte domande sui personaggi che si erano amati e seguiti per 7 libri fossero rimaste insolute, tant'è che nel suo blog J. K. Rowling aveva dovuto creare degli articoli di approfondimento per rispondere ai suoi fan.
RispondiEliminaPer i prolissi invece... secondo me rientrano in quella scrittura che sente la necessità di condividere ogni singolo dettaglio pensato per la trama.
Purtroppo è difficile autodisciplinarsi.
Ah davvero, addirittura degli articoli di approfondimento!
EliminaBeh, ognuno ha un po' il suo stile anche in questo e di sicuro è come dici tu: è difficile autodisciplinarsi. Tanto più che come dicevo su, quando si è "dentro" la storia tutto appare diverso rispetto alla prospettiva del lettore.
Non conoscevo lo "scioglimento" in effetti se va troppo per le lunghe potrebbe annoiare, non mi viene in mente un libro con uno scioglimento lungo, però, che abbia letto di recente. Anche non spiegare con chiarezza certi enigmi del romanzo può essere deludente per il lettore, certo dosare le giuste fasi di un romanzo non è semplice...Io cerco di svelare certe questioni nell'ultimo capitolo oppure addirittura nell'epilogo
RispondiEliminaSì, dosare nel modo giusto non è mai facile. Nei gialli e in generale nei romanzi che parlano di misteri, si è quasi obbligati a usare gli ultimi capitoli per spiegare alcuni retroscena. Alla fine, serve buon senso e un occhio esterno, come sempre :)
EliminaLa conclusione brusca è tentatrice più delle altre per me, ma durante la revisione cerco di uscire dall'ottica "ho tagliato il traguardo". ;)
RispondiEliminaLo capisco, perché anche io arrivo ai capitoli conclusivi come dopo una maratona, con la lingua di fuori :D E allora non vedo l'ora di chiudere e passare ad altro. Di solito mi costringo a rivedere gli ultimi capitoli dopo un po' di tempo proprio per questo.
EliminaDecisamente preferisco anche io scioglimenti veloci e che non dicano più di quanto si dovrebbe dire. In tanti romanzi, di autori emergenti e non, ho trovato questa eccessiva voglia di spiegare tutto, ma non è forse bello quando l'autore lascia al lettore la facoltà di trarre conclusioni? Non mi piace nemmeno, però, quando lo scioglimento è troppo frettoloso, quasi che l'autore voglia correre al finale, lasciando tutto "campato in aria".
RispondiEliminaSono d'accordo, è bello quando c'è spazio per il lettore per farsi da solo delle idee conclusive. Anzi, a me piace un pizzico di ambiguità, purché non sia tutto "campato in aria", come hai detto tu.
EliminaÈ come spieghi un giusto rapporto di equilibrio e dosature mai facili. In effetti come a volte ci sono incipit troppo lunghi, esistono finali troppo secchi, quindi perché mai lasciarsi mancare anche scioglimenti troppo spiegati?
RispondiEliminaLa sensazione di un libro ben riuscito spesso è proprio questa dosatura ben fatta.
Vero, Nadia, proprio di dosatura si tratta. Il "giusto" non è facile da trovare, soprattutto poi considerando che c'è molta soggettività nella percezione di un romanzo. Magari c'è chi ama gli scioglimenti lunghi, chi può dirlo? Penso che alla fine va acquistato un certo fiuto anche per questo.
EliminaQuesto tuo post mi fa molto riflettere sullo scioglimento nel mio romanzo. Mi sono rivista nelle tue parole "come se l'autore non volesse congedarsi dai personaggi". Forse potrebbe far pensare a ciò il finalone del romanzo, perché di fatto subisce una trasformazione rispetto alla soluzione di tutti i nodi.
RispondiEliminaSarà ridondante? Ai posteri l'ardua sentenza. :) Io dubito sempre.
Dubitare è sempre necessario! Però sono convinta che rivedendo il romanzo tu abbia fatto un ottimo lavoro. Quindi è anche giusto fidarsi delle proprie scelte. A volte serve uno scioglimento più lungo se i personaggi sono tanti e i cambiamenti si riflettono su ognuno alla fine della storia. Poi, come dicevo a Nadia, i lettori hanno gusti molto diversi...
EliminaConosco la differenza tra lo scioglimento lungo (però non me ne vengono in mente ora, strano...) e lo scioglimento corto, che mi fa esclamare, sia davanti ai libri che ai film: "Beh? Tutto qua? Basta? Stavi per perdere l'autobus?! E quindi?" :D
RispondiEliminaQuesto soprattutto nei romance dove tagliano un po' troppo corto... e io resto con fame. Non puoi mostrarmi una scatola di biscotti, promettermi che avranno crema e cioccolato e poi mi trovo alla fine con le gallette secche! Ci sono libri che ho fatto volare per il salotto a causa delle ultime pagine...
Poi invece ci sono quelli perfetti, anche se "sospesi", ti lasciano intendere come andrà e tu resti lì con le pagine che gongolano in mano.
E' un'arte. L'explicit è un'arte, forse ancora più difficile dell'implicit.
Lo scioglimento corto è forse anche peggio. Anche a me vengono in mente dei romance con finali molto deludenti perché troppo rapidi e poco "proporzionati" rispetto al resto delle pagine.
EliminaE' come dici tu, è un'arte trovare il giusto equilibrio nel finale!
Grazie per questa bella spiegazione, c'è sempre da imparare.
RispondiEliminaGrazie a te, Ilaria!
Elimina