Maria Delia Picuno presenta “Diario dei giorni sospesi”
Oggi è mia ospite per una presentazione online Maria Delia Picuno, che ci invita a conoscere il suo libro “Diario dei giorni sospesi”, tratto una storia vissuta.
Come Crotone anche Taranto soffre l'indifferenza e l’arroganza dei governi e il negazionismo da parte di molti cittadini e continua a vivere un disastro ambientale e sanitario a causa della grande industria in una sorta di disperata rassegnazione.
Raccontare la malattia di mio figlio diventa così testimonianza di come troppi bambini, la parte più debole e indifesa della società, si ammalano e purtroppo muoiono di cancro (ma non solo di cancro) nella mia bellissima città natia. Nel compiere simbolicamente il viaggio attraverso le varie fasi della malattia, dalla scoperta alla guarigione, sia io stessa che l’eventuale lettore beneficiamo di un percorso quasi terapeutico a partire dalla presa di coscienza del fatto che non si è invulnerabili per finire alla necessità di apprezzare e vivere ogni attimo della propria vita come dono di Dio.
l racconto è minuzioso delle terapie e dei sentimenti, offerto con la delicatezza di una mamma che sa che fra i lettori un giorno potrà esserci anche suo figlio, ma fedele e senza edulcorazioni per senso di giustizia verso quel figlio e verso il suo calvario le cui conseguenze peseranno sulla sua vita per sempre.
Fil rouge è una riscoperta fede in Dio, il mio Dio cristiano-cattolico, attraverso cui ogni evento trova un suo preciso senso illuminato dalla luce della speranza.
L'aver raccontato la mia esperienza di mamma contro la malattia, l'aver denunciato apertamente cosa accade a Taranto, è una goccia nell'oceano che di sicuro non servirà a molto, o forse sí. Comunque bisognava provarci. Al di là delle leggi di mercato per quanto riguarda la vendita del libro, conta aver fatto conoscere al “mondo” un eroe: mio figlio.
Maria Delia Picuno
Ciao Maria Teresa, intanto bentornata! E bentrovata anche all'ospite di oggi del tuo blog, Maria Delia, alla quale mando subito un grande abbraccio perché la storia che ci racconti è finita bene e questa è davvero la cosa più importante. Ho letto con attenzione la tua presentazione perché molti di noi hanno attraversato o stanno attraversando momenti durissimi di relazione con la malattia e con le persone care malate. Leggere una storia raccontata da chi ci è passato aiuta, perché l'identificazione, che avviene quando un romanzo è scritto con cura, in questi casi ha ancora più importanza. Mi chiedo se dopo questo romanzo scriverai ancora..... Buon tutto
RispondiEliminaCara Elena, ti ringrazio di cuore per le tue parole. Sapere di aver raggiunto almeno uno scopo fra quelli prefissati mi gratifica. Non so se pubblicherò ancora. Di sicuro scrivo e scrivo tanto, anche se solo per me stessa. Un abbraccio!
EliminaQuando si vive una malattia grave ogni prospettiva nella vita cambia, credo che scrivere sia una forma molto terapeutica di esorcizzare il dolore e, in questo caso, è ancora molto più importante perché costituisce una denuncia precisa nel panorama italiano e una testimonianza potente. Credo che questo libro possa aiutare molto e dare forza a chi vive esperienze analoghe di malattia.
RispondiEliminaSpero vivamente che la mia testimonianza possa essere un pugno nello stomaco a chi nega e una carezza di solidarietà a chi si trova o si troverà a combattere il cancro. Grazie per il tuo commento. Un abbraccio!
EliminaDavvero molto toccante tutto quello che ho letto, davvero una grande prova di coraggio e forza. Vivere da madre una simile esperienza è sentirsi annientare e rinascere, quindi immagino l'entità dei sentimenti che già traspaiono dalla sinossi. L'aver sconfitto la malattia e apprezzare la quotidianità e normalità come grande ricchezza, la dice lunga su quanto la lezione sia stata intensa. Spero di cuore possa aiutare chiunque attraversi momenti simili e porti e medesimi risultati.
RispondiEliminaNel corso di questo anno dalla prima pubblicazione ad oggi, il mio "romanzo" (lo metto tra virgolette perché mi fa strano definire la storia del cancro di mio figlio con questo termine) è stato letto in molte città d'Italia, dove sono sparsi miei parenti e amici che mi hanno aiutata con le operazioni di marketing. Ti posso assicurare che mi sono arrivate numerose testimonianze di lettori che si sono sentiti pienamente rappresentati dalle mie emozioni e dalle dinamiche materiali della malattia. Ma non sono mancate attestazioni di immedesimazione empatica anche da parte di chi la malattia non l'ha mai vissuta ma è riuscita a comprendere, quasi con la pancia, il nostro calvario. Per questo sono felice di essermi esposta. Ti ringrazio per le tue riflessioni generose e gratificanti. Un abbraccio.
EliminaBen ritrovata Maria Teresa! Maria Delia ci mostra come è potente la scrittura nell'elaborazione del dolore.
RispondiEliminaÈ vero, potentissima, perché dall'idea di scrivere allo scrivere e poi pubblicare molte mie ferite, continuamente aperte e poi richiude, lentamente si sono cicatrizzate.
EliminaSpero vogliate leggere il mio racconto e passare parola. Sarebbe molto, molto importante.
RispondiEliminaCondivido, da tarantino, tutto questo dolore e sofferenza in una terra tanto bella quanto martoriata, per via di tante situazioni difficili e delicate. Bello e commovente il coraggio di alzare la voce, non solo per urlare il proprio dolore, ma anche e soprattutto per denunciare le "bruttezze" di questo posto. Bellissima recensione. Grazie ad entrambe.
RispondiEliminaStraziante, tutto questo. In qualche modo, ci si passa tutti. Da qualche parte se ne esce. Io ho vissuto il calvario di mio padre e posso comprendere qualcosa di questa storia.
RispondiEliminaUn abbraccio all'autrice.