La sindrome di Tolstoj e il confronto con gli altri autori
Vi è mai capitato, mentre scrivete, di provare un senso di inadeguatezza così forte da bloccarvi? Se la sensazione nasce dal confronto con un grande autore, allora è probabile che siate affetti dalla sindrome di Tolstoj. Ebbene, sì, sembra che si possa arrivare al punto da sentirsi paralizzati dall’ansia di non poter eguagliare con la nostra scrittura qualcuno che ammiriamo molto.
La paura di non essere all’altezza può nascere dalla consapevolezza dei propri limiti o anche da standard troppo severi che noi stessi ci siamo imposti, e può arrivare fino al punto di farci rinunciare perché non si sentiamo “abbastanza bravi”.
Il confronto con gli scrittori che ammiriamo
Onestamente, non so se qualcuno possa diventare davvero vittima della sindrome di Tolstoj, ma anche senza arrivare a simili
eccessi, può accadere di sentirci insicuri delle nostre capacità, inadeguati di fronte all’impresa di scrivere una buona opera di narrativa, soprattutto
quando mettiamo a confronto la nostra prosa con quella di scrittori
che amiamo. Vi è mai successo?
Una delle autrici che amo molto leggere
e che non mi delude mai è Ruth Rendell. Ammiro le sue capacità
di penetrazione psicologica, le sue trame e il suo dipingere a fondo i
personaggi, ma soprattutto resto sempre affascinata dalla sua
prosa. Ogni volta ho come l’impressione che i suoi testi scivolino veloci, senza intoppi, con una fluidità e un’eleganza che fanno sembrare la scrittura qualcosa di facile. Se una fatina mi chiedesse
“quale stile vorresti avere per i tuoi scritti?”, non avrei dubbi,
sceglierei il suo.
Ma proprio nel pormi un ideale di scrittura, un autore di riferimento, non posso fare a meno di pensare: “Non scriverò mai come lei!”. E chissà, potrei persino arrivare al punto di sentirmi così incapace da gettare la spugna...
No, non credo lo farò, per il semplice motivo che, dopotutto, questo confronto con gli autori che ammiriamo non ha davvero un senso. Ognuno ha un suo stile, nessun autore è uguale a un altro, quella che si definisce “voce” è qualcosa di unico, anche se ogni tanto i recensori azzardano paragoni. Ed è giusto quindi evitare di confrontarci, se non nello sforzo di migliorare la qualità di quello che scriviamo.
In ogni caso, sicuramente non mi
verrebbe mai in mente di mettermi a confronto con un classico. Trovo
che la prosa ricercata di autori d’altri tempi non sposi più con i gusti di
oggi, per quanto si trovino romanzi e racconti immortali, che
resteranno piacevolissimi da leggere per sempre. Semplicemente non credo avrebbe senso puntare a imitarli, tutt’al più può essere utile studiarne la grandezza.
Il confronto con chi scrive peggio
Se esiste questo confronto con i grandi
e dunque il pericolo di incappare nella sindrome di Tolstoj, però
c’è anche la tentazione di compararsi con autori tutt’altro che
bravi. A chi non è successo di sfogliare qualche anteprima di
romanzi su Amazon e sentirsi rinfrancati dalla consapevolezza di fare
di meglio? Chi non ha letto qualche riga di questi autori e ne è
uscito rincuorato? Notare la fila di errori, imprecisioni,
pastrocchi fatti da altri ci fa indubbiamente sentire migliori.
Ma anche questo confronto utile al nostro ego (diciamocelo senza ipocrisie), non ha senso. Questo tipo di
competizione con autori più a portata di mano non serve di certo a
migliorarci, non ci spinge a puntare in alto.
In definitiva, trovo che il confronto con gli altri autori non debba giungere al punto da bloccarci, ma può essere senz’altro un modo per spronarci a perfezionare il nostro stile, non tanto per emularlo quanto come fonte di ispirazione. Se partiamo dal presupposto che non siamo abbastanza bravi da scrivere un buon romanzo, ci toglieremo anche la possibilità di esercitarci, con il risultato di finire in un circolo vizioso.
Tra parentesi, sembra che Tolstoj abbia riscritto ben diciassette volte il suo Anna Karenina... questo dovrebbe dirci qualcosa, no?
Il confronto come spinta al perfezionamento
In definitiva, trovo che il confronto con gli altri autori non debba giungere al punto da bloccarci, ma può essere senz’altro un modo per spronarci a perfezionare il nostro stile, non tanto per emularlo quanto come fonte di ispirazione. Se partiamo dal presupposto che non siamo abbastanza bravi da scrivere un buon romanzo, ci toglieremo anche la possibilità di esercitarci, con il risultato di finire in un circolo vizioso.
Tra parentesi, sembra che Tolstoj abbia riscritto ben diciassette volte il suo Anna Karenina... questo dovrebbe dirci qualcosa, no?
Voi che ne pensate, vi siete mai messi a confronto con qualcuno? Trovate che sia sensato farlo?
Bellissimo articolo, complimenti. Hai toccato una delle leve fondamentali secondo me che è proprio quella del confronto.
RispondiEliminaIl confronto con chi fa meglio e con chi fa peggio ... Alla fine secondo me non influenzano il nostro modo di scrivere che resta sempre personale però è innegabile che un confronto è comunque necessario. Anche io mi risollevo guardando i libri scritti male ma non è necessario andare su Amazon e prendere chi lo fa per diletto. Basta anche andare in libreria ed aprire ad esempio un libro scritto da Massimo Gramellini (sembra scritto da un bimbo di terza elementare) o l'ultimo libro di Alba Parietti che ti rincuora a tal punto da dire: se anche questa qui scrive potrebbe farlo anche il mio cane.
Uno scrittore che adoro è Italo Calvino, a volte mi piacerebbe avere il suo stile ma poi mi rendo conto che ciò che scrivo ha uno stile mio che è mio e basta. Comunque sono daccordo, il confronto, di qualunque tipo, è sempre una cosa utile
Sono d'accordo, dai confronti con chi ammiriamo può venir fuori qualcosa di interessante, pur restando fermo il fatto che non dobbiamo imitare nessuno, anzi coltivare un nostro stile il può possibile.
EliminaInvece, a me non solleva affatto constatare come chi si trova in bella vista in libreria scriva male... anzi, mi deprime parecchio il pensiero che case editrici importanti l'abbiano scelto e che abbia pure un certo seguito di lettori!
Se devo essere sincera non mi è mai capitato di mettermi a confronto con qualcuno. La stima nei confronti di un autore può essere da stimolo, darmi un punto di partenza al quale ispirarmi, ma forse è il desiderio ossessivo di trovare la mia voce a bloccarmi, più del confronto in sé. Ho sempre avuto il vizio di pretendere troppo da me stessa. :)
RispondiEliminaLa tua voce la trovi anche se non la cerchi, secondo me viene fuori spontaneamente dopo che hai scritto, scritto e scritto. O forse già ce l'hai e non lo sai... ;)
EliminaLa mia voce sta emergendo, e me ne sono resa conto paragonando ciò che sto scrivendo ora con quanto scritto sei mesi fa. I brani che ti avevo mandato a suo tempo trasudavano insicurezza. Ora sono molto più sciolta e si vede. Mi piacerebbe mandarti qualcosa in futuro per fare un confronto! :)
EliminaCerto, manda quando vuoi :)
EliminaIn effetti anche fare confronti con se stessi è un utile esercizio!
A me i libri piace leggerli, fare confronti non è il mio forte. Questo sia con autori migliori, sia con autori peggiori di me. Non aspiro a diventare bravo come Tolstoj, aspiro a diventare bravo come potrei esserlo io... Come sempre, sono egocentrico. ;)
RispondiEliminaMi sembra l'unico ragionamento corretto da fare in questi casi :)
EliminaCerto, è un atteggiamento equilibrato che ci tiene al riparo dall'ansia di non essere all'altezza. Ma non so se possa stimolare a fare di meglio. Come fai a dire "questo sono io al massimo delle mie possibilità" senza mai fare confronti? A quel punto solo qualcuno di esterno può dirtelo.
EliminaPer questo è importante il confronto con i lettori. :) Che siano loro a dirmi se gli piace ciò che leggono.
EliminaI lettori sono indispensabili in questo senso, però ho i miei dubbi che possano darti una spinta paragonabile a quella di avere un modello di riferimento. A meno che oltre che lettori non sono anche editor, ovviamente.
EliminaPerché pensi di aver bisogno di un modello di riferimento? Devi essere te stessa e basta ed essere soddisfatto quando, rileggendoti, ciò che leggi ti piace, soprattutto se sostenuto poi da commenti positivi (o grosse vendite) da parte dei lettori. Tutto qui...
EliminaNella fase cruciale in cui sono ora col romanzo ho appena finito Il tempo è un bastardo di cui ho parlato a lungo nel mio blog, sconforto totale, forse sì sindrome Tolstoj in pieno, perchè se, come dici tu, non ha alcun senso confrontarsi coi classici del passato, Jennifer Egan scrive OGGI e come scrive e che trama! "Ti pareva di essere brava, eh Sandra, mi sono detto e ancora pensavi di esserti superata, sì certo, forse rispetto ai precedenti lavori hai fatto passi avanti, ma su quale strada?" Poi mi sono ripresa, ho cercato di tornare lucida ecco. Chi scrive malissimo, strafalcioni e zero stile, be' se stiamo parlando di autori con fior fiore di editori, sappiamo quante pecche ha l'editoria. Un bacione bentornata Sandra
RispondiEliminaGrazie per il bentornata :)
EliminaNon è facile non farsi abbattere da certi confronti, lo capisco bene. Forse dobbiamo solo accettare questi momenti di sconforto come fisiologici, perché poi passano e gli autori che amiamo tornano a essere fonte d'ispirazione e non di blocco. Ne sono sicura!
Il tuo articolo mi ha fatto riflettere su un aspetto a cui non avevo pensato. Il confronto con gli altri, soprattutto i grandi, mi fa sentire piccola, piccola, ma non m'induce a bloccarmi. Anzi, leggere qualcosa di buono mi aiuta a migliorare, a crescere, pur rimanendo consapevole dei miei limiti.
RispondiEliminaTrovo che sia l'atteggiamento giusto, anzi forse solo dai confronti si scoprono i propri limiti e ci si impegna a superarli.
EliminaPer fortuna il confronto con gli autori più bravi di me non mi porta al blocco, che poi io vada in blocco per altri mille motivi è un dato di fatto.
RispondiEliminaInvece conosco tanti autori che del confronto ne fanno una malattia. Addirittura uno 'della mia scuderia' che rifiuta di lanciarsi in un genere a lui congeniale - che sia a parer mio che a parere dell'editor che l'ha seguito gli darebbe dei grossi risultati - perché sa che non riuscirà mai a raggiungere il suo maestro. Ragionamento che non condivido e non capisco, ma che sembra seguito da molti.
Un caso eclatante di sindrome di Tolstoj, allora esistono davvero :)
EliminaForse succede quando si venera in modo esagerato un autore. Neanche io condivido tutto questo, ma spero che lo scrittore di cui parli riesca a superare questo limite che si è dato da solo...
Scrivendo (anche) in una collana, Sherlockiana, che ha dei parametri molto chiari e restrittivi anche dal punto di vista stilistico è inevitabile il confronto, sia con il presente che con i passato.
RispondiEliminaDepressione a parte, credo sia utile, com'è utile, secondo me, fare puro esercizio, ad esempio scriver un brano "alla maniera di...", oppure un ipotetico capitolo aggiuntivo al romanzo x o un finale alternativo. Il gioco consiste proprio nel replicare lo stile alla perfezione (meglio se ci si sfida in gruppo o se si hanno degli amici -giudici da arruolare). Si imparano tecniche nuove e ci si rinfranca l'animo, dimostro che sì, volendo quello stile siamo in grado di replicarlo.
Del resto la copia delle opere famose è un esercizio imprescindibile per gli aspiranti pittori. Non vedo perché gli aspiranti scrittori non debbano fare qualcosa di equivalente.
Mi sembra un esercizio interessante quello di replicare un autore, da provare. Non avevo pensato al confronto con la pittura, ma hai perfettamente ragione. Alla fine si tratta anche qui di essere padroni della tecnica e abbastanza flessibili da replicare uno stile.
EliminaIn effetti ho iniziato così, con i finali alternativi (quando il vero finale mi stava altamente sulle scatole). Adesso invece sto portando avanti un progetto di inserimento di capitoli aggiuntivi. Un'idea nata per caso, ridendo di una recente lettura un po' sopra le righe. Fatto sta che per questo esperimento sono costretta al confronto, ma solo con autori contemporanei recenti.
EliminaCredo che paragonarsi a scrittori del passato sia inutile: non siamo vissuti a quell'epoca, è chiaro che il linguaggio è diverso e, per noi, più forbito. Ma era per loro linguaggio quasi corrente. Probabilmente anche gli autori attuali saranno considerati arcaici tra 500 anni...sempre che tra 500 anni non saremo ridotti a libri lunghi un sms e con abbreviazioni senza vocali...arghh!
Un bel modo per "farsi le ossa"!
EliminaMamma mia, considerando come viene maltrattata la lingua oggi, c'è da temere davvero per i libri del futuro...
Io confronti con i miei idoli letterari ne ho fatti e continuo a farli. E' un confronto utile perché fa risaltare per contrasto la tua unicità.
RispondiEliminaInfatti per quanto si possa aspirare a qualcosa di definito (e farlo secondo me porta i suoi benefici), resta l'unicità di quello che scrivi, la tua impronta.
EliminaDi solito non faccio distinzione fra l'autore conosciuto (certo, esclusi gli scrittori che hanno fatto la storia della letteratura) e quello esordiente: se scrivono bene, mi piace fare tesoro della loro arte creativa, a prescindere dalla loro esperienza, fortuna o fama.
RispondiEliminaNon mi confronto con loro, però provo a capire pregi e difetti del mio modo di scrivere.
Da tutti si può imparare qualcosa, è verissimo. A me piace annotare i passi o le frasi che mi hanno colpito nei romanzi, e lo faccio a prescindere dall'autore e da come scrive.
EliminaEvito di fare confronti con Tolstoj o altri perché ne uscirei con le ossa rotte. Scrivo e basta, consapevole di non poter raggiungere i suoi livelli, ma lo faccio al meglio delle mie possibilità. Il fatto di non essere Michelangelo non ha impedito a Guttuso di essere Guttuso.
RispondiEliminaGiusto! La consapevolezza di quello che si può fare o dell'eventuale margine di miglioramento è un passo importante, magari arriva dopo anni di scrittura o per qualcuno non arriva mai. Mi sembra un atteggiamento molto equilibrato il tuo :)
EliminaSapere che Tolstoj ha riscritto ben diciassette volte il suo Anna Karenina mi conforta assai, e pensare che non aveva nemmeno il computer e scriveva tutto a mano. Davvero non so come facessero una volta a scrivere quei ponderosi romanzi con penna e calamaio, scrivendo e riscrivendo.
RispondiEliminaAnch'io, come tutti, ho dei modelli, ma mi servono più da stimolo che da confronto. Ad esempio per me Maria Bellonci sul romanzo storico è impareggiabile: solo lei è riuscita a scrivere un romanzo storico tutto in prima persona senza far crollare morti di noia i lettori dopo le prime cinque pagine ("Rinascimento privato")! Di solito non faccio nemmeno confronti con chi scrive peggio di me. Vorrà dire che quella persona dovrà fare la sua strada, come tutti quanti, e trovare un suo stile.
Sì, infatti oggi abbiamo i computer che ci facilitano molto la riscrittura, pensa che incubo fare tutto a meno o con la macchina da scrivere!
EliminaI modelli ben definiti possono solo aiutare, a mio parere. I confronti con chi scrive peggio d'altra parte non portano a nulla di utile, è vero.
Confrontarmi in modo diretto no. Però, certo, ogni volta che leggo Kundera, Pirandello, Houellebecq, Dostoevskj o Kazantzakis mi sento più o meno come un nano ignorante al cospetto di un gigante sapiente... D'altronde la genialità letteraria non può appartenere a tutti, è un dono per pochi eletti.
RispondiEliminaLa genialità letteraria... hai detto bene! L'importante è puntare a fare del proprio meglio e a perfezionarsi, senza accontentarsi troppo facilmente.
EliminaNel romanzo che sto scrivendo, dalla trama complessa, mi sono bloccato diverse volte per quel motivo: forse sto scrivendo qualcosa che ancora non mi compete.
RispondiEliminaOgni volta, però, ho deciso di continuare e ora per l'ultima volta: nel senso che continuerò.
C'è solo un modo per sapere se saremo all'altezza del romanzo che stiamo scrivendo: e è scriverlo. Alla fine potremo saperlo, a romanzo concluso,
Sfoglio spesso le anteprime su Amazon e alcune volte mi rinfranco, lo ammetto, ma questo non è peccare di superbia? :)
Proprio così, solo una volta arrivati alla fine si può sapere se siamo all'altezza dell'impresa. Il pensiero di non essere pronti per un certo tipo di romanzo ci può frenare, ma così ci togliamo anche la possibilità di migliorare. Un circolo vizioso da cui non si esce facilmente.
EliminaIn effetti, fare confronti con i "peggiori" è un po' da superbi e non ci aiuta granché :)
Ame è capitato molte volte di non sentirmi brava,di avere dubbi sul mio modo di scrivere e sulle mie idee, li ho avuti perché è la verità, non sono bravissima a scrivere, ma mi piace e continuo tranquillamente ;).
RispondiEliminaSecondo me certi confronti servono per crescere, ma se si esagera si rischia di buttarci giù di morale. Sei bravissima a scrivere! A presto .. Dream Teller ^^
Grazie, Dream Teller :D
EliminaLa penso come te, per crescere questi confronti sono importanti, ci danno la misura dei nostri limiti e spingono a fare di meglio, senza farci avvilire, ovviamente!
Sarei contenta anche di un paragone sfavorevole, almeno potrei dire che i miei scritti sono stati messi a confronto con Hemingway!
RispondiEliminaProvo esattamente le emozioni che descrivi, voglia di darmi all'ippica quando leggo gli autori più bravi e voglia di far meglio quando leggo i mediocri :)
Ehehehheh, si, direi che anche io mi accontenterei... :D
EliminaNon posso fare a meno di chiedermi se questi "mediocri" abbiano mai provato il bisogno di fare di meglio...
Articolo interessantissimo!
RispondiEliminaComplimenti per il blog ben curato e ricco di consigli ^^
Ti ringrazio molto Federica e grazie per essere passata :)
EliminaSì, mi confronto sempre con gli altri (con tutte le megalomanie e crisi di autostima eventuali) e no, penso che non abbia molto senso farlo. Le vittorie e i fallimenti altrui dovrebbero solo essere dissezionate e studiate, non trasformate in termini di paragone :)
RispondiEliminaNon mi è mai capitato di relazionarmi con autori di successo, ma solo con quelli che ammiro. Forse sono stata tentata di farlo in passato, per poi rendermi conto che è del tutto inutile. Non è detto che chi è in cima alle classifiche di vendita sia realmente bravo a scrivere, né chi è in fondo sia inferiore quanto a qualità. In ogni caso, non ha senso confrontarsi, come dici tu.
EliminaLa lettura di un libro molto bello (non un classico, di solito) mi dà uno scossone dal duplice effetto: 1) Cosa scrivo a fare, visto che non riuscirò mai a scrivere cose così belle?, 2) Anche se non arrivo proprio a questo livello, che meraviglie riesce a creare la scrittura! E così, tra un colpo al cerchio e uno alla botte, sono ancora qui che scrivo. ;)
RispondiEliminaE' uno scossone molto utile, direi. E hai ragione, quando si leggono cose davvero belle si ama ancora di più la scrittura.
EliminaPenso mi sia capitato col primissimo tentativo di scrivere. Dopo la spinta iniziale del "anch'io voglio far provare delle emozioni simili quando scrivo" ho riletto le poche battute che mi erano uscite e lo sconforto è stato abnorme. Ma la mia era ingenuità :)
RispondiEliminaOggi leggendo qualcuno più bravo penso solo a cosa può insegnarmi e sinceramente non mi vergogno se tento di copiarlo proprio perché SO che non potrei mai somigliargli davvero. Quanto a leggere persone che scrivono peggio, dipende. A volte mi rinfranco pensando di avere anch'io un'opportunità, a volte spero migliorino per spirito di competizione. Altre volte invece spero solo che smettano presto.
Secondo me, leggere con l'intento di catturare segreti o imparare è un ottimo approccio. In questo senso i confronti sono davvero utili a migliorare.
EliminaQuesto post l'hai scritto per me, dì la verità! ;)
RispondiEliminaIo non arrivo al confronto con Tolstoj, mi fermo ai contemporanei. Se leggo qualcosa di "storico" mi rendo conto, come scrivevo sopra, che quello era il linguaggio ed il modo di interloquire dell'epoca e quindi per loro era più naturale.
Nei contemporanei, mi capita di leggere libri molto venduti o ben acclamati e trovarci invece errori grossolani, buchi di trama, mancanza di stile. E questo mi dà una carica positiva (se ce l'ha fatta con questo, perchè io no?). Poi mi ritrovo tra le mani capolavori in sordina, uno anche abbastanza recente, talmente bello da tramortirmi. Ben scritto, ben ambientato, grande ricerca, caratterizzazioni ben fatte....e vado in panico. Altro che sindrome di Tolstoj! Mi salvo perchè l'argomento che voglio trattare io è diverso, e quindi dopo un po' mi riprendo dallo schiaffo, e ricomincio. Di solito imparando qualche lezione (l'ultima è che devo maltrattare di brutto i protagonisti, più li maltratti e più si amano, a quanto pare).
Alla fine...io speriamo che me la cavo!
Non l'ho scritto per te, ma a quanto pare abbiamo qualcosa in comune :)
EliminaAnche io ho le tue reazioni, anche se (come dicevo in un altro commento) vedere i difetti dei libri acclamati tende a deprimermi e a farmi pensare "ma chi me lo fa fare a fare tanti sforzi per migliorare?". Poi sono proprio quelli che definisci "capolavori in sordina" a spingermi a fare di meglio, perché alla fine l'amore per la scrittura prevale :)
Non mi sento molto scrittrice, anche se qualche volta mi piace mettermi alla prova.
RispondiEliminaMi rendo conto di scrivere in modo corretto, nulla di particolarmente illeggibile, ma mi sembra anche che quello che scrivo sia scopiazzato da qualche parte.
Probabilmente non ho nulla da raccontare, nulla di veramente mio.
Ciao, non so da quanto tempo scrivi, ma magari è solo una questione di tempo trovare qualcosa che sia davvero tuo e che senti il bisogno di esprimere. Complimenti intanto per il tuo bel blog :)
RispondiEliminaIl confronto è sempre costruttivo. La cosa più importante però per me è valutare i propri miglioramenti, perché in essi c'è il vero senso del "crescere". Quindi confrontarsi con gli altri va bene, è stimolante e può aiutare, ma solo se non diventa poi frustrante. Il confronto con se stessi è invece una sfida continua per consentire al nostro io-di-domani di sentirsi migliore del nostro io-di-oggi.
RispondiEliminaHai perfettamente ragione, è importante confrontare i propri scritti nel tempo. Ne ho parlato anche in un post. La cosa di solito mi getta un po' nello sconforto, però è indubbiamente utile!
EliminaMi è capitato sì! E' una bruttissima sensazione, avrei voglia di rinunciare a scrivere. Di solito mi capita con quelli davvero bravi, che hanno uno stile diverso dal mio, magari più ricercato, più descrittivo, più astratto. Li invidio un sacco e so che io non sarò mai così.
RispondiEliminaMa mi è anche capitato di trovare qualche autrice che invece scrive con il mio stile, con il mio "sound", e questo mi è servito da stimolo, da esempio. Non so però se sia positivo, nel senso che poi si crea una sorta di imitazione involontaria.
In merito alla spazzatura di amazon, trovo che il più delle volte mi risulta inaspettatamente utile (parlo di romanzi due-tre stellette) perchè mi consente di rendermi conto dei miei stessi errori. Vederli sugli altri mi permette poi di riconoscerli in me.
Ciao Aina, grazie per il tuo contributo e benvenuta :)
EliminaMi viene da riflettere che forse il segreto sia proprio quello di accettare il nostro modo di scrivere, senza tentare di stravolgerlo puntando a imitare questo o quello. Credo che ognuno di noi abbia un suo peculiare modo di esprimersi e che sia giusto coltivarlo il più possibile, fino a renderlo unico.
Usare gli altri come specchio per vedere i propri errori mi sembra un'ottima idea!
Tutti i giorni ;)
RispondiEliminaTutti i giorni... però! Hai un autore in particolare che con cui ti confronti?
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