Revisionare un romanzo #10 - Suddivisione in capitoli


In questa decima chiacchierata sulla revisione vorrei parlare della suddivisione in capitoli e di altre piccole cose.

Quasi sicuramente, procedendo con la prima stesura, avete già impostato i capitoli, ma è sempre utile rivedere questa suddivisione una volta che siete arrivati alla parola "fine". Infatti, non è detto che le scelte fatte siano le più efficaci e spesso si deve avere un quadro completo per capire dove è meglio interrompere. Dividere il testo di un romanzo in capitoli ovviamente non è obbligatorio, ma se avete optato per questa soluzione è bene farlo in modo oculato.

Dove spezzare un capitolo


Capitoli troppo lunghi sono pesanti, io sono dell'opinione che fanno venir voglia di andare di corsa, oppure ci costringono a interrompere la lettura in un punto qualsiasi. Ma anche troppo corti non vanno bene, suonano un po' ridicoli. Difficile dire qual è la misura giusta, la mia idea totalmente soggettiva è che una decina di pagine per il primo capitolo e una ventina per i successivi siano una media accettabile. Andando avanti, le pagine possono anche aumentare, soprattutto verso la fine, quando abbiamo la piena attenzione (si spera) del lettore. Il primo capitolo, invece, deve contenere gli elementi principali della storia, quindi non può essere brevissimo, ma neppure così ricco da sfinire chi legge.

Più importante del calcolo delle pagine è valutare con attenzione il punto di interruzione. La fine di un capitolo (ma anche di un paragrafo) equivale a una pausa: quando intendiamo concederla al lettore? Quando invitarlo a sospendere la lettura?

Io mi sono data delle regole pratiche, tenendo presente grosso modo l'espediente narrativo del cliffhanger, ovvero il principio del troncare una scena in modo brusco in un momento topico, lasciando al lettore un piccolo incentivo a continuare.

Tipi di situazioni che cerco di far capitare alla fine di ogni capitolo:

  • Rivelazioni e scoperte. Si può interrompere prima che qualcuno sveli qualcosa di importante per lasciare con il fiato sospeso, oppure subito dopo per trasmettere incertezza sulle conseguenze. Tizio rivela di essere stato lui a chiamare la polizia quella notte.
  • Rivelazioni interiori, nuove consapevolezze. Il protagonista capisce di aver sbagliato tutto fino a quel momento. Si rende conto che è arrivato il momento di fare ritorno sul luogo del delitto.
  • Notizie o informazioni che cambiano le carte in tavola. Il sospetto assassino viene trovato morto ammazzato.
  • Emerge un nuovo problema per il protagonista. Arriva una lettera di sfratto, proprio ora che è stato licenziato ed è indebitato fino al collo con un terribile usuraio.
  • Emerge un nuovo mistero nella trama. Chi ha mandato la lettera minatoria?
  • Arrivo di un nuovo personaggio fondamentale o imprevisto. Oh, ma che ci fai qui, tesoro? Non eri al congresso fino a domenica?
  • Sta per succedere qualcosa di grosso, c'è un senso di attesa prima di un evento importante. L'assassino sta per essere svelato. La battaglia sta per cominciare. Due persone stanno per sposarsi, finalmente.
  • Colpo di scena. Del tipo dell'abusato ritorno di qualcuno creduto morto. No, basta, per carità!
  • Momento di suspense. Ce la farà Tizio ad arrivare in tempo per avvertire Caio che il pacchetto contiene una bomba? 
  • Il crollo delle speranze. Andava tutto liscio, una nuova prospettiva si era delineata all'orizzonte per tirare fuori dai guai il protagonista, ma va in frantumi facendolo piombare nella disperazione. Tizio aveva trovato un modo per evadere, ma viene scoperto all'ultimo istante dai suoi carcerieri.
  • La "caduta" del protagonista. Dalla gloria alla polvere. L'incontro con l'antagonista finisce male. Una terribile delusione, lei non si presenta all'appuntamento. 
  • Un pizzico di anticipazione sul futuro. "Quello che vide lo lasciò senza fiato". 
  • Il seme del dubbio. Anche se non c'è niente di speciale da interrompere ma le pagine cominciano a essere troppe, almeno cerchiamo di istillare incertezza nel lettore prima di lasciarlo andare. Non chiudete con il protagonista che se ne va a dormire.
  • In generale deve essere sempre presente alla fine del capitolo un elemento che possa fungere da gancio per continuare la lettura, anche piccolo. 

Una cosa da evitare in modo assoluto è quella di incentrare l'attenzione alla fine del capitolo su un qualcosa che non ha nessuna rilevanza nella trama. Tutto quello che sta in fondo a un capitolo è automaticamente oggetto di enfasi. Se il focus va su qualcosa di insignificante, il lettore si sentirà tradito.

La datazione dei capitoli


Già da un po' a questa parte ho cominciato a inserire delle date a ogni capitolo mentre scrivo, più che altro per orientarmi sul tempo che passa. Avevo anche pensato di rimuoverle una volta che il testo era definitivo, ma poi diverse persone mi hanno detto che erano utili. Anzi, le ho aggiunte anche in parti in cui non mi sembravano necessarie, su consiglio di Chiara Solerio che mi ha fatto da lettrice-cavia per l'ultimo romanzo. Quando la sequenza in cui vengono presentati i fatti non è lineari (come nel mio caso) è indispensabile fare una scaletta cronologica, per essere sicuri di non aver inserito incongruenze temporali. Non vi dico i salti mortali che ho dovuto fare nella revisione, perché non avevo altro che appunti sparsi... Errore che non farò mai più.

Mettere o no delle date è ovviamente una scelta soggettiva. C'è chi dice che sono inutili e che non si fa troppo caso a ciò che c'è sotto la numerazione dei capitoli, c'è chi invece le trova comode nella lettura. Valutate voi, anche in base all'arco temporale della storia. Se quest'ultimo fosse brevissimo, tipo una giornata, potrebbe essere d'effetto mettere anche l'ora.

Titoli e altri elementi


Nel mio primo romanzo ho inserito delle citazioni in ogni capitolo. Non prese a caso, ovviamente, ma relative al contenuto. Non credo che ripeterò questa cosa, perché a ben considerare sono elementi che potrebbero distrarre l'attenzione oppure risultare un vezzo inutile. Penso che una citazione all'inizio del libro, se proprio la trovate azzeccata, ci possa star bene, ma esagerare non è mai bene. Anche questa è chiaramente un'opinione mia.

In generale non amo neppure i titoli ai capitoli, mi piacciono solo in un caso: se si tratta di un romanzo umoristico. A quel punto l'ironia è ben accetta e piacevole. In altri casi, dipende. Un titolo è pur sempre un'anticipazione del contenuto del capitolo. Bisognerebbe chiedersi: è utile? Può generare aspettativa? O semplicemente toglie la voglia di proseguire?

Dalla prossima volta...


E visto che ho parlato di anticipazioni, vi dico anche che questa è stata l'ultima puntata relativa alla revisione dei contenuti di un romanzo. Dalla prossima volta mi ripropongo di parlare del testo vero e proprio, di come sistemarlo al meglio. O almeno ci proverò.

Nella scaletta che avevo fatto su questa serie di post, avevo pensato di parlare anche del finale, ma ho cambiato idea per un paio di motivi. Prima di tutto perché si presume che la conclusione l'abbiate già scritta quando cominciate a revisionare. Nel caso vi accorgiate che non funziona, dovrete riscriverla di sana pianta, di certo non revisionarla come una qualsiasi altra scena. In secondo luogo, io continuo a litigare con i miei finali (e quelli degli altri) e devo ancora trovare la chiave per affrontarli. Insomma, se mai ne parlerò sarà al di fuori della revisione.

E voi come vi regolate per spezzare i capitoli?


Leggi anche:
- Come aprire e chiudere un capitolo

Commenti

  1. Per quanto riguarda la chiusura dei capitoli, io mi diverto un sacco a cercare di lasciare le situazioni in sospeso per incuriosire il lettore e spingerlo a continuare. Spesso mi trovo a farlo anche per i singoli paragrafi che compongono il capitolo. Sai che mi piace la doppia interlinea. ;)

    Le date sono fondamentali quando la storia occupa un arco di tempo molto ampio. Io le ho inserite praticamente in tutti i capitoli e non credo che le toglierò in sede di revisione. Al limite eviterò di datare capitoli consecutivi che raccontano episodi avvenuti nella stessa giornata, come quelli che ti ho mandato.

    All'inizio, mi piaceva l'idea di iniziare ogni capitolo con una citazione, ma ci ho rinunciato per vari motivi. Innanzi tutto, dovrei cercarne troppe. In secondo luogo non sempre è facile trovare aforismi pertinenti con il contenuto del capitolo. O le manterrò solo per le macro-sezioni, oppure le cancellerò completamente.

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    1. Condivido quello che dici sui paragrafi. Secondo me andrebbero considerati come delle piccole unità ed essere spezzati in modo appropriato, invece spesso si vedono in giro dei veri mattoni di testo oppure brani troppo corti e singhiozzanti. Ci sono autori che riescono a lasciare un senso di sospensione perfino nei paragrafi.

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    2. A me piace scrivere paragrafi non troppo lunghi (come avrai visto) e quando alterno il montaggio cerco di chiudere con una piccola sospensione. Se il mio modus operandi va bene oppure no lo scoprirò al momento della revisione... o quando mi leggerà qualcuno :)

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  2. Stabilire a priori il numero di pagina a me non sembra una buona idea, nel senso che non saprei proprio come fare. In uno stesso romanzo mi è capitato di trovare capitoli sulle 15 pagine, uno di 24 e un paio di sole 4 pagine.

    Non ho capito la parte sulla datazione dei capitoli. Per ogni capitolo scrivi la data relativa a quella scena? In alcuni casi va bene, per alcune storie, ma sempre a me non piace.

    I titoli a me piacciono, anche se la storia non è umoristica.

    Io spezzo i capitoli usando qualche aggancio. Un buon modo per stuzzicare la lettura.

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    1. Nel caso del romanzo che sto scrivendo ogni evento è fortemente contestualizzato, legato al contesto storico-culturale. Quindi, definire se una scena si svolge nel 2000, nel 2005 o nel 2010 è fondamentale :)

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    2. Certo, ma è necessario scriverlo a inizio capitolo? In alcuni casi si deduce leggendo, con qualche riferimento. A me piace vedere le date in alcuni romanzi, come nello spionaggio, anche in alcuni thriller.

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    3. L'idea delle date a inizio capitolo l'avevo vista in alcuni romanzi di Crichton e mi era piaciuta. Lui era ancora più preciso, perché aggiungeva a volte anche il luogo e l'ora. In certi casi secondo me la datazione ci sta bene, come appunto nei romanzi d'azione o in quelle storie che hanno un arco temporale lungo.
      Nel mio caso, ho usato le date quando c'è un cambio di giorno (quindi non in tutti i capitoli). Sono abbastanza sicura che aiutino a orientarsi, visto che faccio spesso avanti e indietro nel tempo. E poi il mio romanzo è un po' thriller, in effetti :)
      Per quanto riguarda il numero di pagine, penso anche io che non si possa stabilire a priori. Però troppe pagine siano stancanti, in un romanzo che poi ho abbandonato il primo capitolo ne aveva ben 49. Chiaramente sono scelte personali, così come la mia opinione.

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    4. Ti dirò, io sono ancora alla prima stesura e le date ad inizio capitolo sono utilissime anche per me, in quanto mi aiutano ad orientarmi meglio. All'inizio le mettevo prima di ogni capitolo. Adesso soltanto quando c'è cambio di giorno. Anche io, come Teresa, sto scrivendo una storia che non ha un andamento lineare, quindi credo che per il lettore saranno utili, altrimenti rischia di non capire nulla! :)

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  3. Alla revisione non ci sono ancora mai arrivato, quindi non ho molto da dire.

    Durante la stesura della bozza - questo sì che lo posso dire - suddivido già in capitoli.

    Non mi piaciono i capitoli titolati, mi sanno di antiquato senza ben sapere perché, preferendo a essi invece i semplici numeri. Stessa cosa per le date, a meno ché non si tratti di un diario o un formato simile, tipo un memoriale.

    Concordo invece sulla lunghezza dei capitoli. Non so dove ho letto che la lunghezza ideale è di 15 pagine. Ad ogni modo, senza essere così fiscali e senza cercare di farli per forza tutti lunghi uguali, non mi piacciono i capitoli troppo disomogenei. Per intenderci, non passerei da un capitolo di quaranta pagine a uno di sole quattro, ammesso che non sia davvero necessario. Certo, è difficile stabilirlo a priori.

    I capitoli, infine, li chiudo a seconda di come conviene. Non è una cosa che mi preoccupi. La storia segue un suo filo logico e lo stile con cui scrivo anche. Il resto è una conseguenza.

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    1. La disomogeneità dei capitoli è un mezzo problema nel romanzo che sto revisionando, nel senso che avrei voluto dedicare a ogni punto di vista un capitolo singolo, però mi sono resa conto che così ci sono capitoli molto lunghi e altri troppo corti. Sono molto indecisa sul da farsi.
      I capitoli titolati rimandano un po' ad altri tempi, è vero!

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  4. Io credo (perché poi in scrittura non sono così consapevole) di considerare ogni capitolo un nucleo narrativo a se stante con un suo andamento interno. Di certo penso un capitolo come uno step e lo progetto dall'inizio alla fine prima di scriverlo. Possibilmente la stesura di un capitolo mi occupa una/due sedute di scrittura. E ogni capitolo deve avere una sua chiusa, che rientra bene o male in uno dei casi dell'elenco del post.
    Le citazioni non le ho mai messe. I titoli mi fanno tanto romanzo ottocentesco e pertanto li ho usati nell'apocrifo sherlockiano. Devo ammettere di essermi divertita tantissimo a scriverli, perché dovevano dare una suggestione senza rivelare niente della trama.

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    1. Se ho ben capito, decidi a priori dove deve iniziare e finire un capitolo. Non so se potrei mai farlo, anche se ne intuisco i vantaggi. Io sono decisamente più disordinata nella scrittura, gli schemi arrivano solo a metà strada o alla fine addirittura, come controllo cronologico. Confesso che un approccio come il tuo mi starebbe un po' stretto.

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  5. Sei stata davvero accurata nel trattare la revisione. E' molto vero che non si debba attirare l'attenzione in chiusura capitolo su qualcosa di futile. Agli elementi che associ al cliffhanger, tutti utili, aggiungerei (gusto personale) anche una breve battuta ironica sulla situazione, come se lasciassi il personaggio lì impalato in mezzo alla strada, a pensare alle stranezze della vita. Alla fine di un capitolo non adrenalinico, può funzionare.

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    1. Anche a me piacciono molto le battute ironiche finali, qualche volta le uso. Vero è che in certe scene starebbero male, perché spezzerebbero troppo la drammaticità, però in linea di massima fanno un bell'effetto.

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  6. Una volta mi succedeva di non chiudere bene un capitolo, o una scena separata, rimaneva tutto un po' per aria. Ora invece lo completo anche con una frase significativa.

    Anch'io intendo ogni capitolo come un nucleo a se stante, e cerco di renderli omogenei nella lunghezza anche se non me ne faccio condizionare a priori. Certamente cerco di non scrivere capitoli troppo corti o troppo lunghi, e quelli lunghi di necessità li suddivido in scene separate tra loro.

    Per quanto riguarda i titoli, li ho inseriti ne "Il Pittore degli Angeli", come ben sai, in quanto intendevo ogni scena come un quadro e anche perché secondo me ci stavano bene. Non ho messo titoli, invece, nei capitoli de "La Terra del Tramonto", quanto piuttosto degli occhielli di apertura con un titolo molto breve per ogni sezione, e in testa ho poi messo due datazioni: l'era cristiana e l'anno dell'Egira (o anno per i musulmani), in quanto sono i due grandi blocchi che si contrappongo nel romanzo.

    Le citazioni mi piacciono, ma ne faccio un uso mirato, specie all'inizio di un romanzo. Personalmente non mi piace vedere due o tre citazioni subito, mi dà l'impressione del motore di una macchina che non riesce mai a partire!

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    1. In effetti non si potrebbero neppure definire titoli, quelli del tuo "Pittore", e nell'ambito del tipo romanzo suonano bene. Chiaro è che non si può mai generalizzare su questi elementi.
      Sulle citazioni, ne ho viste anche due o tre insieme nei primi capitoli di qualche romanzo. Mi hanno dato un'idea di eccessiva pomposità, come a voler convalidare l'importanza della storia.

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    2. C'è stata solo una persona che si era lamentata di questi titoli nel Pittore - una professoressa universitaria - lei non li avrebbe messi e tendeva a saltarli nella lettura. Comunque il romanzo in sé le era piaciuto molto, e in definitiva questo è l'importante.

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  7. Grazie per questi post sulla revisione, spero di poterli rispolverare quando toccherà a me.
    Per quanto riguarda l'inserire le date, come lettrice a me piace molto sapere la data e l'ora esatta degli avvenimenti. Sono anche amante della tecnica del cliffhanger, mi piacciono i libri che mi costringono ad iniziare il nuovo capitolo (anche se so che la risposta non sarà lì pronta nella prima riga, ci casco lo stesso).
    Nel mio romanzo ogni capitolo è circa 700-1500 parole, e ogni capitolo è una scena a sé, tranne alcune scene che prendono due capitoli o sarebbero troppo lunghe.
    Diciamo che nel capitolo 1 si apre il sipario e si accendono le luci su una situazione, succede qualcosa, si spengono di nuovo le luci.
    Nel capitolo 2 si accendono le luci su una situazione diversa, tre giorni dopo, succede qualcosa e nel corso dell'azione si scopre anche cos'è successo nei tre giorni passati, si spengono le luci e così via.
    Quindi come avete già detto ogni scena è a sé e potrà essere revisionata in dettaglio ma poi dovrà avere senso e coesione in rapporto a tutte le altre.

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    1. Allora poi fammi sapere se questi post ti sono stati utili :)
      Una scena per capitolo era più o meno quello che mi ero ripromessa anche io, in connessione con il punto di vista che cambiava, poi in fase di revisione ho deciso di spezzare in modo diverso. Mi piace la tua idea di far sapere cosa è successo nei giorni passati, rende la narrazione meno lineare.

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