Il pubblico silenzioso di un blog
Oggi è mio ospite Dario, autore del blog Ma... in che senso?, che in questo guest post si interroga su una questione che tutti i blogger prima o poi si pongono: come arrivare a comunicare davvero con chi legge i nostri articoli.
Com’erano i vostri primi tempi da blogger? Sì, provate a tornare un po’ indietro, oppure semplicemente guardate al vostro presente se, come me, siete ancora agli inizi nel mondo del blogging. Perché avete iniziato? Con quali propositi? Certo, quando si decide di aprire un blog lo si fa in primo luogo per una necessità personale di scrivere, scrivere su ciò che si conosce, su ciò che appassiona, scrivere dei propri pensieri o magari di particolari aspetti della nostra vita personale. Ma se si sente il bisogno di fare tutto ciò su un foglio che diventerà accessibile a tutti, è perché evidentemente è questa un’altra cosa che vogliamo: non ci basta scrivere, lo facciamo anche per essere letti. E cosa potrebbe essere peggiore per chiunque del vedere non solo le proprie creazioni ignorate, ma magari fruite dal pubblico senza però lasciare apparentemente nient’altro se non indifferenza?
Ecco, mi piacerebbe sfruttare l’occasione di questo post per parlare un po’ con voi dello strettissimo legame che esiste fra la soddisfazione personale e il livello di interazione che si riesce ad ottenere in uno spazio come un blog. E inizio proponendovi di riflettere preliminarmente su come la necessità di raggiungere certi obiettivi influenzi le nostre scelte editoriali, e a volte diventi tanto determinante da segnare la fine delle nostre esperienze da web-writer, perché scoraggiati dalla mancanza di quel riscontro in termini di visite e commenti che vorremmo riuscire a guadagnare.
Ho detto che desidero parlare con voi; ma, essendo io solo con me stesso nel momento in cui scrivo, ovvero nel momento in cui questa discussione si appresta ad iniziare, sarò necessariamente io il primo ad esporre il mio pensiero. E lo faccio portando prepotentemente l’attenzione su uno solo degli aspetti sopracitati: il coinvolgimento di un pubblico che si dimostri attivo all’interno del blog. Detto in termini più diretti: come riuscire ad ottenere commenti?
La prima osservazione che mi viene in mente, e che credo molti di voi condivideranno con me (prepotente, ma per quanto posso diplomatico, per così dire) è che il commento è frutto dell’interesse che l’argomento trattato suscita nel lettore. A questo punto, scopriamo praticamente l’acqua calda dicendo che il fattore determinante diventa la scelta di ciò su cui scrivere; decisione che si estenderà all’intera sfera di interesse del blog; e non dimentichiamo poi che il tutto verrà sottoposto ad un labor limae fatto di caratteri scritti e riscritti, se non di intere frasi costate preziosi minuti e cancellate poi perché non adatte al pubblico, alle sue esigenze.
Sì; ma così non va bene. Questo vuol dire che chi volesse tenere un blog su un tema o con uno stile che non riscontri il gusto dei blog-reader, beh questo ipotetico qualcuno non avrebbe praticamente speranza di spuntarla, o quasi. Ma è davvero così che stanno le cose?
Secondo me bisogna tenere presenti altre considerazioni. Innanzitutto, per una volta puntiamo il dito contro questi lettori di blog, questi utenti nella cui cerchia rientriamo noi stessi blogger, perché è navigando fra gli articoli di diversi autori che abbiamo conosciuto questo mondo e abbiamo deciso di entrare a farne parte. Benissimo, senza nemmeno volerlo ho toccato il punto fondamentale: entrare a farne parte. Entrare a far parte del progetto che sta dietro un blog, provare a rispondere agli impulsi che l’autore del post appena letto ci ha mandato: questo è l’atteggiamento con cui si dovrebbe imparare ad usufruire di un blog. Un atteggiamento critico, di assimilazione consapevole, di partecipazione attiva, di condivisione. Se io decido di dedicarmi al blogging non lo faccio di certo per pubblicare bolle dopo essermi attribuito un’illegittima infallibilità papale, per volerla dire in termini più contorti che aulici. Ovvero, tornando ad un linguaggio da gente con tutte le rotelle a posto, nel momento in cui metto dei contenuti a disposizione dei lettori intendo non solo esporre i miei punti di vista, le premesse dalle quali sono derivati e le argomentazioni che li motivano, ma anche e soprattutto intendo creare una discussione con tutti, fra tutti e che sia un bene per tutti (scusate la ripetizione, ma rende bene ciò che intendo). Obiettivamente, per quanto oggi si viva in una società che prova a negarlo con tutta se stessa, siamo pur sempre esseri umani. E caspita, a buon intenditor, poche parole!
Sì, mi sto rivolgendo praticamente ad un genere di blog che non è quello che tratta gli utilissimi “how to do”, i quali per loro natura sono spazi con una garanzia di successo quasi certa, a fronte di accorgimenti puramente tecnici. Parlo di quei blogger che scrivono proponendo riflessioni direttamente alla dimensione intima e personale del lettore, quegli autori che pubblicano effettivamente per “irrompere” nei reami del pensiero altrui ed esplorarne le terre, alla ricerca di continue confutazioni, sfidando se stessi per trovare motivi che rafforzino ciò cui sono giunti o che li portino ad abiurare. Non so se voi avete mai provato una sensazione del genere, forse è un po’ estrema. Ma credo siate d’accordo con me quando dico che se scrivete lo fate perché si crei un confronto intorno a quel determinato argomento, non solo per il semplice piacere di dire come la pensiate a tutti. La qual cosa sarebbe probabilmente anche un pochino insensata; ma non sono qui per giudicare nessuno.
Mmm... quindi? Eh, la matassa della questione non si è assolutamente sbrogliata, anzi! Vogliamo provare ad arrivare ad una conclusione? Ebbene, la conclusione potrebbe suonare così: forse il nostro concetto di blogging andrebbe non dico cambiato, ma almeno completato, in un certo senso. Perché alla fine è la mancanza di una completezza di pensiero a riguardo che ci porta a farci tanti interrogativi senza riuscire a dare delle belle risposte per così dire “risolutive” (e dico così a partire dalla consapevolezza che quello che ho voluto proporvi è decisamente lungi dall’essere un vero problema che ammetta delle vere risposte). Evitando di perdere ancora il filo del discorso, la revisione dell’idea di blogging è cosa che andrebbe fatta indistintamente e dall’autore e dal lettore.
No no, una piccola distinzione voglio farla: o tu, tu che spulci fra i post altrui, sii pronto a rispondere non tanto all’autore, ma a te stesso!
Che ne pensate? Spero che vi andrà di mettere un po’ d’ordine con la vostra esperienza alla gran confusione che ho dimostrato con questo post, o di condividere in generale le vostre opinioni a riguardo. Ho parlato io, adesso tocca a voi, come è giusto che sia.
Buone letture...
Dario
Ecco, mi piacerebbe sfruttare l’occasione di questo post per parlare un po’ con voi dello strettissimo legame che esiste fra la soddisfazione personale e il livello di interazione che si riesce ad ottenere in uno spazio come un blog. E inizio proponendovi di riflettere preliminarmente su come la necessità di raggiungere certi obiettivi influenzi le nostre scelte editoriali, e a volte diventi tanto determinante da segnare la fine delle nostre esperienze da web-writer, perché scoraggiati dalla mancanza di quel riscontro in termini di visite e commenti che vorremmo riuscire a guadagnare.
Ho detto che desidero parlare con voi; ma, essendo io solo con me stesso nel momento in cui scrivo, ovvero nel momento in cui questa discussione si appresta ad iniziare, sarò necessariamente io il primo ad esporre il mio pensiero. E lo faccio portando prepotentemente l’attenzione su uno solo degli aspetti sopracitati: il coinvolgimento di un pubblico che si dimostri attivo all’interno del blog. Detto in termini più diretti: come riuscire ad ottenere commenti?
La prima osservazione che mi viene in mente, e che credo molti di voi condivideranno con me (prepotente, ma per quanto posso diplomatico, per così dire) è che il commento è frutto dell’interesse che l’argomento trattato suscita nel lettore. A questo punto, scopriamo praticamente l’acqua calda dicendo che il fattore determinante diventa la scelta di ciò su cui scrivere; decisione che si estenderà all’intera sfera di interesse del blog; e non dimentichiamo poi che il tutto verrà sottoposto ad un labor limae fatto di caratteri scritti e riscritti, se non di intere frasi costate preziosi minuti e cancellate poi perché non adatte al pubblico, alle sue esigenze.
Sì; ma così non va bene. Questo vuol dire che chi volesse tenere un blog su un tema o con uno stile che non riscontri il gusto dei blog-reader, beh questo ipotetico qualcuno non avrebbe praticamente speranza di spuntarla, o quasi. Ma è davvero così che stanno le cose?
Secondo me bisogna tenere presenti altre considerazioni. Innanzitutto, per una volta puntiamo il dito contro questi lettori di blog, questi utenti nella cui cerchia rientriamo noi stessi blogger, perché è navigando fra gli articoli di diversi autori che abbiamo conosciuto questo mondo e abbiamo deciso di entrare a farne parte. Benissimo, senza nemmeno volerlo ho toccato il punto fondamentale: entrare a farne parte. Entrare a far parte del progetto che sta dietro un blog, provare a rispondere agli impulsi che l’autore del post appena letto ci ha mandato: questo è l’atteggiamento con cui si dovrebbe imparare ad usufruire di un blog. Un atteggiamento critico, di assimilazione consapevole, di partecipazione attiva, di condivisione. Se io decido di dedicarmi al blogging non lo faccio di certo per pubblicare bolle dopo essermi attribuito un’illegittima infallibilità papale, per volerla dire in termini più contorti che aulici. Ovvero, tornando ad un linguaggio da gente con tutte le rotelle a posto, nel momento in cui metto dei contenuti a disposizione dei lettori intendo non solo esporre i miei punti di vista, le premesse dalle quali sono derivati e le argomentazioni che li motivano, ma anche e soprattutto intendo creare una discussione con tutti, fra tutti e che sia un bene per tutti (scusate la ripetizione, ma rende bene ciò che intendo). Obiettivamente, per quanto oggi si viva in una società che prova a negarlo con tutta se stessa, siamo pur sempre esseri umani. E caspita, a buon intenditor, poche parole!
Sì, mi sto rivolgendo praticamente ad un genere di blog che non è quello che tratta gli utilissimi “how to do”, i quali per loro natura sono spazi con una garanzia di successo quasi certa, a fronte di accorgimenti puramente tecnici. Parlo di quei blogger che scrivono proponendo riflessioni direttamente alla dimensione intima e personale del lettore, quegli autori che pubblicano effettivamente per “irrompere” nei reami del pensiero altrui ed esplorarne le terre, alla ricerca di continue confutazioni, sfidando se stessi per trovare motivi che rafforzino ciò cui sono giunti o che li portino ad abiurare. Non so se voi avete mai provato una sensazione del genere, forse è un po’ estrema. Ma credo siate d’accordo con me quando dico che se scrivete lo fate perché si crei un confronto intorno a quel determinato argomento, non solo per il semplice piacere di dire come la pensiate a tutti. La qual cosa sarebbe probabilmente anche un pochino insensata; ma non sono qui per giudicare nessuno.
Mmm... quindi? Eh, la matassa della questione non si è assolutamente sbrogliata, anzi! Vogliamo provare ad arrivare ad una conclusione? Ebbene, la conclusione potrebbe suonare così: forse il nostro concetto di blogging andrebbe non dico cambiato, ma almeno completato, in un certo senso. Perché alla fine è la mancanza di una completezza di pensiero a riguardo che ci porta a farci tanti interrogativi senza riuscire a dare delle belle risposte per così dire “risolutive” (e dico così a partire dalla consapevolezza che quello che ho voluto proporvi è decisamente lungi dall’essere un vero problema che ammetta delle vere risposte). Evitando di perdere ancora il filo del discorso, la revisione dell’idea di blogging è cosa che andrebbe fatta indistintamente e dall’autore e dal lettore.
No no, una piccola distinzione voglio farla: o tu, tu che spulci fra i post altrui, sii pronto a rispondere non tanto all’autore, ma a te stesso!
Che ne pensate? Spero che vi andrà di mettere un po’ d’ordine con la vostra esperienza alla gran confusione che ho dimostrato con questo post, o di condividere in generale le vostre opinioni a riguardo. Ho parlato io, adesso tocca a voi, come è giusto che sia.
Buone letture...
Dario
Non mi preoccupo di attirare commenti e non scrivo nel mio blog con questo proposito. Il motivo per cui ho aperto un blog è perché mi andava di farlo, cioè di parlare di scrittura con altri appassionati. In questo senso, i commenti sono la parte che mi dà maggiore soddisfazione perché sono un momento di confronto. Non so cosa ne pensi in proposito chi mi legge, non so se do la sensazione di attirare i commenti, ma visto che sono spesso autodistruttivo nei miei confronti e vado altrettanto spesso contro corrente rispetto a quelle che sono le abitudini mentali di chi scrive con intento creativo, lo credo difficile. Scrivere post per attirare commenti non mi interessa, mi interessa ricevere invece opinioni che arricchiscano il contenuto dei miei post. Io imparo dai commenti dei miei lettori e questo mi piace. Loro, chi mi legge e commenta, finora non si sono mai fatti problemi a dire la loro e a esprimere un opinione contraria alla mia. Questo è il bello del mio blog. Posso dirmi soddisfatto sia per questo aspetto sia per la partecipazione che i miei post suscitano.
RispondiEliminaIncredibile! Proprio questa mattina mi ponevo questa domanda: come arrivare ai potenziali lettori di un blog? E questo post è caduto giusto a fagiuolo!
RispondiEliminaE' vero, la frustrazione di un'idea che rendi pubblica e che poi resta ignorata è pari agli sforzi che hai fatto per esprimerti sul web sperando in una condivisione. La mia esperienza con un blog personale è in itinere, perché qualche anno fa ero partita con un'idea, adesso, dopo avere spulciato quelle altrui, essermi documentata, avere letto e letto e letto articoli su altri blog interessanti, ho ripulito del superfluo e del poco fruibile il mio blog dandogli una veste nuova che adesso comincia a darmi maggiore soddisfazione. Perché, secondo me, per avere un blog di qualità bisogna spogliarsi della supponenza di scrivere qualcosa di unico; un blog è una linea di pensiero che segui sperando che altri seguano te, senza esibizionismo, senza scopi promozionali; serve per commentare, dare una tua personale interpretazione a fatti, eventi, letture. E' quando ho capito questo che ho eliminato dal mio blog frasi e frasette sensazionali, immagini commentate con quello spirito intimistico che, poi, mi sono resa conto, non era necessario condividere con chi non mi conosce.
Sono una scrittrice che ha fatto della scrittura il suo mondo, amo leggere e recensire ciò che veramente mi colpisce. Ho cominciato da poco a partecipare ad altri blog interagendo con essi, traggo utili spunti su cui poi imbastire una mia personale riflessione, ma soprattutto sono ancora nella fase dello studio di una metodologia valida per potere anch'io un giorno godere di qualche riscontro all'interno del mio blog.
Buongiorno Salvatore! Condivido pienamente il tuo modo di fare blogging, che è innanzitutto un'esperienza personale, e sono poi d'accordissimo quando dici di scrivere senza l'intento di attirare commenti, che sarebbe una cosa deleteria oltre che inutile.
RispondiEliminaCapisco che questo post possa essere facilmente frainteso: i commenti non sono visti qui come un numero da raggiungere e far aumentare sempre più, ma come mezzo diretto ed efficace di comunicazione e di scambio quindi fra lettori e blogger. Che è poi l'essenza del blogging.
Ti faccio i miei complimenti per il riscontro partecipativo che ottieni nel tuo blog!
Buona giornata!
Non ho affatto frainteso. Come ho detto, i commenti sono la parte che mi piace di più, perchè sono un momento di confronto. Solo, bisognerebbe arrivarci senza che vi sia uno sforzo. Nel mio primo blog mi leggevano in molti, perché le statistiche di lettura davano almeno cinquecento visite al giorno, eppure nessuno commentava. Tuttavia scrivevo lo stesso... :P
EliminaComplimenti a te per l'articolo. ;)
Grazie! Scusa per aver interpretato male :)
EliminaCara Marina, le tappe del tuo percorso da blogger sono molto simili a quelle che stanno caratterizzando il mio. La difficoltà per chi scrive rivolgendosi a qualcuno sta proprio nel riuscire a trovare un compromesso fra se stessi e una struttura formale che renda accessibile il proprio lavoro al pubblico cui è destinato.
RispondiEliminaUn blog non è un diario personale, almeno per come io ho concepito il mio. E, in questo senso, trovo azzeccato il richiamo ad una "metodologia". Che non significa perdita della spontaneità, non fraintendermi!
Ti auguro buon lavoro sul tuo blog ;)
Quando ho aperto il mio blog, ho cominciato a leggerne alcuni di altri e commentare tantissimo. Amo il dialogo e lo scambio. Ora, a distanza di anni, seguo tantissimi blog e, purtroppo, non posso più commentare ogni post di ognuno di essi, perché significherebbe avere tempo di leggere e commentare centinaia e centinaia di post al mese. Continuo però a cercare di fare il possibile per far sentire almeno un po' la mia presenza, perché anch'io credo che chi apre un blog lo fa non solo per condividere ma anche per confrontarsi e ciò è possibile solo attraverso i commenti.
RispondiEliminaInoltre ho una rubrica in cui segnalo le cose più belle che ho letto nei blog il mese precedente, perché amo molto fare rete... credo che anche questa sia una cosa importante del bloggare.
Bel post e bella riflessione.
Romina, mi fa piacere che ti sia piaciuto questo articolo! E ti faccio i miei più calorosi complimenti per il modo in cui indossi le vesti della blog-reader. Il confronto è una ricchezza purtroppo spesso non solo ignorata, ma anche scambiata per sterile imposizione dei propri punti di vista. Manca sempre più la consapevolezza di essere "individuo nel mondo".
RispondiEliminaTanti auguri per il tuo blog :)
Grazie mille per gli auguri!
EliminaNon sai quanto mi dispiace non riuscire a commentare ancora di più... trovare il tempo è sempre un'impresa, però faccio il possibile!
Si ogni tanto mi scopro ansiosa di ricevere commenti, ma in realtà quella fase è già passata. Ho aperto il blog per condividere i miei pensieri sulla scrittura e di trovare altre anime affini per così dire. Quel che verrà, verrà.
RispondiEliminaletterelastricate, non credo ci sia atteggiamento migliore di lasciare che le cosa prendano il loro corso. La questione dei commenti è sempre qualcosa di strettamente legato alla nostra idea di blog, che può essere inteso più o meno come sfogo, o come salotto (come io vorrei diventasse il mio), o semplicemente come spazio in cui esprimersi, come un manifesto del proprio pensiero.
RispondiEliminaBuon lavoro :)
Ciao Dario!
RispondiEliminaDunque, analisi interessante... io dalla mia posso dirti che ho attraversato diverse fasi "comunicative".
Quando, otto anni fa, aprii il blog... lo feci ad uso e consumo della ristrettissima cerchia di bloggers amici che aprirono in quel momento. Non ebbi mai il pensiero di "sconfinare", e se succedeva era per vie diverse (es. amici di forum che venivano a sapere del mio blog). Quasi subito, però, il blog fu letto da amici fisici.
Poi le cose sono cambiate nel corso degli anni, fino ad esplodere letteralmente a fine 2012, quando ho voluto aumentare il livello di comunicazione del mio blog, che è crescuto moltissimo sia come numeri che come interazioni.
Per me i commenti sono importanti, perché rappresentano uno scambio diretto, un confronto. Io dico sempre che i commenti sono la continuazione del post... e nei commenti trovi spunti per altre discussioni e articoli! :)
Moz-
Ciao Moz,
Eliminacredo siano momenti fisiologici i cambiamenti di rotta, per così dire. In fin dei conti cambiamo anche noi col tempo, e ciò che produciamo è spesso riflesso di ciò che siamo in quel presente.
Anche io penso che i commenti possano essere una fonte di riflessioni e di idee per i lettori e per l'autore, che può anche riuscire a cogliere quali siano gli argomenti sui quali potrebbe risultare più interessante confrontarsi.
Sono contento che il post ti abbia interessato, e ci tengo sempre ad esprimere i miei più sentiti complimenti a chi come te è riuscito a dedicarsi con costanza al proprio progetto.
Buon lavoro, ad maiora! ;)
Grazie mille, FormicaPigra (sembra un nome scout... lo è?)
EliminaSì, al blogging e al mio blog ci tengo un sacco, e mi piace se "funziona"^^
Moz-
No, ha un senso ma non è un nome scout ;)
EliminaOk :)
EliminaMoz-
Io ho notato che i post maggiormente commentati sono quelli che, oltre ad affrontare tematiche scrittorie, pongono delle riflessioni o dei quesiti. Un sondaggio mi ha confermato che i post in grado di mescolare biografia e dettagli tecnici sono maggiormente apprezzati dai lettori...questo è musica per le mie orecchie, perché sono anche gli articoli che preferisco scrivere.
RispondiEliminaIl blog è nato con l'idea di condividere passo dopo passo ciò che imparo nella stesura del mio primo romanzo. Quando sarà concluso passerò ad altro, ma allineando sempre il blog al mio percorso. Questo ha posto la necessità di affrontare tematiche puramente tecniche, ma l'importante è non assumere toni da manuale.
I commenti sono abbastanza. Potrebbero essere di più, ma non ho alcuna fretta. Sono online da sei mesi e, vedendo le statistiche, non mi posso proprio lamentare.
Ciao Chiara! Probabilmente il fatto di proporre riflessioni e quesiti dà un senso di maggiore coinvolgimento, come anche il riferimento a qualche aneddoto personale, che sicuramente porta tutto ad una dimensione più vicina alla contingenza del lettore.
EliminaAuguri e complimenti anche a te per il tuo blog! :)
Grazie del post, prima di tutto. :) E' vero che sono gli argomenti trattati nel blog ad attirare i lettori, ma credo che la voglia di commentare nasca soprattutto dal desiderio di entrare in contatto con la persona del blogger. Se sei competente ma freddo, oppure poco propenso a mostrarti, sei sicuramente utile alla tua nicchia di lettori, ma non stimoli la partecipazione attiva. Molto utili e piacevoli sono anche i contatti con i colleghi blogger, come questo guest post. Penso che il modo migliore per attirare commenti sia sforzarsi di creare qualità, continuità e intimità anche quando i commenti latitano, e portare pazienza. Non tutti i blog con queste caratteristiche decollano, ma di sicuro occorre tempo.
RispondiEliminaBuonasera Grazia, ringrazio te per il commento! Sì, diciamo che bisogna trovare una sorta di equilibrio: il blogger deve riuscire a risultare interessante, attento alla forma, ma anche accessibile e piacevole. I contenuti sono importantissimi, sono lo scheletro, poi è necessario saperli organizzare ed esprimere. Ed è giusto ricordare anche la continuità, dato che sicuramente non si può pensare di raggiungere particolare partecipazione se è il blogger stesso a non partecipare con le sue proposte. Infine l'intimità. Ecco, per come vivo io lo scrivere, la dimensione intima è fondamentale: il punto di partenza per qualsiasi riflessione sta sempre nella ferita che una scheggia dell'opera ha lasciato nella mia persona più ima.
EliminaIl tempo, beh quello è il tiranno comune!
Buone letture :)
Ho fatto riferimento ad una non meglio definita "opera", per il semplice motivo che articoli come questo, legati alla dimensione della comunicazione, nascono da riflessioni suscitate appunto dal diretto contatto con i mezzi propri del tipo di comunicazione di cui stiamo parlando, ossia la scrittura. Spero mi si perdonino queste negligenze nello spiegarmi :)
EliminaPrima di tutto ringrazio Dario per aver fornito questi interessanti spunti di discussione.
RispondiEliminaPersonalmente non mi sono mai posta il problema di attirare o meno commenti (forse perché di paranoie da blogger, come ben sapete, ne ho fin troppe!), però mi capita spesso di girare per la rete e imbattermi in blog che avrebbero tutte le carte in regola per coinvolgere i lettori e invece hanno zero commenti. O anche blog pieni di post deliranti ai quali non darei un soldo, che scatenano tantissima partecipazione. Difficile dire cosa funzioni e cosa no. Quello che mi sembra sicuro è che un blog perfetto ma freddo invita poco a interagire. Forse perché i lettori vogliono percepire "chi" c'è dietro un post. Magari, come dice Grazia, il giusto è cercare di abbinare qualità a intimità.
Ho aperto il mio blog un paio d'anni fa e, pur avendo zero esperienza, avevo le idee abbastanza chiare su come lo volevo, almeno a livello visivo e strutturale. Non volevo un blog troppo incanalato su un solo argomento, quanto una specie di albero con dei rami, che ho chiamato "percorsi". Infatti una delle cose che solitamente faccio è quella di intrecciare questi "percorsi", alternandoli.
RispondiEliminaIl motivo di fondo che mi ha spinto ad aprirlo è stato la condivisione di quello che a me piace ed interessa: quindi la scrittura e l'arte, ma non solo, anche la poesia, i libri che leggo e i luoghi che visito. Un luogo dove riversare tutte queste cose per far scoprire anche agli altri il libro particolare, il pittore sconosciuto o il romanzo inconsueto. Avrei potuto usare FB, ma secondo me è disordinato per quello che avevo in mente.
Per quanto riguarda i commenti, non me ne preoccupo molto, anche perché conosco di blog di grande spessore, che hanno moltissimi contatti ma zero o pochi commenti, come se le persone leggessero volentieri ma non commentassero. Non credo che il numero di commenti possa determinare la "riuscita" di un blog. Ci sono persone timide che non commentano - ebbene sì, ne esistono ancora! :-) - o altre che leggono con interesse, ma a cui non viene in mente niente da dire.
Una delle più grandi soddisfazioni è comunque conoscere persone con le tue stesse passioni, proprio grazie alla condivisione di contenuti.
L'idea dell'albero è un'immagine che già da sola dà il contributo maggiore alla struttura del blog, secondo me. Leggendo le vostre esperienze, mi sto rendendo ancor più conto del valore di questa interazione con voi che Maria Teresa mi ha permesso di provare concedendomi questo spazio, perché è davvero interessante venire a contatto con persone accomunate dagli stessi interessi, affrontati poi da ognuna in modo diverso.
EliminaPoi, leggendo il tuo commento, Cristina, e quelli precedenti, una componente comune alle nostre esperienze risulta essere la condivisione. Eh, secondo me questa è un'altra di quelle cose che ciascuno vede a modo proprio. Per me ad esempio la condivisione deve essere qualcosa che mi porti ad avere una reazione da parte degli altri: e forse per questo, per il fatto di aver scelto inconsciamente come punto di vista il mio, ho scritto questo post sulla partecipazione attiva dei lettori.
Ringrazio anche te per questo commento che mi sta facendo molto riflettere. Buon lavoro!
I commenti nascono da un post che pone interrogativi invece di risolverli e tu non hai dato una risposta perché volevi ricevere tanti commenti... Furbo il ragazzo! ;)
RispondiEliminaParlando seriamente, la tua riflessione è stata interessante. Io cerco sempre di dare risposte, quando scrivo un post, ma i lettori sono liberi di integrare quello che ho scritto o di mostrarsi in disaccordo. Su alcune questioni, invece, è praticamente impossibile dare una risposta, perché sono soggettive e ognuno ha la sua idea. In quel caso, lo scambio di opinioni risulta ancora più interessante.
Altre volte, però, commento anche solo per esprimere il mio apprezzamento. Noi blogger siamo narcisisti, diciamocelo... E un commentino fa sempre piacere, soprattutto quando uno ci ha messo 6-8 ore per documentarsi e scrivere l'articolo!
Contentissimo che il post ti abbia interessata! Beh, sì ho cercato un po' di lasciare il più possibile la questione "aperta", così che ognuno potesse elaborare una propria conclusione. Dopotutto sono alle prime armi, e tutto ciò che scrivo al momento è una sorta di sperimentazione.
EliminaIn ogni caso, se l'apprezzamento altrui non è qualcosa che si ricerca necessariamente, sono d'accordo con te nel dire che sicuramente faccia piacere riceverlo. Anche io ultimamente ho lasciato qualche complimento o incoraggiamento, perché rientra un po' nel mio modo di fare il complimentarmi caldamente quando apprezzo qualcosa, a dispetto della mia grande timidezza. :)
Ti ringrazio per il commento, buon lavoro!
Mi spiace arrivare in ritardo con lettura e commento...però vorrei comunque aggiungere la mia.
RispondiEliminaCome "lettore" mi rendo perfettamente conto che la rete è invasa da blog personali, in altrettanti svariati ed infiniti temi. Sono arrivata qui cercando da Google Immagini le vignette di Snoopy scrittore...animadicarta....animadicarta....cos'è questo animadicarta? E bam, ho trovato quella che reputo una risorsa interessante. Poi però vedo che più o meno collegati, ci sono altre risorse interessanti. Fosse per me, passerei le ore a leggervi tutti quanti, ma dovendo lavorare e nel tempo libero anche scrivere qualcosa, sono obbligata a limitarmi.
Chi vince? Nel mio caso vince Snoopy :)
Ma voglio tranquillizzare gli altri che non sempre basta un'immagine!
Questo mi introduce al punto di vista da "informatico". Per esperienza mia e di colleghi, così come c'è stato un tempo per i "forum", un tempo per le "newsletter", c'è stato un tempo anche per i "blog". Che rimangono un ottimo contenuto, ma ad oggi per emergere hanno bisogno di una marcia in più. O combattere con i motori di ricerca a suon di metatag ed analisi SEO con Google Analitics ed affini (il che vi costringerebbe ad impazzire per usare solo le parole più ricercate)...o farsi trainare dai cosiddetti social media (facebook, twitter, google+, instagram e via cantando). Cosa che sta facendo Penna Blu con la sua pagina su facebook, che poi ho scoperto essere pure un commentatore di questo blog. Su Penna Blu, ci sono arrivata tramite la pagina Triskell Edizioni, che ha linkato un suo articolo. E sulla pagina di Triskell Edizioni ci sono arrivata tramite un mio amico che ha appena pubblicato con loro.
In questo caso, più che i motori di ricerca, ha funzionato il Condividi di un social.
Al che torna su un altro argomento a noi caro: sì scrivere, ma anche il marketing è necessario, sia per la vendita di un libro che per la lettura di un blog!
La tua analisi da esterna, cioè da persona che non ha un blog, è molto interessante e sono contenta che tu sia intervenuta.
EliminaCome lettrice anche io mi ritrovo a constatare che i blog stanno diventando troppi, e parlo di quelli interessanti. E io per prima non ce la faccio a stare dietro a tutti, così che capisco il tuo discorso.
"C'è bisogno di una marcia in più", dici... il problema è individuarla, per sopravvivere alla marea. Penso che il discorso andrebbe approfondito, proverò a rifletterci.
Sai che un sacco di persone arrivavano da me con "Snoopy" all'inizio, e io mi incavolavo pure. Però, vedi, poi magari da cosa nasce cosa. Le vie del web sono imprevedibili.
In ogni caso, sono contenta che sei rimasta :D
Invece non dovresti incavolarti per Snoopy...perchè vista da fuori è una "genialata" ;)
EliminaE' chiaro che in mezzo alla marea di blog ci vuole qualcosa per "attirare" il lettore. Poi però se il lettore rimane, è merito tuo, e mica di Snoopy! Se scrivevi cavolate, tornavo su Google Immagini ma non mi fermavo qui a leggere!
Altro spunto: anche la grafica ha il suo bel perchè. Ad esempio, quale lettore occhialuto, io prediligo leggere dal monitor siti con sfondo bianco e testo nero, che viceversa (dove rischio che il bianco mi diventi grigio e sforzo la vista). Una grafica semplice, dove le cose essenziali si trovano subito, senza troppi fronzoli che distraggono. E qui si sconfina sull'usabilità di un sito. Ma anche questo è importante, perchè sembra che siano i primi 30 secondi a determinare l'impatto emozionale positivo o negativo di un sito.
Insomma....un po' come quando si sceglie una copertina che catturi il lettore in libreria.
Dovresti scrivere un post... cose ne avresti da dire e il tuo punto di vista non sarebbe condizionato dal bloggare. Pensaci :)
EliminaHo aperto il blog assieme a un'amica lo scorso luglio e fin da subito mi sono posta il problema dell'essere letti da qualcuno, del suscitare interesse in qualcuno. Di blog ce ne sono tanti, ma cosa il nostro più di altri dovrebbe offrire perchè si concretizzino dei lettori? Sono sincera, io scrivo per la gioia di scrivere, recensire, commentare, ma altrettanto per la curiosità di essere letta, e fondamentalmente per condividere idee e pensieri. Concordo con chi ha scritto che alla fin fine non interessa un applauso quanto il confronto costruttivo, anche per migliorarsi e capire di essere capaci blogger o solo scribacchini della domenica.
RispondiEliminaVengo da una lunga esperienza di amministratrice di forum, un tipo di social ormai tramontato, e ho esperienza nel creare interesse attorno ad un argomento. Mi accorgo però che un blog è essenzialmente diverso, molto meno immediato, molto più arduo creare un gruppo di persone, fossero anche una manciata, interessate a quello che scrivi anche nel senso di potenziali commentatori. Sono agli inizi, devo imparare molte cose... ma ho buona volontà! :-)
Luz
Sono stata nella vostra "casa virtuale" e mi sembra già a una prima scorsa che abbia molto da offrire a dei lettori.
EliminaNon mi sento proprio in grado di dire cosa "funzioni" e cosa no, né so come fare per emergere nello stragrande numero di blog che nascono ogni giorno, però come lettrice so che sono stanca dei post tutti uguali, che obbediscono a ricette e regole pensate apposta per creare contenuti in grado di farsi notare. Apprezzo invece quando chi scrive lo fa per comunicare qualcosa, in piena sincerità e con un bagaglio interessante alle spalle.
Mi sembra che nel vostro caso tutto questo ci sia. Dunque, in bocca al lupo per quest'avventura :)
Ciao Luz! Il tuo commento mi sta facendo pensare molto, considerando anche la particolarità del momento che sto vivendo come blogger, impegnatissimo e con serie difficoltà nel portare avanti il progetto che mi ero proposto.
EliminaCredo che il voler "capire" sia qualcosa di fortemente limitante. Ovviamente, con l'esperienza impareremo ad usare il giusto tono per ottenere coinvolgimento, partecipazione e per suscitare interesse in un eventuale lettore; ma tenere un blog è in primo luogo un'esperienza personale, di te stessa come individuo che guarda il mondo, prima ancora di immergervisi. I commenti possono essere una tappa del percorso, ma non sono sicuramente il fine del nostro intento.
Se senti di voler scrivere in un blog, fallo. Ma non rovinare l'autenticità con cui il tuo animo accoglie questo svago chiedendoti se ne sei all'altezza o meno.
Buon lavoro! :)
Grazie ad Animadicarta per essere passata e grazie a FormicaPigra per il consiglio. Importante è che avvenga ciò che qui stiamo facendo: confrontarci su argomenti, riflettere, offrirsi e condividere. Il tempo che si trascorre in rete sarebbe altrimenti completamente inutile, e la consunzione del tempo è cosa che non possiamo permetterci, vero? :-)
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