“Morte Asimmetrica Digitale”: intervista a Stefano Rubboli


Al centro del post di oggi c'è l'autore Stefano Rubboli e in particolare il suo thriller informatico “Morte Asimmetrica Digitale” che ho letto da poco.

Ero molto incuriosita da questo connubio tra una storia tinta di giallo e il mondo delle chat, e le mie aspettative non sono andate deluse. Si tratta di una storia molto scorrevole e accattivante, che ci catapulta subito in una realtà che probabilmente abbiamo vissuto tutti, quella della comunicazione digitale e delle relazioni sentimentali che si intrecciano nel virtuale.

Questa la trama:
Andrea è un hacker di 35 anni, paranoico e sociofobico, che per vivere lavora in una piccola software-house della sua città.
Una mattina legge su un quotidiano la notizia dell’uccisione di Chiara, una ragazza di 28 anni che aveva conosciuto in chat alcune sere prima.
Si convince che ci sia un nesso tra quell’omicidio e il suo incontro online, e questo sconvolge la sua vita di programmatore solitario.
Comincia a indagare, crackando il server che ospitava la chatroom e… trova un messaggio dell’assassino indirizzato proprio a lui.
Nel frattempo conosce Valentina, impiegata di Cesena, ex compagna di università di suo fratello Mirko, con cui inizia una complicata relazione.
Il tutto s’intreccerà in un finale incalzante ricco di colpi di scena.
Seppure breve, l'ho trovato un thriller ben scritto, maturo e interessante. Ottima la parte informatica che ha il pregio di essere comprensibile pur mantenendo l'accuratezza tecnica e la precisione dei termini, un merito secondo me non da poco per questo genere che a volte può apparire un po' ostico. La prosa è vivace, immediata, senza troppi fronzoli, con dialoghi e stralci di chat realistici. Mi è piaciuto in particolare l'intreccio temporale su due diversi piani, che fa sì che la suspense rimanga alta fino al finale, e l'aspetto sentimentale che ben rappresenta l'ambiguità e i rischi del mondo virtuale.

Vi lascio scoprire di più attraverso l'intervista che ho avuto il piacere di poter scambiare con l'autore. Una chiacchierata in cui abbiamo avuto modo anche di parlare di altre sue produzioni.


Ciao Stefano, benvenuto su Anima di carta.
Parto con il farti qualche domanda per approfondire il tuo romanzo Morte Asimmetrica Digitale. Intanto, sono molto curiosa di sapere di più del titolo così particolare, come lo hai scelto?

Il titolo originale era Asymmetric Digital Death che, trattandosi di un giallo informatico, giocava sull'acronimo ADSL (Asymmetric Digital Subscriber Line). Il sottotitolo iniziale era infatti “La morte corre sulle linee ADSL”. Ma poi ho realizzato che per il mercato italiano sarebbe stato piuttosto inefficace, dal momento che pochi ne avrebbero compreso il significato, e alla fine ho optato per un titolo nella nostra bella madrelingua.

La storia focalizza l’attenzione sul mondo virtuale, in particolare sulle chat. Una realtà intrigante e affascinante, soprattutto per le possibilità di comunicazione e confronto che offre, ma nella quale non mancano anche i pericoli. Non a caso anche nell’altro tuo romanzo Non mi basta parli della chat come di una “trappola diabolica”. Insomma, un mondo dal lato oscuro, infido, cui stare molto attenti?

Come ogni innovazione tecnologica, Internet è un'arma a doppio taglio: presenta grandi possibilità ma anche grandi pericoli. Nel mio giallo tratto uno degli aspetti più inquietanti delle chat: l'anonimato, l'assoluta mancanza d'identità del proprio interlocutore. A differenza dei social come Facebook (in cui generalmente ci si registra col proprio nome e si forniscono dati anagrafici e addirittura foto), nelle chat chiunque può essere chiunque... quindi, in teoria, anche un serial killer in cerca della prossima vittima.
Ciò che avviene in Morte Asimmetrica Digitale, pur essendo un caso estremo, è un'eventualità purtroppo plausibile.
In Non mi basta invece, trattandosi di un romanzo erotico, il rischio corso dalla protagonista – per aver ceduto alla tentazione di provare la “trappola diabolica” - è quello di una passione travolgente che metterà a repentaglio il suo matrimonio.
Naturalmente non voglio dissuadere nessuno dall'usare le chat. Io stesso le frequento da anni e non ho mai avuto problemi, anzi, sono state per me (come forse avrai intuito) preziose fonti d'ispirazione.

Il protagonista del romanzo è un hacker paranoico e sociofobico. Qualcuno sostiene che la vita in rete ci rende paradossalmente tutti più soli o comunque ci porta a isolarci nella vita reale. Secondo te è vero o dipende dall’approccio che si ha? È possibile secondo te instaurare dei rapporti onesti e duraturi nel mondo virtuale?

Andrea, il mio protagonista, presenta tratti caratteriali molto simili a quelli di Elliot, l'hacker sociofobico di Mr Robot (anche se si tratta di una casualità, dato che il romanzo l'ho scritto nel 2010 mentre la serie TV è del 2015). Ma naturalmente, trattandosi di un caso limite, rappresenta una piccolissima minoranza. Vorrei sfatare il luogo comune secondo cui  la vita in rete ci rende  più soli o ci porta a isolarci. E con questo rispondo alla tua prima domanda: dipende dall’approccio che si ha, o quanto meno dalle dosi che ci auto-somministriamo. Un bicchiere di vino a pasto non fa male,  ma se ne bevi una bottiglia intera sei un alcolizzato. Il virtuale può facilmente diventare una droga. In chat ho conosciuto gente che passa tutto il proprio tempo libero davanti a un computer, e questo chiaramente è patologico. Ma se riesci a dosarti e soprattutto a viverlo con leggerezza, il “magico mondo del web” può regalarti ore piacevolissime e anche (e qui rispondo alla tua seconda domanda) farti conoscere persone interessanti, con cui instaurare solide amicizie.

Oltre a questo thriller di stampo informatico, hai pubblicato anche Non mi basta, un romanzo erotico che come dicevo prima offre una differente prospettiva sul mondo della comunicazione virtuale. Due generi però molto diversi tra loro. Come ti rapporti al mondo della narrativa, quali generi prediligi come lettore e autore?

In effetti sì, il genere dei miei due romanzi è molto diverso. A parte lo stile (che cerco sempre di rendere fluido e scorrevole) l'unica cosa che li accomuna è quel mondo virtuale di cui parlavamo prima.
Un po' perché li ho scritti a cinque anni di distanza l'uno dall'altro (2010 e 2015, anche se li ho pubblicati entrambi nel 2017) un po' perché amo “sperimentare” generi differenti.
Quanto ai miei gusti come lettore, prediligo la narrativa americana, in particolare Bukowski e Palahniuk, dei quali apprezzo lo stile crudo e il nichilismo (sempre stemperato da una buona dose di sarcasmo). Tra gli italiani il mio preferito è Ammaniti, di cui ho letto praticamente tutto, e tra i giallisti non mi dispiacciono Faletti e Carrisi.

A proposito di Non mi basta, mi incuriosisce sapere come mai hai scelto un punto di vista femminile per questa storia.

Il punto di vista che ho scelto è piuttosto singolare. Innanzitutto la storia è racontata in seconda persona, cosa rarissima in narrativa. Quasi tutti i romanzi sono scritti in prima o in terza persona, e nei pochissimi scritti in seconda l'autore si rivolge generalmente al lettore, mentre io mi rivolgo alla protagonista. È un po' come se “spiassi” Pamela e le parlassi senza essere sentito. Quanto alla “femminilità” del punto di vista, ammetto che non è stato facile calarmi nei panni di una donna. Per tutto ciò che riguarda trucco, abbigliamento, acconciature ecc. - la parte più semplice - mi sono avvalso della preziosa consulenza di tante amiche (e dell'amico Google). Mentre per la descrizione delle emozioni e degli stati d'animo non ho potuto far altro che supporre, “tirare a indovinare”... E devo dire che sono stato abbastanza fortunato, dal momento che una collega (nonché beta reader) mi ha scritto “Come fai a intuire così bene l'universo femminile?”.

Tra le tue pubblicazioni, c’è anche un libro di aforismi intitolato Brandelli di presunta saggezza. Ti va di raccontarci di cosa si tratta e magari darcene qualche assaggino?

Sì, si tratta di una piccola raccolta di pseudo-aforismi. C'è un po' di tutto: da riflessioni in prima persona, ciniche e autoironiche, sulla vita e su me stesso a pensieri più impegnati, che hanno persino l'ambizione di essere quasi “seri"; da elucubrazioni “filosofiche” giovanili a battute scherzose che hanno il solo scopo, come spiego nella prefazione, “di strappare un sorriso all'incauto lettore che ha deciso d'investire l'equivalente di un caffè in questo libriccino”.
Come “assaggio” ho scelto questi quattro:
Sono agnostico per insufficienza di prove.
Il cinismo è la scelta di sorridere, anziché piangere, per l'assurdità della vita.
Mi definisco un pessimista allegro... alla faccia degli ottimisti tristi!
L’ironia ci consente di vivere più serenamente, poiché supplisce alla mancanza di un senso superiore della vita, che purtroppo non esiste.
E che progetti di scrittura hai in corso o per il futuro?

Al momento sto scrivendo un noir piuttosto macabro ambientato - cosa nuova per me - fuori dalla mia Romagna, per la precisione in un piccolo borgo immaginario tra Lombardia ed Emilia, tra le colline e il “Grande Fiume” (chiaramente il Po, anche se non viene mai nominato).
È una zona che conosco bene - e in cui peraltro ho molte lettrici – dato che  passo buona parte delle mie estati nell'Oltrepò Pavese.
Anche di questo, per stuzzicare un po' la curiosità, ti do una piccola anteprima:
Sul greto del Grande Fiume, avvolto dalla nube di fumo del suo sigaro, il commissario della Polizia di Stato Tommaso Dainelli era impegnato a impartire ordini ai suoi uomini. Era arrivato dalla Città circa un'ora prima, dopo essere stato catapultato giù dal letto alle 6 per una chiamata urgente dalla centrale.
Quando vide giungere il maresciallo Vitale in compagnia di Jacopo, andò loro incontro, con espressione cupa ma con fare cordiale.
«Commissario Dainelli» si presentò tendendo la mano a Jacopo. «Lei è il Sig. Montalti, presumo.»
Lui annuì.
«Lei conosceva la signorina Nobili.»
Più che una domanda era un'affermazione: probabilmente Vitale l'aveva già messo al corrente che in paese - chi più chi meno - si conoscevano tutti.
La signorina Nobili era Lucrezia. Ora Jacopo non aveva più dubbi su qual era stata la sua sorte.
* * *

Ringrazio Stefano per aver risposto alle mie domande! Vi lascio con un alcuni link per acquistare i suoi libri.

“Morte Asimmetrica Digitale” (ebook o cartaceo) in vendita su: Amazon; Streetlib.
“Non mi basta”(ebook o cartaceo) in vendita su: Amazon
“Brandelli di presunta saggezza” (ebook) in vendita su: Amazon

Commenti

  1. Che dire?Uno scrittore in grado di saper narrare storie di stile diverso merita un grandissimo "complimenti"! Mi segnerò il suo libro! Antonella Aeglos Astori

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    1. Grazie per aver apprezzato l'intervista, Antonella :) Vero, non è da tutti essere così versatili!

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    2. Grazie per i complimenti Antonella ;)

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  2. Mi colpisce molto, cara Maria Teresa, la scelta non scontata del protagonista. La figura del sociopatico con caratteristiche paranoiche è perfetta per un antieroe... mi incuriosisce

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    1. Hai ragione, Rosalia, è un aspetto particolare del romanzo. Se ti incuriosiscono i protagonisti non-eroi, ti piaceranno i noir ^_^

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    2. E il mio prossimo romanzo (quello che sto scrivendo ora) è proprio un noir...
      Spero di non deludere le aspettative ;)

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  3. Autore eclettico, complimenti sia per aver sondato diversi generi che per l'esperimento della narrazione in seconda persona, non facile e non diffusa. Ho preso nota dei titoli, molto interessanti.

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    1. Grazie Nadia. Anche "Non mi basta" è scritto molto bene, devo riconoscerlo anche se io non sono una grande amante del genere erotico.

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    2. Troppo gentile Nadia ;)
      Sulla narrazione in seconda persona ho letto questo: "Leggere un intero romanzo in seconda persona è pressoché insostenibile, data la sensazione perenne di "solennità".
      Sono curioso di sapere cosa ne pensate.

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  4. Autore molto interessante, amo i thriller e questo mi intriga molto

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    1. Grazi per aver letto l'intervista Giulia, sì penso potrebbe piacerti ^_^

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    2. Grazie mille Giulia ;)
      Spero proprio che ti piacerà.

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  5. Mi ricorda il film The Net - Intrappolata nella rete con Sandra Bullock del 1995, il primo film a portare la rete al cinema trattando il delicato tema di chi si nasconde dietro lo schermo e del furto d'identità. La protagonista poi è anche lei continuamente connessa, sociofobica (sebbene poi se ne parte in vacanza da sola...). Un altro bel film è Perfect Stranger del 2007 con Halle Berry e Bruce Willis, dove lei è giornalista e si cerca di incastrare un misterioso nickname che potrebbe aver ucciso una sua amica. Mi rendo conto che a volte il mistero del mondo informatico rasenta quello esoterico... per chi non ci lavora però! :P

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    1. Due film mitici! Il primo credo di averlo più di una volta. In effetti la rete si presta bene a situazioni ambigue e pericolose. Tu hai mai visto la serie Mr Robot? L'ha nominata anche Stefano nell'intervista. Altrimenti, devi rimediare, penso ti piacerebbe!

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    2. Conosco bene entrambi i film e mi sono piaciuti tantissimo ;) E naturalmente anche Mr Robot.
      Ho appena finito di vedere la terza stagione in originale (in italiano dovrebbe uscire a breve, per chi non avesse familiarità con la lingua della perfida Albione).
      In realtà, come ho detto anche nell'intervista, non è stata una mia fonte d'ispirazione, perché il romanzo l'ho scritto prima.
      Ciò a cui mi sono pesantemente ispirato, invece, è stato il romanzo Profondo Blu di Jeffery Deaver (di cui naturalmente consiglio la lettura).

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  6. La versatilità di un autore è un pregio che parla della sua sensibilità a largo raggio; perciò, complimenti!

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    1. Hai ragione, non è da tutti. A me riuscirebbe difficile, penso sia uno dei punti a suo favore :)

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    2. Thank's Grazia! (per evitare una cacofonia).
      E quanto all'eclettismo, sono sicuro che anche Maria Teresa riuscirebbe bene in generi diversi ;)

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  7. Conosco l'autore e ho letto entrambi i suoi romanzi. Il mio preferito è Non mi basta, ma anche il giallo mi è piaciuto molto. Brava Maria Teresa, bel post!

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    1. Ciao Barbara, benvenuta e grazie per aver lasciato il tuo commento! "Non mi basta" l'ho iniziato, ero un po ' titubante perché non il genere non è particolarmente nelle mie corde, ma forse dovrei andare avanti :)

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    2. Ciao Barbara e grazie per il commento!
      Per chi non lo sapesse, Barbara è la "parrucchiera di Pamela", ovvero colei che mi ha fornito la sua preziosissima consulenza per tutto ciò che riguarda taglio, piega, colore ecc. della protagonista di Non mi basta.
      Noi maschietti, come potete immaginare, siamo ignorantissimi in materia ;)
      E tu Maria Teresa devi assolutamente finirlo!
      (non è scritto come le 50 sfumature ;) te lo garantisco)

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  8. Un'altra bella intervista letteraria.
    Comincio a diventare invidioso. :)

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    1. Maria Teresa ha la capacità di trasformare una chiacchierata tra colleghi in un bellissimo post ;)

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    2. Grazie Nick, ma che dici!! Come ha detto giustamente Stefano, è stata solo una chiacchierata, tu sì che fai interviste professionali. Comunque spesso vengono fuori cose interessanti confrontandosi ^_^
      E' stato un piacere averti qui, Stefano! Aspetto il tuo noir, sai che ho un debole per il genere ;)

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