Le collaborazioni alle quali dire “no”


Nell'arco degli ultimi anni ho avuto il piacere di collaborare con molte persone, sia come blogger che come autrice. Devo dire che queste collaborazioni sono sempre fonte di gioia e interesse, è bello poter allargare gli orizzonti, allacciare nuovi contatti, contribuire a qualcosa di più ampio, aiutare o farsi aiutare nelle attività promozionali.

D’altra parte però ci sono state anche alcune proposte che ho rifiutato, non senza essermi fatta qualche scrupolo perché a conti fatti avrebbero potuto portarmi dei vantaggi, in termini economici o di visibilità. In certi casi è stata una decisione ponderata, dovuta al fatto che il tempo è limitato e non si può accogliere tutte le proposte; spesso, infatti, tali richieste sono arrivate in periodi di scarse energie o sovraccarichi di impegni. In altri casi il mio no si è basato più sull’istinto che sulla ragione. Altre volte, invece, il mio rifiuto è nato da considerazioni ben precise.

Si potrebbe dire che le collaborazioni siano sempre una benedizione per chi scrive e per un blogger, ma secondo me non è esattamente così. Io credo sia importante valutare bene, scegliere con attenzione. E qualche volta dire no a ciò che potrebbe danneggiarci invece di avvantaggiarci.

Tutto nel nome della visibilità?

Nel mondo del lavoro esiste una specie di prassi in base alla quale ti viene richiesto di fare alcune attività al di fuori del normale orario, senza retribuzione, allo scopo di acquistare visibilità, mettersi in mostra e ottenere (forse) un giorno dei vantaggi, come avanzamenti di carriera, premi per la produzione, aumenti di stipendio e così via. Nel mondo di chi scrive, invece, la visibilità è una vera e propria moneta di scambio, fine a se stessa.

Pensate solo a tutto quello che fanno gli autori pubblicati pur di farsi notare. O anche a chi non ha neppure finito di scrivere un libro e già mette le mani avanti, cominciando a costruirsi un nome, una reputazione, iniziando a formare una cerchia entro la quale avere una propria visibilità.

All'inizio, per questo motivo, capita spesso di scendere a compromessi, accettare di tutto, nella speranza di un futuro tornaconto. Ma dopo un po' di anni ti rendi conto di due cose, o almeno per me è stato così. Uno, non sempre ne vale la pena. Due, occorre prestare attenzione al tipo di attività o al nome a cui affianchi il tuo nome.

Collaborazioni inutili = lavoro gratis

A chi si affaccia nel mondo della scrittura per la prima volta fa gola ottenere link ai propri spazi e un po' di pubblicità. Anzi, è normale sentirsi lusingati dalle offerte di collaborazioni, poco importa se siano a titolo gratuito. Con il tempo e con le tante attività che si affastellano, ci si chiede se ne vale la pena e a chi giova davvero.

Per esempio a me capita spesso che qualcuno mi contatti per chiedermi di scrivere articoli per questo o quel sito, per questa o quella rivista online o cartacea. Di solito non si precisa mai che si tratterebbe di un contributo gratuito, anzi la faccenda viene posta sempre come se ti venisse fatto un favore. Ma attenzione, ciò che ti viene offerto in cambio non è mai proporzionato all'impegno. Ovvero, la visibilità che questi signori ti offrono è praticamente nulla. Sia perché l'ambito nel quale si scrive è quasi sempre diverso dal proprio, sia perché i siti in questione sono frequentati da quattro gatti.

Alla mia età, però, lavorare per la gloria (o far pratica) è poco allettante. Inoltre, diciamocelo, è parecchio fastidioso che il produrre testi venga considerato poco degno di pagamento, come purtroppo succede spesso.

Collaborazioni sbagliate = cattiva reputazione

Oltre alle collaborazioni che portano via tempo e impegno, ci sono poi quelle che sono perfino deleterie. Infatti, se all'inizio fa gola qualsiasi tipo di link al tuo blog, dopo un po' però si diventa più accorti e ci si rende conto che devi stare attento a non associare il tuo nome a iniziative poco pulite, editoria a pagamento, siti o blog che hanno una reputazione notoriamente negativa. O a non metterti in situazioni ambigue, perché è molto peggio dell'essere invisibili.

A volte invece la visibilità non ti viene offerta ma richiesta, in cambio di... nulla. Quotidianamente ricevo e-mail con richieste di ogni tipo, dalla pubblicazione di guest post improponibili, alla segnalazione di libri, film, concorsi, fiere, ecc. Insomma, ti viene chiesta una pubblicità che praticamente nessuno si sognerebbe mai di ricambiare ma soprattutto che non apporta nessun vantaggio. Anzi.

Inoltre, secondo me dovremmo chiederci quale tipo di percezione stiamo dando con alcune specifiche collaborazioni. Per esempio a me è capitato di rifiutare proposte di interviste o articoli che avrei dovuto fare in qualità di esperta di self-publishing, ovvero con una presunta qualifica che so di non possedere.

Infine, ci sono situazioni che di per sé non hanno nulla di sbagliato o infruttuoso, ma che non ci farebbero sentire del tutto a posto con la coscienza. Come dicevo all'inizio, a volte ho detto dei no solo perché istintivamente non mi avrebbero fatto sentire a mio agio. Tra queste ci sono anche tutte quelle proposte di affiliazione che secondo me infastidirebbero i visitatori di un blog a fronte di un guadagno irrisorio.

Voi come la pensate? Quali sono le collaborazioni da rifiutare?

Commenti

  1. Concordo. A me avevano proposto un paio di volte di fare delle lezioni di scrittura creativa e io ho risposto che, non avendo pubblicato alcun romanzo, non potevo dare lezioni a nessuno.
    Sulla visibilità ci sarebbe da dire parecchio. A meno che non ti contatti un quotidiano nazionale (apartitico, meglio, se ne esistono) o una rivista con milioni di lettori, della visibilità non te ne fai nulla.
    E comunque il lavoro si paga, sempre :)

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    1. Sono pienamente d'accordo, il lavoro deve essere retribuito, inoltre è odiosa la tendenza a sottostimare la scrittura di testi. Ovviamente restano fuori i casi di collaborazione amichevole, dove non deve esserci per forza un tornaconto.

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  2. Come specifichi bene, all'inizio si può anche cadere nel tranello, ma poi con un pizzico di esperienza e qualche fregatura si diventa attenti. Gli spregiudicati e gli avvoltoi si riconoscono a colpo d'occhio, anche se ammetto che con me stanno parecchio distante. Ricevo qualche richiesta di recensione, ma preciso sempre che scelgo le mie letture in maniera del tutto libera e non lo faccio per lavoro, quindi declino.
    Poi per il resto ho ben poca esperienza e non mi considero un influencer quindi non vengo tartassata. Sarò sincera, ho scritto solo due guest per due blog nella mia vita e per entrambi avevo la certezza di scrivere nel contesto giusto e con le persone giuste. Belle esperienze e soprattutto utili perché ho imparato dalle correzioni, dalle critiche e mi sono fatta conoscere.
    Per le riviste cartacee collaboro a pagamento con una che di volta in volta dimostra attenzione nei miei confronti e pretende altrettanto nei suoi, insegnandomi moltissimo; e gratuitamente una a livello locale che senza mai modificare una virgola pubblica ciò che scrivo. Forse la seconda mi insegna meno, ma mi offre in contemporanea più libertà.
    Le collaborazioni con i blogger invece seguono strade diverse, avvengono in privato e sono davvero scelte meditate, non per opportunismo, ma per affinità Non potrei mai collaborare con chi non stimo, o intrattenerci una conversazione. Le trovo indispensabili per uscire dalla propria stretta cerchia di pensieri.

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    1. Per fortuna esistono anche le collaborazioni serie e le esperienze positive. Spesso è difficile valutare, benché come hai detto gli avvoltoi si riconoscono a colpo d'occhio. Altre volte invece è necessario rifletterci un po' su, per capire cosa è meglio fare.
      Hai ragione, l'affinità è un elemento fondamentale quando si tratta di collaborazioni tra colleghi ^_^

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  3. E' da rifiutare secondo me la pubblicazione con i piccoli editori. E per piccoli editori considero quelli artigianali, a conduzione quasi casalinga o artigianale, senza distribuzione, senza nessuna differenza tra l'autopubblicazione e la pubblicazione. Pubblicare con loro equivale a perdere tempo, peggio che con gli editori a pagamento. In Italia, è noto, ci sono circa 6000 CE. Di queste quelle che contano sono meno di 50. Pubblicare con le altre 5950 è soltanto dannoso, sia per chi scrive che per chi legge.

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    1. Certo, anche su questo tipo di collaborazioni occorre avere gli occhi ben aperti. E sono pienamente d'accordo con quello che dici sui piccoli editori. Poi ovviamente ognuno fa le sue scelte in base alle esigenze personali, ma in linea di massima secondo me è meglio la strada del self, almeno resti proprietario dei diritti e non incastrato in qualche contratto capestro.

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  4. Io ho un grande problema: la gente che non mi paga.
    Non voglio dire che siano delle cattive persone, eh, perché spesso non ci guadagnano nemmeno loro e non potrebbero pagarmi... però quando devo fare il bonifico per pagare l'affitto e vedo quanto pochi soldi ci sono sul conto, diventa un problema!

    La mia filosofia adesso è collaborare solo con progetti che mi piacciono e che potrebbero farmi imparare qualcosa. Se dopo un po' vedo che la collaborazione non mi dà più soddisfazione, ho imparato a chiudere.
    Insomma, qualche progetto interessante a cui prestare la mia voce a titolo gratuito ci sta, ma solo se mi diverto anch'io a farlo :)
    E adesso sto cercando anche qualcosa che mi paghi, magari ore poco, ma che almeno attribuisca un valore economico al mio lavoro.

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    1. Ecco, questo è un problema davvero serio. Sembra proprio che in qualsiasi campo ci sia la brutta tendenza a non pagare il lavoro, magari con la scusa della visibilità o di farti fare pratica. Ma dopo un po' il discorso di fare esperienza viene a cadere, soprattutto se devi pagare le bollette!
      Fai bene a chiudere quando la collaborazione non ti dà più nulla, in fondo deve essere un dare/avere a doppio senso. Dopo un po' lo si capisce...

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  5. Quanto concordo su ciò che dici! Sopratutto quando specifichi che all'inizio si accetta veramente di tutto, nella speranza chiaramente del futuro più positivo.
    Il pensiero è: "Ok ,adesso accetto tutto, anche gratuito, ma poi sicuramente le soddisfazioni arriveranno".
    A volte è così, per qualcuno può essere capitato.
    Ma alle volte , ahimè, è tutto un andare a perdere...
    ANTONELLA AEGLOS ASTORI

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    1. Infatti è difficile capire cosa può portare frutti (anche se non economici) e cosa si rivelerà solo una perdita di tempo. Saper discriminare non è affatto scontato, forse solo l'esperienza ci insegna a farlo. E la "disperazione" non è una buona consigliera.

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  6. E' capitato anche a me in passato di regalare un po' del mio tempo a qualche aspirante scrittore per aiutarlo a correggere piccoli racconti da inviare ai concorsi. L'ho fatto volentieri e lo rifarei. Oggi però il tempo a mia disposizione si è ridotto tantissimo, tra lavoro, scrittura e lettura (attività che metto sullo stesso piano del lavoro) e ho dovuto dire no o interrompere le mie "consulenze". Con grande dispiacere, però. Per quanto riguarda invece le collaborazioni con i "colleghi" blogger, se posso, cerco di mantenerle. Mi piace molto contare su una cerchia di persone che condividono la mia stessa passione. Penso di essere cresciuta moltissimo grazie ai rapporti intessuti nel web.

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    1. Sì, quando il tempo è ridotto occorre per forza fare una scelta. Io riguardo all'aiutare aspiranti scrittori non ho avuto sempre buone esperienze, come sai. Molto spesso si sono rivelate delle perdite di tempo, per non dire di peggio, quindi ora sono molto restia. Però si impara anche da questo tipo di collaborazioni, nel bene e nel male. Tra "colleghi" il discorso invece è completamente diverso ^_^

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  7. Avvevo aderito ad una proposta, la sola ricevuta. Tra l'altro figlia di un'amica. Ho inviato per qualche mese e sono stata pubblicata. Gratis, ovviamente, ma mi andava anche bene così. Poi non ne ho saputo più niente. La rivista on line è ferma.
    Altre proposte non ne ho ricevute ma dì'altronde non avreiavuto proprio tempo.
    Credo comunque che per ogni singolo caso sia da valutare bene la situazione. Come dici tu, a volte può essere più deleterio che utile.
    Tutto sommato preferisco eventualmente interagire tra blogger

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    1. Il fatto è che di iniziative di questo genere (riviste online, siti che propongono articoli, ecc.) ce ne sono moltissime. All'inizio chi le promuove è pieno di entusiasmo, poi magari si rende conto che il tanto lavoro non è ripagato in alcun modo, insomma che non ne vale la candela, quindi il progetto si arena. E quindi per chi scrive diventa solo una perdita di tempo aderire. Ma per fortuna su tanti progetti che falliscono ce ne sono anche di quelli seri che proseguono, anzi crescono col tempo.
      Le interazioni tra blogger danno di sicuro più soddisfazioni, lì c'è il lato umano da non sottovalutare :)

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  8. Sono d'accordo con te. Oltretutto, la visibilità in luoghi sbagliati la si paga sul ranking dei motori di ricerca: se il proprio sito è presente in un sito che ottiene una penalità, si rischia a propria volta la penalità, salvo disconoscere il link (con i tool appositi).
    Le collaborazioni da rifiutare sono, nel mio caso specifico, quelle dove mi viene chiesto di fare il tecnico a gratis. La solita storiella in cui ti chiedono di fargli un sito ex novo in due minuti due, o di sistemargli il sito qui e lì. Ovviamente intendono gratis. Peccato che io un lavoro retribuito ce l'abbia già, e se devo consumare il poco tempo libero a rimaneggiare siti ancora (invece di scrivere!), stai pur certo che dev'essere a pagamento. Denaro, non baratto. Perché esattamente come si chiede un articolo in cambio di visibilità, il sito si vorrebbe pagarlo con altro, nel mio caso dalla grafica di copertina all'editing. Per esperienza personale, il baratto nelle attività intellettuali non funziona, nessuno dei due ci mette l'impegno professionale.
    Aggiungerei anche: Collaborazioni poco trasparenti = Tutto da rifare (con tempi e costi a tuo carico)
    Il "mi pagherai con un caffè" alla richiesta di fatturazione deve mettervi in allarme, anche quando in realtà siete a credito di favori e di tempo speso! Perché la mancanza di trasparenza può nascondere terribili insidie ("non potresti metterci il mio banner qui?") e, oltre ad un lavoro fatto male, la sera dal divano di casa, ci si ritrova a dover rifare tutto da capo, oltre alle recriminazioni del tipo "ma io ti ho aiutato!" alla risposta "no, sul blog niente banner pubblicitari, grazie".
    Infine, bisogna anche darsi un minimo di valore: tutte le volte che perfetti sconosciuti mi scrivono per chiedermi una collaborazione con articoli da inserire nel mio blog (dando per scontato che io proprietario del blog pago loro, per i loro articoli completamente fuori dal calendario editoriale, come la ricerca degli immobili... ?!), rispondo che un articolo singolo gli costa 300 euro.
    Mò stai sicura che non scrivono più. :D

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    1. Che quadro sconsolante! Indubbiamente certe situazioni ambigue possono dar luogo a "ricatti" e recriminazioni come quelli da te citati, quindi meglio essere sempre chiari su tutto.
      E' poi assurdo che si pretenda di essere pagati per un guest post, anche a me è capitato e con una persona poi particolarmente insistente. Di solito rispondo a tutti, ma dopo che uno mi contatta con la stessa richiesta su vari canali, mi storco non poco.
      Grave è anche che anche nel tuo ambito ti piovano richieste di lavoretti (che poi diventano lavoroni) gratis, come se il fatto che l'amore per quello che si fa significhi in automatico desiderare di farlo nel tempo libero e per altri! Bah.

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    2. Ovviamente tutto il mio discorso esula dalle amicizie, dalle persone con cui da tempo ho una buon rapporto, anche se solo online. Se ho due minuti e posso fare un favore in velocità, lo faccio, non mi tiro indietro, perché anche loro all'occorrenza so che ci sono, fosse anche per una semplice mail di incoraggiamento o per condividere un link. Poi molto varia anche dal periodo lavorativo, ci sono giorni che proprio non esisto nemmeno per me stessa e per il mio blog. Ed è per quello che non mi prendo impegni a lunga scadenza o onerosi in termini di ore, piuttosto cerco di passare il lavoro (a pagamento) ai tanti liberi professionisti che conosco.

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  9. Un post interessante e molto opportuno, che condivido appieno. Come per ogni cosa è la qualità della proposta e non la quantità da preferire. Ma si impara sempre sulla base di errori e anche io ne ho fatti molti. Bisogna però distinguere tra offerte improbabili da persone che non conosci e con cui non hai niente a che fare e offerte (di ogni genere, scrivere guest, promuovere libri, regalare racconti ecc. ecc.) che provengono da persone che conosci, cui vuoi bene e che vuoi sostenere in qualche modo. Per quanto mi riguarda in quest'ultimo caso non ci sono strategie o transazioni economiche che tengano. Faccio qualcosa per qualcuno, anche se quel sito ha poco traffico, anche se non verrò pagata, per il piacere di farlo. Certo c'è un limite e sta nel non fare qualcosa che di certo mi danneggerà. Ma in tal caso non sarà difficile spiegarlo a qualcuno che consideriamo come un amico... Ho regalato un racconto tempo fa, forse ci scriverò un post sul perché l'ho fatto...

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    1. Mi trovi d'accordo, le situazioni vanno distinte. Tra l'altro ci sono offerte che vengono da sconosciuti che in qualche modo si percepiscono come affini e che quindi non si ha problema ad accogliere. E altre invece che ti lasciano una sensazione sgradevole fin dal principio, per quanto magari allettanti razionalmente.
      Il caso degli amici è totalmente fuori da questi discorsi. Qualche volta però occorre mettere dei freni anche in questi ultimi casi, più che altro perché il tempo è quello che è e non si può accontentare tutti. In tal caso però si spera di trovare comprensione dall'altra parte ^_^

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  10. Bisogna proprio imparare a dire di no anche alle proposte più interessanti: le nostre forze e il nostro tempo non sono infiniti! Poi, se si tratta di persone amiche o che sono appena appena ragionevoli, capiranno. Dire di no senza remore è ancora più valido quanto arrivano proposte poco limpide come quelle che hai enumerato.

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    1. Sì, in certe situazioni poco limpide è facile dire di no. A me è capitato di recente di dire di no a una persone amica (più o meno), perché la richiesta secondo me era eccessiva, mi avrebbe portato via davvero molto tempo e lavoro. Mi è dispiaciuto dovermi porre in modo negativo e ancora di più quando ho visto che si è offesa per il mio no...

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  11. Sono situazioni senza etica né logica, a volte. Mi è capitato che mi venisse chiesto di scrivere un articolo di mio gusto per un sito che parla di moda e cucina... ma la tendenza a considerare chi scrive una sorta di folletto aiutante (gratis!) è fin troppo diffusa.

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    1. Vero, ci vorrebbe anche un po' di buon senso in certe richieste. E poi si pensa che l'amore per la scrittura significhi disponibilità a scrivere gratis, sempre e comunque. Ma l'impegno e il tempo vanno considerati!

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  12. Ammetto di aver aderito a poche collaborazioni, anche perché il mio tempo è sempre più limitato e preferisco dedicarlo alla scrittura, faccio fatica anche a scrivere sul mio blog. Mi viene in mente un episodio successo di recente, non so neanche se definirla una collaborazione. Invitata dalla mia casa editrice per il mio romanzo L'amore che ci manca ho scritto un breve articolo con delle risposte stile intervista per una rivista on line; l'articolo è stato pubblicato dopo 10 mesi, tanto che non mi ricordavo neanche più e quando sono andata a leggerlo mi sembrava che avessero tagliato delle parti, ma non ho avuto modo di controllare anche perché non ricordavo più dove avevo messo il file word che avevo trasmesso. Secondo me una cosa così non ha molto senso, l'articolo doveva uscire in un tempo ragionevole, non dieci mesi dopo, mi era stato chiesto a maggio 2017, ho sacrificato una domenica mattina per scriverlo e inviarlo, visto che durante la settimana non riuscivo, poi non ne ho saputo più niente, dopo aver inviato diverse mail per informarmi e risposte vaghe, me ne sono disinteressata.
    Credo che le collaborazioni debbano essere poche e ben centrate, altrimenti disperdono solo tempo ed energia.

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    1. Caspita, sì, una cosa senza senso! Purtroppo ci sono tempi biblici pure per le pubblicazioni dei blogger e dei siti letterari. Per carità, io capisco che il "lavoro" sia tanto, però dieci mesi è davvero eccessivo. E mi hai fatto venire in mente che sto ancora aspettando che pubblichino cose mie inviate mesi fa... chissà a questo punto che fine hanno fatto :(

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  13. E' pur vero MT, che ci sono contratti capestro, ma è vero anche che un contratto si può discutere prima della firma.
    Per personale esperienza posso dirti che se un editore è ben disposto, le variazioni al contratto non comportano grandi problemi, anzi.
    Se qualcuno rimane incastrato in qualche contratto è perché spesso - e purtroppo - la voglia di essere pubblicati riesce a sovrastare ogni altra considerazione, mettendo a tacere perfino il buon senso.
    Se poi uno vuole ridiscutere alcuni articoli del contratto e l'editore non sente ragioni, allora è meglio lasciar perdere. Ma, ripeto, per mia esperienza è difficile che succeda: di solito si trova una soluzione che soddisfa tutti.

    ciao

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    1. Per quel che riguarda il quesito che hai posto, credo che si possa fare gratuitamente - e con soddisfazione - se c'è un buon rapporto con l'altra persona, altrimenti no.
      Un lavoro, specie la scrittura, che richiede molto tempo e molta applicazione, se te lo richiede uno sconosciuto va in qualche modo remunerato (come si dice dalle mie parti "Gnanca el can mena ea coa par gnente").
      E la visibilità...beh...posso parlare solo per me: "Storie e fantasia" è quel che è e mi va bene. Non sono particolarmente interessato a una visibilità che mi toglierebbe per forza di cose tempo e voglia di fare. Quindi...i 4 gatti che passano dalle mie parti sono sempre bene accetti!

      ciao di nuovo :-)

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    2. Che devo dirti Gabriele, io tutta questa disponibilità da parte degli editori non l'ho mai vista, ma ovviamente non si può generalizzare. Ogni caso è diverso, ogni editore si pone in maniera differente. Resta il fatto che bisogna stare con gli occhi bene aperti in questo campo per evitare di piangere dopo, una volta firmato il contratto.
      Riguardo alle collaborazioni, senza dubbio se c'è un rapporto di fiducia e amicizia, non c'è da farsi problemi. Questi nascono invece quando si va oltre la propria cerchia e vengono fatte richieste ambigue, esagerate o senza senso. A me arrivano qualche volta persino dei curriculum con richiesta di collaborazione abbinata. Non ho mai capito che senso abbia!
      Ciao :)

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  14. Ciao Maria Teresa;
    Non ci crederai, ma anch'io in questo periodo sto riflettendo molto su questo argomento.
    Come dici tu, bisogna anche ponderare le varie collaborazioni, non tutte sono sane per il blog stesso.
    Giusto ieri stavo cercando informazioni per le collaborazioni con le case editrici, per poter recensire le uscite in concomitanza della pubblicazione.
    Però mi sono resa conto che è un lavoro estenuante e molto impegnativo.
    Mi piacerebbe collaborare con qualche rivista letteraria, che pubblica racconti brevi o testi.
    Ed è sbagliato pensare di voler un contributo economico?
    Sharon.

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    1. Scusate se mi intrometto, ma il sistema è talmente bacato che ci interroghiamo se sia un errore il pensare che il nostro lavoro debba essere pagato.... No Sharon, non è sbagliato, ma ciò non toglie che sarà difficile ottenerlo... purtroppo

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    2. Ciao Elena;
      Grazie della risposta.
      In effetti non è facile trovare una rivista disposta a pagare l'autore di cui pubblica i testi.
      Ed è altrettanto vero che non è sbagliato richiedere un contributo economico; eppure mi sembra quasi di approfittarmene.
      Sono talmente abituata a lavoro " gratis " che mi sembra strano anche solo pensare di ricevere del denaro per ciò che scrivo.
      Sharon.

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    3. Elena ha proprio ragione, il sistema è proprio bacato se stiamo qui a chiederci se è giusto essere pagati per scrivere un testo. Eppure, molto spesso è un tipo di lavoro (insieme a tanti altri) che viene sottopagato o indegno anche di pagamento. Solo perché magari a noi piace scrivere. Forse dovremo cominciare noi per primi a considerare diversamente ciò che facciamo e smetterla di accettare collaborazioni gratuite.
      Riguardo alle collaborazioni con gli editori, vedrai che pian piano saranno i vari uffici stampa a contattarti, poi dovrai valutare se accettare perché in effetti è un lavoro anche quello di recensire o segnalare le uscite. Io mi sono sempre rifiutata di farlo, anche per altri motivi. Devi capire che tipo di blogger vuoi essere... non so se mi spiego.

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  15. Col tempo sono diventato molto selettivo per quanto riguarda le collaborazioni, non che mi piaccia ma l'ho dovuto fare. Per anni mi sono arrivate richieste (anche da parte di editori medio-grandi o di riviste cartacee o online) di collaborazioni. In pratica si trattava di richieste di ristampa (o addirittura in esclusiva) delle mie interviste o dei miei dossier del mistero. La proposta era sempre la stessa: "ti paghiamo in visibilità!".
    Ma, sinceramente....ho quasi 50 anni e le mie brave bollette da pagare, cosa me ne farei io della visibilità? Loro ci guadagnerebbero ed io avrei la "visibilità"?
    Me la costruisco da solo se permetti.
    Quindi ho mantenuto in piedi solo un paio di progetti con amici,cose che mi diverte fare e per il resto preferisco andare avanti da solo.
    Anche perché -come ha detto chi mi ha preceduto-il sistema è da tempo bacato e pare sempre che per certi progetti non ci sia mai il budget.

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    1. Hai fatto bene, questa storia della visibilità non ha proprio senso. E c'è pure chi pretende il contrario, cioè di essere pagato per ripubblicare gli articoli. Alla fine è come dici tu, sono i progetti portati avanti con gli amici quelli che danno soddisfazioni. Il resto deve essere a pagamento.

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  16. Il lavoro intellettuale ha la sua dignità e deve essere retribuito, ovviamente in base a una serie di fattori. Credibilità, esperienza, stile... La famosa 'visibilità' è solo fumo negli occhi, non fa curriculum, non permette di pagare i conti. Mi capita di scrivere su commissione o per conto terzi e ci sono tariffe precise al riguardo. Scrivere può essere un hobby, ma è anche un lavoro. Punto. Sta a noi imporci e farci rispettare. Evito di lavorare per gli amici... i peggiori. Se devo scrivere gratis preferisco farlo per me, i miei blog costituiscono il mio portfolio e mi aiutano a lavorare.

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    1. Verissimo, hobby e lavoro non vanno confusi.
      A proposito delle tariffe, capitano delle cose assurde, proprio perché manca di base il rispetto per il lavoro intellettuale. Ed è questo rispetto la parte più difficile, ma sta a noi imporci, come hai giustamente sottolineato. Grazie Mirella per aver lasciato il tuo parere!

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